Celebrazione per il 20° anno di sacerdozio di Padre Enzo Tacca
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
PRIMA LETTURA -Dal libro della Gènesi (Gen 3,9-15.20)
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Dal Salmo 71
R. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.R.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
R.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.
SECONDA LETTURA – Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 1,3-6.11-12)
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Maria immacolata, piena di grazia particolare per i meriti di tuo figlio”
Sant’Efrem Siro (ca 306-373), diacono in Siria, dottore della Chiesa
Inno su Maria, n° 7
Voi tutti che siete capaci di discernimento, venite e ammiriamo
la Vergine madre, figlia di Davide…
Venite e ammiriamo la Vergine purissima,
meraviglia, unica fra le creature.
Ha dato la vita senza conoscere uomo,
con l’anima purissima colma di stupore.
Ogni giorno il suo spirito si dedicava alla lode,
poiché si rallegrava della doppia meraviglia:
verginità conservata, figlio dilettissimo!
Lei, perfetta colomba (Ct 6,8), ha portato in sé quell’aquila,
il Vegliardo dei tempi (Dn 7,9), cantando le sue lodi:
“Figlio mio, tu il più ricco, hai scelto di crescere
in un nido povero. Arpa melodiosa,
rimani nel silenzio come un bambino.
Lasciami, per favore, cantare per te:…
La tua dimora, figlio mio, è la più grande di tutte,
eppure hai voluto me come tua dimora.
Il cielo è troppo piccolo per contenere la tua gloria,
eppure io, la più umile degli esseri, ti porto.
Lascia che Ezechiele venga a vederti sulle mie ginocchia,
ch’egli riconosca in te colui che, sul carro,
portava i cherubini (Ez 1)…; oggi, io ti porto…
Con gran tremore, i cherubini gridano:
“Benedetto lo splendore dove risiedi!” (Ez 3,12).
Questo luogo è in me, il mio seno è la tua dimora;
Tengo il trono della tua maestà nelle mie braccia…
Vieni a vedermi, Isaia, vedi e rallegriamoci!
Ecco che ho concepito pur rimanendo vergine (Is 7,14).
Profeta dello Spirito, ricco delle tue visioni
Su, vedi l’Emmanuele che a te è rimasto nascosto…
Su, venite, voi tutti che sapete discernere, voi che, con la vostra voce, rendete testimonianza allo Spirito…
Svegliatevi, rallegratevi, ecco la messe!
Guardate: nelle mie braccia, porto la spiga della vita.”
Trascrizione dell’Omelia
Quando Dio ha guardato la storia, ha visto e conosciuto il peccato dell’uomo, il sospetto che fin dalle origini ha accompagnato il cammino dell’uomo, poi una stella ha brillato nella notte del peccato, un cuore non disposto a sospettare dell’amore di Dio, a questo cuore Dio ha guardato con grande predilezione, in lui ci ha dato la possibilità di sperare cose incredibili, attraverso questo cuore Dio ha pensato al modo per salvarci, cioè inviarci il suo Figlio nella carne. Chiediamo allora al Signore che ci faccia nuovi stasera, che perdoni i nostri peccati e ci liberi dall’ansia di dover sempre scovare il male anche dove non c’è e ci perdoni tutte le nostre colpe.
