Epifania del Signore

06 Gennaio 2025

Siamo venuti dall’oriente per adorare il re.(Messa del Mattino e della Sera)

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2,1-12)

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Parola di Dio.

PRIMA LETTURADal libro del profeta Isaìa (Is 60,1-6)

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.

Parola di Dio.

Dal Salmo 71 (72) .
Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra. R..

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra. R.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti. R.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (Ef 3,2-3a.5-6)

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero.
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Il Signore ha manifestato in tutto il mondo la sua salvezza”.
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa

La Provvidenza misericordiosa, avendo deciso di soccorrere negli ultimi tempi il mondo che andava in rovina, stabilì che la salvezza di tutti i popoli si compisse nel Cristo.
Un tempo era stata promessa ad Abramo una innumerevole discendenza che sarebbe stata generata non secondo la carne, ma nella fecondità della fede: essa era stata paragonata alla moltitudine delle stelle perché il padre di tutte le genti si attendesse non una stirpe terrena, ma celeste.
Entri, entri dunque nella famiglia dei patriarchi la grande massa delle genti, e i figli della promessa ricevano la benedizione come stirpe di Abramo, mentre a questa rinunziano i figli del suo sangue. Tutti i popoli, rappresentati dai tre magi, adorino il Creatore dell’universo, e Dio sia conosciuto non nella Giudea soltanto, ma in tutta la terra, perché ovunque «in Israele sia grande il suo nome» (cfr. Sal 75, 2).
Figli carissimi, ammaestrati da questi misteri della grazia divina, celebriamo nella gioia dello spirito il giorno della nostra nascita e l’inizio della chiamata alla fede di tutte le genti. Ringraziamo Dio misericordioso che, come afferma l’Apostolo, «ci ha messo in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. E’ lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto» (Col 1, 12-13). L’aveva annunziato Isaia: «Il popolo dei Gentili, che sedeva nelle tenebre, vide una grande luce e su quanti abitavano nella terra tenebrosa una luce rifulse» (cfr. Is 9, 1). Di essi ancora Isaia dice al Signore: «Popoli che non ti conoscono ti invocheranno, e popoli che ti ignorano accorreranno a te» (cfr. Is 55, 5).
«Abramo vide questo giorno e gioì» (cfr. Gv 8, 56). Gioì quando conobbe che i figli della sua fede sarebbero stati benedetti nella sua discendenza, cioè nel Cristo, e quando intravide che per la sua fede sarebbe diventato padre di tutti i popoli. Diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto il Signore aveva promesso lo avrebbe attuato (Rm 4, 20-21). Questo giorno cantava nei salmi David dicendo: «Tutti i popoli che hai creato verranno e si prostreranno davanti a te, o Signore, per dare gloria al tuo nome» (Sal 85, 9); e ancora: «Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia» (Sal 97, 2).
Tutto questo, lo sappiamo, si è realizzato quando i tre magi, chiamati dai loro lontani paesi, furono condotti da una stella a conoscere e adorare il Re del cielo e della terra. Questa stella ci esorta particolarmente a imitare il servizio che essa prestò, nel senso che dobbiamo seguire, con tutte le nostre forze, la grazia che invita tutti al Cristo. In questo impegno, miei cari, dovete tutti aiutarvi l’un l’altro. Risplendete così come figli della luce nel regno di Dio, dove conducono la retta fede e le buone opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo che con Dio Padre e con lo Spirito Santo vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Trascrizione dell’Omelia.

