La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 6,39-45)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».
PRIMA LETTURADal libro del Siracide (Sir 27,5-8 (NV) [gr. 27,4-7])
Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti;
così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti.
I vasi del ceramista li mette a prova la fornace,
così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela i pensieri del cuore.
Non lodare nessuno prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.
Parola di Dio.
Dal Salmo 91 (92) .
È bello rendere grazie al Signore. R..
È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte. R
Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio. R.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità. R.
1Cor 15,54-58
SECONDA LETTURA Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 15,45-49)
Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
«La morte è stata inghiottita nella vittoria.
Dov’è, o morte, la tua vittoria?
Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?»
Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!
Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“L’uomo semplice e retto, timorato di Dio”.
Dal «Commento al libro di Giobbe» di san Gregorio Magno, papa
C’è un genere di semplicità che meglio sarebbe chiamare ignoranza. Essa consiste nel non sapere neppure che cosa sia rettitudine. Molti abbandonano l’innocenza della vera semplicità, proprio perché non sanno elevarsi alla virtù e all’onestà. Poiché sono privi della vera prudenza che consiste nella vita buona, la loro semplicità non sarà mai sinonimo di innocenza. Perciò Paolo ammonisce i discepoli: «Voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male» (Rm 16, 19). E soggiunge: «Non comportatevi da bambini nei giudizi; siate come bambini quanto a malizia» (1 Cor 14, 20).
Per questo anche la stessa Verità ingiunge ai discepoli: «Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10, 16). Ha unito necessariamente l’una e l’altra cosa nel suo ammonimento, in modo che l’astuzia del serpente ammaestri la semplicità della colomba, e la semplicità della colomba moderi l’astuzia del serpente.
Per questo lo Spirito Santo ha manifestato la sua presenza agli uomini sotto forma non soltanto di colomba, ma anche di fuoco. Nella colomba viene indicata la semplicità, nel fuoco l’entusiasmo per il bene. Si mostra nella forma di colomba e nel fuoco perché quanti sono ricolmi di lui, praticano una forma tale di mitezza e di semplicità da infiammarsi d’entusiasmo per le cose sante e belle e di odio per il male.
«Uomo integro e retto, temeva Dio ed era alieno dal male» (Gb 1, 1). Chiunque tende alla patria eterna vive indubbiamente con semplicità e rettitudine: è semplice cioè nell’operare, retto nella fede; semplice nel bene materiale che compie, retto nei beni spirituali che percepisce nel suo intimo. Vi sono infatti certuni che non sono semplici nel bene che fanno, poiché ricercano in esso non la ricompensa all’interno, ma il plauso all’esterno. Perciò ha detto bene un sapiente: «Guai al peccatore che cammina su due strade!» (Sir 2, 12). Ora il peccatore cammina su due strade, quando compie quello che è di Dio, ma desidera e cerca quello che è del mondo.
Bene anche è detto: «Temeva Dio ed era alieno dal male»; perché la santa Chiesa degli eletti intraprende nel timore le strade della sua semplicità e rettitudine, ma le conduce a termine nella carità. Uno si allontana completamente dal male, quando per amore di Dio comincia a non voler più peccare. Se invece fa ancora il bene per timore, non si è del tutto allontanato dal male; e pecca per questo, perché sarebbe disposto a peccare, se lo potesse fare impunemente.
Perciò quando si dice che Giobbe teme Dio, giustamente è detto anche che si teneva lontano dal male, poiché mentre la carità sostituisce il timore, la colpa che viene abbandonata dalla coscienza, viene pure calpestata dal proposito della volontà.
Trascrizione dell’Omelia.
