La correzione fraterna
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal vangelo secondo Matteo (Mt 18,15-20)
Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
PRIMA LETTURA – Dal Libro del Profeta Ezechiele (Ez 33,1.7-9)
Mi fu rivolta questa parola del Signore: O figlio dell’uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all’empio: Empio tu morirai, e tu non parli per distoglier l’empio dalla sua condotta, egli, l’empio, morirà per la sua iniquità; ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l’empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua iniquità. Tu invece sarai salvo.
SECONDA LETTURA – Dalla Lettera ai Romani (Rm 13,8-10)
Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai, e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: Amerai il tuo prossimo come te stesso. La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.
Trascrizione dell’Omelia
Questa Parola stasera mostra argomenti scottanti, molto delicati, che non possono essere affrontati con un approccio solo letterale: ho letto, questo vuol dire, questo è, questo ho capito, questo si deve fare. Se fosse così, sarebbe anche un po’ complesso, uno pecca contro di te, vai prendi altri due, di seguito lo dici a tutta la Chiesa, e poi dopo… Non può essere approcciato così, si capisce.
Bisogna entrare nella logica di questo insegnamento di Gesù, che nel Vangelo di Matteo – che sappiamo essere rivolto a una comunità che viene dall’ebraismo e che quindi conosce molto bene la Torah, la Legge di Dio, la Scrittura – spiega alcuni passaggi cruciali, fondamentali proprio di questa Legge di Dio.
Gesù in questo brano prende spunto da una situazione che si può creare dentro una comunità, cioè che uno ad un certo punto pecchi contro l’intento di tutta la collettività. Qui, immaginerai qualcuno che fa qualcosa di molto grave, terribile, non so… un attentato, in cui tutti sono colpiti, indignati e, giustamente, si vendicano. Invece, si sta riferendo a qualcuno che si è preso quella verità che viene celebrata dentro la Chiesa e la sta usando per le proprie finalità, uno che sta giustificando i propri peccati, difendendo le sue mancate relazioni, vivendo nella comunione ecclesiale in modo improprio.
Costui cosa mostra al mondo? Potrei fare degli esempi, non mi va di farlo, toccano ognuno di noi, siamo tutti nelle stesse condizioni, chi più, chi meno, viviamo tutti una divisione interiore, una scissione, che si è operata dal peccato originale e che è operante dentro la nostra vita. Per esempio, tu dici che vorresti fare delle cose, ma non riesci a farle? È espressione di questa scissione. Vorresti amare, ma non ci riesci? È manifestazione di questa cesura. Vuoi fare il bene, ma fai il male? È estrinsecazione di questa divisione interiore.
Questa è la logica in cui ci troviamo tutti quanti e Gesù evidenzia: bene, questa è la realtà, adesso cosa fai, partendo da questa condizione sfavorevole, in cui sperimenti nella tua vita una divisione, addirittura un contrasto, tra gli aspetti che ti riguardano? Quei tratti che sono divisi sono anche in contrasto forte tra loro e di questo se ne accorge chiunque ci avvicina, che percepisce il desiderio che abbiamo del bene e la capacità di realizzarlo, anche nelle relazioni.
Come si fa a ristabilire tutto questo? Si può fare solo guardando a un Dio che non è “impacchettato”, unico e solo, è un Dio in relazione, che si fa conoscere nella relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito: la diamo molto per scontata, la conosciamo poco, tuttavia, è la realtà sulla quale poggia ogni cosa. Faccio solo un esempio, per essere un po’ provocatorio stasera. Noi pensiamo sempre ad un Dio creatore, ma creatore “da solo”. E mostriamo così il nostro paganesimo, Dio non crea da solo, ma per mezzo del Figlio, quindi, non da solo.
Ecco che la relazione è alla base della storia, alla base dell’umano, di ogni esperienza che ci è dato in sorte di poter fare. Noi però, dopo il peccato originale, facciamo esperienza dell’accusa: è stata lei, è stato lui… È stato sempre qualcun altro, rispetto alle grandi istanze della salvezza e, dunque, sperimentiamo questa scissione interiore di cui si diceva. Come si può ricostruire? Guardando a un Dio che viene incontro a noi in relazione. Un Dio che è relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito e ci chiede di ristabilire anche una relazione concreta con quelli che ci stanno intorno. In questa logica, l’amore non è più quello che pensi tu, non è più un sentimento che oggi hai e domani si spegne. Non è più un affetto del cuore oggi molto forte, ma che domani si sgretola e, siccome non c’è più, cambiamo e ricominciamo con un’altra, con un altro, ricominciare per risentire emozioni, per ripartire con qualche carica e poi di nuovo sperimentare che l’amore finisce, però, sai com’è, a 40 anni, se l’amore finisce pensi a ricominciare, a sessanta meno, a settanta, speri non se ne vada l’altra, se no dove vai?
