Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.(Messa del Mattino e della Sera)
MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Luca Lc (Lc 13,1-9)
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
PRIMA LETTURADal libro dell’Èsodo (Es 3,1-8a.13-15)
In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.
L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava.
Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele».
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?».
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».
Parola di Dio.
Dal Salmo 102 (103) .
Il Signore ha pietà del suo popolo. R..
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. R.
Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele. R.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono. R.
SECONDA LETTURA Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (1Cor 10,1-6.10-12)
Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.
Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Arrivò una donna di Samaria ad attingere acqua”.
Dai «Trattati su Giovanni» di sant’Agostino, vescovo
Il Signore manifesta la sua gloria alla presenza di molti testimoni e fa risplendere quel corpo, che gli è comune con tutti gli uomini, di tanto splendore, che la sua faccia diventa simile al fulgore del sole e le sue vesti uguagliano il candore della neve.
Questa trasfigurazione, senza dubbio, mirava soprattutto a rimuovere dall’animo dei discepoli lo scandalo della croce, perché l’umiliazione della Passione, volontariamente accettata, non scuotesse la loro fede, dal momento che era stata rivelata loro la grandezza sublime della dignità nascosta del Cristo.
Ma, secondo un disegno non meno previdente, egli dava un fondamento solido alla speranza della santa Chiesa, perché tutto il Corpo di Cristo prendesse coscienza di quale trasformazione sarebbe stato soggetto, e perché anche le membra si ripromettessero la partecipazione a quella gloria, che era brillata nel Capo.
Di questa gloria lo stesso Signore, parlando della maestà della sua seconda venuta, aveva detto: «Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro» (Mt 13, 43). La stessa cosa affermava anche l’apostolo Paolo dicendo: «Io ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi» (Rm 8, 18). In un altro passo dice ancora: «Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria» (Col 3, 3. 4).
Ma, per confermare gli apostoli nella fede e per portarli ad una conoscenza perfetta, si ebbe in quel miracolo un altro insegnamento. Infatti Mosè ed Elia, cioè la legge e i profeti, apparvero a parlare con il Signore, perché in quella presenza di cinque persone di adempisse esattamente quanto è detto: «Ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni» (Mt 18, 16).
Che cosa c’è di più stabile, di più saldo di questa parola, alla cui proclamazione si uniscono in perfetto accordo le voci dell’Antico e del Nuovo Testamento e, con la dottrina evangelica, concorrono i documenti delle antiche testimonianze?
Le pagine dell’uno e dell’altro Testamento si trovano vicendevolmente concordi, e colui che gli antichi simboli avevano promesso sotto il velo viene rivelato dallo splendore della gloria presente. Perché, come dice san Giovanni: «La Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1, 17). In lui si sono compiute le promesse delle figure profetiche e ha trovato attuazione il senso dei precetti legali: la sua presenza dimostra vere le profezie e la grazia rende possibile l’osservanza dei comandamenti.
All’annunzio del Vangelo si rinvigorisca dunque la fede di voi tutti, e nessuno si vergogni della croce di Cristo, per mezzo della quale è stato redento il mondo.
Nessuno esiti a soffrire per la giustizia, nessuno dubiti di ricevere la ricompensa promessa, perché attraverso la fatica si passa al riposo e attraverso la morte si giunge alla vita. Avendo egli assunto le debolezze della nostra condizione, anche noi, se persevereremo nella confessione e nell’amore di lui, riporteremo la sua stessa vittoria e conseguiremo il premio promesso.
Quindi, sia per osservare i comandamenti, sia per sopportare le contrarietà, risuoni sempre alle nostre orecchie la voce del Padre, che dice: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5).
Trascrizione dell’Omelia.
