Santissima Trinità

Anno Liturgico C
26 Maggio 2013

Solennità della Santissima Trinità

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Alleluia, alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
a Dio, che è, che era e che viene.
Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 16,12-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

PRIMA LETTURA – Dal libro dei Proverbi (Pro 8,22-31)

«Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera, all’origine.
Dall’eternità sono stata formata,
fin dal principio, dagli inizi della terra.
Quando non esistevano gli abissi, io fui generata,
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua;
prima che fossero fissate le basi dei monti,
prima delle colline, io fui generata,
quando ancora non aveva fatto la terra e i campi
né le prime zolle del mondo.
Quando egli fissava i cieli, io ero là;
quando tracciava un cerchio sull’abisso,
quando condensava le nubi in alto,
quando fissava le sorgenti dell’abisso,
quando stabiliva al mare i suoi limiti,
così che le acque non ne oltrepassassero i confini,
quando disponeva le fondamenta della terra,
io ero con lui come artefice
ed ero la sua delizia ogni giorno:
giocavo davanti a lui in ogni istante,
giocavo sul globo terrestre,
ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».

Dal Salmo 8
R. O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi? R.

Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi. R.

Tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari. R.

SECONDA LETTURA – Dalla lettera ai Romani di san Paolo apostolo (Rm 5,1-5)

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Tutto quello che il Padre possiede è mio”
Simeone il Nuovo Teologo (ca 949-1022), monaco greco
Inno 21 ; SC 174

Hai brillato, hai manifestato come luce di gloria
la luce inaccessibile della tua essenza, Salvatore,
hai illuminato l’anima caduta nelle tenebre…
Illuminati dalla luce dello Spirito,
gli uomini guardano il Figlio, vedono il Padre
e adorano la Trinità delle persone, l’unico Dio…
Poiché il Signore [Cristo] è lo Spirito (2Cor 3,17),
ed è Spirito anche Dio, il Padre del Signore,
certo un solo Spirito, poiché non c’è divisione.
Chi lo possiede, possiede veramente i tre,
ma senza confusione…
Poiché il Padre esiste, come può essere allo stesso tempo il Figlio?
Egli è increato per essenza.
C’è il Figlio, come può diventare lo Spirito?
Lo Spirito è Spirito – come apparirà Padre?
Il Padre è Padre, poiché genera senza sosta…
Il Figlio è Figlio poiché da sempre è generato
e prima di tutti i secoli è stato generato.
Nasce senza essere tagliato dalle radici.
Ma è distinto senza essere separato
e pienamente uno col Padre che è il Vivente
e lui stesso è Vita e dona la vita a tutti (Gv 14,6; 10,28).
Tutto quanto ha il Padre, lo ha anche il Figlio,
tutto quanto ha il Figlio, lo ha anche il Padre.
Vedo il Figlio, vedo anche il Padre.
Si vede il Padre in tutto simile al Figlio,
solo che l’uno genera e l’altro è eternamente generato…
Com’è che il Figlio viene dal Padre? Come la parola viene dallo spirito.
Com’è che è da lui separato? Come la voce lo è dalla parola.
Come prende corpo? Come la parola scritta…
Come dare un nome al Creatore di ogni cosa ?
Nomi, azioni, espressioni,
tutto è venuto nel mondo per ordine di Dio
poiché ha dato i nomi alle sue opere
e ad ogni realtà un nome specifico…
Ma il suo nome non l’abbiamo mai conosciuto
se non “Dio ineffabile”, come dice la Scrittura (cfr Gen 32,30).
Se è dunque inesprimibile, se non ha nome,
se è invisibile, misterioso,
inaccessibile, unico al di là di ogni parola,
al di là del pensiero non solamente umano
ma anche degli angeli,
“si avvolgeva di tenebre come di un velo” (Sal 18,12).
Tutto quaggiù appartiene alle tenebre,
lui solo, come la luce, è al di fuori delle tenebre.