Avete visto, termina questo annuncio della Pasqua proprio con quello che nella notte di Pasqua, nella veglia di Pasqua si dirà: “Colui che era, che e’ e che viene, etc. ”, bene, che cosa vuol dire questo annuncio e che cosa stiamo festeggiando oggi concretamente? Beh, questo annuncio vuol dire, come avete capito, che tutta questa preparazione che noi abbiamo fatto nell’Avvento e poi la contemplazione dell’incarnazione del Verbo nella Notte del Natale e anche dei grandi misteri che riguardano questa comparsa in mezzo a noi del Verbo che si e’ incarnato, come ad esempio la Maternità divina di Maria ma anche la Sacra Famiglia come luogo visibile della relazione Trinitaria, adesso finalmente e’ affidata al popolo di Dio la contemplazione dei suoi misteri in atto. Cioè e’ come se la chiesa ti dicesse: “Adesso preparati, disponiti a seguire questa stella, questa stella venuta per noi che ti accompagnerà nel corso di quest’anno e nelle grandi solennità e nelle grandi memorie di quest’anno, tu potrai specchiarti, potrai riconoscere l’elezione da parte di Dio ad entrare nel popolo che Egli si e’ scelto”. Sapete, Israele non aveva questa idea che altri sarebbero entrati, non ce l’ha ancora, non ce l’ha ancora l’idea che altri entrino in queste promesse, ma Isaia, che appartiene comunque a quella tradizione, già in molte occasioni e non solo lui, aveva profetizzato che un giorno altre nazioni sarebbero accorse, avrebbero scoperto la bellezza della rivelazione del Dio del Sinai e finalmente sarebbero a buon diritto entrate anche loro. Bene, adesso entriamo noi in questa promessa e vorrei entrarci un po’ aiutandovi visivamente a guardare quello che forse avevano visto i Magi. Venivano dall’oriente, venivano dall’oriente vuol dire che venivano da luoghi in cui la gente pensava alle cose eterne, pensava alle cose che avrebbero dovuto manifestarsi. L’oriente prima di essere la culla della cultura occidentale, era la culla della ricerca, attraverso tutte le modalità che gli uomini avevano a disposizione, come anche l’astrologia, etc., per scoprire quale fosse la sapienza e come si potesse seguirla. Bene, questi Magi, cioè questi uomini sapienti dell’oriente, scrutando nel firmamento, sapete allora il cielo era pensato come una volta, una volta stellata dove c’erano le stelle fisse e insomma questi uomini sapienti avevano scrutato tra le stelle che erano presenti a quell’epoca. Qual’erano queste stelle? Erano le filosofie, erano le spiritualità, erano le religiosità che hanno preceduto anche di molto gli eventi non solo di Cristo ma anche della storia di Israele. E guardando queste sapienze si erano accorti che mentre tutte erano ferme, una si muoveva, se si muove, tu lo capisci, se si muove vale la pensa seguirla. Perché una sapienza che si muove ti invita, come a dire: “Dai, vieni, ti porto a vedere dove e’ la sorgente della bellezza”. E dunque questi si erano messi in moto ed erano arrivati fino in questo luogo, in questa terra di Israele, direi proprio al centro di questa terra, se non e’ proprio il centro geografico, che e’ Gerusalemme, il centro del mondo. E a Gerusalemme avevano chiesto, al re addirittura: “Dov’e’ che deve nascere il re dei Giudei?”, ve l’immaginate? Chiedere ad un re, che peraltro a quel tempo non contava niente, dove nasce il re dei Giudei. Oh, non stare tanto lontano da queste cose eh, perché se uno venisse a chiedere a te chi e’ che comanda, tu non sapresti cosa rispondergli, ti sentiresti offeso nel pensare che non sei tu che comandi e questo Erode sicuramente l’ha sentito, l’ha percepito. E non sapendo che rispondere perché tra l’altro Erode non e’ ebreo, quindi non conosce le Scritture, non conosce le profezie, non sa cosa rispondere, come tanti nostri cristiani battezzati, cresimati, comunicati, pure sposati, divorziati e risposati, quando gli chiedi le cose che riguardano la fede, rimangono così appesi perché non lo sanno. Allora Erode, siccome non lo sapeva, manda a chiamare gli esperti. Gli esperti amici, gli esperti, quelli che hanno la Torah sulle dita, che conoscono la sapienza ma … non l’hanno mai vista muoversi, non l’hanno mai seguita come una compagna, non l’hanno amata, non l’hanno desiderata, l’hanno solo così, onorata conoscendola e strettamente imponendola agli altri. Erode chiama questi scribi e gli dice: “Ma sentite un po’, ho sentito questi