Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo

Anno Liturgico C
20 Novembre 2022

Signore, ricordarti di me quando entrerai nel tuo regno.(Messa del Mattino e Sera)

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 23,35-43)

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

PRIMA LETTURADal secondo libro di Samuèle(2Sam 5,1-3)

In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”».
Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.

Salmo 121.
Andremo con gioia alla casa del Signore. R..

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!.R

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési (Col 1,12-20).

Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati.
Egli è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Venga il tuo regno”.
Dall’opuscolo «La preghiera» di Origène, sacerdote

Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e nel nostro cuore (cfr. Rm 10, 8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell’anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in essi abita. Così l’anima del santo diventa proprio come una città ben governata. Nell’anima dei giusti è presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell’affermazione: «Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).
Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che afferma l’Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15, 24. 28). Perciò preghiamo senza stancarci. Facciamolo con una disposizione interiore sublimata e come divinizzata dalla presenza del Verbo. Diciamo al nostro Padre che è in cielo: «Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno» (Mt 6, 9-10). Ricordiamo che il regno di Dio non può accordarsi con il regno del peccato, come non vi è rapporto tra la giustizia e l’iniquità né unione tra la luce e le tenebre né intesa tra Cristo e Beliar (cfr. 2 Cor 6, l4-15).
Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre membra che appartengono alla terra (cfr. Col 3, 5). Facciamo frutti nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale. Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal 98, 5), e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso. Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, «l’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte» (1 Cor 15, 26). Allora Cristo potrà dire anche dentro di noi: «Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» (1 Cor 15, 55; cfr. Os 13, 14). Fin d’ora perciò il nostro «corpo corruttibile» si rivesta di santità e di incorruttibilità; e ciò che è mortale cacci via la morte, si ricopra dell’immortalità del Padre (cfr. 1 Cor l5, 54). Così regnando Dio in noi, possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.

Trascrizione dell’Omelia.

