XXXIV Domenica T.O.

Anno Liturgico B
21 Novembre 2021

Tu lo dici: io sono re.(Messa mattino e sera)

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 18,33-37)

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

PRIMA LETTURADal libro del profeta Daniele (Dn 7,13-14)

Guardando nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.

Salmo 92.
Il Signore regna, si riveste di splendore. R..

Il Signore regna, si riveste di maestà:
si riveste il Signore, si cinge di forza..R

È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre,
dall’eternità tu sei.R.

Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.R.

SECONDA LETTURA Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 1,5-8).

Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà,
anche quelli che lo trafissero,
e per lui tutte le tribù della terra
si batteranno il petto.
Sì, Amen!
Dice il Signore Dio: Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Venga il tuo regnoa”.
Dall’opuscolo «La preghiera» di Origène, sacerdote

Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e sul nostro cuore (cfr. Rm 10,8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell’anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in lui abita. Così l’anima del santo diventa proprio come una città ben governata. Nell’anima dei giusti è presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell’affermazione: «Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23).
Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che afferma l’Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1Cor 15, 24.28). Perciò preghiamo senza stancarci. Facciamolo con una disposizione interiore sublimata e come divinizzata dalla presenza del Verbo. Diciamo al nostro Padre che è in cielo: «Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno» (Mt 6, 9-10). Ricordiamo che il regno di Dio non può accordarsi con il regno del peccato, come non vi è rapporto tra la giustizia e l’iniquità né unione tra la luce e le tenebre né intesa tra Cristo e Beliar (cfr. 2Cor 6, 14-15).
Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre «membra che appartengono alla terra» (Col 3, 5). Facciamo frutti nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale. Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal 98,5), e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso. Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, «ultima nemica sarà distrutta la morte» (1 Cor 15, 26). Allora Cristo potrà dire anche dentro di noi: «Dov’è o morte il tuo pungiglione? Dov’è o morte la tua vittoria?» (Os 13, 14; 1 Cor 15, 55). Fin d’ora perciò il nostro «corpo corruttibile» si rivesta di santità e di «incorruttibilità; e ciò che è mortale cacci via la morte, si ricopra dell’immortalità» del Padre (1 Cor 15, 54). così regnando Dio in noi, possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.

Trascrizione dell’Omelia.

