Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.
MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
PRIMA LETTURADal libro del profeta Isaìa (Is 62,1-5)
Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.
Parola di Dio.
Dal Salmo 95 (96) .
Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore. R..
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. R
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R.
Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. R.
Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine. R.
SECONDA LETTURA Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 12,4-11)
Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
Parola di Dio.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“La perfetta armonia frutto della concordia”.
Dalla «Lettera agli Efesini» di sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire
È vostro dovere rendere gloria in tutto a Gesù Cristo, che vi ha glorificati; così uniti in un’unica obbedienza, sottomessi al vescovo e al collegio dei presbiteri, conseguirete una perfetta santità.
Non vi do ordini, come se fossi un personaggio importante. Sono incatenato per il suo nome, ma non sono ancora perfetto in Gesù Cristo. Appena ora incomincio ad essere un suo discepolo e parlo a voi come a miei condiscepoli. Avevo proprio bisogno di essere preparato alla lotta da voi, dalla vostra fede, dalle vostre esortazioni, dalla vostra pazienza e mansuetudine. Ma, poiché la carità non mi permette di tacere con voi, vi ho prevenuti esortandovi a camminare insieme secondo la volontà di Dio. Gesù Cristo, nostra vita inseparabile, opera secondo la volontà del Padre, come i vescovi, costituiti in tutti i luoghi, sino ai confini della terra, agiscono secondo la volontà di Gesù Cristo.
Perciò procurate di operare in perfetta armonia con il volere del vostro vescovo, come già fate. Infatti il vostro venerabile collegio dei presbìteri, degno di Dio, è così armonicamente unito al vescovo, come le corde alla cetra. In tal modo nell’accordo dei vostri sentimenti e nella perfetta armonia del vostro amore fraterno, s’innalzerà un concerto di lodi a Gesù Cristo. Ciascuno di voi si studi di far coro. Nell’armonia della concordia e all’unisono con il tono di Dio per mezzo di Gesù Cristo, ad una voce inneggiate al Padre, ed egli vi ascolterà e vi riconoscerà, dalle vostre buone opere, membra del Figlio suo. Rimanete in un’unità irreprensibile, per essere sempre partecipi di Dio.
Se io in poco tempo ho contratto con il vostro vescovo una così intima familiarità, che non è umana, ma spirituale, quanto più dovrò stimare felici voi che siete a lui strettamente congiunti come la Chiesa a Gesù Cristo e come Gesù Cristo al Padre nell’armonia di una totale unità! Nessuno s’inganni: chi non è all’interno del santuario, resta privo del pane di Dio. E se la preghiera fatta da due persone insieme ha tanta efficacia, quanto più non ne avrà quella del vescovo e di tutta la Chiesa?
Trascrizione dell’Omelia.
Quando erode, secondo il racconto del Vangelo di Luca, incontrerà il Signore, si sentirà contento, straordinariamente meravigliato, che finalmente poteva vedere quest’uomo e forse Erode avrà pensato quel giorno: “Finalmente vedo quello che trasforma l’acqua in vino”, chissà forse anche molti di noi che non hanno conosciuto il Signore pensano ancora che questo sia un prodigio, un miracolo di cui stupirsi, di cui meravigliarsi ma con nessuna attinenza con la nostra vita, con la nostra ricerca. Proviamo allora ad entrare nella stessa casa da un’altra porta, vediamo se ci aiuta a penetrare questo mistero. Innanzitutto e’ l’inizio del Vangelo di Giovanni, e’ la prima occasione in cui Gesù si fa conoscere, fa conoscere il piano di Dio in qualche modo, anche se dirà alla Madre che non e’ ancora giunta la sua ora. E’ il momento, nel Vangelo di Giovanni, della vita pubblica di Gesù, della sua esposizione delle cose del Regno. E come lo racconta Giovanni questo fatto? Innanzitutto lo mette dentro una celebrazione, quella di un matrimonio. Un matrimonio, cioè l’unione di due diversi, di due distinti, e’ interessante che a questa unione di due distinti ci sia anche