Messa di ringraziamento di fine anno della Scuola di Preghiera (2016)
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
PRIMA LETTURA – Dal primo libro dei Re (1Re 18,41-46)
In quei giorni, Elìa disse [al re] Acab: «Va’ a mangiare e a bere, perché c’è già il rumore della pioggia torrenziale». Acab andò a mangiare e a bere.
Elìa salì sulla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la sua faccia tra le ginocchia. Quindi disse al suo servo: «Sali, presto, guarda in direzione del mare». Quegli salì, guardò e disse: «Non c’è nulla!». Elìa disse: «Tornaci ancora per sette volte». La settima volta riferì: «Ecco, una nuvola, piccola come una mano d’uomo, sale dal mare». Elìa gli disse: «Va’ a dire ad Acab: “Attacca i cavalli e scendi, perché non ti trattenga la pioggia!”».
D’un tratto il cielo si oscurò per le nubi e per il vento, e vi fu una grande pioggia. Acab montò sul carro e se ne andò a Izreèl. La mano del Signore fu sopra Elìa, che si cinse i fianchi e corse davanti ad Acab finché giunse a Izreèl.
Dal Salmo 64
R. A te la lode, o Dio, in Sion.
Tu visiti la terra e la disseti,
la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu prepari il frumento per gli uomini.R.
Così prepari la terra:
ne irrighi i solchi, ne spiani le zolle,
la bagni con le piogge e benedici i suoi germogli.R.
Coroni l’anno con i tuoi benefici,
i tuoi solchi stillano abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.R.
“Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello”
Origene (ca 185-253), sacerdote e teologo
Sulla preghiera, 8-9; PG 11, 442-443
Nessuno potrà ottenere qualsiasi cosa nella preghiera, se non pregherà con buone disposizioni e con fede retta. Non bisogna parlare molto; e neanche mettersi in preghiera adirati e con l’animo turbato. Non è concepibile come ci si possa dedicare all’orazione senza la purezza del cuore, né è possibile che chi prega ottenga la remissione dei suoi peccati, se prima non ha perdonato di cuore al fratello che gli chiede scusa per il torto che gli ha arrecato.
Prima di tutto sarà della massima utilità se colui che si dedica alla preghiera, per questo stesso fatto si mette di fronte a Dio e parla con lui con la consapevolezza che Dio è presente e lo guarda. Sappiamo che certe immagini delle cose rievocate nella memoria turbano i pensieri che nascono quando la mente vi riflette. È da credere invece che sia molto utile il ricordo di Dio presente, che scorge tutti i moti dell’anima, anche i più riposti, quando l’anima si dispone a piacergli, considerando colui che prova mente e cuore (Sal 7,10), in atto di penetrare ogni spirito.
Bisogna che chi prega alzi al cielo mani pure, perdonando tutte le ingiurie ricevute e allontanando dal suo animo ogni passione in modo da non essere adirato con alcuno. E chi dubiterà che questo stato d’animo sia il migliore, dato che lo insegna san Paolo nella prima lettera a Timoteo quando dice: « Voglio che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese » (1 Tim 2,8)?
Evangelizo.org 2001-2016
Trascrizione dell’Omelia
Quando ci mettiamo davanti a questa parola che abbiamo incontrato tante volte anche nelle catechesi, quella di come uscire dal formalismo dei farisei, secondo i quali magari, come pensa il demonio, prima di celebrare l’Eucarestia dovremmo chiedere perdono a qualcuno o chiedere il perdono di qualcuno. Noi abbiamo visto invece come il peccato, che è accovacciato alla porta della nostra casa e verso il quale è il nostro istinto (Gen 4,7), proprio quello ci accusa e con quello dobbiamo metterci d’accordo, dobbiamo metterlo al posto suo, quello che gli compete perché non si prenda mai la nostra speranza, perché non entri mai nella nostra relazione con Dio, perché trovi il suo posto là dove ha ragione d’essere. Abbiamo visto anche come la preghiera sia importante per entrare in questa logica e le sette volte che Elia dice al giovane di osservare l’orizzonte, chi è venuto con me due anni fa in Terra Santa due anni fa ad Haifa, l’ha visto, verso il mare, il luogo dal quale Elia si aspettava di vedere arrivare finalmente la pioggia, queste sette volte indicano proprio l’urgenza della preghiera costante e pure questo è di casa. Ora siccome abbiamo già detto tutto io adesso cambio pagina e vorrei raccontarvi questa esperienza, ve la voglio regalare perché vedete, lo sapete già, tutta la scuola di preghiera certamente viene dalla Scrittura, viene dalla preghiera, viene dal magistero della Chiesa, viene dall’esperienza dei santi ma la scuola di preghiera è anche la mia esperienza personale, è un po’ il prodotto di quello che io ho vissuto, vivo, penso e che sempre cerco di ridonarvi, perché penso sempre che quello che poi uno vive è comprensibile per tutti, tutti abbiamo esperienze così umane, bene anche questa ve la voglio raccontare.. Qualcuno mi ha chiesto se ho avuto paura, no, non ho avuto paura, un po’ di smarrimento all’inizio, certi sintomi sono tanto eclatanti e allo