VI° Domenica di Pasqua

Anno Liturgico A
25 Maggio 2014

Pregherò il Padre e vi darà un altro Paraclito

Messa della mattina

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Alleluia, alleluia.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.
Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-21)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

PRIMA LETTURA – Dagli Atti degli Apostoli (At 8,5-8.14-17)

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

Salmo 65 (66)
R. Acclamate Dio, voi tutti della terra.

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode. R.

Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome». R.

Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.
Egli cambiò il mare in terraferma; passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno. R.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R.

SECONDA LETTURA – Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (1Pt 3,15-18)

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Il mio amore per voi non deriva dalla carne, ma dallo spirito”
DALLA TERZA LETTERA DI SANT’ANTONIO ABATE

1. Antonio saluta voi, cari figli d’Israele, se­condo la vostra natura spirituale. Poiché siete fi­gli d’Israele, non è necessario che io ricordi tutti i vostri nomi. I nomi, infatti, appartenendo alle cose della terra, sono temporanei. Figli miei, il mio amore per voi non deriva dalla carne, ma dallo spirito che è opera di Dio. Perciò non mi stanco di pregare Dio per voi giorno e notte per­ché possiate conoscere la grazia che il Signore vi ha donato. Dio non visita una sola volta le sue creature, ma le assiste fin dalla creazione del mondo e in ogni generazione risveglia ciascuno con i doni della sua grazia.
Ora, figli, non trascurate di invocare Dio gior­no e notte e di far violenza, per così dire, alla bontà del Padre ed egli dal cielo vi manderà co­lui che vi insegnerà a riconoscere ciò che è bene per voi. Figli, in verità noi abitiamo nella nostra morte, dimoriamo nella casa del ladro, siamo le­gati dai ceppi della morte. Dunque, non concede­te sonno ai vostri occhi, né riposo alle vostre pal­pebre (Sal 131,4), ma offritevi vittime a Dio in tutta purez­za, quella purezza che nessuno può ereditare se non ne sia già in possesso. Figli cari nel Signore, abbiate ben chiare queste parole: se farete il be­ne, sarete causa di consolazione per i santi, di fe­licità per gli angeli nel loro ministero, di gioia per Gesù nella sua venuta. Fino a quell’ora i san­ti e gli angeli non si daranno pace pensando a noi. E darete gioia anche alla mia anima, a me misero che abito in questa casa di fango.
In verità, cari figli, questa nostra infermità e questa nostra spiacevole condizione è motivo di dolore per tutti i santi, i quali piangono e gemo­no per noi davanti al Creatore di tutte le cose. Per questo, per il gemito dei santi Dio si adira per le nostre azioni malvagie. Ma se faremo pro­gressi nella giustizia, daremo gioia all’assemblea dei santi ed essi con letizia e con gioia innalzano preghiere al Creatore. E il Creatore dell’universo gioisce per le nostre azioni, testimoniate dai suoi santi, e ci concede doni grandissimi.
