Andò, si lavò e tornò che ci vedeva. (Messa del mattino e vespertina)
Messa della mattina
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 9,1-41)
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
PRIMA LETTURA – Dal primo libro di Samuele (1Sam 16,1.4.6-7.10-13)
In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato.
Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».
Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto.
Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Dal Salmo 22
R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. R.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. R.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.
SECONDA LETTURA – Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 5,8-14)
Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.
Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto:
«Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Egli è immagine del Dio invisibile…; Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui » (Col 1,15-16)”
Sant’Ireneo di Lione (ca130-ca 208), vescovo, teologo e martire
Contro le eresie V,15,2-4 ; SC 153, 205-211
Agendo in favore del cieco nato, non semplicemente con una parola bensì con un’azione il Signore gli ha reso la vista. Non ha agito in questo modo senza ragione o per caso, ma per fare conoscere la Mano di Dio che, in principio, aveva plasmato l’uomo. Perciò quando i suoi discepoli gli hanno domandato per colpa di chi, sua o dei suoi genitori quest’uomo era nato cieco, il Signore ha dichiarato : « Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio ». Queste « opere di Dio », sono prima la creazione dell’uomo. Infatti la Scrittura ce la descrive proprio come un’azione : « Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo » (Gen 2,7). Per questo il Signore sputò per terra, fece del fango con la saliva, e plasmò il fango sugli occhi del cieco. Mostrava così in quale modo ebbe luogo la creazione originale, e per coloro che erano in grado di capire, manifestava la Mano di Dio che aveva plasmato l’uomo con la polvere…
E poiché, in questa carne plasmata in Adamo, l’uomo era caduto nella trasgressione e quindi aveva bisogno del lavacro di rigenerazione (Tt 3,5), il Signore ha detto al cieco nato, dopo aver spalmato il fango sui suoi occhi : « Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe ». Gli concedeva nello stesso tempo il rimodellare e la rigenerazione operata dal lavacro. Perciò, dopo essersi lavato, « tornò che ci vedeva », affinché potesse riconoscere colui che lo aveva rimodellato e imparasse allo stesso tempo chi fosse il Signore che gli aveva reso la vista…
Così colui che, in principio, aveva plasmato Adamo e al quale il Padre aveva detto : « Facciamo l’uomo, a nostra immagine, a nostra somiglianza » (Gen 1,26), proprio lui, in persona si è manifestato agli uomini alla fine dei tempi e ha rimodellato gli occhi di questo discendente di Adamo.
Trascrizione dell’Omelia.
È un Vangelo lungo e anche un po’ complesso, con un dialogo molto ricco tra i farisei e quest’uomo, tra i farisei e i genitori, tra quest’uomo e Gesù, tra i farisei e Gesù, bene, cerchiamo di entrarci insieme. Prima di tutto prima cosa da considerare, qua non si sta parlando di un miracolo, chiaro? Perché non si parla di un miracolo? Perché quest’uomo non aveva la vista, se avesse avuto la vista, fosse diventato cieco e Gesù l’avesse guarito, questo sarebbe un miracolo, questo invece è nato cieco. E’ nato cieco e Gesù per guarirlo non pronuncia una parola e una benedizione, ma prende, fa del fango con la saliva e glielo pone sugli occhi, cioè fa un atto che chi vede capisce di che si tratta, un atto creatore, come Dio ha preso la terra, del fango e ha plasmato l’uomo, così Gesù plasma gli occhi di quest’uomo, egli infatti aveva occhi che non erano capaci di vedere, dunque non è un