In questo sapiente trittico che la chiesa ogni anno ci rimette davanti agli occhi e al cuore, parlando certamente dell’immacolata concezione di Maria, o meglio, per aiutarci a capire chi è l’immacolata concezione di Maria ma anche per trovarci noi inseriti in questo progetto di salvezza, in questo meraviglioso trittico noi abbiamo trovato l’origine, la fonte, ma anche la sostanza di tutta la nostra vita, del nostro cammino, i nostri dubbi, le nostre difficoltà, la possibilità di intuire un progetto che ci superi e la capacità di attuarlo, guardate come queste grandezze ci vengono incontro in modo accattivante da una parte e dall’altra anche ci mettono un po’ in difficoltà. Guardate, qual è la nostra esperienza? La nostra esperienza è quella di stare sempre davanti a Dio con una consapevolezza e con un sospetto, quello di non essere all’altezza, quello di non essere in grado, di non essere sufficientemente pronti a guardare verso di lui, così che quando viene a cercarci noi sempre diciamo la stessa cosa: “Mi sono nascosto”, perché? “Perché mi sono scoperto nudo”, cioè mi sono scoperto come se fosse un problema scoprirmi nudo, se sono nudo sono senza difese, se sono senza difese posso affidarmi a te, eppure questa nudità è diventata per me qualcosa di vergognoso, qualcosa che mi mette in difficoltà, che mi fa pensare che io non sarò mai come tu mi vuoi. Questo grande male accompagna la storia dell’uomo, costantemente ci mette in difficoltà nella preghiera, nella relazione con gli altri, etc. . Poi questo Inno di san Paolo agli Efesini, un quadro della nostra salvezza, un mosaico che Dio ci mette davanti agli occhi per dire: “Guarda bene le tessere di questo disegno, guarda dove ti trovi, guarda dove sei, guarda dove splende la tua vita”, dice: “Benedetto sia Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo”, che sta in mezzo a questo mosaico, “che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo”, per fare che? Per tornare ad essere “santi e immacolati nell’amore”, due cose dentro di noi si muovono: da una parte un desiderio si accende per essere “santi e immacolati nell’amore”, cioè ci dai qualcosa che è tuo, ce lo dai definitivamente, ce lo dai totalmente, ce lo dai gratuitamente, questo è meraviglioso, ma quale eredità è meglio di questa? Un altro sentimento, che sempre purtroppo ci accompagna: “Anche tu volessi darcela questa cosa così santa, così bella, così preziosa, ma noi saremmo forse in grado di contenerla, di accoglierla, di gustarla, di obbedirgli, di entrare con questa promessa fino al tuo trono altissimo?”. Questo sentimento ci mette in difficoltà, è lo stesso di Adamo, cioè ci dice: “Guarda, meglio che ti nascondi, sei invitato ma non hai il vestito buono, hai peccato, non sei nelle condizioni di stare davanti a Dio”. Poi finalmente al centro di questo trittico, quello che ci mancava, la condizione che non avevamo pensato, che non avevamo considerato e cioè che Dio potesse scegliersi un luogo, un tempo, un’occasione, per cominciare a dire lui delle parole, per prendere lui una decisione sulla nostra vita e finalmente aiutarci ad entrare, a salire questa scala fino a lui. Che cos’era questa condizione? Noi ci immagineremmo una grande condizione, noi ci immagineremmo una occasione spettacolare, perché noi facciamo così, quando pensiamo di fare qualcosa di grande prepariamo una cornice dorata, in questo caso invece, questa cornice dorata sparisce e l’occasione che Dio si sceglie è degna della periferia della storia, nella periferia di qualsiasi geografia, si trova in Galilea, in un posto lontano, in un posto lontano dal centro che è Gerusalemme, dal culto, dall’abitazione di Dio in mezzo agli uomini, un luogo che si era già cominciato a contaminare … sai cosa vuol dire? Vuol dire che Dio, se ti invita a conoscerlo, ad incontrarlo, non lo fa nei giorni della tua santità, lo fa nei giorni della tua lontananza, perché lui vede quello che tu non vedi, perché lui intuisce quello che ormai tu hai smarrito, intuisce ciò che ha posto al centro della tua vita e cioè la sua immagine e somiglianza, qualcosa che gli appartiene e che d’ora in poi appartiene anche a te. Come si chiamo questo luogo? Porta un nome umano, è una donna, è Maria, porta un nome che non ci mette in difficoltà, la guarda il Signore, l’ha fatta per Sé, l’ha fatta come noi, totalmente, solo gli ha tolto il sospetto, il