Questi che vanno da Gesù a dirgli di quei galilei che Pilato ha mischiato il loro sangue con quello dei sacrifici sembrano simili a molti di noi, quando sentono di alcuni fatti drammatici chiedono subito spiegazione, per dire: “Ma allora Dio permette tutto questo? Che cosa accade? Perché?” e questo mette in evidenza non il desiderio di cercare le cose profonde di Dio, il suo pensiero, i suoi giudizi, ma sono domande oziose per mettersi al riparo dalla paura di poter essere anche noi in qualche modo oppressi da questi pericoli senza parole, senza sapere cosa dire, questa e’ la situazione di quel popolo che si avvicina a Gesù per fargli queste domande. Dunque un popolo che pur avendo ricevuto l’alleanza, le promesse e tutta la storia che gli ricorda come Dio e’ intervenuto in molte occasioni, non ne ha fatto profitto, non ne ha tenuto conto quel popolo … invece tu? Che criteri hai per leggere la storia? Guarda che succede, questa storia non sta andando verso qualcosa di buono, mi sembra che ve ne siete accorti tutti, ce li hai i criteri per capire come mai stiamo così? Gesù e’ chiaro con loro, dice: “Ma voi pensate che gli e’ successo questo perché hanno peccato più degli altri? No, ma se voi non vi convertite morirete allo stesso modo”, che vuol dire? In modo cruento come sono morti quelli? No, nello stesso modo vuol dire inconsapevolmente, questo e’ il segreto amici! Avere consapevolezza della grazia e dunque rispondere sempre a questa grazia con tutto quello che abbiamo, con tutto quello che pensiamo, che siamo, oppure camminare inconsapevolmente, nel corso della nostra esistenza, senza porci domande, senza conoscere mai il cuore di Dio e così passa oggi che vien domani, sembra che questa e’ la situazione di molti. Allora Gesù, a questo proposito, fa un racconto, una parabola, non e’ un fatto, non e’ una cosa che accade, anche se gli altri evangelisti quasi stravolgono questa cosa che dice Gesù, e dice: “Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarne i frutti”, gli altri evangelisti raccontano di Gesù che avendo fame, prima della sua Passione, si avvicina ad un albero di fico, non trova nessun frutto, solo foglie e lo secca, ve lo ricordate penso tutti. Qua invece viene a cercarvi frutti: “Ma non ne trovò”, che cosa e’ il fico, chi e’ il contadino che lo ha piantato e che cosa e’ successo quando va a cercarvi questi frutti e non li trova? Il fico e’ la sapienza di Israele, in un altro brano si dice che se uno vuole scoprire i segni dei tempi per capire che cosa accadrà, deve rifarsi al fico, come il fico quando mette le foglie promette l’estate, dice che l’estate e’ vicina, così anche quando accadranno alcune cose, ci sarà la possibilità di scorgere il Giudizio e la fine dei tempi, dunque questa parabola riguarda la fine del tempo. Vi ricordate sicuramente di Natanaele, uno degli apostoli, Bartolomeo, che quando gli vanno a dire: “Guarda che c’e’ uno qua che sembra il Messia”, “Da dove viene?”, “Dalla Galilea”, “Non e’ possibile che sia il Messia se viene dalla Galilea”, ma quando si avvicina a Gesù, Gesù gli dice: “Io ti ho visto quando eri sotto il fico”, pure questo te lo ricorderai, per dire: “Io ti ho visto quando tu stavi scrutando i segni del cielo per capire se era questo il momento di attendere il Messia”, due elementi importanti, la possibilità di leggere i segni in ordine al Giudizio di Dio e la capacità anche di mettersi con pazienza a scrutare la storia. Questo te lo dico perché sono criteri di discernimento per te, la tua e’ solo una devozione o e’ anche l’espressione di una speranza del compimento del progetto di Dio? E se uno si avvicinasse per dirti: “Dimmi