Oggi si è compiuta questa Scrittura.(Messa del Mattino e della Sera)
MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,1-4;4,14-21)
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
PRIMA LETTURADal libro di Neemìa (Ne 8,2-4a.5-6.8-10)
In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i levìti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».
Parola di Dio.
Dal Salmo 18 (19) .
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita. R..
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. R
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.
Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore.
Signore, mia roccia e mio redentore. R.
SECONDA LETTURA Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 12,12-30)
Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?
Parola di Dio.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Cristo è sempre presente nella sua Chiesa”.
Dalla Costituzione «Sacrosanctum Concilium» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla sacra Liturgia.
Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e soprattutto nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della Messa tanto nella persona del ministro, «Egli che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso per il ministero dei sacerdoti», tanto, e in sommo grado, sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, di modo che quando uno battezza è Cristo che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e canta i salmi, lui che ha promesso: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro» (Mt 18, 20).
In quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale lo prega come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all’Eterno Padre.
Giustamente perciò la Liturgia è ritenuta come l’esercizio del sacerdozio di Gesù Cristo; in essa, per mezzo di segni sensibili, viene significata e, in modo ad essi proprio, realizzata la santificazione dell’uomo, e viene esercitato dal Corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal Capo e dalle sue membra, il culto pubblico e integrale.
Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne uguaglia l’efficacia.
Nella Liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste, che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini e dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo. Insieme con la moltitudine dei cori celesti cantiamo al Signore l’inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di condividere in qualche misura la loro condizione e aspettiamo, quale salvatore, il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli apparirà, nostra vita, e noi appariremo con lui nella gloria.
Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente «giorno del Signore» o «domenica». In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare all’Eucaristia, e così far memoria della passione, della risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendere grazie a Dio che li «ha rigenerati nella speranza viva della risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (1 Pt 1, 3). La domenica è dunque la festa primordiale che dev’essere proposta e inculcata alla pietà dei fedeli, in modo che risulti anche giorno di gioia e di riposo dal lavoro. Non le vengano anteposte altre celebrazioni, a meno che siano di grandissima importanza, perché la domenica è il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico.
Trascrizione dell’Omelia.
