XXI° Domenica del tempo ordinario

Anno Liturgico B
26 Agosto 2012

Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,60-69)

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.
Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

PRIMA LETTURA – Dal libro di Giosuè (Gs 24,1-2a.15-17.18)

In quei giorni, Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio.
Giosuè disse a tutto il popolo: «Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».
Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».

SECONDA LETTURA – Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 5,21-32)

Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne.
Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Presso di te é la sorgente della vita”
Dalle «Opere» di san Bonaventura, vescovo
(Opusc. 3, Il legno della vita, 29-30. 47; Opera omnia 8, 79)

Considera anche tu, o uomo redento, chi, quanto grande e di qual natura sia colui che pende per te dalla croce. La sua morte dà la vita ai morti, al suo trapasso piangono cielo e terra, le dure pietre si spaccano. Inoltre, perché dal fianco di Cristo morto in croce fosse formata la Chiesa e si adempisse la Scrittura che dice: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto» (Gv 19, 37), per divina disposizione é stato permesso che un soldato trafiggesse e aprisse quel sacro costato. Ne uscì sangue ed acqua, prezzo della nostra salvezza. Lo sgorgare da una simile sorgente, cioè dal segreto del cuore, dà ai sacramenti della Chiesa la capacità di conferire la vita eterna ed é, per coloro che già vivono in Cristo, bevanda di fonte viva «che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14).
Sorgi, dunque, o anima amica di Cristo. Sii come colomba «che pone il suo nido nelle pareti di una gola profonda» (Ger 48, 28). Come «il passero che ha trovato la sua dimora» (Sal 83, 4), non cessare di vegliare in questo santuario. Ivi, come tortora, nascondi i tuoi piccoli, nati da un casto amore. Ivi accosta la bocca per attingere le acque dalle sorgenti del Salvatore (cfr. Is 12, 3).
Da qui infatti scaturisce la sorgente che scende dal centro del paradiso, la quale, divisa in quattro fiumi (cfr. Gn 2, 10) e, infine, diffusa nei cuori che ardono di amore, feconda ed irriga tutta la terra.
Corri a questa fonte di vita e di luce con vivo desiderio, chiunque tu sia, o anima consacrata a Dio, e con l’intima forza del cuore grida a lui: «O ineffabile bellezza del Dio eccelso, o splendore purissimo di luce eterna! Tu sei vita che vivifica ogni vita, luce che illumina ogni luce e che conserva nell’eterno splendore i multiformi luminari che brillano davanti al trono della tua divinità fin dalla prima aurora.
O eterno e inaccessibile, splendido e dolce fluire di fonte nascosta agli occhi di tutti i mortali! La tua profondità é senza fine, la tua altezza senza termine, la tua ampiezza è infinita, la tua purezza imperturbabile! Da te scaturisce il fiume “che rallegra la città di Dio” (Sal 45, 5), perché “in mezzo ai canti di una moltitudine in festa” (Sal 41, 5) possiamo cantare cantici di lode, dimostrando, con la testimonianza, dell’esperienza, che “in te é la sorgente della vita e alla tua luce vediamo la luce” (Sal 35, 10)».

