Santo Stefano Martire

27 Dicembre 2024

Ecco, contemplo i cieli aperti.

 

MESSA DELLA GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,17-22)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».
Parola di Dio.

PRIMA LETTURADagli Atti degli Apostoli (At 6,8-10.12; 7,54-60)

In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al Sinedrio.
Tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, [udendo le sue parole,] erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio».
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì.

Parola di Dio.

Dal Salmo 30 (31) .
Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito. R..

Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.
Perché mia rupe e mia fortezza tu sei,
per il tuo nome guidami e conducimi. R

Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.
Esulterò e gioirò per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria. R.

Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori:
sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia. R.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Le armi della carità”.
Dai «Discorsi» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo

Ieri abbiamo celebrato la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione trionfale del soldato.
Ieri infatti il nostro Re, rivestito della nostra carne e uscendo dal seno della Vergine, si è degnato di visitare il mondo; oggi il soldato, uscendo dalla tenda del corpo, è entrato trionfante nel cielo.
Il nostro Re, l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote; infatti portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì abbondantemente, ma nello stesso tempo li ha rinvigoriti perché combattessero con forza invitta. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla comunione con Dio.
Quel che ha portato, lo ha distribuito, senza subire menomazioni; arricchì invece mirabilmente la miseria dei suoi fedeli, ed egli rimase pieno di tesori inesauribili.
La carità, dunque, che fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al cielo. La carità che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato.
Stefano quindi per meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con essa vinceva dovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giudei che infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo lapidavano. Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti.
Sostenuto dalla forza della carità vinse Saulo che infieriva crudelmente, e meritò di avere compagno in cielo colui che ebbe in terra persecutore.
La stessa carità santa e instancabile desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con le parole.
Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha seguito per le preghiere di Stefano.
Quanto è verace quella vita, fratelli, dove Paolo non resta confuso per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo, perché la carità esulta in tutt’e due. Sì, la carità di Stefano ha superato la crudeltà dei Giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine dei peccati, per la carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il regno dei cieli.
La carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine.
Perciò, fratelli, poiché Cristo ci ha dato la scala della carità, per mezzo della quale ogni cristiano può giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la carità, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.

Trascrizione dell’Omelia.