Probabilmente, avevano già sentito dire di costui che passando per i villaggi della Palestina, aveva fatto miracoli, prodigi grandi, importanti, sempre accompagnati da insegnamenti diversi, fatti con un’autorità diversa da quella che loro erano abituati a sentire nelle sinagoghe e al Tempio forse, chissà, comunque la curiosità era in loro e questo era il momento in cui Gesù decide di dire qualcosa di più. Bene, ha fatto i miracoli, ha fatto dei prodigi, tutti li hanno visti, tutti più o meno si sono fatti un’idea che lui potrebbe essere quello che stanno aspettando ma non lo sanno, non ne sono ancora certi. Allora un Sabato, tornato nel suo paese, a Nazareth, apre il rotolo del profeta Isaia e legge questo brano, Isaia 61, e’ il brano che parla del tempo del Messia, cioè quando verrà il Messia farà tutte queste cose, perché coinciderà la sua venuta con il grande Giubileo, come era narrato nel Libro del Levitico e dei Numeri, cioè il giorno in cui ognuno avrebbe ripreso in possesso quella parte, quella porzione di terra o di cose, che aveva perduto nel corso di quel tempo, ogni cinquant’anni si sarebbe dovuto celebrare questo Giubileo, un Giubileo di restituzione. Ora noi ci siamo in un Giubileo, ce lo immaginiamo sempre come una grande doccia spirituale, dove ci laviamo tutti per sempre di tutte le pene, le colpe, etc., in realtà il Giubileo e’ uno specchio e anche un’indicazione di quello che sarà l’ultimo giorno, cioè il giorno del Giudizio Universale, il giorno in cui Dio, come il Figlio di Dio quella sera nell’Ultima Cena si era chinato a lavare i piedi a tutti gli apostoli, il giorno in cui Dio si chinerà su ognuno per ascoltare ed esaudire le invocazioni di tutti e soprattutto per permettere a tutto il suo popolo di entrare nella promessa eterna, cioè nella Vita. Dunque queste categorie, queste caratteristiche che sono presenti in questo brano di Isaia, sono quelle che definiscono il rapporto tra Giubileo, tra Anno Giubilare, il cinquantesimo anno secondo la loro tradizione e la venuta del Messia. Era un momento attesissimo, un momento che avrebbe dovuto essere inaugurato da alcune cose molto particolari, molto speciali: i morti sarebbero resuscitati, tutti avrebbero visto prodigi grandi nel cielo, un po’ quello che ci racconta anche il Libro dell’Apocalisse, se qualcuno di voi lo conosce. Dunque quando Gesù comincia a dire queste cose, tutti stanno là molto attenti, dice: “Gli occhi di tutti erano fissi su di lui”, per dire: “Vediamo adesso che succede”, ora questa liturgia non ci presenta il continuo di questo brano ma noi lo sappiamo, proprio a Nazareth, dopo aver letto queste parole, Gesù dirà: “Oggi questa parola si compie”, che vuol dire: “Comincia oggi il Giubileo, comincia oggi la vita eterna, comincia oggi il Giudizio” e che cosa faranno loro? O meglio, che cosa faresti tu? Perché pure tu vieni qua, no? Ascolti questa parola, ti viene anche un po’ spiegata, poi entri nel cuore dell’Eucarestia, sai che alcune parole, dette su questo altare, cambieranno la sostanza del pane e del vino, cosicché la presenza del Figlio di Dio sarà certamente qua in mezzo a noi. Tu te ne nutrirai, dunque entrerai in questo grande Giubileo in cui ti viene rimessa ogni colpa, in cui finalmente il sangue di Cristo ti otterrà la vita eterna e cosa fai? Esci da qua come ci sei entrato! Mah, con qualche sentimento in più forse, non lo so, ma diciamo che non cambia molto la tua vita o almeno non sembra che cambi molto, perché il mondo là fuori sembra passare come un rullo compressore su tutte le cose che tu qui hai visto, hai sperato e hai desiderato. Così fecero a Nazareth quel giorno, dopo che Gesù disse: “Questo oggi si avvera, questo oggi e’ vero, ora comincia la storia, comincia la salvezza”, questi si sono guardati e hanno detto: “No, questo e’ uno di noi, e’ figlio di …, e’ fratello di …, insomma e’ stato sempre qui, come e’ possibile che una realtà così quotidiana, così uguale a noi, possa essere addirittura la porta della vita eterna”. Ora cristiano, io non voglio esagerare adesso eh, ma tu pensi che dopo questo ingresso nell’Eucarestia, nella comunione con il Figlio di Dio, si possano aprire le porte