Da più di 20 anni a Roma la Scuola offre, liberamente e senza richieste di adesioni né contributi, un percorso triennale di catechesi, pratica della Scrittura, preparazione alla celebrazione del Sabato in famiglia, incontri e open day aperti a tutti.
La Scuola è una casa per chi desidera pregare e ricercare: la sala del Bet Midrash, la libreria del piccolo Bet, la sala della catechesi sono posti familiari per migliaia di persone che le hanno vissute.
L’offerta di tempi e luoghi si è poi ampliata negli anni anche con la proposta online per raggiungere chi è impossibilitato a partecipare in presenza, con il sito rinnovato, le catechesi in diretta sul canale YouTube, i podcast di approfondimento della radio della Scuola, i canali social e le mailing list.
Il sito web è il contenitore online in cui tutti questi elementi sono raccolti, illustrati e approfonditi, e dal quale è sempre possibile restare aggiornati e conoscere tutte le novità della Scuola.
Ormai diversi anni fa, in uno scritto che fu pubblicato sulla prima versione del sito, padre Enzo ha provato a descrivere in poche righe questa esperienza. Lo trovate nel seguito, ve ne consigliamo la lettura.
Generalmente, quando si fa riferimento ad una scuola di preghiera, si intende descrivere un luogo o un tempo dedicato alla orazione, una serie di incontri di veglia, una predicazione sulla preghiera.
Il concetto di scuola al quale facciamo riferimento parlando della nostra esperienza, non riguarda tutto ciò, ma fonda la propria denominazione nel fatto che la preghiera è un’arte e perciò stesso va insegnata: “Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse – Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli.” (Lc 11,1)
Perché insegnare a pregare a un popolo che conosce tradizionalmente la preghiera e che comunque frequenta abitualmente la chiesa? Chi prega combatte, contro le distrazioni, contro la pigrizia, soprattutto contro il senso di sfiducia di poter essere esaudito e questo perché in molte frange del popolo di Dio la pratica non è sempre suffragata dalla conoscenza e lo spontaneismo imperante in molte aggregazioni non permette di varcare il limite della sporadicità: attendiamo ad ogni cosa con sforzo e impegno, trascurando, o dando per scontato ciò che non pratichiamo. Ne deriva così l’abitudine a dire molte preghiere senza riuscire ad entrare nella preghiera vera: “Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri” (Gc 4,2b-3).
Cos’è la preghiera autentica e come vi si giunge? Questo è l’interrogativo che molti si pongono quando sperimentano quella che impropriamente è intesa come aridità, difficoltà, distrazione, noia. Allora bisogna ripartire da zero, non dare più nulla per scontato, non usare più formule, non accontentarsi di una devozione che si preoccupi di ottemperare ad un precetto; bisogna ripartire dalla storia, il luogo nel quale Dio ha deciso di incontrare l’uomo, rivelandosi con fatti e con parole, mostrando il suo Verbo nel mistero dell’Incarnazione, per scoprire che, se Egli ha prediletto la storia, questa non può più essere un ostacolo perché l’uomo incontri Dio.
Questo è il grande paradosso, o il roveto ardente su cui bruciano tutti gli alibi dell’uomo contemporaneo che vorrebbe l’esperienza di Dio entro le categorie emozionali e temporanee della realtà frammentaria che vive.
L’emozione, si sa, perduta la sua brillantezza momentanea, non convince l’esistenza, non apre porte al senso e al significato, perde piuttosto il suo profumo non appena scema la sua occasione.
Può l’esperienza di Dio confinarsi entro quest’ambito così inadeguato? E come rispondere alla difficoltà della perseveranza in mezzo alle distrazioni e alle molte cose della vita? Cercando di rispondere a questi e molti altri interrogativi, la scuola di preghiera è cominciata soprattutto con la predicazione presso la chiesa di S. Maria del III Millennio alle Tre Fontane, nelle celebrazioni domenicali e in quelle feriali, coinvolgendo l’attenzione dei fedeli non solo sulla meditazione dei misteri della fede, ma sul confronto tra l’insipienza della logica del mondo e la sapienza che è il Verbo di Dio, incarnato nella storia per passione verso l’uomo, per recuperare la creazione alla pristina bellezza, quando già splendeva nel pensiero dell’Eterno, benedetto Egli sia.
Per fare questo, per offrire ai fedeli un buon pane spezzato e sapido, abbiamo messo a disposizione tutta la nostra esperienza, le nostre energie, la nostra passione per il Regno e per la nostra vocazione. Abbiamo cominciato con l’annunciare Gesù Cristo salvatore dell’uomo, in linea con la tradizione dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, nell’annuncio della continua meraviglia dell’Incarnazione del Figlio di Dio, con la certa consapevolezza che Egli è presente nella storia come “esegeta del Padre”, manifestazione del progetto di Dio e garante del compimento delle promesse.
Ci preoccuperemo in queste pagine di delineare il programma svolto in questi anni, fornendo un’illustrazione sintetica delle tematiche svolte nel corso di introduzione alla fede e alla pratica della preghiera, per offrire anche attraverso questo mezzo mediatico un approccio alla nostra esperienza, non con l’intento di divulgarla solamente ma anche con la speranza di contribuire alla crescita dei cristiani attraverso la conoscenza e la riflessione, per combattere la mediocrità, figlia dell’ignoranza, in questo tempo di mistificazione e di sospetto di una parte dei media sulla bontà della nostra appartenenza alla Chiesa.
Padre Enzo