Trascrizione dell’Omelia

Io, questa sera, invece di usare la prima lettura e il Vangelo che di solito sono unite insieme, e anche stasera lo sarebbero, vorrei invece tentare un’altra visita a questa Parola perché so che c’è un problema serpeggiante in mezzo a voi, sicuramente. Se non c’è vuol dire che avete chiuso le orecchie alla seconda lettura, ma penso che l’abbiate ascoltata. Se l’avete ascoltata è sicuramente sorto un problema per il quale Gesù direbbe: “Che ve ne volete andare anche voi? [Gv 6,67]”.
Vediamo un po’ insieme di che si tratta.
Diceva la seconda lettura dalla Lettera di san Paolo agli Efesini, e potrebbe bastare anche solo la prima frase: “Fratelli, siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo [Ef 5,21]”. La capisci? Questa Parola è un annuncio per te – sapete, è Parola di Dio – celebrata, proclamata dentro l’Eucarestia, cioè dentro il sacrificio di Cristo, quindi avvalorata dal sangue di Cristo sulla croce. “Siate sottomessi gli uni agli altri”: la comprendi? Questo annuncio ti scioglie qualche nodo, ti apre qualche porta della conoscenza?
Le mogli siano sottomesse ai mariti, come al Signore, il marito infatti è capo della moglie come anche Cristo è il capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo [Ef 5,22-23]. Che cosa hai capito? Chi è entrato in questa frase si è mascherato con questa immagine e ti ha spaventato. Incomprensibile, intraducibile, ma è venuto un “esegeta” dalla parte di sotto a dirvi: “ma questo lo diceva san Paolo, perché le donne al tempo di san Paolo valevano poco”, ma non è così. Infatti san Paolo alla fine di questa lettera, dopo aver elencato tutte le condizioni di questa unione tra l’uomo e la donna come Cristo e la Chiesa, dice: Questo mistero è grande. Noi penseremmo che si riferisca al matrimonio. E invece: “lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa [Ef 5,32]”. Allora di che si sta parlando?
Bisogna andare a cercare nel cuore della Trinità, dove l’amore nasce. Non sto parlando, capiamoci bene fin dall’inizio, di un sentimento. Sto parlando di una relazione sublime, perché l’amore è questo: una relazione sublime. Che poi si riscaldi, si colori, si connoti anche di sentimenti piacevoli, gustosi e quello che ti pare è un altro discorso; è una grazia, una ciliegina che Dio mette sulle relazioni umane perché questa bellezza e questo gusto dicano la bellezza intrinseca. Stiamo parlando dell’amore di come è in Dio, una relazione perfetta, dove il Padre si specchia nel Figlio e dove il loro agire è personale, è della Persona dello Spirito Santo. Allora direbbe san Paolo: dentro questa relazione non c’è un primo e un ultimo, ma i tre si amano da sempre e per sempre. Il loro amore è così ridondante che ne fa esperienza l’universo intero. Questo è un mistero. Sapete cos’è un mistero? Non è qualcosa che non si può sapere, come i misteri pagani, ma è una cosa che si deve aprire, come un bocciolo di rosa. E’ destinato ad aprirsi, e man mano che si apre fa vedere bellezza e fa sentire il profume. Dunque la relazione trinitaria e il fatto che essa interessi tutto l’universo è un mistero. Interessa tutte le cose tra loro, perfino le leggi della fisica, tutto è legato al sovrabbondante amore della relazione trinitaria. Dunque questa Parola di san Paolo dice: “Dio quando ha voluto raccontare la relazione trinitaria ha pensato alla relazione tra l’uomo e la donna, come li ha creati in origine. Li ha messi in relazione l’uno simile all’altra, interdipendenti e liberi allo stesso tempo”. Veramente un miracolo, veramente un mistero da aprire, da aprire con cura, da trattare con cura! Non è una di quelle cose che si affarranno, come facciamo noi, che si sgraffignano, che si prendono qui ed ora! Mi piace, la gusto, è mia! Domani non mi piace, non la gusto, non è più mia”. Ma non lo fai neanche con le macchine dal concessionario, perché lo fai con l’altra persona? Allora la relazione trinitaria dentro la relazione tra uomo e donna, dove l’amore che c’è tra questi due (ripeto: non è un sentimento solamente) può diventare anch’esso una persona nella progenie, nella generazione dei figli. E’ una realtà, come dire, plastica di ciò che l’amore di Dio: se un uomo volesse contemplare l’amore di Dio e non avesse la rivelazione, la Sacra Scrittura, l’Eucarestia, la Chiesa, potrebbe guardare l’uomo e la donna che si uniscono e si amano vicendevolmente (ripeto, non sentendo particolari sensazioni ma si sottomettono vicendevolmente) e vedrebbe in quella logica una formula, una piccola formula dell’amore trinitario che regge e governa il mondo.