E a questa autorevole risposta di Gesù, Pilato porgerà una domanda che non è contenuta in questo brano e cioè: “Cos’è la verità? Quale sarebbe questa verità che permette di capire e di sapere che cos’è la tua regalità?”. Noi arriviamo a questa festa, a questa solennità della chiesa, dopo aver fatto un anno, diciamo così, di ripetizione sul mistero di Cristo, lo abbiamo visitato in lungo e largo, dall’attesa dell’anno scorso dell’Avvento, fino alla contemplazione dell’incarnazione del Verbo e poi lungo i misteri della vita di Cristo, la sua predicazione, i miracoli e poi i santi, la Vergine Maria, insomma tutte le feste, tutto questo, tutta questa parola, la preghiera, questi incontri, la grazia abbondante, ci hanno portato fino a questo giorno, dunque davanti ai nostri occhi questa composizione della verità dovrebbe già farci vedere qualcosa, anzi dovrebbe già farci scorgere qualcuno, dovremmo aver compreso chi è Costui che si ammanta di regalità. Forse noi no, non abbiamo forse avuto sapienza in tutto questo, quando pensiamo ad uno che ci viene incontro come un re, subito gli attribuiamo delle categorie, degli aspetti, che non riguardano la nostra vita. Ce lo immaginiamo come uno molto grande, molto lontano, molto diverso, insomma uno davanti al quale noi sicuramente siamo in difficoltà. Non è così che pensiamo Dio? Perché non lo abbiamo visto, perché non lo vediamo. Ma non è così che pensiamo anche il Figlio di Dio? Come qualcuno che se ci incontra, se viene oggi .. dice Gesù viene come un ladro, ma non è un ladro, viene improvvisamente ma non è un ladro, uno che se ci incontra, se ci incontra oggi, noi sicuramente non ne usciremmo .. come? Salvati direi no? E invece no, ne usciremmo condannati, ne usciremmo in difficoltà. Questo proprio perché questa parola, che abbondantemente ci è stata data, questa grazia che ci è stata riversata, non ha incontrato in noi una capacità autentica di contemplare ciò che è vero. Allora ci viene incontro la parola, diceva Daniele nella Prima Lettura, è l’apocalisse anche di Daniele, anche lui ha scritto qualcosa sulle cose ultime, dice che: “Guardando nelle visioni notturne ecco apparire sulle nubi del cielo uno” .. diremmo noi, simile a chi? Simile ad un essere incredibile? No, dice Daniele: “Simile ad un figlio di uomo” capisci? Questa promessa contenuta nell’Antico Testamento e che Daniele contempla, è simile ad un figlio di uomo, come dire che Dio abbia detto al suo popolo che ha scelto e ha salvato dall’Egitto: “Guarda che io quando verrò a visitarti definitivamente, non ti metterò paura, non ti metterò in difficoltà, perché mi vedrai come te, mi vedrai arrivare simile ad un figlio d’uomo” perché dovrebbe farti paura? Perché dovrebbe metterti in difficoltà? E così anche questa immagine di Gesù, il testimone fedele della Seconda Lettura, dell’Apocalisse, il primogenito dei morti, il principe dei re della terra è ancora un figlio di uomo è ancora uno che ha le nostre sembianze. Sapete, quel giorno dopo questi fatti raccontati dal Vangelo di Giovanni, quando finalmente Pilato cederà alle pressioni dei Sommi Sacerdoti, dei Giudei e metterà a morte Gesù in croce, gli farà apporre