Ed è vero che noi abbiamo sempre letto questa parola pensando all’annuncio che Gesù fa a questo ladrone che si è pentito, che ha riconosciuto la sua regalità pure sulla croce dicendo: “Tanto tra poco sarai con me in paradiso”, ma Colui che ha esordito nella sua predicazione dicendo: “Il regno dei cieli è vicino”, forse voleva dire qualcosa di più a quest’uomo, forse è quello che dice anche a noi oggi che celebriamo la regalità di Cristo. Regalità, sapete, è una categoria che almeno noi da queste parti, non siamo proprio abituati a confrontarci, la regalità è sparita dalla nostra attenzione da molto tempo. Perché dico questo? Perché Gesù aveva cominciato la sua predicazione, già Giovanni il Battista prima di lui, dicendo: “Il Regno di Dio è vicino” e noi abbiamo visto in diverse occasioni come questo Regno di Dio vicino, non è vicino perché arriva e quando arriva guai a chi lo trova, no, vicino nel senso di prossimo, questo Regno ormai è prossimo, vuol dire che se un popolo è stato riscattato da una schiavitù e riportato a casa da un esilio, finalmente si apre per questo popolo una porta nuova, una via nuova, una via dove possono, come Isaia aveva già profetizzato cinque secoli prima di Cristo, una via sulla quale possono ritornare tutti i smarriti di cuore, tutti quelli che erano lontani dalla consapevolezza di appartenere ad un popolo che attende il compimento delle promesse, una via appianata. Quando dunque, Giovanni Battista prima e Gesù poi, Egli Stesso dice che il Regno di Dio è vicino, cioè prossimo, sta dicendo: “Ormai quella regalità è a portata di mano e Io ve la voglio raccontare, Io ve la voglio spiegare perché possiate aderire, capire, comprenderla e finalmente possederla”, perché sai ci sono alcuni che hanno un dono di natura e anche di scienza per capire le cose di Dio così come ci vengono annunciate, alcuni che hanno la possibilità di intuirle grazie alla loro grande spiritualità, altri, tutti, possono non solo capire ma percepire il possesso di questa regalità tutte le volte che la preghiera si trasforma e passa dalla semplice ripetizione di parole a una contemplazione della presenza ed io sono sicuro che pure tu, comunque sia, comunque preghi, etc., qualsiasi tempo della tua vita stai attraversando, hai percepito la presenza dello Spirito in te almeno una volta, quella presenza che ha la capacità di proiettare un cono di luce su tutta la tua esistenza, quella passata e quella che viene, dunque una regalità possibile. Se la regalità è possibile, vuol dire che questo Regno, in qualche modo, ci è stato dato, ci è stato già consegnato. Ce lo dice Paolo: “Noi possediamo una caparra di questo Regno” una caparra capite? Questo è un linguaggio che tutti possono capire, cioè è mezzo comprato, abbiamo versato una cifra, è già nostro, veramente la cifra non l’abbiamo versata noi, la cifra l’ha versata Colui che per convincerci sulla bontà di questo Regno e sulla possibilità di entrarci, ci è venuto incontro, dicevamo prima, ci è venuto incontro con l’esposizione dei misteri della sua vita, in tutto l’anno liturgico. Così che noi un anno fa siamo stati stupiti, meravigliati dall’annuncio del Regno quando abbiamo visto che questo Regno non è più grande di noi, non è più alto di noi, non è lontano da noi, perché? Perché all’inizio di questo anno liturgico ci siamo preparati ad accogliere un Regno che si fa carne. Abbiamo visto che la nostra carne, fin dall’incarnazione del Verbo, è il luogo della sua manifestazione. Sai, mica è poca cosa, tu che della carne ti scandalizzi, tu che la carne la usi sempre male, tu che hai paura di pensare secondo il mondo e poi ti trovi sperso nelle cose della vita, tu che vedi la tua carne invecchiare e ammalarsi, insomma tu che hai paura di essere inadeguato alle cose di Dio, sei stato meravigliato quando invece Dio ha declinato la sua parola eterna, dentro la fine dei tuoi giorni. Hai detto: “Ma allora, allora io posso veramente avvicinarmi”, ti sei messo davanti ad un Dio Bambino che non ti incuteva soggezione, hai pensato in cuor tuo: “Dio è possibile”! Quel giorno che hai pensato: “Dio è possibile” guardando