cristiano, tu che ascolti la parola, tu che ti nutri del Verbo eterno di Dio, anzi anche del suo Corpo e del suo Sangue, dimmi, dove stiamo andando? Cosa possiamo aspettarci? Che sta accadendo? Che cosa bisogna fare per salvarsi?”, tu che gli diresti? Ce l’hai una parola? Sei un segnale stradale che indica il verso giusto o sei un segnale stradale coperto che non dice nulla e che induce molti a sbagliare? Allora, dice in questa parabola il padrone della vigna al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero ma non ne trovo”, tre anni, forse come quei tre anni che aveva trascorso Gesù tra la Galilea e la Giudea passando per la Samaria, a parlare delle cose di Dio, a fare miracoli, a fare prodigi anche incredibili, aveva resuscitato alcuni che erano defunti, aveva ridato la vista ai ciechi, guarito lebbrosi, aveva insegnato con autorità, si era presentato come il Verbo di Dio, l’avevano creduto? Avevano deciso di guardare insieme a lui quale sarebbe stato l’esito della storia, a partire da quello che stava accadendo? Avevano portato frutti di conversione? Voi lo sapete benissimo, mentre Gesù parla e racconta queste cose, nemmeno i suoi discepoli avevano fatto frutti di conversione, se li e’ portati tutti per tre anni su e giù per tutto Israele e quando e’ il momento di testimoniare che lui e’ il Figlio di Dio, il capo dirà: “Io non conosco quell’uomo”, gli altri fanno a gara, i due fratelli, a chi arriva per primo e Giuda lo tradisce, ti immagini? Ti immagini? Allora uno direbbe: “Allora bisogna vivere nella paura perché siccome non abbiamo compreso le cose di Dio , prima o poi questa realtà ci cadrà addosso, come la torre di Siloe su quei diciotto e moriremo tutti”. Allora dopo aver detto: “Taglialo, perché deve sfruttare il terreno?”, il vignaiolo gli dice: “Padrone, lascialo ancora quest’anno finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime, vediamo se porterà frutti per l’avvenire se no lo taglierai”, qua c’e’ racchiusa una promessa incredibile che secondo me, pure tu cristiano, non la consideri, chi e’ questo vignaiolo? Beh, lo avevamo sentito già nella parabola del padre che manda il suo figlio e quelli lo uccidono: il vignaiolo e’ Cristo, e’ Cristo! Lui si sta occupando di quest’albero e quando Dio si accorge che non porta frutti e vorrebbe seccarlo, il vignaiolo dice: “Aspetta, aspetta”, sai che cosa gli dice? Gli dirà il Vignaiolo al padrone della vigna: “Allontana questo calice, allontana questo calice del Giudizio”, non della sua morte, ci prepariamo a capire queste cose: “Da’ ancora tempo a questa gente, li vedi? Guardali stanno dormendo, Pietro, Giacomo e Giovanni, mentre io ti supplico con tutto il cuore, lasciando cadere il mio sudore come gocce di sangue, sono spremuto per amore a causa dei peccati di questa gente, ma tu allontana il Giudizio, abbi pietà di questo fico, lascia che io con il mio sangue lo irrori, chissà che non porterà frutto al tempo opportuno” e la pazienza di Dio si e’ dilatata da allora e come Egli si e’ ritratto mentre uccidevano il suo Figlio, ha continuato a ritrarsi Dio, perché questo popolo capisse, conoscesse la sua volontà, sperimentasse la sua misericordia e finalmente si convertisse … e quel popolo siamo noi! Non grava su di noi un giudizio che da un momento all’altro, come forse noi pensiamo, ci coglierà e ci ucciderà così facciamo gesti … no? Quel Giudizio invece parla dentro di noi e ci sospinge, quel Giudizio non e’ una fonte di paura e di terrore di Dio, quel Giudizio invece e’ fonte di sapienza, ci insegna in ogni occasione come attendere, per che cosa intercedere e per chi intercedere, finché tutto non sia compiuto e Dio finalmente