che sono venuti, ma che c’e’ una profezia che dice …”, “Come no!”, prendono il rotolo, lo aprono e dicono: “Ecco: “E tu Betlemme di Efrata non sei la più piccola delle città … Ecco, a Betlemme!”, poi cosa fanno? Chiudono il rotolo e se ne vanno a casa. Un po’, scusate eh, come certi cristiani che ascoltano la parola, poi escono da qua, chiudono il rotolo e tornano a casa. Erode che gli serviva solo per secondi fini suoi, non gli importa molto, sarebbe andato subito anche lui, invece dice: “Andate voi, poi dopo vengo io a fare … la mia parte”, cioè ad ucciderlo, come farà con la strage degli innocenti. Questi vanno finalmente e guardano dove si posa questa stella, cioè vanno a vedere dove le coordinate della sapienza possano trovare qualcosa che le giustifichi. Sai, se tu stai cercando un tesoro, ti immagini che sia, che ne so, sotto un grande monumento, non lo so qualcosa del genere, usa la fantasia, si incamminano a Betlemme, iniziano a chiedere, voi ricordate a Betlemme che cosa era successo? Che quando questi due poveri Maria e Giuseppe, erano andati durante il censimento etc., etc., non avevano trovato posto da nessuna parte, magari i Magi chiedendo qua e là porta per porta, si saranno sentiti dire: “Mah, sono passati ma non sappiamo, forse là nella campagna, si sono recati là”. Ora tu immagina, cristiano, non so da dove vieni tu adesso qua, sicuramente non da qua vicino perché non ci sono abitazioni, questi Magi che sono venuti da lontano cercando la sapienza, si sentono dire da questa gentucola di Betlemme, che poi era un paesetto insomma, si sentono dire: “Mah, forse sta in campagna”, che faresti tu? Ma come, una volta in Israele era giunto uno dall’Assiria a dire: “Io ho la lebbra, con chi posso parlare?” e gli hanno detto: “Vai da Eliseo” ed Eliseo gli aveva detto: “Vatti a lavare al Giordano” e quello si era scandalizzato! Si potevano scandalizzare pure questi, ti puoi scandalizzare pure tu quando ti avvicini alla sapienza e ti sembra di non trovare niente, trovi il peccato degli uomini, trovi le pochezze delle nostre realtà anche ecclesiali qualche volta, allora potresti dire: “No, qua sicuramente no”, che trovano questi? Trovano qualcosa di interessante, di incredibile. Guarda, capisci bene, perché quando uscirai da qua pure tu farai uguale, trovano una realtà che non e’ credibile, rispetto alla grande sapienza che loro avevano, però ha una caratteristica fondamentale che non può essere elusa e qual e’? La relazione, un padre, una madre, un bambino. Dunque una relazione e capiscono, perché sono sapienti non sono stupidi, che la relazione e’ il fondamento di ogni cosa ordinata in questo universo nel quale ci muoviamo. Non il caos, la relazione, perché la relazione dice l’ordine che qualcuno deve avere imposto o attraverso il quale deve aver concepito la bellezza di tutte le cose. E’ come se dicessero: “Wow! Ma che meraviglia, chi ci aveva pensato! Ma e’ vero, nella relazione dei Tre, nella relazione di questa Famiglia, io scopro qual e’ il segreto della storia e qual e’ la via d’uscita”. Dunque si meravigliano di questa cosa e siccome scoprono che e’ così grande, allora decidono di onorarla. Come la onorano, ci racconta Matteo? La onorano con tre cose, con tre elementi tutti e tre rivelatori dell’autenticità di quello che stavano guardando. E cioè: l’oro, riconoscono a costui la regalità, riconoscono a tutta questa realtà familiare la regalità, cioè riconoscono che la dignità di questa piccola cellula relazionale e’ altissima, perché e’ principio di tutte le cose, di tutte le realtà e dunque riconoscono a questa dignità una preminenza. Ora, ciò che e’ preminente e’ glorioso, e’ degno dell’oro regale e così fanno. E poi, siccome comprendono che questa regalità non si e’ mostrata in un luogo altissimo e impossibile, dove non si può arrivare e che ci mette in imbarazzo, allora l’hanno onorata con la loro devozione e cioè gli hanno bruciato l’incenso davanti e questo incenso sa della consapevolezza del sacro che c’e’ nella realtà che vai a contemplare. Preparati eh! Che c’e’ una chicca alla fine di questo discorso, quindi capisci bene. Poi, siccome hanno compreso che questa piccola cosa e’ grande, e’ immensa, e’ destinata ad essere eterna, perché viene, questa relazione, dall’inizio e arriverà fino alla fine, quando tutti diventeranno una cosa sola, come anche