Trascrizione dell’Omelia

Sembra quasi un’espressione sussurrata sottovoce: il Verbo del Dio altissimo, rinunciando alle prerogative della sua divinità (Fil 2), è venuto ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14) in un tempo apparentemente qualsiasi della storia, probabilmente dal nostro punto di vista non il tempo più favorevole, un tempo di grandi divisioni ma anche relativamente di pochi mezzi della comunicazione, viene ad abitare in mezzo a noi, prende la nostra carne umana, cioè riempie questo vuoto che le prerogative divine in qualche modo avevano lasciato con una inadeguatezza, la nostra. Veste, dopo aver spogliato le vesti gloriose, riveste quello che per noi è un disagio, è l’esperienza di un’incapacità, l’inadeguatezza, l’esperienza cioè di non essere adatti a sollevarci oltre quello che riusciamo a vedere e comprendere, solo un grande amore può aver spinto una cosa del genere. Ma noi non abbiamo compreso, non abbiamo capito, o meglio, siamo stati lasciati nella libertà di poterlo investigare o di poter lasciare questo mistero là dove l’abbiamo incontrato, senza domandarci ulteriormente. Dice Gesù: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma ve le dicessi ora, come potreste voi ritenerle utili per la vostra vita? Non le capireste. Allora, io inauguro una storia, una storia nuova, la faccio partire da adesso, questa storia la farò partire lasciandovi un dono preziosissimo, che mi appartiene e che appartiene a Dio Padre; che dice tutto di me, ma che conosce le profondità del Padre. Perché come io mi sono spogliato di queste vesti gloriose, trascendenti, inimmaginabili, anche Lui, anche questo dono, questo Spirito di Amore, ha lasciato questa realtà eterna e trascendente, per venire a gemere”, con gemiti inesprimibili, dirà San Paolo (Rm 8,26), “proprio dentro la tua inadeguatezza, la tua incapacità di comprendere, nell’attesa che tu capisca, in attesa che tu affini lo sguardo, l’udito, la vista e tutto quello che ti riguarda, che tu capisca di essere fatto adeguato, di essere reso adatto a comprendere questo linguaggio e addirittura farlo diventare carne”. Dice Gesù: “Quando verrà questo Spirito di verità vi guiderà proprio alla verità tutta intera, prenderà del mio e ve lo darà, vi farà conoscere, vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Allora l’uomo ha ricominciato a camminare e da quel giorno, da questo mandato, ha cominciato a crescere a vivere e pur vivendo in mezzo a difficoltà enormi, a contrasti, a genocidi, a guerre, a momenti di grande paura, di grande spavento, ha costruito la storia, ha imbastito quello che noi chiamiamo, così un po’ semplicisticamente, il progresso, cioè ha costruito delle vie di conoscenza che hanno reso tutto quello che c’è intorno a noi più utilizzabile, più comprensibile, più buono per l’uomo. Diceva il Salmo 8 stasera: “Ma se guardo il cielo, opera delle tue dita, che cos’è l’uomo perché tu te ne curi, perché tu te ne dia pensiero”, ma hai dato all’uomo la facoltà di penetrare quei cieli, di capire quale sono le forze che sono alla base delle relazioni dei corpi celesti e hai fatto entrare l’uomo anche nell’infima realtà di ciò che non è visibile, di ciò che è microscopico, di ciò che addirittura è ancora più piccolo dell’immaginabile, perché l’uomo potesse spaziando dall’infinitamente piccolo, alla maestosa grandezza dell’essere, spaziando dentro questi ambiti, riconoscesse la dignità che gli è stata data, si potesse accorgere che solo uno rispetto a tutta la creazione, capace di capire questi linguaggi, di utilizzarli, di relazionarsi con gli altri a partire da queste scoperte, da queste esperienze, l’uomo è fatto quasi quasi grande come colui che queste scoperte le ha originate, che queste bellezze le ha create. Allora diceva la sapienza nel primo brano che abbiamo ascoltato dal Libro dei Proverbi: “Tutto quello che tu vedi, uomo, tutto questo era presso di Dio, io ero con Lui quando dal buio, dal silenzio abissale della non storia, del non essere, tutto ha cominciato a palpitare, tutto ha cominciato ad organizzarsi, tutto ha cominciato ad essere dentro un’armonia perfetta ed anche là dove l’imperfezione si è imposta, come un disordine, anche là il Creatore ha generato relazioni”. Allora l’uomo ha detto: “Ma se Tu generi relazioni tra le cose che non si possono incontrare, allora Tu sei all’inizio di ogni relazione, non puoi essere un dio monolitico, fermo, stabile per sempre, un ‘vecchio irraggiungibile’, un totem, un idolo, un nume arrabbiato. Tu sei il Principe della relazione, il principio di ogni relazione e questo vuol dire che è in Te ogni capacità di relazione. Ma certo, io lo intuisco, io lo vedo, come se lo contemplassi in questo momento, c’è proprio dentro di Te, o Dio, se dentro si può mai dire, un principio d’amore che unisce Te a ciò che pensi e ciò che fai, che mostra che in Te c’è un movimento eterno, sempre uguale a se stesso, che non rimane fisso lì dove sta, ma