del cielo? Tu possa vedere, in questo squarcio di nubi, possa vedere come stanno veramente le cose presso Dio, riconoscere che sono uguali a quelle che tu porti dentro, almeno come desiderio e finalmente deciderti per una vita nuova, per una vita totalmente lavata, pulita, non sciacquata dai peccati ma riordinata secondo il pensiero di Dio? O dirai: “Va bene, insomma e’ interessante per carità, la riascolterò questa omelia, mi piace” e però senza . Ora sapete, perché poi uno potrebbe dire: “Eh vabbe’ ma poi queste cose sono accadute”, in parte erano cominciate ad accadere, perché Gesù questi miracoli poi li ha fatti, aveva ridato la vista a qualche cieco, aveva rialzato qualcuno che era storpio, etc., ma non si realizzerà completamente e qua dovresti accenderti ancora di più di desiderio, non si realizzerà’ totalmente, cioè non e’ cominciato là il Giudizio Universale, bontà sua e grazie, insomma tutti ne hanno goduto e noi ancora, perché quando si compierà totalmente il suo disegno, il giorno in cui Egli dirà al Padre: “Tutto e’ compiuto, nelle tue mani affido il mio spirito”, là si sarebbe dovuto inaugurare questo tempo. E chissà, se qualcuno lo aveva seguito di questi, là avrebbe atteso finalmente che i cieli avrebbero mostrato la volontà di Dio come benedizione per tutti, e invece no. Il Vangelo di Matteo ci racconta che quel giorno che Gesù muore, alcuni morti escono dalle tombe, come per dire: “Tutto e’ pronto”, terremoti, caligine, insomma tanti segni che fanno pensare che il tempo e’ arrivato. Ma la sera prima, Gesù aveva detto al Padre: “Padre, sia fatta la tua volontà, io ci sto, la mia vita la do volentieri, ma questo ultimo calice, quello che riguarda il giudizio di questa gente, tu allontanalo, aspetta ancora, aspetta ancora finché siano diventati un corpo solo”, allora tu usciresti da questa Eucarestia non solo con il desiderio della vita eterna, ma anche col desiderio di discernere bene quali aspetti nella tua vita ora, dicono qualcosa di questa vita eterna, quale realtà la parola ti ha dischiuso nel cuore, perché tu possa immaginarti qual e’ questa volontà di Dio e desiderarla con tutto te stesso. Noi siamo dentro questo spazio, camminiamo come il popolo di Israele camminò in mezzo al mare che si era aperto nel Libro dell’Esodo, camminiamo con le sponde della proclamazione del mistero da parte del Cristo e la realizzazione da parte del Padre, camminiamo in questa grande dilazione, in questo tempo sospeso perché tutti quanti noi, finalmente possiamo entrare in una speranza che non abbiamo mai ascoltato, mai sentito, alla quale forse non abbiamo mai prestato attenzione. Ti rendi conto? E’ Gesù che ti dice, in questo brano: “Oggi questa parola si compie”, dunque e’ già cominciata, e’ Gesù che tra poco inaugura il tempo della tua salvezza consegnandosi a te! E non credere che tu sia così degno di riceverlo, se lui non avesse stabilito un tempo per la tua conversione. Dunque non solo dice: “Oggi comincia questa salvezza” ma anche ti dice: “Vieni! Vieni a prendertela, assumila, prendila con te!”, una speranza che sia per te come una sposa, che sia per te come una compagna che starà con te fino alla fine e finalmente all’ultimo giorno ti aprirà alla visione beatifica. Allora pure tu, non dire in cuor tuo: “Vabbe’, ma e’ una domenica qualsiasi”, di’ piuttosto: “Ti ringrazio Signore, perché io ero schiavo delle logiche perverse di questo mondo e soprattutto oppresso da una paura che si e’ mangiata i miei giorni migliori, ma uscirò da qua sapendo che tu mi hai chiamato per nome e che tu mi riservi ancora pietà perché mi hai amato di amore eterno”. Possano queste parole fissarsi nel tuo cuore e accendere il fuoco della speranza, finché tutto non sia compiuto. Sia lodato Gesù Cristo.
Messa della sera
Trascrizione dell’Omelia.