2. Sappiate che Dio ama sempre le sue crea­ture: la loro natura è immortale e non è destina­ta a dissolversi insieme col corpo. Dio ha visto la natura spirituale precipitare nell’abisso e trovar­vi morte totale. La legge dell’alleanza si è inari­dita ma Dio nella sua bontà ha visitato le creatu­re per mezzo di Mosè (cf. II lettera 2). Mosè gettò le fondamen­ta della casa della verità e desiderò sanare la grande ferita, ma non vi riuscì e partì. Poi di nuovo ci fu l’assemblea dei profeti, i quali co­struirono sulle basi di Mosè, ma anch’essi non riuscirono a sanare la grande ferita del genere umano e si riconobbero impotenti. Poi si riunì l’assemblea dei santi che pregarono il Creatore dicendo: «Non v’è forse balsamo in Galaad? Non c’è più nessun medico? Perché non si cicatrizza la ferita della figlia del mio popolo?» (Ger 8,22) e «Abbia­mo curato Babilonia, ma non è guarita. Lasciate­la e andiamo ciascuno al proprio paese» (Ger 51,9).
Tutti i santi imploravano la bontà del Padre riguardo al Figlio unigenito. Se non fosse venuto, nessuna creatura avrebbe potuto sanare la gran­de ferita dell’uomo e così il Padre, nella sua bon­tà, disse: «Tu, figlio dell’uomo, fa’ il tuo bagaglio da deportato, preparati a emigrare» (Ez 12,3). Il Padre «non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi» (Rm 8,32), «schiacciato per le nostre iniquità; per le sue piaghe noi siamo stati guari­ti» (Is 53,5). Ci ha radunati dai confini della terra, ha fat­to risorgere il nostro intelletto dalla terra, ci ha insegnato che siamo membra gli uni degli altri.
3. Figli, fate attenzione perché non, si dica di noi ciò che Paolo afferma: «Dichiarano di cono­scere Dio, ma lo rinnegano con i fatti» (Tt 1,16). Ognuno di voi laceri il suo cuore, pianga davanti a Dio e dica: «Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?» (Sal 115,12). Temo, o figli, che si applichi a noi la frase: «Quale vantaggio dalla mia morte, dalla mia discesa nella tomba?» (Sal 29,10). In verità, fi­gli, a voi «parlo come a persone intelligenti» (1Cor 10,15) perché comprendiate quel che attesto: se ognuno di voi non odia tutto ciò che appartiene alla ter­ra, se non rinuncia ad essa e a tutte le sue opere con tutto il cuore, se non innalza al cielo verso il Padre le mani del suo cuore, ebbene costui non potrà essere salvo.
Se uno, invece, farà come ho detto, Dio avrà misericordia della sua fatica, gli concederà il fuoco invisibile (= il dono dello Spirito), annienterà tutte le sue impu­rità e renderà puro lo spirito. Anche lo Spirito Santo abiterà con noi, Gesù starà accanto a noi e noi potremo adorare Dio come si conviene. Ma finché siamo legati alle cose del mondo, siamo nemici di Dio, dei suoi angeli e di tutti i suoi santi.
4. Ora, miei cari, in nome di nostro Signore Gesù Cristo vi prego di non trascurare la vostra salvezza. Questo breve tempo non vi faccia smar­rire il tempo eterno, il corpo corruttibile non vi offuschi il regno della luce ineffabile, il luogo do­ve subite il castigo non vi faccia smarrire il trono degli angeli del giudizio. In verità, figli, il mio cuore si meraviglia e la mia anima è atterrita perché noi tutti ci dilettiamo come se fossimo ubriachi. Ognuno di voi ha venduto se stesso se­guendo la propria volontà, noi ci lasciamo do­minare da essa e non vogliamo volgere il nostro sguardo al cielo per cercare la gloria celeste, l’opera di tutti i santi per camminare sulle loro orme.
Dunque, capite: gli angeli del cielo, gli arcangeli, i troni, le dominazioni, i cherubini, i serafi­ni, il sole, la luna, le stelle, i patriarchi, i profeti, gli apostoli, il diavolo, Satana, gli spiriti del ma­le, il principe dell’aria, insomma, uomini e don­ne, fin dalla creazione appartengono a un’unica sostanza. Al di fuori di questa c’è soltanto la per­fetta e beata Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Per il malvagio comportamento di alcune creature, Dio fu costretto a imporre loro un nome a seconda delle loro opere. Ma a quelle che maggiormente hanno progredito, darà gloria in abbondanza.