al Bambino Gesù nella grotta di Betlem, quel primo mistero della vita di Cristo, tu hai capito che eri coinvolto, convocato, eletto addirittura, scelto, per essere il luogo della manifestazione di questa grazia. E poi giù, giù, hai accompagnato il Signore, dopo il suo battesimo al Giordano, durante il corso dell’anno fino a Quaresima, l’hai accompagnato ascoltando le sue parole, vedendo che la sua presenza guarisce, vedendo che la sua presenza consola, che la sua presenza fa luce anche sui recessi più angusti della storia che vivi, allora hai detto: “Ma chi sei?” e forse un giorno, con lui, con questa fede ancora germinale, sei salito sul monte della preghiera per vedere con gli occhi finalmente liberati, la sua Trasfigurazione, hai potuto contemplare chi era veramente Gesù, chi è veramente Gesù per la tua vita. Chissà se quel giorno che la preghiera veramente ti ha convinto della sua grandezza, della sua santità, non ti ha convinto anche della tua chiamata a questa grandezza, avrai detto: “Va beh, la mia vita vale poco, faccio sempre le stesse cose”, come dici tu: “Faccio sempre gli stessi peccati”, “chissà se la mia vita invece può essere un luogo in cui Dio voglia dire qualcosa di più grande”. Certamente nella contemplazione di questi misteri, con l’intercessione della Vergine Maria, dei santi, avendo contemplato tutte queste cose, una cosa la puoi dire, di questo Regno ti sei nutrito, non solo per le parole che ti sono arrivate, certe volte anche ben spiegate, ma soprattutto perché tu di questo Regno hai mangiato e anche se le forze del male, della malattia o della vecchiaia, venivano a bussare alla tua porta per dirti: “Tu non vali un granché”, poterti accostare al corpo di Cristo, ti ha ricordato la tua dignità. Se eri un “figliol prodigo” che avevi sperperato tutte le sostanze altrove, quando sei tornato il Padre ti ha consegnato suo Figlio nelle mani perché tu potessi nutrirtene, perché ti facesse compagnia, perché convincesse il tuo cuore che già la tua vita è riscattata. Tu dirai: “Queste cose sono anche belle, ma io come posso accorgermene? Come le posso toccare? Come posso andarmene a casa con la consapevolezza che oggi può essere il giorno della mia salvezza, un giorno che si dilati fino alla fine della mia vita?”, beh questo lo puoi fare se tu sei uno abituato a lottare contro le insidie del maligno, se tu hai messo in qualche modo da parte tutte quelle passioni che ti hanno sempre strappato di qua e di là, se tu sei avvezzo al combattimento spirituale, cioè se sai usare la Sacra Scrittura, se sai godere della grazia quando ti raggiunge, se la preghiera si accende costantemente al centro della tua vita, se curi le relazioni, se tutto guardi nella prospettiva di Dio, semplicemente, se ascolti quello Spirito che dentro di te, dice Paolo, grida con gemiti inesprimibili nell’attesa di poter pronunciare una parola, quella della tua liberazione, quando tu possa dire: “Dio? No, Padre mio! Mi sei Padre ed io sono tuo erede, sono coerede di Cristo, tu hai fatto della mia povera vita, misera vita, un luogo di speranza incontenibile ed anche se le cose ancora si avvicinano a me in modo terrificante, anche se mi mettono in imbarazzo per i miei molti peccati, io posso sperare che il tuo amore si manifesti come vita eterna anche per le mie povere membra”. Questa è la regalità amici, questo è quello che oggi contempliamo, da lontano, si, in visione, non ancora lo possediamo totalmente, però, mentre Gesù cammina con noi nel corso della storia, come dicevano quei due di Emmaus, ci arde il cuore nel petto, qualcosa dentro ci convince che è possibile e vero, bene, fidati di questo! Se hai sentito questo dentro di te, fidati di questa voce finché non diventi un linguaggio comprensibile. Gli altri se ne accorgeranno, vedranno che tu porti dentro, non l’amarezza dei tradimenti, non la solitudine delle disgrazie che forse hai vissuto, non l’imbarazzo a causa della povertà della tua vita, ma la fiducia che Dio viva in te, che vive in te il suo Figlio e che il suo Spirito non ti abbandona mai. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