sospetto di poter essere all’altezza, il sospetto di poter essere amata, glielo ha tolto, lei sa che può essere amata, lei si fida di qualsiasi cosa il Signore dirà e poiché si fida, non si nasconde dietro un dito, di fronte a questo invito che il Signore le fa attraverso l’arcangelo Gabriele, un invito immenso, grandissimo, veramente importante, così che lei non può neanche contenere, cioè che lei sarà la Madre dell’Altissimo, lei non pone obiezioni, dice: “Ma io non conosco uomo, come è possibile?”, non è un dubbio, non è un sospetto, è una domanda. Ma tu, dimmi, riesci a distinguere una domanda da un sospetto? Sei così abituato al sospetto che ogni volta che fai una domanda del genere pensi che stai sospettando di qualcosa. Lei invece è pura, non ce l’ha questo, pone una domanda perché è libera, può porla a Dio e Dio veramente le risponde attraverso l’arcangelo Gabriele: “Lo Spirito santo scenderà su di te, sarà lui ad incaricarsi di portarti fino al luogo in cui io ti sto scegliendo, ti sto chiamando perché nasca il mio Figlio”. Ora veniamo a noi, veniamo alla nostra storia, tu sai che noi, come dice san Paolo nell’Inno agli Efesini, siamo chiamati ad essere “santi e immacolati nell’amore”, che cosa ci ostacola: il peccato? Abbiamo pensato: “Si, il peccato”, se io ve lo domandassi rispondereste tutti questo: “Si il peccato ci ostacola ci impedisce di venire fino a te”, come Pietro io metto l’ostacolo, cioè metto il peccato tra me e Cristo e dico: “Io non posso venire fino a te perché c’è il peccato davanti”, allora Cristo Gesù mi direbbe: “Questo peccato portatelo dietro e tu vieni lo stesso, perché lo Spirito Santo scenderà su di te e ti porterà là dove io ti ho cercato, ti ho scelto perché tu faccia le opere preordinate per la tua salvezza, sono io che compio questo disegno in te, perché il disegno è il mio, non dubitare, non sospettare”, allora che cosa dovremmo ritenere davanti a Dio? Ancora il peso dei nostri peccati? Ma che non te ne sei accorto che i peccati non riesci a non farli? Non ci riesci, quanto più ti impegni, tanto più li fai, anzi li fai anche meglio. Quello che ci è chiesto è di mettere il sospetto da parte, il sospetto che anche il nostro peccato possa essere bruciato dall’amore di Dio e noi possiamo vederlo così, faccia a faccia e riconoscerci in lui come figli amati, come figli pensati, come figli desiderati e finalmente salvati. Queste parole si, sono per l’Immacolata Concezione, sono per la catechesi, per la salvezza, per l’annuncio, ma sono anche il tracciato quasi invisibile ma presente, la filigrana della storia della mia piccola vita, così, proprio così, un sospetto enorme su Dio, sulla fede, sulla chiesa, sulle relazioni, su me stesso, forse voglio dire … prima su me stesso, poi sulle relazioni, poi su questo, sulla chiesa, fino a te, ero partito dalla mia difficoltà e l’avevo proiettata su di te e su tutto quello che c’è, poi un cammino graduale di accoglienza della grazia in mezzo a tante contraddizioni, mie naturalmente mica le sue, un cammino di grazia graduale, splendente, autentico, costante, in cui non mi ha mai fatto mancare i suoi doni e il suo amore, questi venti anni di sacerdozio, lo dicevo l’altra sera alla catechesi, sono veramente tutto quello che ho, tutto quello che ho fatto nella mia vita e quello che oggi … ed in un momento speciale Dio ha messo un anello ancora più importante al centro di questa relazione: proprio quest’anno quando le cose si erano messe un po’ male, proprio là Dio mi ha scelto, di nuovo, nella difficoltà, nella debolezza, nella fragilità anche fisica, mi ha scelto di nuovo, questo per me è un onore, ed io oggi sono contento di festeggiarlo insieme a voi, tanto siete al novanta per cento della Scuola di Preghiera ma stasera in più ho anche una corona qua dietro, una corona di fratelli, dei sacerdoti e un diacono che Dio ha messo come un dono alla mia vita in questo tempo, mi ha dato una porta per entrare in relazione con i sacerdoti, per me è una cosa fantastica, bellissima, meravigliosa, sono grato stasera che Ermes (il diacono) me li ha portati qua, non me lo sarei proprio aspettato, vedete quante cose belle … questo vuol dire che non possiamo più veramente dubitare dell’amore di Dio, ve lo dico, ve lo testimonio, ve lo annuncio, non lo fate più, non dubitate mai dell’amore di Dio, qualsiasi cosa accada.
Sia lodato Gesù Cristo.