stesso tempo tanto misteriosi, anche il momento diciamo così dell’intervento, sapete, avevo un mal di testa terribile, l’unico posto su cui potevo girare lo sguardo erano gli armadietti e sugli armadietti c’erano scritti i tipi di catetere per fare gli stent e c’era una disposizione, mi sono reso conto che i momenti che noi pensiamo siano i più importanti possono diventare anche i più banali, in quel momento, non vi scandalizzate, io non sapevo che cosa fosse la preghiera, non ho compreso che cosa fosse più giusto chiedere, che fosse buono pensare, mi sono detto tra me e me: “Beh, questo intervento durerà una ventina di minuti, il tempo di un rosario”, comincio il rosario, ho detto solo il Padre Nostro e poi nulla, nulla. Ecco è proprio in questo momento in cui non ho visto nulla che mi sono sentito a casa, che mi sono sentito davanti al roveto ardente come uno che non conta niente, che non è nessuno, in un luogo ed in un momento in cui solo Dio ha diritto di parlare, qualsiasi cosa dica, che sia a favore della mia vita o no. In quel momento che poteva preludere ad una dimensione veramente drammatica, anzi tragica, dopo si è rivelata invece una cosa abbastanza normale, infatti ne sono uscito anche abbastanza tranquillo tutto sommato, in quel tempo ho sentito la preghiera di tutti, mi sono arrivati tanti messaggi, tante e-mail, ho visto che c’erano tante persone, ho pensato che tante altre magari non si sono azzardate neanche a scrivere per non essere invadenti ma io l’ho sentite tutte le persone, una volta vi ho raccontato come al Santo Sepolcro mi vennero davanti agli occhi tutti quelli che avevo conosciuto nella mia vita, tutti i volti, tutti i nomi, anche quelli che non lo avevano un nome e anche in questa occasione tanti volti, tutti i volti mi sono venuti in mente, non ho sentito di vivere un’esperienza speciale, soprattutto una cosa ve la voglio proprio regalare, io non ho visto in faccia la morte, per niente, sapete come si dice: “Ho visto la morte in faccia”, no, io ho visto la vita, anzi, ho visto una nuova prospettiva della vita che non conoscevo, c’è un salmo che dice: “Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal 89,12), vero, Amen, proprio vero, c’è una sapienza che nasce dalla consapevolezza della durata della propria vita, dice un altro salmo: “In pochi palmi hai misurato la mia vita” (Sal 38,6) è vero, pochi palmi, è vero, non tutti li possiamo presumere quelli che ci saranno, di una cosa sola però ho avuto la certezza, dell’amore di Dio, certamente, certissimamente, di un amore di Dio presente, senza sensazioni, voi lo sapete che a me le sensazioni, le emozioni, non mi sono care, io in quel momento ho pensato a tante cose e ho pensato anche a voi, alla scuola di preghiera, ho pensato al tempo che viene, mi sono messo pure io a guardare da quella prospettiva se arrivasse la pioggia, se finisse la carestia, la carestia di questo mondo dalla terra arida, secca, che non ha più lo Spirito, che non conosce le vie di Dio, che non sa sperare, che non sa cosa credere, che non riesce ad amare o si illude di amare in altri modi. E proprio in questa spaccatura, in questa fenditura nella roccia, dove è passata la gloria di Dio ed io sono stato coperto dalla sua mano (Es 33, 21-23), ho visto anche i volti delle persone lontane, tutti quelli che sono passati e se ne sono andati, non che sono morti ma che si sono allontanati, le persone che ho amato e che poi alla fine non sono riuscito ad onorare o che non mi hanno amato, non lo so, e dentro questo silenzio ho visto arrivare una voce, un interessamento, da lontano dove non speravo, mi ha consolato il cuore, ho capito che se la medicina ha guarito il mio cuore di carne, Dio guarirà pure il mio cuore quello in cui lui vuole abitare. Ve lo racconto perché quello che è per me, sono certo è anche per voi, questa prospettiva è quella che io auguro a voi, non la malattia certamente, ma la prospettiva di vedere Dio là dove uno non se lo aspetterebbe. Vi sono grato, vi sono grato dell’amicizia, un po’ mi dispiace che voi battiate tanto le mani, perché la mia vita è proprio uguale, identica alla vostra, la mia esperienza è l’esperienza vostra, le cose che accadono a me sono quelle che accadono anche a voi, l’abbiamo sperimentato tutti, nella difficoltà, la paura, la morte, tante cose, io spero che questo applauso vada alla Vergine Maria alla quale sono grato, alla Chiesa che mi guarda sempre un po’ così ma che però mi accoglie sempre, poi questa sera desidero ringraziare anche, in questa omelia così informale, due persone, una sta al lavoro in questo momento, un cardiologo del Sant’Eugenio e un’altra invece è qua, una donna medico del reparto di medicina d’urgenza che fa la scuola di preghiera, io devo sicuramente a Dio la mia vita, alla Vergine Maria la sua intercessione, alla vostra preghiera e alla sua caparbietà senza la quale io sicuramente non sarei qua … Grazie.
Sia lodato Gesù Cristo.