VI° Domenica di Pasqua

Anno Liturgico C
01 Maggio 2016

Lo Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,23-29)
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

PRIMA LETTURA – Dagli Atti degli Apostoli (At 15,1-2.22-29)
In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati».
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».

Dal Salmo 66
R. Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti.R.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra.R.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra.R.

SECONDA LETTURA – Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 21,10-14.22-23)

L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte.
Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
In essa non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello
sono il suo tempio.
La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l’Agnello.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Il dono di un altro Paraclito.”
Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa
Commento al Vangelo di Giovanni, Omelia 74

Chi ama è segno che ha lo Spirito Santo, e quanto più amerà tanto più lo avrà, affinché possa amare sempre di più
1. Abbiamo ascoltato, o fratelli, mentre veniva letto il Vangelo, il Signore che dice:”Se mi amate, osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclito, il quale resti con voi per sempre; lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce; ma voi lo conoscete, perché rimane tra voi e sarà in voi”(Gv 14, 15-17). Molte sono le cose da approfondire in queste poche parole del Signore; ma sarebbe troppo cercare ogni cosa che qui si può trovare, o pretendere di trovare ogni cosa che qui si può cercare. Tuttavia, prestando attenzione a ciò che noi dobbiamo dire e che voi dovete ascoltare, secondo quanto il Signore vorrà concederci e secondo la nostra e vostra capacità, ricevete per mezzo nostro, o carissimi, ciò che noi possiamo darvi, e chiedete a lui ciò che noi non possiamo darvi. Cristo promise agli Apostoli lo Spirito Paraclito; notiamo però in che termini lo ha promesso.”Se mi amate”- egli dice –“osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altroParaclito, il quale resti con voi per sempre: lo Spirito di verità”.Senza dubbio si tratta dello Spirito Santo, una persona della Trinità, che la fede cattolica riconosce consostanziale e coeterno al Padre e al Figlio. E’ di questo Spirito che l’Apostolo dice:”L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato”(Rm 5, 5). Come può dunque il Signore, riferendosi allo Spirito Santo, dire:”Se mi amate, osservate i miei comandamenti; ed io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Paraclit”o, dal momento che senza questo Spirito non possiamo né amare Dio, né osservare i suoi comandamenti? Come possiamo amare Dio per ricevere lo Spirito, se senza lo Spirito non possiamo assolutamente amare Dio? E come possiamo osservare i comandamenti di Cristo per ricevere lo Spirito, se senza questo dono non possiamo osservarli? E’ forse da pensare che prima c’è in noi la carità, che ci consente di amare Cristo, e, amandolo e osservando i suoi comandamenti, si può meritare il dono dello Spirito Santo così che la carità (non di Cristo che già era presente, ma di Dio Padre), si riversi nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato? Questa è un’interpretazione errata. Infatti, chi crede di amare il Figlio e non ama il Padre, significa che non ama il Figlio, ma una invenzione della sua fantasia. Perciò l’Apostolo dichiara:”Nessuno può dire: Gesù è il Signore, se non nello Spirito Santo”(1 Cor 12, 3). Chi può dire: Gesù è il Signore, nel senso che intende l’Apostolo, se non chi lo ama? Molti infatti riconoscono Gesù a parole, mentre col cuore e con le opere lo rinnegano; come appunto dice l’Apostolo:”Confessano sì di conoscere Dio, ma con le opere lo negano”(Tt 1, 16). Se con le opere si può negare Dio, è altrettanto vero che è con i fatti che lo si confessa. E così”nessuno può dire: Gesù è il Signore”- con l’animo, con le parole, con i fatti, con il cuore, con la bocca, con le opere –“se non nello Spirito Santo”;e nessuno lo dice in questo senso se non chi lo ama. Ora, se gli Apostoli dicevano:”Gesù è il Signore”, e non lo dicevano in modo finto come quelli che lo confessano con la bocca e lo negano con il cuore e con le opere, se insomma lo dicevano in modo autentico, sicuramente lo amavano. E come lo amavano, se non nello Spirito Santo? E tuttavia il Signore ordina loro, prima di tutto di amarlo e di osservare i suoi comandamenti, per poter ricevere lo Spirito Santo, senza del quale essi di sicuro non avrebbero potuto né amarlo né osservare i suoi comandamenti.
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Trascrizione dell’Omelia