miracolo. Ma allora che cos’è? E’ una provocazione grande che Gesù fa, nella sua predicazione durante la Festa delle Capanne a Gerusalemme, Gesù si sta lasciando conoscere in un modo veramente straordinario e fa questo prodigio così grande, quello di dare la vista a chi non ce l’ha mai avuta, per dire: “Chi pensa di vedere e non sa distinguere, costui pur essendo vedente è cieco, pur vedendo è cieco”, per dire: “Non è che uno che non sa distinguere diventa cieco, quasi per punizione, no, lo è già cieco, ha gli occhi per vedere ma non vede”, e perché questo? Perché di fronte a questo prodigio nessuno sa dire che cosa è accaduto, non lo sa certamente quest’uomo quando gli viene chiesto: “Ma di’, che cosa è successo?”, “Non lo so, io so solo che ero cieco e adesso ci vedo”, e così i genitori: “Sappiamo che questo è nostro figlio, era cieco adesso ci vede, chiedete a lui”. Chi ha le chiavi per dire: “Sì, se hai incontrato quest’uomo e quest’uomo ridà la vista, allora siamo in presenza del Messia, lo stavamo aspettando, Isaia ci aveva detto che quando fosse venuto, egli avrebbe aperto gli occhi ai ciechi, bene, questo ha fatto di più: ha dato gli occhi a un cieco nato, ha dato la vista a uno che non l’ha mai avuta, ha fatto un atto che creatore, solo Dio fa questo, allora questo è un Messia come lo attendevamo e di più, è un Messia che è Dio, o almeno che ci mostra Dio in un modo straordinariamente nuovo che noi non avevamo mai immaginato”. “Forse”, potevano dire: “Eravamo noi ciechi, che pensavamo un Messia secondo il nostro modo di pensare, Dio ci ha dato di più, Dio ci ha dato di più! Ci ha dato secondo il suo cuore e il suo cuore, se ci ha dato questo, è più grande di quello che avevamo immaginato”. Avessero pensato questo, si sarebbero trovati dentro un’esperienza di fede autentica, perché vedete amici pensare che Dio esiste può essere una buona cosa, è certamente qualcosa che riguarda la fede, ma sapere che Dio esiste per aver sperimentato la sua presenza questo non è solo una buona cosa, questo è ciò che noi possiamo raccontare per dare la vita: se Dio esiste, e Dio esiste, noi abbiamo la vita da Lui. In questo dialogo, allora, compaiono tutti questi personaggi e fanno una domanda a quest’uomo perché quest’uomo dica che cosa pensa di Gesù. Beh, l’altra Domenica avevamo la Samaritana, quando Gesù dice alla Samaritana il fatto dei mariti, ce ne aveva cinque, adesso ce ne ha uno che non è suo marito, lei che cosa risponde a Gesù: “Tu sei un profeta. Vedo che sei un profeta”, lei ha capito dalla sua ignoranza, dalla sua condizione, e se volete è anche una condizione sfavorevole, di peccatrice certamente, quando sente Gesù che le parla così, dice: “Ma allora tu sei un profeta”, una peccatrice che ha la condizione di riconoscere una profezia e di conoscere un profeta, a questa peccatrice il profeta dirà: “Io sono il Messia”, cioè la farà entrare dentro un segreto grandissimo. Così accade a quest’uomo, gli chiedono: “Che cosa pensi di lui?”, “E’ sicuramente un profeta perché mi ha aperto gli occhi”, non ha detto “è un mago”, ma “è un profeta, mi ha dato la vista e io non ce l’avevo, mi chiama a qualche cosa di grande, altrimenti che senso avrebbe”. E subito i giudei si meravigliano, avrebbero potuto dire: “Ma se questo pensa che è un profeta, se è successa questa cosa, andiamo a vedere, andiamo a constatare, andiamo a renderci conto”, i giudei lo stanno “intervistando”, diciamo così, i farisei che lo stanno intervistando sono persone che pensano di sapere tutto di Dio, perché conoscono la sua Parola, perché l’amministrano, perché si sentono i maestri, interpreti di ogni cosa che accade sotto il cielo, ma questa cosa non riescono a capirla e l’uomo glielo dice: “Ma come, voi dite di conoscere ogni cosa e non sapete chi è costui che ha fatto un prodigio così grande? Lo chiamate peccatore, un