Domenica di Pentecoste

Anno Liturgico C
05 Giugno 2022

Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa.(Messa del Mattino e Sera)

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14,15-16.23-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

PRIMA LETTURADagli Atti degli Apostoli (At 2,1-11)

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

Salmo 103.
Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra. R..

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature. .R

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. R.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 8,8-17).

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete. Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“La missione dello Spirito Santo”.
Dal trattato «Contro le eresie» di sant’Ireneo, vescovo

Il Signore, concedendo ai discepoli il potere di far nascere gli uomini in Dio, diceva loro: «Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28, 19).
È questo lo Spirito che, per mezzo dei profeti, il Signore promise di effondere negli ultimi tempi sui suoi servi e sulle sue serve, perché ricevessero il dono della profezia. Perciò esso discese anche sul Figlio di Dio, divenuto figlio dell’uomo, abituandosi con lui a dimorare nel genere umano, a riposare tra gli uomini e ad abitare nelle creature di Dio, operando in essi la volontà del Padre e rinnovandoli dall’uomo vecchio alla novità di Cristo.
Luca narra che questo Spirito, dopo l’ascensione del Signore, venne sui discepoli nella Pentecoste con la volontà e il potere di introdurre tutte le nazioni alla vita e alla rivelazione del Nuovo Testamento. Sarebbero così diventate un mirabile coro per intonare l’inno di lode a Dio in perfetto accordo, perché lo Spirito Santo avrebbe annullato le distanze, eliminato le stonature e trasformato il consesso dei popoli in una primizia da offrire a Dio.
Perciò il Signore promise di mandare lui stesso il Paràclito per renderci graditi a Dio. Infatti come la farina non si amalgama in un’unica massa pastosa, né diventa un unico pane senza l’acqua, così neppure noi, moltitudine disunita, potevamo diventare un’unica Chiesa in Cristo Gesù senza l’«Acqua» che scende dal cielo. E come la terra arida se non riceve l’acqua non può dare frutti, così anche noi, semplice e nudo legno secco, non avremmo mai portato frutto di vita senza la «Pioggia» mandata liberamente dall’alto.
Il lavacro battesimale con l’azione dello Spirito Santo ci ha unificati tutti nell’anima e nel corpo in quell’unità che preserva dalla morte.
Lo Spirito di Dio discese sopra il Signore come Spirito di sapienza e di intelligenza, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di scienza e di pietà, Spirito del timore di Dio (cfr. Is 11, 2).
Il Signore poi a sua volta diede questo Spirito alla Chiesa, mandando dal cielo il Paràclito su tutta la terra, da dove, come disse egli stesso, il diavolo fu cacciato come folgore cadente (cfr. Lc 10, 18). Perciò è necessaria a noi la rugiada di Dio, perché non abbiamo a bruciare e a diventare infruttuosi e, là dove troviamo l’accusatore, possiamo avere anche l’avvocato.
Il Signore affida allo Spirito Santo quell’uomo incappato nei ladri, cioè noi. Sente pietà di noi e ci fascia le ferite, e dà i due denari con l’immagine del re. Così imprimendo nel nostro spirito, per opera dello Spirito Santo, l’immagine e l’iscrizione del Padre e del Figlio, fa fruttificare in noi i talenti affidatici perché li restituiamo poi moltiplicati al Signore.

Trascrizione dell’Omelia.