Di che albero si sta parlando? E che cos’e’ questa possibilità di togliere la trave dal proprio occhio? Siamo in un contesto in cui i giudei, i farisei soprattutto, stanno avversando Gesù in molti modi, cercando di metterlo alla prova su questioni che riguardano la Legge e se vi ricordate, penso che non vi sarà passato così inosservato, c’e’ un Salmo, il Salmo 1, quello che apre a tutta la serie di questi cantici sapienziali, che dice: “Beato l’uomo che non siede in compagnia degli stolti, non ascolta i beffardi, i malfattori, ma si compiace della Legge del Signore perché la medita giorno e notte” … la medita giorno e notte. Diceva il Salmo che abbiamo ascoltato stamattina: “La tua fedeltà lungo la notte”, dunque anche nei momenti bui, l’uomo saggio sa riconoscere la presenza di Dio, chi invece non ha la capacità di muoversi secondo la Legge del Signore, costui anche quando c’e’ la luce, vedrà il buio, perché porta una trave sull’occhio, vede solo i difetti degli altri. Che per caso c’e’ capitato mai di vedere solo i difetti degli altri? In genere di quelli parliamo noi, mica facciamo ammenda dei nostri. Ma dice quel Salmo che quell’uomo che medita la Legge del Signore giorno e notte, quello e’ come un albero che affonda le radici lungo i corsi d’acqua, cioè lungo l’abbondanza, la bellezza, della sapienza. Costui, poiché si nutre della sapienza, porterà frutto al tempo opportuno e sarà un frutto buono, Ezechiele da parte sua dirà che questi alberi che nascono e crescono intorno a questo fiume maestoso che esce dal Tempio, questi alberi anche avranno frutti e foglie capaci di guarire e risanare, i frutti che vengono dalla conoscenza della Legge, dalla pratica della Legge, dalla pratica dell’amore. Ora, io lo so che dicendo questo noi della Legge abbiamo un’idea così lontana dalle nostre cose, pensiamo alla Legge come qualcosa di moralistico che ci mette in difficoltà, insomma quei Dieci Comandamenti con i quali non ti confronti mai, perché pure li conosci poco, ma la Legge del Signore e’ la Parola, e’ la Scrittura, e’ tutto ciò che Egli ha voluto farci conoscere perché noi assumiamo un atteggiamento diverso, non tanto di fronte a lui, ma di fronte alla storia, una Legge dunque, o meglio traduci, una sapienza capace di nutrirci così profondamente e così autenticamente da fare anche noi valutazioni autentiche, certe, sulla storia che abbiamo davanti. Chi ha questo spirito non si mette a guardare i difetti dell’altro, guarda i propri e semmai una volta, avendo notato che cosa c’e’ nel suo cuore, magari aiuta anche l’altro ad uscirne fuori. Ma ci sono uomini che fanno una vita amara, che vivono l’amarezza fin nel sangue, quelli giudicheranno tutti, parleranno male di tutti e nella loro vecchiaia invece di dare frutti buoni, daranno frutti amari, amari capaci di dividere, di giudicare, io direi, di uccidere, perché uno che fa un giudizio negativo protratto nel tempo contro qualcun altro, avesse anche ragione, lo sta uccidendo piano piano. E purtroppo amici queste cose non succedono mica nelle zone di guerra dove semmai uno si aspetterebbe … no, succedono in mezzo a noi, succedono nella chiesa, succedono perfino là dove la religiosità viene messa alla … E’ questo che dice Gesù, questo e’ il rimprovero che fa Gesù a questa gente, se ti metti a guardare i difetti del tuo prossimo e non guardi i tuoi, sarai come un cieco, dice all’inizio, che guida un altro cieco, cadrai nel fosso tu e chi hai guidato. Ma la cosa più interessante sta alla fine di questo Vangelo, quando Gesù dice: “La sua bocca” quella del malvagio, quello che giudica: “esprime quello che sovrabbonda dal cuore”, ciò che sovrabbonda dal cuore, cioè i pensieri che albergano nel cuore dell’uomo, sai, amico, nel cuore non ci sono i sentimenti quelli che pensi tu, ci sono i pensieri e i pensieri come si formulano, come si costruiscono? Si costruiscono dal confronto con la sapienza di Dio. Se io mi confronto con la sapienza del mondo, non avrò pensieri secondo Dio, avrò pensieri secondo il mondo. E i pensieri secondo il mondo quali sono? Invidia, gelosia, giudizio, mormorazione, tutte cose che conoscete bene. Invece i pensieri secondo Dio sono quelli che anche la Scrittura ci ricorda, che la chiesa ci permette di usare anche nel discernimento, che ci insegna a fare il discernimento, quei pensieri sono sempre a favore del prossimo, non sono mai a suo detrimento, non accusano, semmai intercedono, non mettono in evidenza il male degli altri, semmai sostengono la speranza di chi ha perduto ogni speranza. E questo ministero, amici miei, in mano a chi sta? A quali sapienti starebbe? Sta nelle nostre mani, nelle nostre! Siamo noi che mormoriamo, noi che giudichiamo, noi che dividiamo, noi che facciamo dei luoghi della preghiera e dell’adorazione, luoghi di divisione e di mormorazione, questo peccato non e’ contro il prossimo, questo peccato e’ contro Dio, perché Dio ci ha invitati ad avvicinarci a questa mensa di sapienza, di grazia e di perdono. Chi siamo noi per metterci in mezzo e allontanare la speranza dei miseri, dei poveri? Riflettete bene su questo, noi adesso ci prepariamo, questa settimana entreremo nel tempo della Quaresima, ci entreremo col Mercoledì delle Ceneri, per ricordarci quanto la nostra vita sia legata a poche cose, quanto la nostra vita secondo natura, sia un peso, sia un problema, sia una difficoltà e guarderemo verso Dio per cercare, in questo tempo che viene, sapienza necessaria per sollevarci dalle nostre difficoltà e dalle nostre paure e rifondarci, riformularci, sui pensieri e sui giudizi di Dio. Preparati per questo, in questa settimana confessatevi, in questa settimana ripensate alla grazia che Dio e’ pronto a donarci, in questa settimana fate opere di giustizia e allora ci avvieremo verso la Pasqua con un cuore nuovo, con una consapevolezza nuova. Sia lodato Gesù Cristo.