peccatore non fa prodigi, un peccatore non mette in pratica la volontà di Dio, un peccatore non ci mostra il volto di Dio, io invece l’ho visto, ho visto un salvatore, ho visto uno che mi ha aperto qualcosa che io non pensavo, io adesso posso vedere e vedendo posso discernere, posso capire ciò che è bene e ciò che è male”, “Come? Tu sei uno che sta nei peccati, ma come fai a dire questo?”, gli ribattono. Ma Gesù quando lo incontra gli fa una domanda importante, gli dice: “Tu credi nel Figlio dell’Uomo?” cioè: “Tu credi che io sia il Messia?”, e questi risponde: “E chi è Signore perché io vi creda?” e Gesù: “Lo hai visto, lo hai visto. Quella vista ti serve a conoscere il Messia”. Hai capito perché non è un miracolo? Un miracolo sulla vista ci serve a capire se possiamo scegliere un vestito di un colore o di un altro, se ci sta bene questo o quello, chi siamo davanti allo specchio, avere la vista, questa vista invece serve per riconoscere il Messia, ora guarda bene dentro di te: pensi di poter vedere molte cose, di giudicare molte cose, valuti tutto, valuti anche quello che non vedi, quello che ti appare agli occhi tu lo hai già giudicato, soprattutto se riguarda il tuo prossimo. Ma hai visto nel suo cuore? Dio vede nel suo cuore e sa se il tuo prossimo può convertirsi, tu lo sai? Cosa vedi veramente? Rispetto a quello che dici di lui, cosa hai visto veramente? Hai visto in lui brillare la presenza di Dio? Non l’hai vista? Se non l’hai vista … ti sentirai giusto, ti saprai meravigliosamente intelligente, ma se non hai scorto questa presenza di Dio nel tuo prossimo, non hai visto niente. Lo diceva la prima Lettura quando Samuele va a casa di Iesse per ungere il nuovo re, Davide, non lo sapeva chi era. Vede il primo dei figli di Iesse, dice: “Questo è bello, così grande, alto, sicuramente è lui” e Dio dice: “No, non guardare l’apparenza”, non guardare l’apparenza, questa è quella che vedono gli uomini, non quello che vede Dio, Dio vede altro. Ora te la faccio questa domanda: cosa vede Dio in te? Vede il tuo peccato? Pure. E basta? Dio ti ha chiamato mai col tuo peccato? Mai. Tu sai che nella confessione, Dio ti chiama come sei, ti chiama “figlio mio”, il tuo peccato sempre te lo perdona, sempre te lo rimette, dunque Dio non vede solo il tuo peccato, vede anche ciò che Lui ha posto in te e tu perché non vedi ciò che Dio ha posto nel cuore del tuo prossimo? Allora tu capisci che questo dono della vista è un dono più grande della capacità di vedere le cose, è il dono di distinguere tra le cose, come dice il Libro del Deuteronomio: “Ho messo davanti a te due vie, la via del bene e la via del male, scegli il bene”, ma diremmo “se lo vedi”. Allora a un passo dalla Pasqua la Chiesa ci mette davanti questa Parola, ci dice: “Ora guarda bene, ora guarda oltre quello che vedi, ora penetra con il tuo sguardo la realtà e guarda ciò che Dio vi ha posto. Se tu non vedi questo, la Pasqua per te non accade, la morte di Gesù rimane nella tomba, la morte in croce rimane una disgrazia, e se è così, pure la tua morte diventa una disgrazia, anche una croce diventa qualcosa da evitare, anche la tua difficoltà diventa un baratro nel quale puoi avere paura di morire. Vedere invece ciò che vede Dio nella tua vita, ciò che vede Dio anche attraverso la morte di Cristo, significa aprirsi alla comprensione della vita eterna”. Giustamente tu dici: “Ma io non la vedo la vita eterna, io non la so, la so solo pensare”, eppure Dio ti ha dato uno sguardo del cuore capace di penetrare la storia e di intravvedervi ciò che vale, ciò che è destinato all’eternità e che non si può perdere, lo vedi nell’amore che provi, nell’amore autentico, non i sentimenti, l’amore quello vero, quello che hai verso i tuoi figli, verso i tuoi genitori se li hai amati, quello che hai verso le persone che ti sono care, vedi che c’è un’eternità