Se qualcuno avesse ancora il dubbio che l’amore è un sentimento, beh, questa parola del vangelo che abbiamo ascoltata ci aiuterebbe a fugarlo, infatti dice Gesù: “Se uno mi ama osserva la mia parola, osserva i miei comandamenti, chi non mi ama non osserva la mia parola”, dunque non si tratta di avere un sentimento nei confronti di Gesù ma significa cambiare atteggiamenti nei confronti di questa parola che si incarna nella nostra vita. Ma che vuol dire questo? Che cosa ci chiede Gesù veramente? Qual è il contenuto di questo brano evangelico? Questo brano evangelico è una prospettiva, una lente di ingrandimento sul progetto di Dio, Gesù racconta queste cose nel capitolo XIV del Vangelo di Giovanni quindi ormai vicino, vicino, alla sua passione, alla sua morte e alla sua resurrezione, siamo nei discorsi della fine, nei discorsi dell’ultima cena e Gesù rimette insieme sinteticamente il progetto di Dio dicendo: “Avete capito chi sono? Io sono quella parola di Dio, del Padre, attraverso la quale il Padre vi ha chiamati singolarmente all’esistenza, sono Io la cifra che mette insieme la vostra esistenza , sono Io comune a tutti voi perché il Padre che nessuno ha mai visto, quando ha creato le cose, quando ha pensato anche alla tua vita, ha guardato me”, dice Gesù: “E cosa ha visto in me? La possibilità di abitare nella tua carne, la possibilità e il desiderio di morire per te, allora Lui ha pronunciato il tuo nome e lo ha associato a me. La tua carne poteva essere perduta, finita per sempre, una volta morto, sepolto e consumato non ne sarebbe rimasto nulla ma tutta la tua storia, i tuoi pensieri, i tuoi desideri inespressi, quelli che non si sono attuati, i progetti che non sei riuscito a portare a compimento, tutto ciò che si chiama col tuo nome non si perde con questo corpo che si disfa ma è conservato, quasi avvolto dall’amore di Dio che è lo Spirito Santo. Allora perché tu ci credessi bisognava che io prendessi la tua carne e sono venuto e l’ho presa con tutto il suo peso, con la sua sofferenza e l’ho rieducata ad essere obbediente al progetto di Dio e quando questa carne è divenuta obbediente ecco che lo Spirito è venuta ad abitarla”, questo vuol dire: “A chi crede alle mie parole e le osserva il padre manderà lo Spirito” lo manda non come un dono nel nostro cuoricino, lo manda a riscattare la caducità della nostra vita mortale, lo manda a ricomprare ciò che noi abbiamo sperperato, lo manda a salvare ciò che per noi sarebbe perduto. Amico, tu lo hai visto, se muore una persona a te cara e tu stai davanti al suo cadavere, quanti pensieri fai? Riesci a vedere la vita dentro la sua morte, riesci a pensare la vita eterna dentro il suo stare là così inerme? Quante volte te lo sei chiesto? Allora hai cercato di non guardare quello che avevi davanti e di pensare qualche cosa, ebbene, questo è l’annuncio di oggi, questo è quello che Gesù sta dicendo, infatti dice: “Se voi aveste compreso questo, vi rallegrereste che vado al Padre”, tu dici: “Perché?”, perché se Lui va al Padre ci va stavolta non come è venuto, ci va pure con la tua natura umana e se c’è ormai un posto presso Dio per la tua natura umana, tu sei a posto, tu sei libero, la tua natura umana che ti ha fatto soffrire, che ti è stata di peso, che ti ha messo in difficoltà, che ti ha diviso dagli altri, che ti ha fatto sentire la fame, la sete, tutte le cose che ti sono capitate addosso, questa natura umana ha una prospettiva e questa prospettiva è la vita con Dio. Allora dice Gesù in questo brano: “Il consolatore, costui vi insegnerà tutte le