sulla croce il titolo della sua condanna e cioè: “Io sono il re dei Giudei”, un paradosso, perché tutti si aspettano che il re dei Giudei quando verrà, sarà un essere meraviglioso, potentissimo, che sconfiggerà ognuno e che ridurrà tutti sul lastrico. Tant’è che subito si lamenteranno: “Non dire, dì che l’ha detto lui, dì che l’ha detto lui”, dice Gesù a Pilato quando dice: “Tu sei il re dei Giudei?”, Gesù dice: “Te l’hanno detto gli altri o lo dici tu da te stesso?”, è interessante questo no? Sta dicendo Gesù a Pilato: “E’ la tua umanità dentro la quale risiede una promessa da parte del Dio Altissimo, è quella che ti suggerisce di vedere in me il re dei Giudei o perché sei stato annunciato su questo perché gli altri te l’hanno detto?” ma in realtà Pilato non ha guardato dentro di sé, non ha sentito nessuno che gliene parlasse. Allora, a questa posizione di Pilato, Gesù dice: “Non hai capito, la mia regalità non è di questo mondo” per dire: “La logica di Dio è nel mondo ma non si vede, è nel mondo ma il mondo non la riconosce, la riconosce solo chi ha la capacità di ascoltare un annuncio, caro Pilato, ed ha la capacità anche di ascoltare il proprio cuore, quel luogo della vita dove risiede questa promessa, dove fiorisce questo dono di grazia, dove tu puoi scoprire che veramente sei creato da Dio, perché amato da Dio e dunque destinato ad essere come Dio” questa è la promessa. Allora Pilato dice: “Ma allora tu sei re?”, “Certo, solo quelli che vengono dalla verità lo capiscono, solo quelli che cercando la verità ascoltano la sua voce”. Allora mettiamoci anche noi in cammino, adesso la parola tra poco ci sarà riofferta di nuovo, ci rimetteremo ad aspettare nell’Avvento, ci avvicineremo alla parola incarnata, il Verbo di Dio, che prende la nostra carne senza nessuno scandalo, guardiamola con fiducia e se la vuoi guardare con fiducia, comincia a guardare con fiducia anche a chi la carne ce l’ha già ed oggi ti è nemico, ti giudica e ti fa del male, vedi se riesci ad incontrare dentro la sua vita un riverbero dell’amore di Dio e non te ne lamentare più, non te ne lamentare .. io vorrei cambiare la parola “confessioni” con “lamentele”, non te ne lamentare più, intercedi, hai uno Spirito, prega! Hai una Grazia, offri qualche cosa per i tuoi nemici, c’è all’interno della loro vita, anche sbagliata, una promessa di regalità. Se camminiamo in questo senso, tutti quanti questa regalità la esprimeremo e allora quando ci verrà incontro Costui lo guarderemo, lo guarderemo faccia a faccia, verrà sulle nubi del cielo, cioè verrà in tutte le occasioni in cui Dio si rende presente, lo guarderemo in faccia e lo riconosceremo perché? Perché ci sentiremo anche noi riconosciuti, ha il nostro volto, noi abbiamo il suo, non c’è più niente che può separarci, dice san Paolo, dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nessuna cosa può separarci da Dio in Cristo Gesù! E lo Spirito abbondante di questo giorno di grazia che per noi è il capodanno, è la fine di un anno liturgico e l’inizio di uno nuovo, ci disponga in questo senso a ricostruire il suo Regno in mezzo agli uomini. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