che chiede di essere riconosciuta, un’eternità che chiede di essere celebrata, da chi? Da te! I farisei si meravigliano, forse pure tu ti sei meravigliato, vanno da Gesù e gli dicono: “Ma allora che cosa vuoi dire Gesù, che noi che abbiamo la Torah, noi che ascoltiamo la parola, che capiamo tutto, vuol dire che siamo ciechi?”, “E già, per questo siete ciechi, perché dite di vedere però non vedete, se voi vedeste mi riconoscereste, se voi sapeste veramente”, stessa cosa direbbe a noi: “Se voi dite che la vostra fede è in Cristo e nella vita eterna, allora la vedreste ovunque questa vita eterna, la vedreste così bene che sareste voi i liturghi di questa vita eterna, andreste nella vita del prossimo a dire: “Qua c’è la vita eterna”, quando due si mettono a giudicare un terzo, tu diresti: “No, perché là c’è la vita eterna”, ma tu non lo fai, se due giudicano un terzo tu ti metti con loro a giudicare. Capisci cos’è la Pasqua, amico mio? La Pasqua è la possibilità di vedere Cristo vivo dentro la storia, e se tu dici di vederlo nell’Ostia Consacrata, e se tu dici di vederlo nel Tabernacolo o nei sogni che fai, nelle visioni che hai, non lo so io, o nel sole che gira, e poi on lo vedi nella relazione con l’altro, tu non hai visto nulla, tu non hai visto niente e nessuno, tu non hai speranza di vita eterna, se giudichi il fratello e dici: “Costui morirà per il suo peccato”. Se la vita eterna è per te, è anche per lui, cerca di capire come celebrarla, come farla rinascere, come riportarla alla consapevolezza e alla speranza, e poi rimodella la tua fede proprio su questi elementi e Dio ti mostrerà qual è la via della salvezza per te. Di questo io sono certissimo. Sia lodato Gesù Cristo.
Messa Vespertina
Trascrizione dell’Omelia
“Se foste ciechi non avreste alcun peccato, siccome dite noi vediamo, il vostro peccato rimane”, se foste ciechi è interessante perché la lettura cominciava proprio con il sospetto che se uno è nato cieco o ha peccato lui o hanno peccato i suoi genitori, perché ad una malformazione così grave deve corrispondere per forza, secondo questa mentalità ebraica, anche una responsabilità, cioè un peccato. Dunque Gesù dicendo: “Se foste ciechi non avreste alcun peccato”, manda all’aria il loro modo di pensare, che d’altronde è già entrato in crisi, perché? Perché si è scontrato contro un fatto evidente e cioè, come dice anche questo cieco guarito, da che mondo e mondo non si è mai sentito dire che uno abbia dato la vista ad uno che sia nato cieco. E qua sta, amici, la prima condizione che dobbiamo osservare per entrare in questa parola, questo non è un miracolo, Gesù non ha ridato la vista ad un cieco, Gesù ha dato la vista ad uno che non ce l’aveva. E per farlo non ha semplicemente detto una formula, tipo: “Riabbi la vista”, no, per farlo fa un atto creatore e tutti quelli che lo vedono capiscono, perché prende della terra, ne fa del fango con la saliva e dunque la mette sugli occhi, somiglia proprio a quello che abbiamo letto nel Libro del Genesi della creazione dell’uomo, quando Dio prende del fango lo plasma e fa l’uomo, poi gli soffia nelle radici per dargli vita, qualcosa che gli appartiene, qualcosa che appartiene a Cristo passa a quest’uomo, e da uomo che non vede, che non ha mai visto, finalmente diventa uno come Cristo, uno che ha la capacità di vedere, cioè di discernere, di distinguere ciò che è buono da ciò che non lo è. Questo è il motivo di questa lettura proprio in questa Domenica della Quaresima, come poter riconoscere ciò che è buono, ciò che viene da Dio, quale criterio usare. E ce lo dice anche Gesù in questo brano: “Finché io sono nel mondo io sono la luce del mondo” cioè io sono il criterio finche tu vorrai considerarmi un criterio, per capire che cosa c’è nel mondo, per giudicare, per valutare, per distinguere. D’altronde anche tu te ne accorgi che se tu