Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,31-35)
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
PRIMA LETTURA – Dagli Atti degli Apostoli (At 14,21-27)
In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».
Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.
Dal Salmo 144
R. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.
Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni. R.
SECONDA LETTURA – Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 21,1-5)
Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più.
E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”
Beata Teresa di Calcutta (1910-1997), fondatrice delle Suore Missionarie della Carità
A Simple Path (Un Cammino tutto semplice)
Dico spesso che l’amore comincia a casa. C’è prima la famiglia, poi la propria città. È facile pretendere di amare coloro che sono lontano, ma molto meno facile è amare coloro che vivono con noi o accanto a noi. Diffido dei grandi progetti impersonali, perché solo conta ogni persona. Per riuscire ad amare qualcuno, bisogna rendersi vicino a lui. Tutti hanno bisogno di amore. Ognuno di noi ha bisogno di sapere che conta per gli altri e che ha un valore inestimabile agli occhi di Dio.
Cristo ha detto : « Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri ». E anche : « Ciò che fate a uno solo di questi miei fratelli umani più piccoli, lo fate a me » (Mt 25, 40). In ogni povero, amiamo lui, e ogni uomo sulla terra è povero di qualche cosa. Egli ha detto « Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ero forestiero e mi avete ospitato » (Mt 25, 35). Ricordo spesso alle mie sorelle e ai nostri fratelli che la nostra giornata è fatta di ventiquattro ore con Gesù.
Trascrizione dell’Omelia
Quando Giuda è uscito, ecco Gesù che comincia a parlare della glorificazione che riceverà e della glorificazione presso la quale glorificherà il Padre, “quando Giuda uscì”, cioè quando quello che dei suoi discepoli ha interpretato la relazione con Gesù come una relazione finalizzata ad altro e non al piano di Dio, Giuda probabilmente si era scandalizzato dell’idea che Gesù dovesse morire e aveva probabilmente pensato che avrebbe rimediato lui a questa cosa, pur di non perdere, neanche lui, la gloria che stava cercando, naturalmente quella umana. Bene, così Gesù entra in questa fase della glorificazione ed in questo momento così importante, così definitivo, lascia un comandamento ai suoi discepoli: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. Ora su questo comandamento noi avremmo qualche cosa da eccepire mi sembra, perché? Perché come dicevamo all’inizio della celebrazione, in parte ci rendiamo conto che questo è buono, è vero e deve essere messo in pratica, dall’altra parte abbiamo tante difficoltà ad entrare nella logica dell’amore, per tante ragioni ma prima di tutto la difficoltà che viviamo in questa logica dell’amore che Gesù ci comanda, è legata al fatto che per noi l’amore è un sentimento. Allora un sentimento per essere tale deve essere tanto, deve essere motivato, deve essere sostenuto dall’altro, chiaro no? Io posso amare una persona ma se quella non mi ama, una volta, due volte, tre volte, che farò? Smetterò di amarla, chiaro no? Non solo, ma io posso dire di amare una persona ed un giorno accorgermi che questo sentimento è calato, è finito e allora anche l’amore … è finito tutto e questo noi facciamo. È questo l’amore con cui Dio ci ha amati? È questo l’amore che noi dovremmo provare verso l’altro? Un sentimento verso l’altro? Ma un sentimento verso l’altro lo provi quando l’altro è fatto come dici tu, come ti piace a te, ma quando l’altro è così com’è che sentimento vuoi provare? Uno che ti ha fatto del male, che sentimento hai nei suoi confronti? Negativo, mi sembra chiaro no? Allora chi sbaglia qua, il nostro modo di valutare o Gesù a darci questo comandamento? Beh, mi sembra una domanda retorica che ha una risposta molto evidente. Proviamo a vedere allora di che si tratta, di che stiamo parlando, che cosa ci ha comandato Gesù? Per parlare di questo io direi di cambiare la finalità a questo amore che diciamo noi, pensiamo all’amore non come sentimento ma andiamo a guardare come Gesù ha amato, d’altronde l’ha detto lui: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato” e lui come ci ha amati? Andiamo a guardare quei personaggi che Gesù a mostrato di amare: la peccatrice come l’ha amata, con un sentimento? No, con un atteggiamento di misericordia e di giustizia (Gv 8). La misericordia non ha il sopravvento sulla giustizia né la giustizia sulla misericordia, Lui salva la peccatrice anche dalla stringente norma della Torah e la salva dal suo flagrante adulterio. Zaccheo, come lo ha amato Gesù Zaccheo? Lo ha abbracciato, lo ha baciato, gli ha detto: “Zaccheo tu sei bello così piccolo che mi stavi aspettando…”, con questo sentimento? O non piuttosto entrando in casa sua e mostrando che anche la casa di Zaccheo, che anche l’identità di Zaccheo è un luogo dove Cristo può dimorare, può relazionarsi (Lc 19), è diverso, qua non c’entrano i sentimenti ma c’entra