TRASCRIZIONE dell’OMELIA

Sono le ultime lezioni, diciamo così, di una pedagogia che Dio sta concludendo per questo popolo di Israele per aprire un tempo nuovo, un tempo che è il tempo della chiesa, una pedagogia che giunge al suo termine diciamo così, lo dice anche San Paolo: “La Torah è stata come un pedagogo”, cioè, quello che Dio voleva dire agli uomini fino all’incarnazione del Verbo, ha aiutato gli uomini, ha abituato le loro orecchie perché ascoltassero ciò che Dio aveva in mente di fare, perché comprendessero con la loro intelligenza, accogliessero con il loro cuore il progetto di Dio; e qual è il progetto di Dio? Farsi conoscere, far conoscere all’uomo che dal peccato originale in poi Egli sarebbe stato disposto a far ritornare i sui figli a Lui, che nonostante la caparbietà del cuore dell’uomo, l’incapacità manifesta degli uomini di capire, di comprendere Dio e di fidarsi di Lui, Egli avrebbe gradualmente aperto una strada, avrebbe rifondato una grammatica, li avrebbe ripresi là dove loro si erano chiusi in se stessi nel peccato originale, per riabituarli gradualmente a sentire, a capire e a decifrare le parole della creazione. Dunque relazione tra loro, relazione con le cose, relazione con la storia, perché tutto potesse tornare a Dio: secoli in cui Dio ha donato la Torah, secoli in cui Dio ha combattuto quasi con questo popolo una volta prendendolo, una volta rifiutandolo, come farebbe in un matrimonio uno sposo che vuole essere fedele nonostante la sua sposa sia una adultera, sempre si è comportato così Dio, ha mandato i suoi profeti perché Israele si ricordasse di questo connubio e di questa finalità, poi alla fine del tempo, di questo tempo, ecco che la pedagogia viene meno e cambia il linguaggio, Egli viene ad abitare in mezzo a noi perché manda il suo Figlio, manda cioè tutto ciò che ha di Lui, il Figlio quando viene ci fa vedere chi è Dio, perché? Perché noi avevamo capito male, amici anche adesso abbiamo capito un po’ male, perché ancora stiamo come pagani davanti a Dio con la paura che Dio non ci ascolti, che Dio non ci ami e che ce la faccia pagare prima o poi, siamo tornati indietro, siamo tornati all’uomo naturale, all’uomo che ha paura della paternità, che ha paura di accogliere la volontà di un altro, l’uomo del sospetto, l’uomo del peccato originale. Allora in questo tempo della predicazione di Gesù, si sta avvicinando ormai alla passione, Gesù dice che cosa Dio vuole fare, che cosa Dio sta per fare, aveva già insegnato agli apostoli, a questi discepoli che cosa Dio stava per fare tant’è che dice: “Voi avete già lo Spirito, avete conosciuto già le vie di Dio, avete già compreso dove Egli vuole portarvi”, perché? Perché Egli gli ha mostrato un Padre che ama, gli ha mostrato un Padre che ha misericordia, un Padre che non si scandalizza del peccato, non un padre come forse era tuo padre che stava aspettando all’angolo della strada della tua vita per dirti: “Hai sbagliato, ecco adesso te la faccio pagare”, oppure: “Non ti riconosco più come figlio, non ti voglio più” o non so che altra cosa, uno che ha mercanteggiato con te la tua salvezza, Dio invece si è manifestato come uno che è sceso sempre là dove tu ti eri conficcato, ti ha preso per mano e sempre ti ha rialzato, lo ha fatto in Gesù, questi hanno capito, hanno compreso, gli manca una cosa sola, gli manca di entrare dentro la spogliazione di se stessi, gli manca di uccidere per sempre il sospetto che portano dentro, per farlo devono morire, non deve morire la loro carne, deve morire il loro modo di pensare, deve morire il loro linguaggio, deve morire la loro logica, deve morire l’uomo vecchio per dirlo in una parola. Allora questo sta per accadere, Gesù sta per andare in croce al capitolo XIV del Vangelo di Giovanni, li raduna nel cenacolo e dice loro: “Se voi mi amate, cioè se voi avete compreso che dovevate seguirmi, fate come ho fatto io cioè osservate i miei comandamenti, io sono già in relazione con il Padre perché vengo da Lui, dalla Trinità, conosco tutti i suoi pensieri, i suoi progetti, allora io pregherò, quando non ci sarò più, che il Padre vi dia ciò che gli appartiene, non più come un compagno ma come uno che sta dentro la vostra vita, un paraclito, un consolatore”, non uno che ti consola che ti fa piacere, uno che dentro la tua vita parlerà la lingua del regno e contrasterà in ogni tempo, in ogni momento la lingua del mondo, la lingua delle cose che ti conviene fare, la lingua della paura, della sopraffazione, del senso di abbandono, della lamentela, di tutte le cose che vivi e vive