operi. E come opererà? Tu che vivi in questa dilazione, che il Figlio di Dio ti ha concesso, secondo te, visto che questa dilazione si sta distendendo nelle epoche, come giudicherà Dio alla fine? Come uno che si e’ stufato, che dirà: “Andate in malora tutti quanti” o come uno che, avendo atteso così tanto, saprà cogliere frutti buoni anche da alberi che magari non erano così in grado? Non ci userà forse misericordia? Ebbene io cristiano ti dico che la paura non ti farà crescere, che il terrore delle cose di Dio non ti accenderà il cuore all’amore, ma il pensiero della sua misericordia si, il pensiero che lui possa perdonarti veramente e perdonare anche al tuo nemico, quello può commuoverti e allora la tua consapevolezza fonderà la sua speranza proprio in questa attesa della misericordia di Dio. Questo stiamo aspettando, perciò non giudicare, non mormorare, non fare tu giudizi mentre Dio si astiene dal giudicare il mondo, cambia il tuo cuore, cambia il tuo modo di pensare, Dio verrà e quando verrà ci sorprenderà, perché il suo amore non e’ come quello che abbiamo pensato noi, e’ molto, molto più grande e si manifesterà nella luce e si manifesterà nella pace, attendilo così. Sia lodato Gesù Cristo.
Messa della sera
Trascrizione dell’Omelia.
Per farci entrare in questa parola, la liturgia ha posto sull’architrave di questo ingresso un’espressione che e’ tratta dal Vangelo di Matteo, capitolo IV versetto 17, che dice: “Convertitevi, dice il Signore, il regno dei cieli e’ vicino”, ora io lo so che sul regno dei cieli che e’ vicino abbiamo tante idee, anche un po’ apocalittiche, come la fine del mondo, ma il regno dei cieli e’ vicino vuol dire che le cose che riguardano Dio non stanno troppo lontane dalla nostra capacità di capirle, questo vuol dire. Il regno dei cieli e’ il regno di Dio, il modo di pensare di Dio, di agire di Dio, e’ insomma la sua volontà, noi siamo abituati a considerarla lontanissima, di fatto invece questa si e’ resa manifesta, si e’ fatta conoscere e non si e’ fatta conoscere in un modo astruso ma si e’ fatta conoscere nelle sembianze del Figlio di Dio, come dire: “Questa volontà e’ per l’uomo” non e’ per gli dei o per i giganti o vattela a pesca, e’ per l’uomo, per tutti, per tutti noi. Detto questo possiamo entrare in questa pagina, avete ascoltato? Alcuni vanno da Gesù e gli pongono una questione … ma voi tante volte lo avete sentito dire questo, no? Vanno da Gesù e gli dicono: “Hai sentito di quei galilei che Pilato ha mischiato con il sangue con quello dei sacrifici? Che cosa terribile! Che ne pensi?”, che vuol dire: “Perché Dio fa morire i bambini? Perché Dio manda le malattie? Perché Dio permette che ci siano le guerre brutte come quelle che stiamo vedendo?”, e’ una domanda apparentemente lecita ma e’ così lontana dalle cose di Dio e dal modo di pensare Dio. Allora Gesù smantella questa curiosità di questa gente, dicendo loro: “Ma voi pensate che quelli sono morti perché erano più peccatori di tutti così che rispondono a una giustizia vostra come che Dio abbia la stessa giustizia che avete voi? No, non e’ così, però se voi non entrate in questo mistero del pensiero di Dio, pure voi morirete come quelli” come? Inconsapevoli, inconsapevoli! Questo e’ il grande peccato amici miei! Morire nella consapevolezza del regno e desiderare di stare presso Dio o avere paura di lui per tutta l’esistenza e dunque immaginarci una morte che arrivi come una punizione, come una sconfitta, come una roulette russa, che ci troverà sicuramente in difficoltà. E poi ancora: “Quelle diciotto persone sulle quali e’ rovinata la torre di Siloe che pensate che se lo meritavano, che erano più