La regalità del Cristo sofferente

Grazie a tutti per la partecipazione all'evento
20 Settembre 2018

Grazie a tutti per la partecipazione all’evento “La regalità del Cristo sofferente”

“Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti”
(Is 53,6)

In occasione della celebrazione della Santa Croce, abbiamo inaugurato il diciottesimo della Scuola di Preghiera e contemplato, durante gli incontri del 14, 15 e 16 settembre, la Croce del Signore come unica speranza per la salvezza del mondo.

Il venerdì sera, la scrutatio dell’inno gregoriano Crux Fidelis, ci ha introdotti nell’atrio di questo mirabile mistero, attraverso una lettura tipologica della Scrittura, con un percorso di ricerca nel quale abbiamo visitato diverse immagini bibliche che ci hanno mostrato come, a partire dall’albero della conoscenza del bene e del male (cfr. Gen. 2-3) il cui frutto, carpito dalla bramosia dell’uomo sospettoso, fu causa della sofferenza, il Signore abbia fornito sempre all’uomo nuove occasioni di redenzione, fino alla crocifissione del Suo Unico Figlio, “annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli” (Col. 2, 14).

Il sabato mattina abbiamo ascoltato la catechesi di Scilla Bracci con un focus su Maria di Magdala sotto la croce, espressione del dolore dell’umanità e di ciascuno di noi, e poi la catechesi di Padre Enzo Tacca che ci ha mostrato come il Verbo Incarnato sia il criterio ermeneutico della morte in croce del Figlio di Dio e come proprio sulla croce si celebri il sacramento della redenzione.

L’intervento di Don Josè Raimundo Dos Santos, sacerdote brasiliano, che ha aperto la sessione pomeridiana del sabato, ci ha presentato una lettura patristico-liturgica della croce, annunciata nell’Antico Testamento, vissuta nel Nuovo Testamento e da noi oggi celebrata.

Il pomeriggio del sabato è poi proseguito con la testimonianza di Don Karam Shamasha, sacerdote iracheno, che ci ha mostrato, con un forte contrasto tra le immagini forti che proiettava ed un eloquio mite che le descriveva, come la croce sia per il suo popolo martoriato allo stesso tempo connotato di identità e occasione di lode a Dio.

La sera della domenica l’evento si è concluso con l’ascolto dello Stabat Mater di Kodaly interpretato dal soprano Roberta De Nicola dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, accompagnato da brevi interventi di Padre Enzo Tacca. Il dolore, che fu risparmiato a Maria nel parto a causa dell’assenza in Lei del peccato originale, le si ripresenta moltiplicato, a causa del moltiplicarsi del peccato degli uomini, sotto la croce quando è chiamata a “ripartorire” l’umanità, figlia nel Figlio. Le note, il canto e la preghiera ci hanno fatto partecipare ad una “sacra rappresentazione”, nella quale ci siamo trovati immersi, sotto la croce. L’augurio per ciascuno di noi è che possiamo guardare sempre alla croce come unica speranza.

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv. 3,16).

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