questo mondo, dice Gesù: “Il mondo questo Spirito non lo conosce, non lo può conoscere”, perché? Perché vi ha rinunciato, il mondo è legato al sospetto anzi pensa il mondo, che il sospetto sia una roccia sicura, che è meglio dubitare anziché fidarsi, voi lo dite no? “Fidarsi è bene ma non fidarsi è certamente meglio” e in un tempo come questo non fidarsi è diventato un linguaggio quasi di tutti i giorni, allora dice Gesù: “Bene, siccome voi avete accettato di seguirmi, avete accettato quello che vi ho mostrato, già questo Spirito dimora in voi, c’è già e la chiesa di Giovanni, di questo evangelista è la nostra chiesa anche Giovanni potrebbe dire a voi con le parole di Gesù: “Questo Spirito è già dentro di voi, ce l’hai dal Battesimo e dorme un sonno profondo perché tu hai deciso che hai da fare cose importantissime, ma tu hai questo Spirito”, questa connessione ad un provider infinito che ti vuole bene, che ti ama, che vuole realizzare ciò che ha pensato per te, sta aspettando che tu la usi, visto che il canone lo paghi, che tu entri dentro questa navigazione dell’Eterno, che tu le ascolti le sue parole, che ti muova nelle sue logiche, che conosca il suo progetto di salvezza, è per te, è fatto per te, è fatto su misura per te, infatti ha preso la forma di un uomo proprio perché tu possa dire: “Beh, se lo fa un uomo lo posso fare anche io” e tu invece cosa dice: “Eh ma quest’uomo era Dio allora io non sono Dio” ma lo Spirito sta proprio dentro di te per dirti che tu sei chiamato a diventare come Lui e se ti nascondi ancora dietro un dito … sta attento, confessatela questa cosa, si chiama ipocrisia, perché lo Spirito parla e tu hai la capacità di accorgertene e se te ne accorgi assecondalo, seguilo! Dice Gesù: “Guardate io non vi lascerò orfani, cioè in balia di voi stessi, io ritornerò, mi mostrerò, dopo la vostra sofferenza mi mostrerò, dopo che l’uomo vecchio sarà morto facendo tanto strepito nella tua vita e tanta paura, io ritornerò, mi mostrerò, ti farò vedere per quale motivo ti ho chiamato all’esistenza, perché ti ho dato la mia vita divina e dove ti voglio portare, voi mi vedrete perché io vivo e voi vivrete, saprete che io sono nel Padre ed io in voi e voi in me, quella comunione trinitaria, quella relazione tra le tre Persone che tu ritenevi fosse troppo alta e troppo lontana, declinata nel linguaggio della tua vita, ti ha catturato, ti ha infettato, ti ha preso, ti ha comprato, ti ha riscattato e ti ha rimesso nel cuore di Dio, ti ha riportato a Lui per cui io vivo e voi vivrete, perché io sono nella comunione trinitaria e attraverso lo Spirito pure voi entrate nella comunione trinitaria, figli capaci di decodificare ciò che dice il Padre e di spiegarlo anche agli altri”. Cari cristiani cattolici, gli uomini aspettano che voi decodifichiate l’esistenza per loro, quando lo fai? Gli uomini del mondo stanno attendendo che voi abbiate una grammatica per capire cosa succede, voi cosa gli dite? Che siete sperduti ancora? Che non avete ancora studiato abbastanza? Che non avete capito niente? Che bisogna andare da un prete per chiedergli dove si deve andare? Il Battesimo è per te, lo Spirito è per te e Cristo è per te, Dio è in te fonte di salvezza per tutti gli uomini, tirati ancora fuori se hai il coraggio, continua a fare lo spettatore se ti sembra degno della tua vocazione battesimale, esci fuori da questa mediocrità, non sai ancora con quale linguaggio Dio ti chiama a questa missione, forse ti ci chiama nella tua semplicità, forse ti ci chiama nella tua famiglia ma parla le parole del regno, abbandona la logica delle parole di questo mondo, abbandona i sospetti, le paure che questo mondo usa in tutte le salse, dice Gesù che: “Il Padre mio lo amerà colui che lo cerca e io mi manifesterò” e sapete cosa farà Cristo quando si manifesterà? Lo vuoi sapere cristiano? Non si manifesterà come uno davanti a te, come tu lo pensi oggi da pagano, no! siccome ti ha dato il suo Spirito si manifesterà come uno che è in te e quando tu vedrai Lui sai che vedrai? Te!, santificato, glorificato, riscattato, avrai ancora il coraggio di dire: “Ma io … non posso, non sono capace, non sono degno” davanti a Dio che ha mandato il suo Figlio in croce per ricomprarti? Ci stiamo avvicinando al dono dello Spirito, alla memoria che la chiesa fa ogni anno al culmine di questo mistero di Cristo, ci verrà ridato lo Spirito (in realtà non se n’è mai andato), prepariamoci a questo dono di grazia, per diventare annunciatori del regno, per diventare come Cristo in mezzo a questa generazione perversa.