Naturalmente non gli credettero, se fossimo andati avanti nella lettura di questo brano di Luca, avremmo notato lo sconcerto da parte di tutta questa gente che stava a guardarlo così, curiosa di sapere e anche un po’ intimorita, adesso vedremo anche perché lo era, dunque non lo accetteranno perché riterranno quel luogo, quella circostanza, ma anche la sua provenienza da Nazareth, qualcosa di così scontato e dalle cose scontate nessuno si aspetta niente, come tu non ti aspetti niente da un’Eucarestia della Domenica, da una preghiera che fai in un giorno della settimana, insomma, che deve succedere affinché tutto quello che Dio ha pensato si manifesti e si realizzi? Può essere che tutto questo grande progetto tu lo abbia legato a doppio filo alla morte, che prima o poi verrà a prenderci, così che allora il progetto di Dio finalmente accadrà si manifesterà? Ma non e’ nella vita che si manifesta? Vediamo come siamo arrivati a questo brano di Luca e che cosa voleva dire questo atteggiamento di chi lo fissava con grande attenzione. Beh, dovremmo partire da molto lontano, ma tranquilli non vi prenderò, spero, molto tempo, dovremmo partire dalla Legge di Israele, la Legge che Dio tramite Mose’ da’ a Israele, cioè quella Legge secondo cui alla fine di ogni settimana, nel giorno del Sabato, ogni uomo può aspettarsi qualche cosa da Dio. Diranno come un’anima in più, una grazia, insomma qualcosa di particolare, ma chi connota quello che vuole celebrare il Sabato e’ l’attesa di entrare nel riposo con Dio. Questo Sabato poi, secondo la Legge, il Libro del Levitico ma anche il Libro dei Numeri, secondo la Legge questo Sabato e’ destinato a moltiplicarsi per una serie di Sabati, cosicché dopo sette settimane di anni, c’e’ un Anno Sabatico in cui nessuno deve coltivare il terreno, raccogliere l’uva, insomma tutto sarà gratis proprio perché tutti sappiano che c’e’ un progetto di gratuità da parte di Dio. A te forse non fa nessun effetto, ma allora era uno sconcerto, perché? Perché quella gente pagana era abituata a dare cose a Dio per ottenere altre cose e con questi mercanteggiamenti pensava di conquistarsi l’amicizia di un dio qualsiasi. No, la gratuità e’ il segno caratteristico di questa nuova relazione perché, tu lo sai, solo le relazioni gratuite, veramente oblative, diventano il fondamento di un’esperienza autentica. Sette settimane di anni ma poi sette settimane di settenari e cioè al cinquantesimo anno, dopo quarantanove anni, un anno, il cinquantesimo, sarebbe stato quello del Grande Giubileo. Grande Giubileo un po’ come quello che celebriamo noi, di più, perché quel Giubileo, secondo la Legge, era l’anno in cui tutto ciò che si era perduto nel frattempo, sarebbe tornato al proprietario. Sai cosa vuol dire? Vuol dire che se il tuo bisnonno si e’ venduto una vigna che a te piaceva o una casa al mare che a te piaceva, al cinquantesimo anno la puoi riottenere, lui l’ha costruita e tu abiti nella casa di tuo nonno, dunque la tua identità e’ salva secondo la mentalità delle cose di proprietà. E per loro era importante, perché ogni terra aveva il nome del capostipite, c’era una terra di Dan, una terra di Zabulon, una di Neftali, insomma per ogni tribù c’era un nome ed una terra che lo garantiva. Guarda che tu hai le stesse speranze eh! Perché se la terra e’ il tuo corpo, tu speri che Dio te lo conservi e te lo restituisca con il tuo nome nel Giorno del Giudizio, credo che questa sia la tua speranza, se poi hai pensato un’altra cosa mi dispiace per te. Dunque per settant’anni questo popolo, perché non aveva osservato queste leggi, era andato in Babilonia, poi era ritornato, aveva scontato i Sabati che non aveva celebrato, non ti annoiare eh, perché ora ci arriviamo, i Sabati che non aveva celebrato, finalmente dopo cinquecento anni dal ritorno da Babilonia, Dio aveva preparato e realizza un fatto e sai qual e’? L’incarnazione del Verbo! Dunque la grande risposta da parte dell’Altissimo, stavolta potrebbe dire Dio a tutto il mondo: “Stavolta ci riposiamo davvero, stavolta