 
Trascrizione dell’Omelia.

E a questa risposta di Gesù, Pilato fa seguire una domanda, una domanda che non suppone una risposta, tant’è che Gesù non gli risponde, la domanda di Pilato è: “Ma che cos’è la verità?” forse un po’ è anche la tua domanda: “Perché la verità mi permetterebbe di capire questa regalità così speciale di Gesù?”, una regalità che come Egli anche ha affermato a questo Romano, non è di questo mondo: “quale sarebbe questa regalità che non è di questo mondo? Perché io me ne potrei accorgere? Quale vantaggio sarebbe per me?”, se questa regalità non è di questo mondo, si infrangerà con tutte le regalità di questo mondo che pretendono di contrastarla o di contrapporsi e di fatto spesso questo accade. Rispetto alla nostra speranza, della quale non sempre siamo in grado di dar ragione, ci accorgiamo che le obiezioni di questo mondo che non conosce Dio, sembrano più forti e dunque qualche volta ci intimoriscono. Ma anche la regalità ci intimorisce, perché noi pensiamo alla regalità di nostro Signore Gesù Cristo come ad una categoria, una peculiarità della sua vita divina che lo allontana da noi, noi non abbiamo questa regalità, apparentemente è così, se noi non ce l’abbiamo questa regalità è comprensibile che la sua ci metta in difficoltà. Ma allora il Figlio di Dio sarebbe venuto in mezzo a noi, avrebbe preso il peso della carne umana, sarebbe morto in croce per metterci in difficoltà e addirittura in soggezione rispetto a lui? Ma non è venuto a cercare i più piccoli, i miseri, i peccatori, i lontani? E dunque quale paura dovrebbe incuterci la sua regalità? Pensiamo che Gesù abbia detto a Pilato: “Guarda che la logica che regola le cose di Dio non è la vostra, per voi la regalità funziona così: Cesare comanda le cose, tu le comandi ai tuoi sottomessi e i tuoi sottomessi le mettono in pratica, funziona così; la logica di Dio non funziona così, Dio dall’inizio ha consegnato tutto ciò che gli apparteneva, alla fragile natura umana, ha consegnato la libertà che lo contraddistingue in modo assoluto, al libero arbitrio degli uomini, alla capacità cioè di esercitarla con qualche equilibrio se mai arrivino a trovarlo”. Dio che è la verità assoluta, ha stabilito di poter declinare questa verità in un linguaggio che gli uomini possano capire, ma se tutto ciò non bastasse, perché gli uomini non si sentano mai in soggezione avanti a lui, Egli ha mandato il suo Verbo a prendere la carne umana, la carne umana capisci? Quella carne che invecchia, che si ammala e che muore, quella carne che sente il dolore, anche la sua anche quella del Verbo, una carne della quale noi quasi quasi diciamo che ne faremmo a meno, in realtà non ne facciamo a meno, insomma quella cosa che per noi è uno scandalo, lui se l’è messa addosso, e se per noi è uno scandalo perché ci inclina al peccato, lui ci ha mostrato che c’è un’obbedienza capace di rivoltare anche la logica del peccato. Bene, questa è la regalità, la regalità è esercitare nella carne un dominio che nella carne, secondo noi, non ha il potere di mettere in pratica! Con una umiltà infinita, con una obbedienza al Padre infinita ed irriducibile, noi questo abbiamo contemplato nel Figlio di Dio. Ma questo lo poteva capire Pilato? No, che non lo poteva capire. Si preoccuperà, quando avrà condannato finalmente Gesù e l’avrà fatto mettere in croce, di mettere anche sulla sua croce, il titolo della croce, così come veniva apposto per ogni giustiziato, ed il titolo è l’accusa secondo i Romani, non secondo i Giudei, l’accusa secondo i Romani è che questo si è fatto re, in un luogo dove c’è già un re che non conta niente e dove comunque il dominio è esercitato dalla potenza dell’Impero Romano. Dunque tutti sappiano che costui è il re dei Giudei, lo guardino bene chi è il re dei Giudei, lo guardino bene e si scandalizzino che un re dei Giudei sia in croce, tant’è che i Giudei dicono: “No, non scrivere così! Dì che lui ha detto che è così, ma non è così!”. Tutti e due si scandalizzano, san Paolo dirà in modo mirabile: “Noi predichiamo la croce di Cristo, scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani, per noi è sapienza e potenza di Dio”, dunque san Paolo ha riconosciuto che questa regalità così paradossale, inchiodata sul legno della croce, non è una lezione per gli uomini, ma è il fondamento della nostra speranza. Allora chi potrà scovare e comprendere, investigare e capire cosa è questa regalità e adorarla? Chi ha la capacità di riconoscere al centro della propria esistenza, quello Spirito che Dio gli ha donato e che parla ininterrottamente perché sia compreso. Quella voce che grida, in modo inesprimibile, al centro del nostro essere e che chiede di essere interpretata. Chi percepisce questo dentro di sé, sa qual è la regalità del Figlio di Dio. E anche se la sua vita fosse una vita di sconfitte, egli si saprebbe benedetto da Dio, scelto, eletto per una sorte santa ed eterna. Chi invece si regola secondo le logiche del mondo, questa regalità non la comprenderà e alla parola del Signore che dice: “La mia regalità non è di questo mondo se no sarebbero venuti ..” penserà che è un atteggiamento debole, fragile, che non può competere con le potenze di questo mondo. Scegli tu allora da che parte metterti, se hai capito che puoi sottometterti a questa regalità, o se invece hai qualcosa da avanzare al piano di Dio e davanti agli uomini e segui pure quella via se vuoi, segui pure quella via che ti fa esercitare quel poco potere che altri penseranno di mettere nelle tue mani, non sarà mai il potere che Dio ha posto nella tua vita, cioè il possesso del suo stesso Spirito. E qua devi regolarti amico mio, o segui, non la via del bene o la via del male, o segui la via della santità, la via dello Spirito e ne ascolti la voce, oppure ti lascerai soggiogare dalle logiche dipendenti di questo mondo di tenebre. Non ti preoccupare, noi stiamo terminando questo anno liturgico, ci riapriamo all’Avvento, se la parola che hai ascoltato, se la grazia che hai ricevuto quest’anno, non ti hanno ancora aiutato a comprendere questo dono che Dio ci ha fatto, allora preparati, questa settimana vai a confessarti, ricomincia, rimettiti in cammino, ascolta di nuovo le raccomandazioni dell’Avvento che preparano il tuo cuore alla venuta del Figlio di Dio nella carne, ricomincia da qua, ricomincia da dove lo Spirito parla al tuo spirito. Sia lodato Gesù Cristo.

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