Sia lodato Gesù Cristo.

Messa Vespertina

 

TRASCRIZIONE dell’OMELIA (Messa Vespertina)

Forse un concetto nuovo dell’amore, un significato inedito dell’amore, forse un modo nuovo per noi per riconfrontare il nostro modo di vedere l’amore dal punto di vista umano e confrontarlo appunto con quello che Gesù sta dicendo in questo Vangelo e capire finalmente qual è la funzione dell’amore, perché vedete in fin dei conti lo Spirito Santo che noi ci prepariamo a celebrare fra due settimane, la venuta dello Spirito Santo, non è altro che l’apoteosi di questa esperienza d’amore è l’amore tra il Padre e il Figlio che si comunica a noi, dunque dovremo almeno, almeno, cominciare a fare qualche passo in questa scuola dell’amore, riformulare il nostro modo di pensare e rivedere anche il nostro concetto di amore. Bene, Gesù lo spiega in maniera sintetica però abbastanza chiara se ci accostiamo con umiltà, dice che “In quel tempo”, siamo ormai nell’ultima cena Gesù sta per dire le ultime cose ai suoi discepoli cioè il Vangelo di Giovanni sta chiudendo tutto quello che aveva da dire, da mostrare, da rivelare dell’amore che ha con il Padre, siamo alle battute finali quelle decisive, quelle che faranno capire benissimo agli apostoli di che cosa si sta parlando, allora dice Gesù: “Se mi amate osserverete i miei comandamenti, se mi amate non se avete un affetto per me come per un amico perché fondamentalmente siamo stati insieme e mi ha fatto piacere, abbiamo passato dei bei momenti, se mi amate vuol dire se mi avete conosciuto, lo sapete, se mi amate vuol dire questo, una madre che ha un figlio si studia di conoscerlo meglio ed un giorno potrà dire, e gli altri si accorgeranno, che è l’unica a conoscerlo veramente anche quando semplicemente muove le ciglia, “Bene se voi avete una conoscenza con me profonda, dunque se mi amate allora vi accorgerete che vi sarà possibile operare ciò che io vi ho detto di operare. Perché? Perché mi avete visto quando ho perdonato l’adultera (Gv 8), mi avete visto quando sono andato a cena a casa di Zaccheo (Lc 19) e quello che è successo alla sua vita, mi avete conosciuto tutte le volte che io ho mostrato il volto del Padre che non è un giudice, che non è un Dio lontano, che non è un Dio straniero, che non è un altro ma che è uno intimo a te, come direbbe Agostino, più di te stesso, allora conoscermi vuol dire fare la volontà, perché io conosco il Padre, perché lo conosco? Perché lo vedo, l’ho visto nella Trinità, io sono il suo pensiero, io sono tutto quello che Lui vuole fare, sono io, sono il Cristo, sono il prescelto, il prediletto, colui nel quale il Padre si compiace di rivelarsi totalmente, sono proprio io, chi ha visto me a visto il Padre, allora io conoscendo il Padre non ho sospetti verso di Lui, non ho dubbi che la sua volontà voglia uccidermi, io morirò per questo ma so che Egli mi ama per questo mi risusciterà, allora io non ho sospetti voglio fare la volontà del Padre, se tu mi conosci non hai sospetti e vuoi fare quello che voglio fare anch’io cioè la volontà del Padre”; non è un condizionale che dice se tu mi ami osserverai i miei comandamenti, se non li osservi non mi ami, no, no, è una conseguenza … e ancora: “Ma io pregherò, pregherò il Padre ed il Egli vi manderà un altro consolatore perché io me ne vado”, bellissima questa immagine “io me ne vado”, come ai discepoli di Emmaus (Lc 24,13) una volta che attraverso la Sacra Scrittura avete capito chi è Dio e che cosa vuole da voi, una volta che avete interpretato a partire dai profeti che la morte è per la vita e che la morte del Figlio del servo sofferente di Isaia, che la sua sottomissione al Padre non è perché tu perda la vita ma che tu l’acquisti allora io posso spezzare il pane a casa