Ma la storia del peccato originale poi, lo sapete, non è andata così. L’altro è il mio nemico, e lo scopro dopo aver pensato che potesse essere la mia metà. Comincia a diventarlo nel tempo, e più leggo la storia dell’altro come un’inimicizia per me, e più mi convinco che è non è possibile entrare in relazione. Siccome questa è la nostra storia, la vostra esperienza, il dolore vissuto, perpetrato, consumato dentro la famiglia, nella relazioni che ormai in una buona percentuale si rompono, a questo amore frammentato la Parola di Dio e la Chiesa vengono per dirti: “guarda, prova a rifare un passo a ritroso. Prova a guardare i tratti trinitari che ci sono dentro questo amore, se c’erano. Guarda se tu ti sei avvicinato alla tua metà con uno sguardo di rispetto, di desiderio di conoscenza, di scambio, di relazione, di promozione dell’altro, o se ti sei avvicinato per prenderti qualcosa che ti piaceva. Guarda se siete arrivati a questo matrimonio consapevolmente o se invece avete scommesso su niente. Guarda se c’era Cristo in mezzo al matrimonio”. Sai che vuol dire? Non vuol dire che c’è un santino col volto di Gesù in mezzo al letto grande tra mamma e papà. Cristo in mezzo al matrimonio vuol dire: “io lo vedo che tu sei un marito che sbatterei al muro, però io ti guardo come la Chiesa guarda Cristo”. “Io so che tu sei una moglie che certe volte sei odiosa e antipatica e mi hai stancato, ma io ti guardo come Cristo guarda la Chiesa. Dobbiamo conoscerci ancora, dobbiamo rivelarci come un mistero ancora”. Lo so che stavi pensando…lo dico? Stavi pensando: “ma che ne sai tu? Saprai tanto di altre cose, ma cosa puoi saperne delle relazioni nel matrimonio che non lo vivi? Tutt’altro…problemi, difficoltà, altroché…”. Allora diresti, come i discepoli a Gesù: “Eh, Signore, questo linguaggio sembra bello, ma è troppo duro! Chi può intenderlo? [Gv 6,60]”. Qua la scelta che Gesù ti mette davanti come Giosuè a Israele prima di entrare nella Terra Promessa. Sapete cosa diceva Giosuè a questa gente? “Io sto entrando finalmente dopo quarant’anni in questa Terra che Dio ha promesso ai nostri padri, dopo tutto questo cammino nel deserto, dopo che abbiamo visto tutti questi prodigi. Voi che fate?” – “Pure noi!” – “Siete sicuri?” – “Sì!” – “Perché?” – “Perché abbiamo visto le opere che Dio ha fatto” – “Bene, un buon motivo per passare dall’altra parte, per entrare nella Terra Promessa”. Capite? Ho visto, ho sperimentato che Dio esiste, che fa fa opere grandi, dunque passo dall’altra parte. Oppure non capisco, non so, è un discorso troppo difficile, troppo duro, troppo lontano, non voglio passare dall’altra parte. Dunque una sorta di elezione: vogliamo farla questa scelta? Guarda che qua non si sta parlando di scegliere chissà quale missione in chissà quale posto sconfinato della Terra. Vuoi tornare a casa tua con la speranza e con la grazia che viene da Dio attraverso la Chiesa per aprire questo mistero nascosto oppure vuoi subire ancora quello che il peccato originale ha fatto, compromettendo il tuo matrimonio, senza voler dare un’altra possibilità a questa realtà? Sta’ attento, perché se sei cristiano non puoi esimerti. Quando Gesù fa questa domanda: “Dunque ve ne volete andare anche voi? [Gv 6,67] Adesso che avete capito ve ne volete andare?”, e san Pietro dice: “Signore, ma alla fine da chi andremo?”. Dice quello che diresti tu: Da chi andremo? Chi ci dirà una cosa diversa? Chi ci risolverà questo problema? “Tu hai parole di vita eterna [Gv 6,68]”. Noi abbiamo saputo, e conosciuto, e creduto, e verificato, e sperimentato che tu sei un’autorità sopra tutte le altre autorità, che tu sei il Santo di Dio. E tremava l’universo mentre Pietro diceva “Tu sei il Santo di Dio [Gv 6,69]” a un uomo apparentemente uguale a lui, in mezzo ad altri uomini. Allora guarda, questa Parola arriva fino a te, con le sembianze di un uomo come te e ti dice: “cosa vuoi fare? Vuoi sperare contro ogni speranza [Rm 4,18], vuoi guardare oltre questa cortina? Sei disposto a vedere quello che Dio ha ancora da dire per aprire questo mistero? O te ne vuoi andare?”. Matura dentro di te non più il sospetto che ti allontana dall’offerta della salvezza, matura piuttosto dentro di te il desiderio di aderire. Maturalo in questo resto dell’Eucarestia che stiamo celebrando, attraverso la proclamazione degli articoli della fede del Credo; attraverso l’offerta di te stesso che fai a Dio nella preghiera dell’offertorio; attraverso la contemplazione della morte di Gesù su questo altare, tra poco, quando celebreremo l’Eucarestia; attraverso l’unione con lui quando mangerai del suo corpo, quando ti lascerai nutrire della sua stessa natura per essere rivestito di divinità, tu che hai sperimentato solo abiezione, solitudine, morte e il peso della tua umanità.
Pensalo ora, decidilo ora, porta con te questa speranza ora e aspetta che questa porti frutto dentro la storia che ti sta aspettando e desidera essere rinfrancata, rinnovata, benedetta, consacrata dalla tua adesione a Cristo.

Sia lodato Gesù Cristo.

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