noi crediamo, allora, per celebrare questa immortalità della realtà divina espressa, offrono la mirra. Cioè quell’aroma che ha la capacità di custodire ciò che e’ importante. Ci sei? Hai capito tutto? L’hai visto il presepe, hai visto i Magi, hai visto i doni, hai capito perché li hanno dati, bene, ora pure tu uscirai da questo oriente per andare a cercare la sapienza dove si trova. Dimmi un po’, dove vorresti trovarla? A casa tua no, perché a casa tua c’e’ quegli altri che hai lasciato a casa e che non sono venuti a Messa, che forse non andate d’accordo, che forse se ne sono andati, mariti o mogli che ne so io. Tra gli amici? Peggio che andar di notte. Tra i conoscenti? Eh, quelli ancora … Dunque cercare questa sapienza, questa bellezza, questa regalità, non sarà semplice (non dire facile eh!), non sarà semplice forse, ma tu mettiti in cammino e guarda se la stella ti guiderà. Qual e’ la stella? E’ la Sacra Scrittura, la conoscenza della parola di Dio. Qual e’ la stella? E’ la consapevolezza che quello che ricevi qua tu e’ il corpo di Cristo, cioè la promessa della vita eterna, quella mica scade, mica svanisce quando esci da qua, quella ti segue. Così lo Spirito che hai ricevuto, quello ti segue come una stella, come una stella che si va a posare là dove Dio ha pensato un appuntamento per te per riconciliarti, per amare, per perdonare, per ricominciare a sperare. E che cosa farai quando avrai trovato questo luogo sicuramente non bello, come non era bello quello d’altronde, manco quello dove stavano Gesù, Giuseppe e Maria, che farai? Allora se sei devoto, se sei un figlio di Dio, usa gli strumenti che la chiesa pone sulle tue mani. Riconosci la dignità del luogo della benedizione, cioè quello dove tu perdoni, dove tu ami, dove tu ti riconcili e poni una corona d’oro su questo luogo dove tu riconosci l’appuntamento di Dio, tanto Dio non ti incontrerà sul monte Athos, ti incontrerà là, proprio dove stai andando dopo che e’ finita la Messa. Poi a questa realtà, se la vedi, sforzati, studiati di trovarvi la santità, perché tu possa con la tua preghiera, la tua devozione, superare quegli aspetti che ti scandalizzano. Oh, se vedi tua cognata non credo che tu abbia tutte le devozioni del mondo, tua suocera, vedi tu! Ecco studiati di intravvedere questa santità nascosta sul cumulo di foglie secche del tuo prossimo ed incensala questa realtà. Sapete, noi quando ci sono i morti con la bara davanti all’altare, li incensiamo, perché sono luoghi che hanno contenuto la santità di Dio, perché sono templi che sono stati abitazione dello Spirito, avessero compiuto tutti i peccati del mondo, sono degni di essere incensati, fa ugualmente! E così anche, se tu hai scoperto che c’e’ chiusa come una speranza nascosta, nel cuore, nella vita, anche dei tuoi nemici, questo anelito, questo desiderio di essere eterni, di superare le strettezze di questa vita, allora avvolgile con la mirra, non con i giudizi, non con le mormorazioni, anche se fossero tutte adeguate: “Perché quello veramente e’…”, lascia perdere, avvolgile con la mirra, l’eternità a quella gente gliela da’ Dio, non gliela dai tu e neanche gliela puoi togliere, dunque celebrala, celebrala! E’ così che noi costruiremo il mondo nuovo, non facendo i balletti per le strade, così, con questa consapevolezza, con questo mandato. Per questo la chiesa alla fine ti dice: “Andate in pace”, che vuol dire: “Andate a costruirla la pace, andate a costruire strutture di perdono, luoghi dove tutto quello che si perde, secondo la biologia della natura umana, invece trovi la possibilità di essere eterizzata”. Bene e anche questa volta devo dirvi che mi piacerebbe rimanere tanto in mezzo a voi a dirvi queste cose, ma ora bisogna chiudere. Però sta pure attento, perché Erode ha un disegno perverso e cercherà di recarsi anche lui dove ti rechi tu. Questo Erode sarà la ragionevolezza che ti dirà: “Ma che vuoi, adesso ti sottometti ai tuoi nemici? Adesso cosa fai? Piuttosto fatti valere, sii indifferente, non salutare” … che ne so io. Sta attento a Erode, Erode uccide gli innocenti. Erode, il pensiero maligno, uccide i pensieri nascenti nel tuo cuore, quelli buoni, quelli santi, perché e’ geloso, perché e’ invidioso, sta attento a non essere pure tu come lui, geloso, invidioso della salvezza degli altri. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