la Madre di Gesù che della distinzione delle due nature del Verbo, quella divina e quella umana, ne e’ stata il luogo, luogo della manifestazione, il luogo dell’attesa, il luogo della certezza che questa unione si sarebbe mostrata al mondo. Lei non sapeva all’inizio che cosa volesse dire essere la Madre di Dio, lo ha imparato nel tempo, però lei, in questo momento in cui Gesù si manifesta, e’ la dimensione credibile di questa unione delle nature così speciale, così particolare. Dunque un matrimonio, unione di distinti, la Madre di Dio testimone della relazione tra le nature in Cristo. E succede che in questo matrimonio ad un cero punto viene a mancare il vino e lei che conosce, che sa che questo progetto e’ destinato ad essere glorificato, perché tutti gli uomini c’entrino, perché tutti gli uomini lo comprendano, Maria si rivolge a Gesù per dirgli: “Guarda che questi non hanno più vino”, cioè la speranza di conoscere questa unione gli viene tolta dalla mancanza di qualche cosa. E qua già ti riconosci pure tu, che sei entrato in questa Eucarestia con l’esperienza, lo abbiamo detto prima chiedendo perdono alla Trinità, con l’esperienza di una divisione interiore, che forse pensi che non guarirà mai, che sarà sempre per te un peso, un problema, una difficoltà, noi sempre entriamo così nelle nostre liturgie, nella nostra preghiera, sempre con il grande desiderio di esser vicini a Dio e dall’altra parete con la constatazione di essere tanto legati alle difficoltà di questo mondo. Dunque quando Maria dice al Figlio: “Guarda che questi non hanno più vino”, gli sta dicendo: “Questo matrimonio, questo desiderio di unirsi, sta per fallire nella loro speranza, stanno probabilmente pensando che non riusciranno a vivere questa festa fino alla fine” … come credi tu, proprio come credi tu! E cioè che se hai una speranza oggi, non lo sai se questa si produrrà domani nella festa di chi ha ricevuto quello che attendeva. Sai, la speranza e’ l’attesa di qualcosa che accade, di qualcuno che venga. Ma anche te, facendo esperienza della vita così difficile, così oppressa e anche travagliata qualche volta, dici: “Chissà se arriverò fino alla fine a vedere, a sperimentare”. Dunque Maria che e’ custode di questo progetto, dice al Figlio: “Questi non hanno più vino si dispereranno” e Gesù gli risponde in un modo abbastanza duro, avete visto no? “Donna che vuoi da me?”, sembra una provocazione: “Donna che vuoi da me?”, ma la domanda che fa Gesù alla Vergine, in questo contesto in cui noi lo stiamo osservando, vuol dire proprio: “Che pensi Madre, che loro comprenderanno che questo progetto e’ destinato ad essere compiuto, adesso che fanno esperienza solo del male, solo della paura, solo dell’oppressione, della difficoltà, pensi che loro con una parola crederanno? Non e’ questa la mia ora, l’ora e’ quella in cui io metterò insieme queste due nature e tutti vedranno che sulla croce, nelle piaghe, nei chiodi sulle mani, sui piedi e nella ferita al costato, queste due nature diverranno una cosa sola così che ognuno nella propria sofferenza, nel proprio dolore, nella propria abiezione, saprà che la sua chiamata alla vita divina non e’ terminata, non e’ finita, non si e’ consumata”. Allora si rivolge ai servitori e dice: “Riempite di acqua le anfore”, sei anfore come i sei giorni della settimana che attendono il compimento nel giorno del riposo, o per noi il compimento nel giorno del ringraziamento come celebriamo ogni Domenica. E dice: “Prendete da questi giorni, prendete dalla speranza dei giorni, prendete dalla solitudine dei giorni qualsiasi, qualche cosa perché questo matrimonio possa andare avanti”, loro attingono e si accorgono che c’e’ un vino migliore. Guarda che per te questa e’ una speranza, per te e’ un invito a credere nell’incredibile! Prendi dalla stoltezza dei tuoi giorni qualsiasi, qualche cosa che Dio trasformerà nella bellezza del compimento del suo progetto, lo faresti tu? Sei disposto a credere che anche nelle tue realtà più semplici, più lontane dalla preghiera, dall’unione con Dio, da là Dio prenderà ciò che e’ destinato ad essere la tua gloria, la tua eternità e la tua salvezza? Noi siamo scettici