peccatrici delle altre? No, però se tu non entri in questa sapienza …”, morirai come quelli dei giornali che stavano lì sciavano, quegli altri stavano al mare e succede qualcosa e muoiono e perché? E vivevano, vivevano e perché? perché tu mori e perché tu vivi? Che consapevolezza hai della grazia di Dio che durante la tua esistenza comunque ti viene incontro e ti permette di vivere secondo le sue leggi? A questo proposito Gesù racconta loro una parabola, non un fatto, una parabola, dice di quel tale che aveva piantato nella sua vigna un albero di fichi e dunque dopo tre anni si aspettava di trovarne anche il frutto. Chi e’ questo tale che aveva piantato l’albero in questa vigna? Era Dio, che aveva sostenuto il suo Figlio nella predicazione per tre anni presso questa gente, dalla Galilea fino alla Giudea, passando per la Samaria e facendo prodigi e miracoli ovunque e parlando con autorevolezza davanti a tutti, restituendo la vista ai ciechi, resuscitando qualcuno, insomma inaugurando un anno, come dice Luca, un anno di grazia del Signore, era venuto il Grande Giubileo, era venuto il Messia finalmente. Ma dopo tre anni, venendo a cercare i frutti da questo fico, non ne ha trovati, allora dice Gesù: “Che cosa dovrà fare, perché deve sfruttare il terreno questo fico?”, ma quello che l’aveva curato, il vignaiolo, dice: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime”, chi e’ questo vignaiolo? E’ il Figlio che in obbedienza al Padre, anche se l’umanità non lo ha ascoltato, anche se quella gente lo sta portando verso la condanna e la croce, comunque pensa di concimarlo ancora, di concimarlo con i frutti della sua Passione, della sua morte e resurrezione, cioè con la realtà sacramentale, con ogni benedizione che viene dal cielo, perché questo terreno diventi un terreno che, come dice la parabola, produca dove il trenta, dove il sessanta, dove il cento per uno. E poi dice: “Se tuttavia tra un anno non darà frutti, allora magari lo taglierai”, che cosa fa il Figlio di Dio? Quella notte, avendo visto che i suoi dormivano, che non l’avevano compreso, che uno di loro l’aveva tradito, che quella gente che aveva la Legge sulle dita non lo aveva riconosciuto come Messia, che le autorità non avevano potuto far niente per metterlo in salvo, vedendo la storia ormai perduta definitivamente, il suo sacrificio sembrava ormai inutile, dice al Padre quella notte: “Padre, io muoio, l’ho detto pure a loro, glielo ho detto poco fa, gli ho detto: “Questo e’ il mio corpo, questo e’ il mio sangue”, dunque non ho pretese, io non desidero vivere se non per loro, allora tu, mentre io muoio per loro, allontana il calice del Giudizio, allontanalo”, per tre volte glielo chiede mentre quelli dormono, e secondo voi Dio lo ha esaudito o no? Certo che lo ha esaudito, ha spostato il Giudizio Universale dal compimento che lui ha operato per questa gente, cosicché in questo canale di grazia, appoggiati al suo amore, alla sua preghiera sacerdotale, noi tutti speriamo un giorno di poter entrare in quel Giudizio non come peccatori, non come mancanti, non come gente che non sa neanche cosa sperare, ma gente consapevole di essere stata amata e dunque pronti ad entrare nella sua pace e nel suo riposo. Alle porte della Settimana di Passione, alle porte del grande mistero della morte e resurrezione di Gesù, noi guardiamo, si questi insegnamenti, ma anche la nostra vita per vedere se siamo rimasti ancorati a vecchie immagini delle cose di Dio o se siamo disposti ad entrare in un’economia nuova che vuole comunque salvarci, che e’ impastata dell’amore del Figlio di Dio e non delle nostre paure e della nostra stoltezza. Sia lodato Gesù Cristo.