Trascrizione dell’Omelia.

Eh, lo so, che questo racconto, tutte le volte che lo ascoltiamo, ci trasporta davanti al presepe, forse della nostra infanzia, dove abbiamo ormai avviato i tre re Magi in un immaginario che e’ vero, e’ bello, e’ anche dolce, ma poi non sempre ci consente di ritrasferire tutta questa bellezza nelle pieghe quotidiane della nostra esistenza, insomma nei nostri giorni, nei nostri incontri. Proviamo allora ad entrare in questo mistero in un altro modo, pensate a quel tempo in cui la notte era pensata come una volta di cristallo, dove le stelle erano semplicemente luci poste là ad indicare agli uomini la via possibile da praticare nelle tenebre. Subito la letteratura dell’Antico Testamento vi aveva visto, in questa volta stellata , in queste luci, soprattutto in quelle notti in cui la luna era nel suo massimo fulgore, la possibilità di trovare degli itinerari, delle possibilità, insomma quello che accade anche alla vita, ci sono momenti di tenebra in cui abbiamo bisogno di qualche luce per orientarci. E noi siamo stati così abili che ci siamo accontentati anche di lampadine tascabili per orientarci, anche degli oroscopi e di tutte le scemenze che gli girano intorno. Beh, insomma una volta stellata, ma questa volta stellata fatta di luci appese, apparentemente secondo quella mentalità, era anche quella tenebra dove qua e là si vedevano, si intravvedevano le luci della sapienza, le letterature, le culture, le ricerche, insomma tutto quello che in quella realtà nascente stava cominciando a parlare della verità. E questi Magi, questi personaggi, che qua non dice manco che erano tre, un gruppo di persone sapienti dall’oriente, dall’oriente vuol dire dal luogo dove queste sapienze avevano cominciato a costruire tradizioni, società, insomma cultura, questi scrutando nella notte queste sapienze, ne avevano trovata una che li aveva veramente meravigliati. Era diversa da quelle che conoscevano, perché quelle rimanevano là fisse, da adorare, erano pagane, erano idolatrie forse, questa invece si muove. Se si muove una sapienza, se si muove vuol dire che ti segue, che cammina con te e tu volentieri cammini con lei per vedere dove questa finalmente ti condurrà. Chi conosce la Scrittura e si e’ messo nella preghiera dei Salmi o nei significati qua e là sparsi nell’Antico e Nuovo Testamento, si sarà accorto che ci sono degli itinerari che può seguire, che dicono sempre meglio qual e’ la volontà di Dio, così che dalle tenebre uno possa entrare nella mirabile luce delle logiche dell’Onnipotente, guidato dallo Spirito. Dunque così era, diciamo, come immaginario questa storia. Questi avevano trovato una sapienza più dinamica, più forte, più vicina agli uomini, una sapienza che già nell’esodo dall’uscita dall’Egitto, si era messa a camminare, come questa stella cometa, per risplendere poi nel possesso della Terra, quando questo popolo finalmente vi era giunto. Allora, arrivati finalmente in questi luoghi, vanno a domandare a chi dovrebbe sapere come questa sapienza può manifestarsi e se si può conoscere. E vanno proprio dal re Erode e gli chiedono, pensate un po’: “Dov’e’ colui che e’ nato, il re dei Giudei?”, ma ti rendi conto? Tu vai in un’azienda, parli con il direttore di un’azienda e gli dici: “Quando arriva il direttore dell’azienda?”, quello dice: “Beh, sarei io!”, ma Erode non osa dirlo, perché Erode non e’ ebreo, sta in un momento in cui conta veramente poco, ci sono i Romani, quindi sta lì a guardare per dire: “Ma questi che stanno cercando veramente? Perché lo chiedono a me? Ah! Aspettate, aspettate”… allora va dai sapienti, gli altri sapienti, quelli che hanno sempre in mano le chiavi della verità e domanda a loro: “Ma mica deve nascere per caso un personaggio, un