entra nella storia degli uomini ed infila le perle delle preghiere e delle suppliche degli uomini e fa della storia frammentata degli uomini in questo mondo, un racconto salvifico, un’occasione di bellezza, una possibilità di armonia. Nonostante il fatto che l’uomo poi si ribelli e cada di nuovo e uccida e nasconda e faccia del male e frammenti e frammenti ancora tutto ciò che gli è posto davanti, divorandolo, stracciandolo, frammentando appunto, nonostante questo, Tu in ogni tempo fai nuove tutte le cose”. Come facciamo allora ad entrare in questa relazione? Ci era veramente impossibile, volevamo e avevamo costruito una torre di Babele alta fino al cielo per cercare di raggiungerti, non l’abbiamo fatta solo quel giorno che prendemmo i mattoni da qualche parte per arrivare fino a te (Gen 11), l’abbiamo fatto in tutta la nostra storia, abbiamo preso armi, microscopi, di tutto, tutti gli strumenti a nostra disposizione per dire: “Noi possiamo arrivare ovunque, anche dove sei Tu e possibilmente una volta arrivati dove sei Tu, toglierti di mezzo e regnare solo noi”. Rimanemmo di stucco, rimanemmo stupiti, meravigliati, quando Tu invece, sapendo questo, ridesti delle nostre incapacità, distruggesti l’opera delle nostre mani e ci venisti gradualmente incontro, mandandoci le parole attraverso i profeti, istruendo una via di salvezza e di comprensione della storia e soprattutto nella pienezza dei tempi, che Tu solo stabilisti, perché Tu solo conoscevi, ci facesti vedere parte della tua Gloria. La vedemmo, la contemplammo nei contorni del volto del Cristo e fu veramente una sorpresa perché noi ti adoravamo non nominandoti, noi ti adoravamo e ti cercavamo dentro le cose che accadevano. Tu invece ci mostrasti la tua bellezza dentro il volto di un uomo come noi, più misericordioso di noi, più mite di noi, più dolce, più meraviglioso, più perfetto, più amabile. Un uomo che ci ha veramente sconcertati. Non sapevamo se amarlo e morire per Lui o se metterlo da parte perché ci scandalizzava la sua capacità di perdonare anche quelli che noi non avremmo mai perdonato. Capimmo che se lui perdonava fino alla morte in croce, è perché Tu perdonavi fino all’odio dell’uomo, allora veramente anche la nostra cattiveria, anche la nostra malizia è sconfitta dalla semplicità del tuo amore e dalla mitezza del tuo Figlio. Potevamo comunque rimanere stupiti ma rimanere fuori di questo disegno, abbiamo visto il Tuo Figlio camminare in mezzo a noi, siamo stati guariti dalle sue parole, l’abbiamo amato perché ci siamo sentiti amati, ma ce lo siamo anche visti portar via. E come i discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35), quante volte siamo tornati a casa sconsolati, perché la storia ci ha tradito, perché la morte ha fatto capolino nella nostra vita? Perché la sofferenza ci ha schiacciati, perché il nostro peccato ci ha preso in giro davanti a tutti, ci ha fatti vergognare, allora Tu, invece di venir meno, anche quella volta, rimanesti con noi, sei rimasto con noi, sei rimasto dandoci il tuo Spirito. Egli conosce le tue profondità e conosce anche le profondità del nostro spirito e Tu hai permesso che parlasse dentro di noi, appunto con gemiti inesprimibili”. Ma chi l’avrebbe detto? Lo Spirito di Dio che si riduce a parlare un linguaggio che l’uomo non vuole capire ed Egli continua ancora a parlare e ancora a parlare e ancora e ancora, per generazioni e generazioni, finché tutti quanti non diventino una cosa sola, un cuore solo attento alle parole del Salvatore, una vita sola teatro della grandezza, del perdono e della gloria del Tuo Figlio, una sola realtà, capace di riprodurre la tua Gloria, di mostrare la Tua bellezza. Noi non abbiamo parole, noi non sapremmo dire più di questo, solo la contemplazione di questa bellezza, resa semplice, che non ci spaventa, così prossima a noi, persino nella vita del nostro amico o del nostro nemico, questa possibilità ci ha ridato coraggio. Allora noi, Santa Trinità, ti celebriamo, Dinamica Amorosa noi ti vediamo, Perdono senza confini, noi ti desideriamo. E sapere che ogni relazione in Te è perfetta ed una, non divisa, non frammentata, ci mette coraggio perché vuol dire che anche noi diventiamo capaci di relazioni perfette, di relazioni che siano una cosa sola, che costruiscano e non frammentino, che facciano crescere e non uccidano e ci sentiamo onorati di esser chiamati per vocazione santa a specchiare la tua Gloria. Tu ci hai aperto una via meravigliosa, hai messo davanti ai nostri occhi una scala del paradiso, sulla quale noi volentieri desideriamo incedere. E l’amore del Dio Padre, che ha dimorato presso il Dio Figlio e che permane nella storia nel Dio Spirito, possa aprire gli occhi della tua intelligenza, possa aprire il tuo cuore a questa speranza e possa far ritenere protagonista anche te, con Lui, nella costruzione, nella edificazione di un mondo nuovo.

Sia lodato Gesù Cristo.

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