Veramente questa solennità della Pentecoste ha un’origine molto lontana, perché prima di tutto è una festa ebraica, la Festa delle Settimane, “Shavuot”, che ricorda sette settimane dopo l’uscita dall’Egitto. Che era successo quella volta? Cinquanta giorni dopo quell’uscita dall’Egitto, dalla prepotenza del faraone, questo popolo per mano di Mosè aveva ricevuto da Dio il dono della Torah, della Legge e attraverso la circoncisione chiunque poteva entrare nella pratica di questa Legge e ritenere di poter essere salvo e giusto nella misura in cui questa Legge l’avrebbe messa in atto. Questa Legge san Paolo la chiama la legge della carne, non perché è una legge bassa, una cosa proprio .. no, no, della carne perché è fondata sulla carne, cioè sulla circoncisione, chi ha questo segno nella carne appartiene al popolo della Legge. Per noi questo non ha apparentemente importanza, ma è Dio che lo ha stabilito, dunque possiamo anche noi osservare questa logica. San Paolo nella Lettera ai Romani che abbiamo ascoltato dice: “Se uno pensa di amare Dio e di rimanere legato a lui osservando tutti i precetti che riguardano la carne, cioè la Torah con tutte le sue leggi”, seicentotredici precetti se li vuoi sapere, tu che dei Dieci Comandamenti ne conosci due, è impegnativo anche no? Ma tutto è fondato sulla possibilità di mettere in pratica qualche cosa che è stato comandato e san Paolo dice che è stata proprio la Legge a farci conoscere il peccato, è la Legge che ci ha detto: “Non fare questo” perché? “Perché è peccato” e noi abbiamo saputo il peccato cos’era dalla Legge. Ora tutta questa sapienza ha accompagnato questo popolo e lo ha preparato. La Lettera agli Ebrei dice proprio che Dio proprio così molte volte ed in molti modi ha parlato ai nostri padri attraverso queste rivelazioni, attraverso i profeti, poi ad un certo punto qualcosa è cambiato, nella pienezza del tempo Dio ha pensato di parlare in un altro modo, lo aveva già detto nel profeta Ezechiele e nel profeta Geremia: “Voi avete davanti questa Legge scritta sulla pietra, Io cambierò il cuore di pietra dalla Legge e vi darò un cuore di carne, cioè toglierò da voi la prescrizione, la prescrittività così dura della Legge e vi darò una sapienza che non sta più davanti a voi ma che è dentro di voi”, capite qual è la nostra fortuna amici? Se avete ascoltato la Lettera di san Paolo ai Romani oggi pensando che lo Spirito e la carne come se lo Spirito fosse qualcosa di etereo e la carne qualcosa di brutto, sappi che tu preferisci la carne allo Spirito, quella carne allo Spirito e vivi una vita sempre divisa, Spirito carne, carne Spirito e non sai mai a chi dare retta, ma non è di quella carne che parla Paolo. Tra l’altro, proprio quella carne, quella carne che porti, questa il Figlio di Dio l’ha abitata, se fosse stata così cattiva non l’avrebbe assunta, che dici? Se fosse stata così terribile non l’avrebbe portata fino a Dio nell’Ascensione. Non quella carne da cui dobbiamo guardarci, perché la nostra carne ci permette di crescere, di conoscere, di amare Dio, di amare gli altri, di fare il bene, di avvicinare il prossimo, di sostenerlo anche nella carne e non solo con le parole, quella carne è buona in sé. Allora aveva detto Dio, tramite Ezechiele: “Vi toglierò questo cuore di pietra della Legge e vi darò un cure di carne, un cuore, cioè parlerà dentro di voi” e questo ci aiuta a capire cosa Gesù ha detto in questo Vangelo di Giovanni, siamo nell’Ultima Cena, all’ultimo momento prima che vada a morire per noi e dice: “Se mi amate osserverete i miei comandamenti, Io pregherò il Padre e vi darà un Paraclito”, sta dicendo Gesù: “Quello che aspettavate, sta arrivando. Quella promessa che era stata fatta in Ezechiele, ora si realizza. Voi siete liberi dalla Legge, siete liberi dalla Torah, d’ora in poi verrà uno Spirito che vi ricorderà tutto ciò che è buono, parlerà da dentro di voi, dunque non vi metterà mai più in difficoltà”. Allora amici, qual’era il nostro compito davanti a questo dono grandioso? Stare