Re addirittura, dei Giudei? Che dite?” e quelli gli dicono: “Si, si”, aprono il rotolo di Isaia e gli dicono: “Deve nascere a Betlemme, sei, sette chilometri da qua insomma vicino o poco di più da Gerusalemme, si, si, nascerà e mi pare dalle profezie che nascerà proprio in questo tempo”. Insomma avevano le profezie, avevano la stessa stella cometa che avevano visto quelli, ce l’avevano più vicina ma non l’avevano notata. Tant’e’ che quando dicono questo ad Erode chiudono il rotolo e se ne vanno a casa. Ora, se tu hai capito che c’e’ un tesoro e tu scopri, nella tua biblioteca, la mappa per trovarlo, che fai la fai vedere, dici: “E’ questa!”, ma poi te la chiudi e te ne vai a casa? Non ti metterai in cerca tu? Bene, allora Erode capisce l’antifona e dice a questi personaggi sconosciuti: “Bene, andate, quando l’avete visto poi venitemi a dirmi dove sta”, poteva dire: “Vengo con voi, vengo ad adorarlo insieme a voi, sono incuriosito” e invece: “No, io ho un altro progetto che devo fare dopo, adesso andate voi, poi io metterò in atto il mio progetto”. Tu dici: “Ma e’ la stessa storia che conosciamo!”, aspetta, perché questa storia ti riguarda, mo’ vedrai. Allora loro vanno e vanno avendo scrutato i cieli, cioè le sapienze alte che conoscevano e avendo seguito questa sconosciuta, forse si saranno immaginati: “Chissà che troviamo, chissà che fonte che scaturigine di sapienza, di bellezza, di verità!”. E sono andati in questo villaggio, Betlemme, avranno bussato a qualche porta, avranno detto: “Ma che e’ nato qualcuno?”, “Ah, si, si, sono venuti due ma noi non avevamo posto, neanche lì, neanche lì, andate a guardare un po’ in periferia, in campagna”, te lo immagini? Tu vai a bussare alla Sorbona e quelli ti dicono: “No guarda, va’ … in un quartiere periferico a cercare quello che stanno cercando!”, “Ma come? Io sono partito da lontano, ho capito che qua c’e’ qualcosa di grande, voi non ve ne siete accorti, ma allora che cos’e’? Possibile che anche quando questa stella e’ diventata splendente nessuno l’abbia vista?”. E si recano là dove avevano capito che avrebbero trovato l’obiettivo della loro ricerca. E che trovano? Trovano le stesse cose e adesso veniamo al dunque, che trovi tu! Vieni qua, celebri quest’Eucarestia, ascolti questa parola, aderisci con il cuore e la mente, fai le tue devozioni, poi ti nutri addirittura del corpo di Cristo, esci fuori da qua, dovresti andare a cercare la realizzazione di questa incarnazione del Verbo, torni a casa tua e trovi la famiglia! La famiglia, quella che non ti ha seguito, i figli che non credono le cose che credi tu, le persone del tuo nucleo che ti giudicano a volte, insomma una realtà che non sa di sapienza per niente. Allora rimani scandalizzato da questo e dici: “Ma come, la storia contraddice l’Incarnazione? Ma mica ti sarai sbagliato Signore? Hai mandato il tuo Verbo in mezzo a noi e il mondo non lo ha riconosciuto! Manco io lo riconosco, no vado nella mia famiglia e non lo riconosco questo Verbo che si e’ incarnato”. Allora la sapienza di questi uomini, che non e’ il nostro pressapochismo, gli fa onorare questa verità che hanno compreso, perché loro non rimangono, non si scandalizzano, non si stupiscono, dice: “Ah! Un padre, una madre, un figlio, cioè una relazione! Ma sta a vedere che al centro, all’origine e al fondamento di tutta la realtà creata, c’e’ la bellezza splendente della relazione!”, quella che d’altronde io cerco, la cerco nell’amore, nell’amicizia, la cerco nella condivisione, la cerco in tutte le occasioni, poi magari non la trovo ma la cerco ancora e ancora, difficile trovare un uomo che sia totalmente disilluso da questa ricerca. Allora, siccome hanno capito che questo e’ proprio il centro, l’ombelico del mondo, che