mando il mio Figlio, non più i profeti che avete ucciso, non più … ma mando il mio Figlio perché vi dica qual e’ finalmente il mio progetto, si può scartare questo dono, questo regalo, che per troppo tempo e’ rimasto chiuso” e quando Gesù apre, nella sinagoga di Nazareth, questo rotolo, sembra proprio che stia scartando questo regalo. Infatti e’ il rotolo di Isaia, e’ il rotolo che annuncia che cosa accadrà, quali saranno i segni per riconoscere che il Messia e’ venuto. E allora dice: “Lo Spirito del signore e’ sopra di me, per questo mi ha consacrato, mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”, cioè il Grande Giubileo: “a proclamare ai prigionieri la liberazione”, cioè la possibilità di fruire di questa grazia: “ai ciechi la vista”, insomma tutte quelle prerogative perdute, come la terra, tornano al proprietario ed e’ esattamente, anche questo, quello che desideri tu. Ma dimmi una cosa, ma nella tua idea di vita eterna ci sarà la tua testa calva, coi tuoi capelli bianchi o tinti o ci sarà quella che avevi a trent’anni? Che diresti? Non lo sai dire, non sai qual e’ l’oggetto della tua speranza, però speri che Dio, quando vorrà dire l’ultima parola, sia una parola conveniente per te, cioè che non trascuri nulla di quello che ti piaceva e ti piace. Beh, ti dico, veramente farà così. Bene, la cosa curiosa e’ che Gesù, il Figlio di Dio, questo rotolo non lo ha aperto a Gerusalemme dove finalmente tutti stavano ad aspettare, avevano le chiavi per entrare e ascoltandolo si sarebbero convertiti, lo fa a Nazareth, cioè a Tor Bella Monaca, che ne so alla Borghesiana, alla Giustiniana, insomma un posto lontano dal centro. Perché? Perché il Figlio di Dio pur essendo di natura divina non ha considerato questo una prerogativa, al di sopra di tutto, ma si e’ spogliato ed e’ andato a Tor Bella Monaca, e’ andato al quartiere più distante dal Tempio, da Israele, cioè là a Nazareth dove era cresciuto e là dirà: “E’ arrivato il momento, oggi si compie questa scrittura perciò iniziamo a fare la giustizia”, che faranno questi? Si scandalizzeranno, diranno che non e’ credibile, addirittura lo scacceranno dalla sinagoga di Nazareth, di casa sua, lo porteranno verso un precipizio per buttarlo di sotto, per dire: “Noi non ti vogliamo, ci piacciono i nostri giorni qualsiasi, ci piacciono le nostre speranze da quattro soldi, ci piacciono le nostre cose da fare a casa, insomma entrare in questa speranza non e’ comprensibile, dunque potrebbe essere troppo difficile”, proprio quello che pensi tu! E Gesù porterà a compimento questa era messianica, la porterà fino al Getsemani, dirà al Padre al Getsemani quella notte: “Non sono pronti, dormono, non hanno capito, abbiamo aperto il rotolo dell’era messianica e questi l’hanno subito richiuso, allora io morirò per loro, io offrirò me stesso, si io accetto la morte, ma tu il calice del Giudizio, da questa morte, allontanalo, che arrivi il giorno in cui questi saranno pronti, in cui grazie al mio sacrifico diventeranno una cosa sola, un solo corpo, un solo spirito”, come diciamo nell’Eucarestia ogni Domenica, allora faremmo anche un giudizio di misericordia per tutti, allora sarà il Grande Giubileo nel quale tutti siamo chiamati ad entrare. Per oggi, se hai capito la grandezza di questo messaggio, per oggi comincia a considerare parole che ti sembrano qualsiasi, come le porte dell’ingresso nel progetto di Dio. Non le disattendere, non dire che sono parole qualsiasi, perché sarà qualsiasi anche il giudizio nei tuoi confronti. Invece apriti volentieri davanti a Colui che ha il potere di restituirti cento volte tanto di quello che tu invece su questa terra hai perduto, hai sofferto, hai pianto, etc., cento volte tanto in benedizione, grazia e vita eterna. Se poi dici: “Come si fa a scoprire tutto questo?”, te lo dico: prega! Accorgiti dello Spirito che ti e’ stato donato, fallo parlare con il tuo spirito ed intendi le cose meravigliose di Colui che ci ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce. Sia lodato Gesù Cristo.