ancora a cincischiare “questo non si fa, quello si fa”? No, il compito semmai era quello di entrare in una logica amorosa e amorevole, fidarsi cioè di uno Spirito che ci fa conoscere il pensiero di Dio, questo era la Torah, ma noi il pensiero di Dio non l’abbiamo mica letto sui libri, noi il pensiero di Dio lo abbiamo visto negli atti di Gesù, lo abbiamo visto nel suo amore per noi, siamo stati con lui al Getsemani quando ha detto al Padre: “Allontana questo giudizio da loro perché non sono in grado di portarlo, allontana questo tempo, fa che possano crescere, Io morirò per loro, mi metterò Io al posto loro, guarda me, prendi me e salva loro”, questo può convincerci, questa è la nuova legge, è una legge che ci commuove, è una legge che ci sommuove dentro, è una legge che ci spinge a fare quello che non avremmo mai neanche pensato. Allora io capisco bene che l’emozione, l’emotività, che fa dei doni dello Spirito tutto un canto di .. ma a noi è stato dato un dono che ci dà la possibilità di fare di questo universo un solo corpo e un solo spirito. Ti ricordi? Era iniziato tutto quando l’uomo aveva pesato di arrivare fino a Dio, si erano messi d’accordo per costruire una torre che arrivasse fino a Dio, come a dire: “A Dio ci si va facendo chissà che cosa” e Dio ci ha mostrato che no, è Lui che discende, è l’Amore che arriva fino a noi. Quella Torre di Babele, che fu costruita per andare in cielo a conoscere Dio, divise il cuore degli uomini al punto che non si capirono più neanche nelle lingue, ma quando Dio ha mandato il suo Figlio e poi grazie a Lui è giunto lo Spirito a noi, gli apostoli parlano ormai lingue che tutti comprendono, tutti possono diventare un popolo solo, non c’è più il popolo delle promesse, sebbene abbia la sua preminenza nella logica della salvezza, ma c’è un popolo di lontani che finalmente possiedono il pensiero di Dio, come dice Paolo, possiedono lo Spirito di Dio, cioè se lo vuoi sapere, possiedono Dio, se lo vuoi capire meglio, possiedi Dio! Possibile che un uomo possa possedere Dio? Possibile si! Non era possibile, il Figlio di Dio lo ha reso possibile. Dunque noi possiamo nutrirci del corpo di Cristo, sapendo che Dio, finalmente, torna a parlare al mondo, torna a parlare all’universo, torna a parlare alla creazione, attraverso di noi. Trasformiamola allora questa chiesa, facciamola diventare da una chiesa di processioni e di devozioni, facciamola diventare una chiesa di profezie, questo lo Spirito Santo suscita in noi. E che sono le profezie amici, le cose sul futuro? No, quelle le fanno gli oroscopi. No, la profezia è la lettura corretta della storia, è la possibilità di vedere nei fatti, anche quelli drammatici, quelli che riguardano la tua vita, quelli che ti stanno intorno o la grande storia dove si fanno le guerre, non con l’odio, il disprezzo, con i giudizi che facciamo spesso, ma con la speranza che attraverso le cose della storia, Dio porti a compimento il suo progetto. Sapete, quando fu donata la Legge suonavano i corni, suonava questo oggetto che si usa in Israele e tutti si spaventavano al sentire questo suono, ma al giorno del Grande Giubileo, secondo la Legge degli Ebrei, quel giorno del Grande Giubileo quando suoneranno i corni, Dio verrà e manderà il suo Figlio ancora a salvarci e a trovarci ormai come un solo corpo, come un solo spirito e farà di noi una eredità per tutti e per sempre. Questa è la Pentecoste, questo è il tempo che si apre, domani con l’inizio del Tempo Ordinario, ricomincia a pensare secondo queste categorie, aspettati in ogni momento che la manifestazione del Signore possa raggiungere anche te, non tirarti indietro, non far finta di essere timido, non mettere davanti i tuoi peccati dicendo: “Siccome ho peccato allora con me non puoi fare nulla”, piuttosto vantati della grazia che Dio ti ha fatto di assumere il corpo del suo Figlio e di avere il suo stesso Spirito e allora sarà una Pentecoste per tutti ovunque e per sempre. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