qua si fonda tutta la sapienza degli uomini, nella bellezza semplice della relazione, non e’ qualcosa di alto che tu vai lì vedi che sta molto in alto e dici: “No, non e’ per me, io sono troppo …” e allora fai i macelli! No, alla tua portata, più bassa di te addirittura, erano poveri, stavano in una spelonca. In una spelonca come le realtà dove tu vai a cercare la pace e non la trovi. Allora fanno quello che loro sanno che e’ buono, riconoscono la regalità, la dignità di questa semplice relazione e offrono l’oro. L’oro, quello che ha la capacità, soprattutto nelle icone, nelle immagini, di trascendere i tratti del volto di un uomo e di esprimere la luce, l’eternità, insomma tutto ciò che e’ vero, che e’ regale, la dignità, la dignità di questa Famiglia. Lo so che io sto parlando arabo, perché la dignità della famiglia adesso nessuno ce l’ha in testa, tutti a cercare altri moduli familiari per vivere forse meglio, chi lo sa? Poi finalmente di fronte a questa semplice logica che gli brilla davanti agli occhi, offrono l’incenso, cioè offrono quella parte che forse gli manca per vedere fino in fondo di che si tratta: la preghiera! Perché tu quando ritorni a casa e trovi i soliti dissidi, le solite povertà e le solite situazioni, non hai bisogno forse della preghiera per comprendere che quella e’ la realtà che può santificare la tua vita? E poi alla fine la mirra, questo aroma che sa di eternità, che sa di custodia, di conservazione, tutto quello che e’ caduco, che va in putrefazione, come il nostro corpo, le cose umane, insomma la nostra carne che si consuma, loro vi versano la mirra, come dire: “Anche se questo nucleo relazionale, come la famiglia, conoscesse la sua corruzione a causa dei peccati, delle cose di questo mondo, io con la mirra lo riporterò alla sua vocazione ad essere eterno come Dio che l’ha fatto ed e’ eterno”. L’anti-Cristo, Erode, il pensiero negativo, il serpente antico, la logica perversa, ti segue per vedere dove mai, per dimostrarti che la semplicità di quell’esistenza non e’ credibile, che tu hai bisogno di altro, che va distrutta, che va sfruttata, che tu devi ricostruirti la vita da un’altra parte, ma la nostra generazione forse non ha abboccato a tutte queste? … e allora distrugge la relazione, distrugge questa fonte della sapienza. Ma in sogno, in sogno cioè secondo l’intervento dello Spirito, i Magi sono avvisati e finalmente se ne possono andare per un’altra strada, per non permettere a Erode di fare strage, come farà poi con gli innocenti. Allora, amico mio, quando esci da questo luogo e che hai ricevuto tutto questo gratuitamente, quando la chiesa ti dirà: “La Messa e’ finita, andate in pace, andate a costruirla la pace”, non vorrai portare là, dov’e’ che vai, le cose che hai capito che sono buone? E la stella, quale sarà? Quale sarà la stella cometa che ti riaccompagnerà fino a casa tua per vedere le cose che ci stanno? Sarà la parola di Dio, quella che ha la capacità di far vedere ciò che e’ nascosto nelle brutture della realtà quotidiana, quella che e’ sapienza nascosta sotto le lapidi delle nostre disillusioni. La parola di Dio certamente, la presenza dello Spirito, la grazia del Sacramento della Comunione dei fedeli, tutto quello che hai vissuto qua, portalo con te, che faccia luce nei recessi bui della tua esistenza, delle tue cose, della tua storia e guarda se stavolta, per caso, non importa se sei vecchio, sei giovane, guarda se per caso stavolta non ti sia data la possibilità di vedere anche solo un po’ di più di quello che avevi immaginato e mai trovato in tutti gli anni che hanno preceduto questo momento, perché Dio, sta scritto: “Aspetta per farti grazia”. Sia lodato Gesù Cristo.

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