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#6 Duke Ellington – “Second Sacred Concert” parte seconda

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E’ il 1968, dopo il buon riscontro di pubblico del primo concerto sacro, Ellington ormai ha tutte le carte in regola per avventurarsi in un’altra esperienza in ambito religioso senza il pericolo di generare polemiche come era stato per il primo concerto sacro. Questa volta l’invito arriva dal vescovo Horace W.B.Donegan e ora Ellington ha finalmente il tempo necessario per curare ogni particolare di questo nuovo concerto. Il materiale musicale è per lo più del tutto inedito e grande enfasi viene data ai testi e agli interventi solisti sia dei musicisti che dei cantanti.

La prima mondiale avviene il 19 gennaio 1968 nell’imponente St. John The Divine di New York: gremita di un pubblico di ben 7000 persone e un numero imprecisato di gente rimasta fuori, il concerto è un trionfo su tutti i fronti. Ad arricchire il palcoscenico della cattedrale, oltre all’orchestra vi sono i cori e due gruppi di ballerini: uno, con abiti coloratissimi, che esplode nella navata centrale danzando in stile moderno, l’altro che emerge da dietro l’orchestra ballando in stile swing! Inoltre vi sono quattro cantanti (Devonne Gardner, Roscoe Gill, Trish Turner e Tony Watkins) che costituiscono un “coretto” e la voce solista di Alice Babs.

È quest’ultima la protagonista assoluta di questo concerto. Alice Babs era un soprano di coloratura che era diventata famosa nell’ambito della musica leggera e del jazz in Svezia, suo paese. Nel ’63 viene scoperta da Ellington che rimane stregato dalla suo timbro, la sua perfetta intonazione e dizione e dalla sua sensibilità musicale. Decide che è arrivato il momento di portarla alla ribalta internazionale forgiando intorno a lei delle musiche che possano esaltarla. Quando la Babs riceve l’invito di partecipare e prendere l’aereo da Stoccolma a New York non se lo fa dire due volte ed accetta di esibirsi anche senza compenso pur di cantare per Ellington. Anni dopo affermerà che quel concerto è quanto di meglio Ellington abbia mai composto, una musica apprezzata anche dagli europei e dai musicisti classici.

Brano che forse sintetizza meglio lo spirito del concerto è “It’s Freedom”, una composizione lunga e complessa che vede esibirsi tutte le forze messe in campo nel concerto: dall’orchestra, al coro, alla Babs, al “coretto”. In esso viene declamata la parola libertà in 25 lingue, viene citato un vecchio tema del pianista Willie “The Lion” Smith e vengono recitate da Ellington le quattro libertà di cui il suo amico Billy Strayhorn, da poco venuto a mancare, visse: “libertà dall’odio, incondizionatamente; libertà dalla autocommiserazione; libertà dalla paura di fare qualcosa che possa aiutare qualcuno più di quanto si possa fare con sé stessi; libertà dall’orgoglio che ci fa sentire migliore di un nostro fratello”.

Presenteremo anche un brano di rara bellezza eseguito dalla Babs, T.G.T.T., acronimo che sta per “Too Good To Title”. La difficile melodia cantata quasi a cappella senza un testo e con un leggero accompagnamento di Ellignton al piano Fender, viene così descritta dallo stesso autore: “T.G.T.T. Significa ‘Troppo bello per un titolo’, poiché viola la conformità allo stesso modo, noi pensiamo, in cui Gesù Cristo fece. Le frasi non terminano mai sulla nota che tu pensi che esse finiscano. È un brano con cui persino gli strumentisti hanno problemi, ma Alice Babs lo lesse a prima vista”.

Stay tuned!

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