tua e sfilarmi cioè lasciarti libero ormai tu non devi vedere un altro Gesù davanti a te, oramai Gesù lo porti dentro. Amici chiariamoci una volta per tutte, lo porti dentro non vuol dire che hai una tasca preparata per metterci il tuo Gesuino finché dura e poi non si sa, se lui entra nella tua vita, lui si fonde con la tua vita così che come dice San Paolo al culmine della sua esperienza di Cristo in Galati 2,20: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”, come diremmo di una malattia non sono più io ma questa malattia si è presa tutto, lo capiamo in negativo capiamolo anche in positivo, questa meraviglia che è il Figlio di Dio il Verbo incarnato ha intriso tutte le cellule della mia carne, è entrato in tutte le pieghe della mia esistenza, io lo guardo, Lui mi guarda e ci abitiamo vicendevolmente al punto che non so più dove finisce la mia vita e dove comincia la sua e viceversa, allora dice Gesù: “Questo accadrà quando io pregherò il Padre, se tu mi hai amato, Lui viene per abitare in te e viene in un modo speciale, il suo Spirito cioè la relazione tra me e Lui abita in te, così che tu ti accorgi di avere al centro della tua vita un desiderio che forse non hai ancora interpretato ma che sta pressando perché tu lo raggiunga, perché tu lo interpreti perché tu semplicemente lo lasci agire, obbediente è questo Spirito, non sarà per gli umani, sarà per la vita eterna”. Ancora dice Gesù: “Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi per sempre, questo Spirito d’altronde il mondo non lo può conoscere, non lo può ricevere perché non lo conosce”, amici il mondo pensa che noi siamo una religione, il mondo pensa che noi abbiamo una opinione, il mondo pensa che noi abbiamo un culto, non è vero! Noi non siamo una religione, noi siamo il corpo di Cristo, noi non abbiamo un culto, noi abbiamo la vita di Cristo, noi non siamo degli idolatri, noi siamo riscattati da Cristo, questa è la novità e questo il mondo vuole vedere e questa la nostra evangelizzazione, se siamo così possiamo parlare con tutte le religioni perché conosciamo la presenza di Dio in noi e Gesù è anche tenero, dice: “Guardate io non vi lascerò orfani”, cioè: “Non vi lascerò senza paternità, non vi lascerò senza identità anche quando io non ci sarò sappia telo, io rimango in voi”, peccato che noi abbiamo pensato che questa sua permanenza in noi sia una specie di sentimento così che se lo sentiamo preghiamo se non lo sentiamo non preghiamo, Gesù non è un sentimento, Gesù non è un emozione, il Figlio di Dio che veneriamo ed adoriamo come un uomo che va in croce non è un vapore che se ne va come la condensa, è una presenza stabile, autentica, apparentemente invisibile eppure parla dentro la nostra vita, non la vediamo immediatamente ma agisce dentro di noi e chi ha fatto esperienza di qualcosa di questa presenza sa di che cosa sto parlando, non è un sentimento, dunque non vi lascerò orfani io sarò in voi, voi sarete in me nell’attesa che tutti quanti possiamo specchiarci in Dio e trovarci come un uomo solo, come una realtà sola in Cristo noi stessi in Lui Dio, divinizzati da Lui, resi uguali a Lui che si è voluto rendere uguale a noi nel suo Figlio, questo è l’oggetto della nostra speranza e chi si credesse ancora che essere cristiano significhi fare i buoni, comportarsi bene, salutare tutti e dare la pace strafregandosene del resto … non è questo amici, questo è un etica ma non è questo il cuore della nostra fede, chi vede noi non deve vedere delle brave persone, deve vedere persone che si fidano di Dio, dentro le quali brilla l’amore di Dio e si comunica in modo autentico. “Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più voi invece mi vedrete perché io vivo e voi per questo vivrete proprio