cose, vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”, che non vuol dire che verrà a suggerirvi all’orecchio le parole di Gesù, no, vi farà vedere come le parole di Gesù che tu adesso stai cercando solo di capire, che stai cercando solo di capire con la testa, queste parole proprio dentro la tua vita si sposeranno con un fatto, si sposeranno con qualcosa che accade e tu dirai: “Signore, fino a qualche tempo fa pensavo che i fatti della storia non ci entrassero niente o che tu agissi così in modo sorprendente ma imprevisto, senza che io potessi capirlo, invece tu mi dai una parola per andare incontro ai fatti, mandi i fatti incontro a me e trovano la possibilità di essere accolti e compresi”, questo è vivere da figli e da cristiani, non fare le moine, i sorrisi e non so quale altra cosa, questa è la nostra certezza e questa è pure la nostra speranza. Quello che ci chiama questa parola di oggi a contemplare è il progetto che Dio ha fatto, che non riusciamo a vedere adesso, per questo l’Apocalisse dice a proposito di Giovanni: “Io guardavo il cielo e che vedevo? La Gerusalemme celeste venire verso di me, venire verso la storia”, ma pensa che prospettiva, tu pensi alla fine del mondo come a una condanna che arriva e fa un macello, come dicono certi libri stolti che si pubblicano in questo tempo e che non hanno niente a che fare con la fede, sia chiaro, hanno tutti altri scopi, il progetto di Dio è una Gerusalemme celeste custodita per noi presso Dio e che viene verso di noi, sai che cos’è questa Gerusalemme? Non è una bella cittadina che sta là pronta perché noi ci facciamo le vacanze eterne, la Gerusalemme Celeste è il modo che ha Dio di vederci, quando guarda la Gerusalemme celeste Dio dice: “Pure loro saranno così” e ci prepara e ci fortifica e ci illumina e ci stabilisce nella fede e ci fa dei doni perché noi possiamo abitare questa Gerusalemme celeste. Allora, vediamo un po’, se questa è la prospettiva, cosa vuoi guardare veramente? Dentro cosa vuoi perderti, negli angoli oscuri, bui, in cui hai paura, in cui ti senti giudicato da Dio e dagli altri, in cui senti i tuoi peccati riemergere e soffocarti, in cui vivi la tua fede come quasi una stortura, questa è la prospettiva? Guarda piuttosto quello che Dio ha preparato, guarda Dio come ti sta guardando, non ti guarda con i peccati che hai ma con la grazia che porterà frutto per la tua vita. La Gerusalemme celeste è il suo modo di vedere il termine del suo progetto, Lui non sta là ad aspettare così impaziente di farci del male, Lui sta aspettando, dice la Scrittura, per farci grazia e rimanda il suo Figlio per noi per pagare quello che manca alla locanda della parabola del “Buon Samaritano”, per restituirci quello che non abbiamo saputo conquistare con le nostre forze. Chi si sente così con Dio, si sa figlio, chi non si sente così, si sente schiavo, servo, neanche tanto amato e pensa che il Padre sia un Padre cattivo, che la vita sia difficile, che le cose che accadono siano impossibili da sostenere, questo non può essere la nostra fede, se invece tu ti apri a questa prospettiva pure gli altri se ne accorgeranno, si domanderanno: “Ma come è possibile che anche le cose cattive che accadono nel cuore dei cristiani, li cambiano fino al punto di farli diventare pieni di speranza, fondati sulla certezza, sulla certezza dei dodici apostoli e delle dodici tribù” cioè su tutta la Scrittura che si attua, che è vera, che mostra il suo fondamento, la sua verità, la sua potenza, lo vedranno e si convertiranno … pure se tu non parli.
Sia lodato Gesù Cristo.

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