su questo. Ma come ebbe assaggiato l’acqua che era divenuto vino, colui che dirigeva il banchetto, nella vecchia traduzione, forse meglio, era il maestro di tavola, il maestro di tavola capisci? Il maestro di tavola, abbiamo detto qualche volta, potrebbe essere il principe di questo mondo, quello che sa sempre come vanno a finire le cose e lo sa con il sospetto che Dio non le porti al loro compimento, il demonio. Ma questo maestro di tavola, come dice qua, questo che dirige il banchetto, e’ anche la tua ragione che quando guarda le cose che accadono nella propria vita e che accadono intorno, dice: “Ma che cosa vuoi sperare? Guardati allo specchio, sei invecchiato, sei malato, sei stato abbandonato, sei pieno di problemi … ma cosa vuoi sperare? Cosa puoi attendere dal Dio che dici di credere e di servire?”. La ragione in questo spesso ci umilia, ci mette in difficoltà, proprio lei che semmai era chiamata a guardare con attenzione il passaggio della grazia dentro la nostra vita. Allora, proprio ragionevolmente, il maestro di tavola dice: “Ma tutti mettono in tavola prima il vino buono poi quello peggiore”, che e’ quello che pensi te, no? Eri giovane … come eri quando eri giovane? Aitante, forte, magari anche bello, chi lo sa? non tutti insomma … però pieno di speranze, poi andando avanti guardati, hai bisogno di creme costose per mantenere qualche cosa delle vestigia di un tempo, oppure tinture speciali ma insomma c’e’ bisogno di qualche cosa che ti faccia credere, quando ti guardi allo specchio, che sei lo stesso di quello che senti dentro, perché dentro ti senti ancora così, mentre la tua realtà fuori ti tradisce, tradisce i tuoi anni. Dice: “Beh, in genere la vita e’ così, noi la sperimentiamo così, era meglio quando si stava peggio, le cose di prima erano migliori, adesso più andiamo avanti e più e’ peggio”, questo dice il maestro di tavola. Ma la notizia che viene da questa proclamazione del Vangelo delle nozze di Cana, e’ un’altra: il vino migliore sarà versato alla fine! Il vino migliore della tua vita sarà versato alla fine della tua vita, quando finalmente tu ti arrenderai alla bontà di Dio e lascerai che il tuo corpo si distenda perché la tua anima viva per sempre. Il vino migliore sarà versato alla fine, quando questa generazione che con tanta scienza e sapienza, pensava, avendo visto la Luna, che sarebbe andata su Marte, come diceva qualcuno che vorrebbe quasi quasi portarci i migliori, la crema di questo mondo su Marte, che invece il vino migliore sarà versato in questa storia, in questa terra, in questa chiesa. Mentre il mondo dice che il matrimonio tra Dio e la sua chiesa, tra il Cristo e la sua sposa, andrà a finire male, non ci sarà più la chiesa: “Ma ancora credete a queste cose?”, anche questo matrimonio vedrà la sua grandezza alla fine. Ora, caro cristiano, ma tu vuoi veramente uscire da qua e pensare: “Ah, come si stava bene quando si stava là! Adesso entro nel mondo e come facciamo?”, vuoi veramente pensare: “Eh, una volta ero forte, adesso sono debole, prima avevo più speranza, adesso l’ho persa”? puoi dire a questo mondo che il messaggio, che l’annuncio, che tu hai compreso dell’incontro con Cristo, e’ un annuncio di disperazione: “Così, bisogna accontentarsi, che ci fa? ormai …”, ormai! Oppure sei un detentore di un patto che siccome viene da Dio e’ destinato a mostrarsi nella sua bellezza, ad essere glorificato? Decidi, perché alla fine di questa Eucarestia qualcuno te lo dirà! Te lo dirà la chiesa, ti dirà: “Adesso andate in pace” cioè: “Andate a costruirla questa pace, andate a celebrare questa bellezza, andate a dire al mondo che l’eternità e’ nascosta al centro della sua vita, anche se tutto quello che c’e’ intorno e’ così terribile, così funesto, così pesante”. Noi abbiamo chiesto perdono al Padre, al Figlio e allo Spirito, alle Tre Persone, una sola sostanza e al Figlio che e’ Uomo e Dio, chiediamo ancora di aiutarci a credere che questa divinità ci verrà donata, che questa natura divina, grazie al suo sacrificio, ci verrà donata così che anche la nostra natura umana, al termine di questo matrimonio, possa sperare di entrare nella gloria. Sia lodato Gesù Cristo.