con me, quando io mi sarò manifestato voi saprete come abito insieme al Padre dentro la vostra vita per adesso accettate che lo Spirito (come dice San Paolo nel capitolo 8 della Lettera ai Romani) dentro di voi si esprima con gemiti inesprimibili”, sai quella volta che hai desiderato andare a pregare e non sapevi perché? Sai quella volta che mentre pregavi hai percepito qualcosa che superava le tue aspettative e non l’hai capito? Sai quando ti sei sentito ascoltato anche se proprio non te lo meritavi? Come diceva il Salmo oggi: “Sia benedetto Dio perché non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia”, bruttissima traduzione perché il salmo dice: “Sia benedetto Dio perché Lui anima in me la preghiera” perché la sua preghiera è Lui in me, è la parola dello Spirito che è in me, non è che non mi ha negato la sua misericordia, non l’ha mai spostata da me, non l’ha rimossa da me, l’ha lasciata dentro di me: “Signore ma davvero? Anche quando ho peccato?”, “Si”, “Anche quando non ho capito?”, “Certamente”, “Anche quando mi sono sentito un poveraccio?”, “Veramente io la misericordia non te l’ho appiccicata, io l’ho sposata a te, io ti ho infettato della mia misericordia non te la toglierò mai e ti do il tempo perché te ne accorga e la luce perché tu la veda e perché tu, come dice Pietro in questa Lettera (1Pt 3,15-18) sia sempre pronto a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che porti”. Questa è anche l’evangelizzazione, allora capisci, dice Gesù: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva costui mi ama”, cioè: “Chi conosce le profondità della mia vita è uno che vuole amarmi ed io allora lo amerò, perché le profondità della mia vita non sono estranee alla tua vita”, quando io entro nel cuore di Cristo che scopro? Un cuore dell’altro per me: “Ma come, io mi tuffo nel cuore di un altro e scopro una realtà che è mia? Ma come io entro in una relazione, penso di dover stare attento a parlare con un altro ed invece mi accorgo che Lui è già in me e per me una cosa sola? E se io mi metto a cercare addirittura questa presenza nella vita di un altro anche là la scopro e come dice il Salmo (Sal 138) se anche prendessi le ali dell’aurora e andassi al di là del mare pure là mi accorgerei che questa presenza è inscindibilmente legata a me e allora di che avrò paura? Né morte né vita, né presente né futuro, né altezza né profondità, né la spada, né l’angoscia, né la tribolazione, nessuna cosa potrà separarmi da questo amore (Rm 8,35), perché? Perché questo amore sta dentro, sta nelle fibre, sta nelle mie parole, sta nei miei desideri solo manca che la mia volontà da quattro soldi aderisca alla tua volontà, quel giorno saprò chi sei e saprò chi sono ed insieme celebreremo l’unità del rapporto d’amore infinito che mi permetterà di entrare nella vita eterna. Allora che cosa ti preparerai a fare mentre pensi di avvicinarti alla discesa dello Spirito? Ti prepari non a vedere se lo Spirito scende perché lo Spirito già è sceso e tu ce l’hai già, ce l’hai nel Battesimo, ti prepari semmai ad entrare in quel giorno, nella consapevolezza di quel giorno nell’attesa della chiesa primitiva in quel giorno che raccolta insieme a Maria, unica testimone verace della resurrezione del Cristo e della sua incarnazione, insieme a Maria tu possa accogliere questo dono, tu possa sentirti con tutta la chiesa una cosa sola. Amico, te l’ho detto pure Domenica scorsa, non fare più lo spettatore, non rimanere più là pensando di non essere coinvolto, non pensare che non riguardi la tua vita, non dire che hai altro da fare, questo mondo aspetta che tu ti consumi per lui e lo Spirito aspetta che tu viva per lui.

Sia lodato Gesù Cristo.

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