qualche altra cosa. E poi vai a cercare qua e là per tutto il Vangelo e ti accorgerai che questo amore di Gesù non è mai legato ad un’emozione profonda del cuore. Tu dirai ma quando Lazzaro è morto Gesù ha pianto perché l’amava, così dicono gli altri: “Guarda come l’amava” e subito dicono che poteva arrivare prima, ma Gesù là probabilmente non si commuove perché Lazzaro è morto, perché? Perché dopo lo resusciterà, se lo resuscita perché dovrebbe piangere per la sua morte? O non piuttosto piangerà per l’incapacità degli altri di capire che ogni morte in Cristo porta in sé la resurrezione? D’altronde quando incontra le sorelle di Lazzaro che gli dicono che il fratello è morto, non piange; noi se incontriamo i parenti di un amico defunto ci commuoviamo, Lui no, ancora una volta questo amore non è un sentimento, ma allora che cos’è? Riguardando questi esempi che abbiamo fatto ci ricorderemmo che l’amore che Gesù riserva all’altro è un amore che sostiene l’altro, che dà all’altro una nuova possibilità, che dà all’altro un’occasione di potersi emendare, di poter cambiare vita, di poter rendere grazie. L’amore verso l’altro è un amore che promuove lo sforzo dell’altro, di crescere e di aderire al piano di Dio, potremmo paragonarlo forse all’amore che i genitori hanno nei confronti dei figli, si, i genitori proveranno pure dei sentimenti nei confronti dei figli, ma anche se facessero delle cose terribili continuerebbero ad amarli vedendo in loro la possibilità della redenzione, li amano sostenendoli, li sostengono perché crescano e perché pur avendo sbagliato se ne accorgano e domani cambino vita, questo è l’amore. Finisce questo amore per i figli? No, non può finire. Guarda bene allora, un amore che promuove non finisce, ha carattere di eternità, un amore sentimento finisce quando finisce il sentimento. Che direte? Che metteremo sulla bilancia? Questo o quell’amore? Credo che un amore come questo pesi molto, dunque sulla bilancia non possiamo che mettere un amore che pesi altrettanto. Allora quando Gesù ci domanda di amare gli altri come lui ci ha amati, ci sta chiedendo, a noi cristiani, di smetterla con le mormorazioni gli uni verso gli altri, con i fastidi, le impuntature, le rivalse, i risentimenti, sia tra i laici che tra i religiosi, di smetterla di dare questa cattiva testimonianza agli uomini, noi amiamo gli altri riconoscendo in loro la possibilità che hanno di guarire, di alzarsi, di camminare, di costruire una storia credibile, vera e autentica, per farlo ci dimentichiamo di noi stessi, se stiamo sempre là intorno all’ombelico delle nostre rivalse ma quando mai gli altri capiranno qual è l’amore che noi celebriamo? Allora tu dirai: “Come comincerò a vedere la finalità di tutti i miei sforzi, visto che l’altro poi mica sempre si converte?”, beh, guarda, capisci bene qual è la tua vocazione cristiano, qual è la tua vocazione nella chiesa, te lo dice la Seconda Lettura che hai ascoltato dal Libro dell’Apocalisse, Giovanni, il veggente dell’Apocalisse ha una visione incredibilmente consolante, la Gerusalemme celeste scende dal cielo come una sposa pronta per il suo sposo. Non è un ideale la Gerusalemme celeste, la Gerusalemme celeste è il prodotto finale del cammino dell’uomo sostenuto, illuminato, aiutato, dalla grazia di Dio, la Gerusalemme celeste è quello che abiteremo, la Gerusalemme celeste è la promessa che Dio fa alla chiesa, ora la chiesa guarda la Gerusalemme celeste e non si sente oppressa perché è un ideale che non ha, che non è riuscita ad abitare, la guarda e dice: “Siccome io devo arrivare fino là, Dio me lo ha promesso e mi ha dato la possibilità di farlo, vediamo cosa mi manca”, allora mi guardo dentro, non guardo gli altri, guardo me stesso, guardo la promessa che si realizza e dico: “Signore ma come mi ami? Mi ami addirittura chiamandomi da questi peccati a quella realtà, vuoi che io come uno sposo mi prepari per accogliere questa sposa, allora io farò del tutto perché vedo che questo amore discende, allora anche io mi lascerò istruire da questa scuola dell’amore, cambierò i miei pensieri, persino i miei sentimenti, perché l’amore per il progetto di Dio e la sua realizzazione sia più forte del senso di scoraggiamento, di solitudine, di difficoltà, di amarezza, di tutte le cose che noi continuamente diciamo a tutti come se la nostra fede invece di essere una via per la scoperta del bene fosse una cosa che ci è capitata tra capo e collo ed era meglio che non ce l’avevamo”, allora il mondo ci crederà, allora il mondo ci vedrà, se la smettiamo di fare i santini, i sorrisini e tutti i girotondi per dire che siamo felici e non lo siamo, se il mondo vedrà che noi siamo quelli che promuovono il cammino dell’altro, non lo bocciano, che non giudicano l’altro ma lo portano fino alla realizzazione del suo progetto secondo Dio, allora il mondo ci accoglierà, ci chiederà di mangiare, ci chiederà di condividere con loro questa speranza e perché no, ci chiederà di vivere e morire con loro, perché morendo possano vivere con noi la vita eterna che Dio ci ha promesso.
Sia lodato Gesù Cristo.