Questa parola ti aiuta a comprendere, per esempio, che l’amore non è una realtà legata al sentimento, non è neanche un sentimento, è una fonte, una causa del sentimento, è una realtà dentro la quale si possono sentire anche delle emozioni, ma l’amore non è questo.
Se hai capito questo, torna su questa Parola e comincerai a comprendere qual è l’insegnamento di Gesù. Se la comunità è divisa, se la storia, la creazione, è frammentata, rispetto alla sorte dell’uomo, bisogna rimetterla in pace. Come si fa a rimettere in pace la creazione con il Creatore? Come ha fatto san Francesco? Ha conosciuto il progetto del Creatore e lo è andato a cercare dentro la creazione. E cercandolo, cosa ha trovato? La creazione che aspettava di essere rinominata, richiamata addirittura, alla sua dignità originaria. E Francesco parla agli uccelli, ristabilisce il linguaggio primordiale che c’è tra Dio e le cose che ha creato. Se questo non accade, se questo non è possibile per qualche ragione, a causa dell’egoismo, del peccato, bisogna intervenire. Come? Con una logica che non è certo la logica della giustizia umana. Gesù dice [1] “Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo”. Sta procedendo secondo il modo di fare tipico della Torah, ricordandogli: tu sei stato chiamato a correggere tuo fratello, ricordagli che non può vivere da solo, non è autoreferenziale, non è sufficiente a se stesso, ha bisogno di relazionarsi per vivere, per conoscersi e per conoscere e amare Dio. Se poi non ascolta questo, ma continua ad andare per conto suo, prendi due testimoni… Chi sono? Coloro che conoscono la legge, la Torah, la Sapienza di Dio e possono far camminare nella retta via chi sta trovando in una scissione e la opera anche dentro la comunità. Se non ascolteranno neanche due testimoni, allora informa tutta la comunità, il corpo di Cristo, che c’è un membro malato, una realtà che non riesce a sostenersi, che non riesce a sussistere. E, continua Gesù [2], trattalo “come il pagano e il pubblicano”, permettigli di ricominciare da capo, non considerarlo come un membro a tutto diritto, ma dagli la possibilità di rialzarsi gradualmente e ricostruire una realtà credibile relazionale.
Così facendo, afferma Gesù, avrete la possibilità di legare in cielo quello che legate in terra [3], o di sciogliere in cielo quello che sciogliete in terra, agirete in comunione con il Creatore, secondo l’obbedienza alle leggi della creazione, alle leggi stesse di Dio. In tal modo, io vi dico, continua Gesù, che quando due o tre testimoni si riuniranno nel mio nome, io mostrerò la mia giustizia [4], opererò il bene, lo farò, non nel senso letterale che due o tre persone chiedono una cosa in nome di Gesù e questi te la fa cadere piano piano, davanti agli occhi, appena fatta, proprio per te.
Questo che vi ho detto, anche se forse non l’avete capito, ha delle implicazioni importantissime. Per esempio, la vostra preghiera non potrà più essere compresa come una preghiera individuale, non personale, che riguarda solo te e Dio, che riguarda solo i fatti tuoi e Dio che te li può risolvere, deve essere una preghiera che attraversa anche le istanze e le esigenze degli uomini che insieme a te formano questo corpo mistico che è la Chiesa. È una logica che va al di là della tua capacità di comprendere e attuare la bellezza del Verbo nella storia.
Per questo, Ezechiele richiama il suo popolo con le parole ascoltate prima che richiamano la sua investitura [5]: “O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele”.
Così Ezechiele, così ogni cristiano nella storia, ti ho posto come sentinella, come uno che può vedere dove opera questa legge del male che divide gli uomini e come può ricostruirla, annunciando il diritto di Dio, il desiderio che Dio ha di fare dei due un popolo solo [6], di riconciliare tutto ciò che in questa storia appare diviso [7].
Io mi fermerei qui, perché non è facile, vorrei dire solo due parole in più che riguardano la mia storia personale. Misurando palmo a palmo la mia vita, mi sono accorto che Dio opera veramente in questo modo, ricostruisce là dove noi abbiamo creato spaccatura e divisione, veramente rigenera dove noi abbiamo celebrato semmai questa sorta di difficoltà relazionale e realmente porta a compimento ogni cosa. Se questa è una Parola che fa luce sui nostri passi, allora, non c’è più spazio per il timore e per la paura, per le divisioni, per le vendette, per gli ostracismi, per gli atteggiamenti di ostilità gli uni verso gli altri, tutti quanti insieme possiamo ricercare questa via sapienziale che ci ricondurrà gradualmente all’amore del Padre.
Sia Lodato Gesù Cristo
[1] Mt 18, 15-20, qui versetto 15. ⇑
[2] Mt 18, 17. ⇑
[3] Mt 18,18. ⇑
[4] Mt 18, 20. ⇑
[5] Ez 33,7. ⇑
[6] Ef 2,14. ⇑
[7] 2Cor 5,19. ⇑