valuti il mondo col criterio di Cristo, allora non giudichi il tuo prossimo, se tu guardi il tuo prossimo come lo guarda Dio, lo guardi come lo guarda Gesù, cioè sei favorevole alla guarigione del tuo prossimo, fosse anche Zaccheo, fosse anche una prostituta, fosse anche un’adultera o un pubblicano, comunque vai verso di lui con il desiderio di rialzarlo. Se invece tu dici: “è giusto, non è giusto” e valuti secondo la tua giustizia, quella del mondo, quella apparentemente dell’evidenza dei fatti, cosa fai? Lo giudichi, lo uccidi, cioè lo dichiari uguale al peccato che ha fatto, lo chiami con il suo peccato e lo emargini, lo metti fuori dalle relazioni e lo uccidi. Allora capisci di che stiamo parlando questa sera? Davanti a questa cosa così straordinaria, tutti si chiedono che cosa sia accaduto, per primi questi farisei, questi giudei che erano là intorno, che sentono la gente che dice: “l’abbiamo riconosciuto, questo è il mendicante, non vedeva, non ha mai avuto la possibilità da quando è nato di vedere eppure guardate adesso vede e parla e testimonia che chi l’ha guarito è importante”. Allora vanno da lui e gli dicono: “Bene, dicci chi è costui? Chi è che ti ha guarito?” e lui dice: “Un profeta sicuramente”, un profeta, perché? Perché è potuto intervenire con la potenza di Dio, come fanno i profeti, quelli che mostrano visibilmente quello ciò Dio pensa e vuole attuare. Anche loro lo attuano e noi vediamo quello che attuano e crediamo ai profeti, cioè aderiamo a Dio. Dunque dicendo: “è un profeta” sta dicendo: “Questo opera con la potenza di Dio” e subito questa gente si meraviglia e dice: “Ma come fai tu a dire questo? Come fai tu ad attestare chi è costui? E poi tra l’altro è Sabato, questo fa delle azioni creative nel giorno di Sabato”, addirittura impasta della terra, fa una cosa che, guardate, questi conoscitori della Legge come sono ciechi davanti allo spirito della Legge, lo spirito della Legge che desidera salvare l’uomo, né ucciderlo né giudicarlo, si meravigliano, si scandalizzano e accusano quest’uomo che non conoscono ancora, questo Gesù di cui si sta parlando e dicono: “Costui è un peccatore perché non agisce secondo Dio”, ma come? Ha fatto una cosa che solo Dio può fare! Come è possibile che uno fa una cosa che fa Dio ed è un peccatore? Questi mostrano di non sapere, di non conoscere e non saper vedere. Il cieco guarito si meraviglia e dice: “Come, voi non sapete di dove venga? Non avete compreso da chi venga questa potenza, questa forza?”. Ma Gesù quando si accorge che quest’uomo è messo in difficoltà dai giudei, si avvicina e con la sua voce giunge fino al suo cuore, dice: “Tu credi nel Figlio dell’Uomo?” che vuol dire: “Tu credi nel Messia che viene?” e il cieco risponde come risponderebbe qualsiasi giudeo di quel tempo: “E chi è Signore perché io ci creda?”, “Tu l’hai visto, sono io che ti parlo, tu l’hai visto, tu hai potuto discernere, anche di fronte alle obiezioni dei farisei e dei dottori della legge che pensano di sapere tutto, tu invece hai visto come stanno le cose, sono io che ti parlo”. Fa eco a quello che Gesù ha detto nel Vangelo di Domenica scorsa, il Vangelo della Samaritana, “sono io che ti parlo”, anche lei aveva pensato che Gesù potesse essere un profeta, ma il salto di qualità è maggiore, è più grande, non è un profeta, è il Messia, è la risposta di Dio, è la ragione per cui tutti si sarebbero dovuti animare, d’altronde l’aveva detto Isaia, quando il Messia verrà, che farà? Darà la vista ai ciechi, farà camminare gli storpi per una via che non conoscono, darà la lingua ai muti, (cfr. Is 35,1-10) se uno fa questo genere di prodigi, costui è il Messia, riconoscetelo, onoratelo e celebratelo. Ora, attenzione, ora sulle nostre labbra la domanda di questi giudei: “Siamo ciechi anche noi?”