 
Trascrizione dell’Omelia.

Quando stiamo davanti all’icona della croce ed ascoltiamo queste parole, ci sembra che Gesù dica a questo “buon ladrone”: “Stasera sarai pure con me anche te, bisogna solo aspettare che moriamo e poi staremo insieme in paradiso”, in realtà Gesù gli sta dicendo quello che ha detto fin dall’inizio della sua predicazione: “Il Regno non deve venire un altro giorno, è già venuto, è qui, tu lo porti dentro tant’è che se hai potuto riconoscere in me il Figlio di Dio o almeno uno che può salvare, vuol dire che il Regno che porti dentro te lo ha promesso” e il Regno che porta dentro questo ladrone qual è, visto che era un ladro? Il Regno è quell’immagine e somiglianza con la quale Dio ha creato ogni essere vivente, il Regno è l’impronta della sua sostanza in noi, dunque è un dono speciale che Dio ci ha fatto per poter riconoscere le orme del suo Figlio ovunque Egli si voglia manifestare. E noi così abbiamo imparato, in questo anno liturgico, a porci davanti alle meraviglie della manifestazione del Figlio di Dio. Ci lasciammo stupire già all’inizio di questo anno liturgico, dopo l’Avvento dell’anno scorso, quando entrammo nel Natale a contemplare la parola di Dio che è diventata carne, per dirci che se Dio può diventare carne la nostra carne non è aliena dalle cose di Dio. E già ci ha permesso di pensare oltre le nostre piccole cose, se abbiamo detto finora: “Mah, io sono troppo piccolo, troppo vecchio, troppo malato, troppo questo o troppo quello”, Egli ci ha detto che la nostra carne è il luogo della sua manifestazione, è il luogo attraverso il quale Egli intende portare a compimento ogni opera di salvezza per il mondo, la nostra carne dunque è benedetta, per questo poi nel “Credo” diciamo di credere nella resurrezione della carne. Dunque siamo partiti da là, ci siamo meravigliati in tutte le occasioni anche quando lo abbiamo visto predicare per le strade della Palestina, quando guariva i malati, quando moltiplicava i pani, insomma tutte quelle volte che ha manifestato la regalità di Dio dentro la realtà quotidiana dell’uomo, così abbiamo potuto credere e sperare che anche dentro la nostra quotidianità un po’ così, che non sa di niente, le cose di Dio veramente potessero osservarsi, celebrarsi perfino, cioè produrre quella grazia per cui sono state mandate. Abbiamo cominciato a vedere in Lui la cifra dell’universo, perché? Perché era la cifra che interpreta la nostra vita, le nostre relazioni. Abbiamo goduto della grazia sacramentale tutte le volte che abbiamo ricevuto il perdono nel sacramento della Confessione, abbiamo soprattutto saputo di essere invitati ad una mensa che ci abilita a nutrirci di Lui addirittura, e tu pensi che se io posso nutrirmi di Cristo, non sarà perché c’è in me qualche cosa che ha la possibilità di accoglierlo? Noi non mangiamo cibi che non possiamo digerire, noi non ascoltiamo parole che non abbiano nulla da dire alla nostra vita, così noi non possiamo albergare nella nostra esistenza il Cristo di cui ci nutriamo, se Egli non ci ha riconosciuto come “capaci” di Lui, capaci come un recipiente è capace del liquido che vi si versa e di questo liquido, di questa grazia, Egli veramente in questo anno, ancora in questo anno della nostra vita, ne ha versata tanta. Ci ha permesso, in tutto questo tempo che è trascorso dallo scorso Natale, di sopportare certe situazioni difficili, di sostenere certi momenti di incomprensione, di sperare, direbbe san Paolo, contro ogni speranza, ci ha permesso, in tutto questo anno della nostra vita, di mantenere il desiderio di poter finalmente ricostruire la pace e le relazioni buone tra noi. Anche negli eventi della storia, che tanto ci hanno travolti in questi anni, Egli ci ha permesso di mantenere ferma la nostra fede e la nostra speranza e attendiamo ancora che questo Regno che ci è stato già donato, che già vive in noi, possa dilatarsi a tal punto da incontrare anche la speranza dei lontani per farne una cosa sola, come Cristo è una cosa sola con il Padre. Dunque la regalità di Cristo, oggi per noi è diventata la nostra vocazione eterna, siamo chiamati a regnare con Lui. E chi regnerà? Chi ha l’umiltà come quest’uomo, leggendo il titolo che è posto sulla croce di Cristo: “Io sono il Re dei giudei”, colui che non si scandalizza di questo, perché sai si regna su un trono, non si regna sulla croce, eppure quando tu hai scoperto che tutte le tue possibilità sono terminate, che l’unica cosa che ti sostiene è la fiducia in Lui e l’attesa che Egli compia ciò che ha promesso, questo per te è un podio di grazia e di salvezza. Rifletti anche tu come dice questo Vangelo, cioè ricordati che se tu soffri qualche cosa Lui ha sofferto più di te senza averla meritata. Questa sarà una porta per vedere quello che fino adesso non hai ancora visto e lo Spirito Santo ti confermi in ogni proposito. Sia lodato Gesù Cristo.

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