 
Trascrizione dell’Omelia.

Dal racconto della creazione il Genesi, procede giù giù nella storia dell’uomo, la preistoria dell’esperienza umana, raccontando come il peccato abbia preso il suo spazio nelle relazioni per tutto il tempo della rivelazione dell’Antico Testamento e ancora il Genesi ci ricorda che cosa è accaduto proprio in relazione al peccato originale, cioè quella divisione che si è prodotta nel cuore dell’uomo che gli ha impedito di vedere Dio faccia a faccia. C’è stato un momento in cui l’uomo ha pensato, nella sua capacità di immaginarsi il sacro, il religioso, di arrivare fino a Dio, di raggiungerlo da qualche parte descrivendo qualcosa della realtà di Dio, da sé lo ha fatto, non è stato Dio a suggerirlo e questa salita verso il cielo noi l’abbiamo conosciuta nel racconto della Torre di Babele. Che cosa ne è scaturito? La difformità delle lingue, la diversità che ha in qualche modo inficiato tutte le relazioni umane. E poi la storia, la cattività egiziana, la liberazione. Cinquanta giorni, dopo quella liberazione dall’Egitto, Israele finalmente, sotto il monte Oreb, il monte Sinai, viene chiamato a ricevere la Torah da Dio, cioè finalmente le regole, le logiche per sostenere l’aspirazione umana del bene e combattere validamente il male che del peccato originale era figlio. Finalmente Dio fa conoscere cosa pensa e come si può fare per essere graditi a Lui. Li abbiamo conosciuti come Comandamenti, non sono solo dieci che noi forse conosciamo, parlo dei seicentotredici precetti, insomma di tutta quella complessa realtà che è poi diventata la riflessione di tutto il giudaismo fino ai nostri giorni. Un modo per essere perfetti, per assomigliare a quello che Dio ha pensato di meglio per l’uomo, tuttavia caricandosi di un peso gravoso, perché dillo, a te già i Dieci Comandamenti ti sono gravosi, figuriamoci poi se fossero seicentotredici, oltretutto noi deliberatamente ci prendiamo il lusso di ignorare perfino quella letteratura della Torah, cioè il Pentateuco, cioè i primi cinque Libri della Bibbia e anche gli altri. Dunque tutta questa logica ci era gravosa. San Paolo nella Lettera ai Romani ci dice: “Non abbiate paura, perché quella logica, quella che era impressa nel cuore dell’uomo che trova il suo segno nella circoncisione della carne, è una logica della carne”, quella logica della carne, dirà Paolo, addirittura il peccato ce lo fa conoscere, se non lo conoscevamo, la preiscrizione che ce lo impedisce, ci fa sapere qual è il peccato, siamo sempre esposti alla possibilità di compierlo. Dunque la Legge, se da una parte c’è data perché noi possiamo conoscere Dio, dall’altra anche ci fa conoscere pure che cosa non è Dio. E così il cammino dell’uomo fino al giorno in cui finalmente Dio, attraverso i profeti, ha raccontato, ha dato una promessa veramente incredibile, ha detto: “Io quel cuore di pietra che vi ho dato, cioè la Torah, scritta sulle pietre, scritta sulle tavole, io quello ve lo tolgo e vi do una Legge scritta nel cuore” e che cos’è una legge scritta nel cuore? Una legge che non sta più davanti a noi perché sia osservata con precisione, una legge che parla da dentro di noi. Come è possibile? Noi non siamo dei, noi siamo uomini, siamo fallibili, è più facile che commettiamo i peccati, di desideri ne abbiamo tanti ma non riusciamo mai a discernere quali sono per il bene e quali no. Allora per convincere il nostro cuore ad aderire a questa promessa, nella pienezza del tempo, Dio ci ha mostrato come questa promessa si sarebbe realizzata. Tu dirai: “Ce l’ha mostrata in una manifestazione gloriosa, soprannaturale?”, no, ce l’ha mostrata nell’unica modalità che noi avremmo potuto