. Fatti questa domanda, per questo che la Chiesa oggi ti pone questa Parola: siamo ciechi anche noi? Vediamo o non vediamo? Perché noi pensiamo di vedere, se vedo un fatto so giudicarlo perché so che cosa vuol dire, è vero? Guarda i tuoi fatti, se i tuoi fatti li valuta un altro, il tuo prossimo, se giudica secondo i suoi criteri, ha ragione o avrà torto? Non lo sai. Facilmente ha torto. Anche se avesse ragione, sicuramente, siccome è a tuo detrimento, diresti: “No, io questo non l’ho fatto, non volevo fare questo”, ti giustifichi, ma non permetti a tuo fratello non solo di giustificarsi, anche solo di spiegarti qual è la sua ragione. Allora come siamo, siamo vedenti o no? Ora ci dice questa Parola: “Se noi giudichiamo secondo la nostra logica, vediamo, ma non vediamo, se noi guardiamo nell’altro ciò che Dio vi ha posto, la sua immagine e somiglianza, allora vediamo chi è veramente”. Se noi giudichiamo secondo i criteri che abbiamo, lo abbiamo già ucciso, se noi invece guardiamo secondo Dio, ci chiniamo verso di lui e celebriamo, quasi liturgicamente, questa presenza di Dio e lo aiutiamo a rialzarsi. Tu dirai: “Ma se io mi metto a rialzare uno che mi ha fatto del male, quello mi farà ancora più del male”, è vero, questo è vero. Allora è necessario che tu comprenda come è nascosta questa divinità in lui, come questa santità è coperta dai suoi peccati, avvicinati gradualmente, come d’altronde vorresti che ci si avvicinasse gradualmente a te e al tuo peccato, come chiedi che ci si avvicini alla tua vista con rispetto, lentamente, che uno non ti giudichi prontamente, non ti escluda solo perché ha visto due, tre cose che non vanno bene. Capisci allora cosa vuol dire? Allora guarda, se uno si avvicina a te e nonostante i tuoi peccati, ti guarda nel cuore e ti chiama: “figlio mio”, chi è per te costui? È un profeta qualsiasi? Non è forse il Figlio di Dio che si specchia nella tua realtà? Che si specchia nella tua identità e vi trova sempre ciò che Dio vi ha posto? Non è costui per te un Salvatore? Certo! Perché fa uscire dal cumolo dei tuoi peccati la tua buona intenzione, quello che tu pensavi che volevi essere, quello per cui forse fin da bambino cammini e desideri e non si vede e nessuno se ne accorge, quell’aspetto che sta al centro della tua esistenza e che celebra la presenza di Dio e che purtroppo è stato soffocato dai peccati, dalla poca fede, da tante cose che sono accadute nella tua vita, forse le tue ferite, la tua solitudine, tutto quello che ti ha fatto del male, eppure al centro del tuo essere c’è questo desiderio, c’è questa volontà di bene, non riesci ad esternarla ma c’è, solo il Figlio di Dio può vederla, e chi viene nel nome del Signore si avvicina alla tua vita, vede ciò che Dio vi ha posto e lo celebra e tu sei salvo, e tu ti rialzi, e tu ti senti conosciuto, amato, perdonato, sostenuto, rimesso nelle condizioni di essere quello che sei chiamato ad essere: un figlio di Dio libero. Se tu vivi questo, se tu celebri questo, questo mondo guarisce, guariscono le relazioni, ognuno incontra l’altro con il desiderio di incontrarvi la presenza di Dio e quando la celebra l’altro è salvo. Fai anche tu così, invitato da questa Parola, riacquista la vista, acquistala forse per la prima volta, guarda le cose come sono, anche Samuele quando era andato a casa di Iesse, nella prima Lettura, per ungere Davide, quando vede il primo figlio di Iesse dice: “Mamma mia come è alto, com’è bello, sarà questo sicuramente il re che ha in mente il Signore” e Dio dice: “No, Samuele, non guardare ciò che guarda il mondo. Io non guardo né la statura, né la bellezza, né la prestanza fisica, io guardo ciò che c’è nel cuore dell’uomo, non è costui”. Fallo anche tu, guarda anche tu il mondo con questi criteri, con queste categorie, sai cosa scoprirai? Un prossimo migliore, ma un Dio più prossimo a te. Ed è per questo che noi celebriamo la Pasqua. Sia lodato Gesù Cristo.