Torniamo per un attimo a questa Prima Lettura degli Atti degli Apostoli che ci racconta, parla della morte di Stefano primo martire, perché dico questo? Perché non vi sarà sfuggito penso abbastanza che c’e’ una certa consonanza tra le cose raccontate in questo brano degli Atti degli Apostoli e la Passione di nostro Signore. La rabbia di quelli del sinedrio che stanno accusando Stefano, il fatto che vengono chiamati falsi testimoni e poi ancora il fatto che Stefano ha questa visione nella sofferenza, nella difficoltà, questa visione del cielo aperto, del cielo squarciato, cioè si accorge di qualche cosa che non conosce e poi si turano gli orecchi, si scagliano tutti insieme contro di lui e questi testimoni depongono i mantelli ai piedi di un giovane chiamato Saulo, quando lo lapidano Stefano dice: “Signore accogli il mio spirito” come Gesù sulla croce e poi alla fine, piegando le ginocchia, gridando, dice: “Non imputare loro questo peccato”, anche questo e’ un’espressione che noi vediamo sulle labbra di Cristo prima di morire sulla croce. Bene, perché gli Atti degli Apostoli ci tengono tanto a mettere insieme queste due cose? Tu dirai: “Beh, per assimilare la vita di Stefano e la sua morte, la sua testimonianza, a quella del Figlio di Dio”, certamente, ma perché? Perché e’ così necessario riprodurre una storia, una vicenda drammatica tragica, come quella di Stefano, riletta con le categorie del Figlio di Dio? Solo per mettere vicino queste due figure, persone, così importanti? No, perché questa e’ la regola, la regola per te. Perché vedi, c’e’ nel cuore di questo racconto, un aspetto, lo abbiamo appena accennato prima, che diremmo fa la differenza, il momento in cui Stefano dice: “Vedo i cieli aperti e vedo il Figlio dell’uomo stare alla destra di Dio”, che cosa vuol dire questo? E’ una visione così mistica che ha Stefano? Ma quando ce l’avrebbe questa visione mistica? Tu quando ce la vorresti avere, secondo te, una visione mistica? Quando stai, che ne so io, in un posto particolare, nel silenzio, nella preghiera e allora succede qualcosa? E invece ti sei accorto che non succede niente, puoi fare il fachiro quanto ti pare, ma non vedi niente. Quando e’ che capisci che la natura umana del Figlio di Dio può stare alla destra del Padre, così come Gesù ha inaugurato il nostro ingresso presso Dio? Te ne accorgi quando la tua natura umana e’ sottoposta ad una grande indicibile, insopportabile, sofferenza, come Stefano. Condannato, condannato a morte, lapidato, condannato alla lapidazione, ancora non lo e’, nel momento in cui si accorge che la sua vita non vale più nulla se non per quello che ha creduto ed ha testimoniato, allora finalmente vede le cose come sono, ecco che cosa vuol dire avere “i cieli aperti”, non e’ una visone così ce l’ha avuta lui beato quelli … no, beati no, perché lui ce l’ha nel colmo della sua sofferenza e questo vuol dire per te, che solo nel colmo della sofferenza tu puoi rinunciare a tutte le bramosie della tua natura umana e accorgerti che invece il Verbo di Dio che ti ha salvato, solo lui conta, solo lui e’ necessario. Questo lo può capire chi in queste traversie ci e’ passato senza lamentarsi, questa e’ la condizione, perché se tu ti lamenti allora non la vedi questa cosa, vedi solo la tua rabbia, le tue difficoltà, cominci a fare giudizi a destra e a sinistra, ma nell’abbandono fiducioso tu scopri come stanno veramente le cose. Allora dunque si squarciano i cieli, vedi la verità, finora ti immaginavi cose, finalmente capisci qual e’ l’oggetto della tua speranza. Dicevamo nell’abbandono fiducioso, certamente, quello che dirà Stefano quando al momento di morire dirà al Signore: “Signore Gesù accogli il mio spirito”, cioè: “Mi abbandono a te” e poi come chiunque sale questo cammino verso il Tempio del Signore, si guarda indietro, guarda i suoi amici, i suoi nemici, i suoi persecutori e ormai pago di quello che vede davanti a sé, può dire: “Quelli perdonali, perdonali”, il Figlio di Dio dirà: “Non sanno quello che fanno”, ma forse anche Stefano ha questo nel cuore. Tra l’altro, tra questa gente che stava lì a guardare quello che accadeva, c’era anche un certo giovane di nome Saulo, sai bene chi e’. E’ uno che fino adesso non ha visto questi cieli aperti, non ha conosciuto la bellezza meravigliosa della testimonianza del Cristo sulla croce e dunque gli sembra giusto fare quello che sta facendo, cioè approvare la condanna e la morte di questo giovane Stefano. Sai che anche Paolo avrà un momento di grande smarrimento e si sentirà chiamare per nome e finalmente cambierà la sua vita e diventerà l’apostolo delle genti. Capito questo, forse hai una chiave in più per entrare in questo brano del Vangelo di Matteo che abbiamo ascoltato, Gesù ce lo dice chiaramente: “Guardatevi dagli uomini”, vuoi che te la traduco meglio? Guardati da tutte le cose che hai ritenuto importanti e che riguardano solamente la tua natura umana. Perché la tua natura umana e’ temporanea, non e’ destinata a finire così come e’ nata, e’ destinata semmai ad essere rivestita di Cristo e cambiare la sua dimensione perché sposata, rivestita dalla natura divina del Verbo. Ma se tu rimani legato, attaccato, impaurito, alla natura umana perché credi che sia l’unica prospettiva che ti riguarda, soffrirai ma senza vedere nulla, ti sentirai schiacciato, senza vedere i cieli aperti. E che questa cosa e’ vera, la dice anche Gesù no? “Poi, se vivete in questo abbandono, non vi preoccupate, perché sarà lo Spirito che parlerà”, non e’ che saremo manichini che aprono la bocca e lo Spirito parla, ma parleremo per le cose che ci sarà dato di comprendere nel momento in cui sarà necessario dirle a testimonianza della resurrezione di Cristo. I discorsi preparati, amici mie, servono a poco, se servissero i discorsi preparati, noi avremmo uno stuolo di convertiti, invece guardiamoci, siamo questi niente di più. Gesù e’ rassicurante perché dice: “Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato”, così pure per Stefano, così anche per noi, perseverare nella fede, nell’attesa che si manifestino queste cose, questa e’ la nostra speranza. Sia lodato Gesù Cristo.

La preghiera di Gesù // Musica Sacra
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