comprendere e anche accettare. “Perché?”, perché portava il nostro volto, perché aveva il nostro viso, perché si muoveva con le gambe come noi, perché agiva come ognuno di noi: nella carne del Figlio, il Padre ci ha mostrato primo che la carne non è occasione di peccato ma di salvezza, di obbedienza a lui, secondo che Lui ci avrebbe amato di amore eterno, ci avrebbe continuato a conservare ancora pietà, fino alla fine. Noi abbiamo pensato di aderire a questo dono, anche se ci siamo sentiti un po’ in difficoltà, perché siamo pagani, perché per noi invece Spirito e carne sono due cose diverse, perché per noi vorremmo fare una cosa e ne facciamo un’altra, siamo ancora divisi dentro. Ma diceva Paolo che: “Quelli che accettano di vivere le sofferenze di Cristo, costoro avranno anche il suo Spirito, questo Spirito”, diceva se avete ascoltato la Lettera ai Romani al capitolo 8: “Questo Spirito di Dio, ha il potere di parlare al nostro Spirito”, ha il potere di parlare a qualcosa che Dio ha dato a noi e che già è capace di ascoltare. E che cosa ascolta il nostro spirito quando sente lo Spirito di Dio? Cose meravigliose del cielo? No, cose meravigliose della terra! Ci fa conoscere che noi siamo figli, di adozione ma figli, dunque siamo eredi della divinità. Caro amico, sei erede della divinità, se pensi di essere cristiano e la divinità non è fatta per te perché sei un peccatore, te ne puoi andare a casa. Noi siamo eredi della divinità di Dio, addirittura dice Paolo: “Coeredi di Cristo”, come Lui eredità questa divinità, pure noi! Pure il tuo nemico è destinato a ereditare questa divinità, perciò se manca qualcosa adoperati, sostenuto dallo Spirito, da questo Paraclito, da questo Avvocato, adoperati perché tutti sappiano questo, perché tutti possano vivere in questo modo e finalmente rinfrancarsi dalle pene che la storia, come vedete, costantemente ci propone. Lasciate perdere le questioni legate alle fazioni: “facciamo questo, questo non si deve fare” entrate invece in una relazione con Dio profonda, autentica, che parla come una fonte zampillante di vita eterna, capace di illuminare il vostro cuore, la vostra vita e pure quella degli altri, attraverso di voi. Allora se avete capito questo, capite anche quello che Gesù quella sera, quell’ultima sera con i suoi, cominciò dicendo: “Se mia amate, cioè se avete questo Spirito, osserverete anche i miei comandamenti, vi sarà semplice osservarli”, l’aveva già detto: “Il mio giogo è soave, leggero”, è possibile, non è una cosa che non è fatta per l’uomo: “E se farete così, Dio vi darà un Paraclito, vi porterà alla verità tutta intera vi ricorderà le cose che vi ho detto”, ce le sta ancora ricordando, ce le ricorda nella preghiera, ce le ricorda nella penitenza, ce le ricorda nella sofferenza, sempre questo Spirito ci consola e ci rialza perché noi possiamo operare il bene, semmai vi riusciamo, sostenuti dalla sua forza. E così noi festeggiamo questa Pentecoste, c’era in quel giorno degli apostoli come diceva la Prima Lettura, scoppi e trombe, tanti rumori, no, questa Pentecoste ormai, come una brezza leggera convince il nostro cuore ad aderire totalmente all’Amore di Dio e questo Spirito che parla al tuo spirito, ti convinca davvero, ti convinca oggi e a partire da oggi tu possa cominciare a sentirlo, non come uno che sente le voci, per carità, ma a sentirlo come Uno che illumina i passi oscuri della tua esistenza e ti permetta di dire: “Amen Signore, è vero! Vedo che è vero, dammi questa profezia, che io riporti questa generazione verso la vita e la allontani dalla morte che celebra”. Sia lodato Gesù Cristo.

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