V Domenica di Pasqua

Anno Liturgico C
15 Maggio 2022

Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri.

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,31-35)

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».

PRIMA LETTURADagli Atti degli Apostoli (At 14,21-27)

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba ritornarono a Listra, Icònio e Antiòchia, confermando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede «perché – dicevano – dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».
Designarono quindi per loro in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto. Attraversata poi la Pisìdia, raggiunsero la Panfìlia e, dopo avere proclamato la Parola a Perge, scesero ad Attàlia; di qui fecero vela per Antiòchia, là dove erano stati affidati alla grazia di Dio per l’opera che avevano compiuto.
Appena arrivati, riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede.

Salmo 144.
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore. R..

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature..R

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.

Per far conoscere agli uomini le tue imprese
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è un regno eterno,
il tuo dominio si estende per tutte le generazioni.R.

SECONDA LETTURA Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 21,1-5).

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più.
E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Cristo è luce”.
Dai «Discorsi» di san Massimo di Torino, vescovo

La risurrezione di Cristo apre l’inferno. I neofiti della Chiesa rinnovano la terra. Lo Spirito Santo dischiude i cieli. L’inferno, ormai spalancato, restituisce i morti. La terra rinnovata rifiorisce dei suoi risorti. Il cielo dischiuso accoglie quanti vi salgono.
Anche il ladrone entra in paradiso, mentre i corpi dei santi fanno il loro ingresso nella santa città. I morti ritornano tra i vivi; tutti gli elementi, in virtù della risurrezione di Cristo, si elevano a maggiore dignità.
L’inferno restituisce al paradiso quanti teneva prigionieri. La terra invia al cielo quanti nascondeva nelle sue viscere. Il cielo presenta al Signore tutti quelli che ospita. In virtù dell’unica e identica passione del Signore, l’anima risale dagli abissi, viene liberata dalla terra e collocata nei cieli.
La risurrezione di Cristo infatti è vita per i defunti, perdono per i peccatori, gloria per i santi. Davide invita, perciò, ogni creatura a rallegrarsi per la risurrezione di Cristo, esortando tutti a gioire grandemente nel giorno del Signore.
La luce di Cristo è giorno senza notte, giorno che non conosce tramonto. Che poi questo giorno sia Cristo, lo dice l’Apostolo: «La notte è avanzata, il giorno è vicino» (Rm 13, 12). Dice: «avanzata»; non dice che debba ancora venire, per farti comprendere che quando Cristo ti illumina con la sua luce, devi allontanare da te le tenebre del diavolo, troncare l’oscura catena del peccato, dissipare con questa luce le caligini di un tempo e soffocare in te gli stimoli delittuosi.
Questo giorno è lo stesso Figlio, su cui il Padre, che è giorno senza principio, fa splendere il sole della sua divinità.
Dirò anzi che egli stesso è quel giorno che ha parlato per mezzo di Salomone: «Io ho fatto sì che spuntasse in cielo una luce che non viene meno» (Sir 24, 6 volgata). Come dunque al giorno del cielo non segue la notte, così le tenebre del peccato non possono far seguito alla giustizia di Cristo. Il giorno del cielo infatti risplende in eterno, la sua luce abbagliante non può venire sopraffatta da alcuna oscurità. Altrettanto deve dirsi della luce di Cristo che sempre risplende nel suo radioso fulgore senza poter essere ostacolata da caligine alcuna. Ben a ragione l’evangelista Giovanni dice: La luce brilla nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno sopraffatta (cfr. Gv 1, 5).
Pertanto, fratelli, tutti dobbiamo rallegrarci in questo santo giorno. Nessuno deve sottrarsi alla letizia comune a motivo dei peccati che ancora gravano sulla sua coscienza. Nessuno sia trattenuto dal partecipare alle preghiere comuni a causa dei gravi peccati che ancora lo opprimono. Sebbene peccatore, in questo giorno nessuno deve disperare del perdono. Abbiamo infatti una prova non piccola: se il ladro ha ottenuto il paradiso, perché non dovrebbe ottenere perdono il cristiano?

Trascrizione dell’Omelia.

Se ne era andato Giuda a risolvere la questione della messianicità di Gesù, perché quel poco che aveva capito e per quel molto che gli aveva generato uno scandalo interiore: “Come è possibile che costui sarebbe o dice di essere il Messia e ha fatto cose così grandi e poi debba finire così male per mano di gente che non vale la pena, che non ha capito! Allora ..” penserà Giuda: “Ci penso io, ci penso io!”. Guarda, è la tua modalità di capire le cose, quando non puoi fidarti di Dio e pensi di non essere abbastanza in grado di lasciare che faccia Lui quello che è giusto, anche tu in cuor tuo dici: “Ci penso io, ci penso io!”, non te lo sei inventato tu quel proverbio che dice: “Aiutati che Dio ti aiuta”? Che non sta scritto sulla Bibbia peraltro. Dunque probabilmente è per questo che Giuda va a dire alle autorità: “Ve lo consegno, così facciamo subito, non che muoia, ma che arrivi subito dove deve arrivare” ma era il peccato dell’uomo, era il peccato di Adamo “facciamo subito quello che si deve fare, prendiamo subito del frutto della conoscenza”, è stata una maledizione per tutte le generazioni. Ci voleva Uno, che conoscendo l’amore di Dio, o meglio, Uno che avendo una relazione con Dio come un Figlio ce l’ha con il Padre, una relazione personale come è quella dello Spirito Santo, insomma Uno come Lui che rinunciasse alle prerogative della sua figliolanza divina e venisse a condividere questa nostra difficoltà, questa nostra relazione malata, questa incapacità di attendere. Uno cioè che guarisse l’obbedienza, che riproponesse l’obbedienza in modo credibile e l’obbedienza amici, noi la vorremmo dagli altri ma sempre pensiamo che se obbediamo a qualcuno, se obbediamo a Dio, dobbiamo rinunciare a qualcosa che riguarda la nostra libertà, questo è il peccato, il male dentro il quale siamo stati concepiti. Faccio questo cappello perché altrimenti è incomprensibile questa parola, quando Giuda se ne va, con le sue modalità umane, Gesù può dire ai suoi discepoli: “Bene, adesso sono stato glorificato, perché? Perché si veda chiaramente che ciò che l’uomo pensa di attuare con le sue forze, non è da Dio e non funziona, ma Io mi metterò davanti a queste cose perché tu veda bene che invece è l’obbedienza che funziona e questa che riporta l’uomo a Dio e dunque Dio mi glorificherà subito”, certo siamo la sera prima della condanna a morte di Gesù, siamo nell’Ultima Cena, nell’ultimo momento in cui Lui si accommiata ai suoi discepoli, dunque quando dice: “Sarò glorificato” non sta dicendo: “Adesso vincerò questa battaglia”, sta dicendo: “Sarò glorificato perché porterò la mia obbedienza .. dove non riesci a portarla tu, Io la porterò là dove tu non sei riuscito ad andare, ti sei fermato prima, hai avuto paura, ce la porto Io perché Io so che è buona, perché Io so che è vera, perché Io so che non resterò confuso. Dunque sappi, caro cristiano, che questo è il modo di amare, il modo di amare è che Io mi metta al posto tuo e ti faccia crescere”. D’altronde, quel Figlio di Dio che era presso Dio prima della creazione del mondo, quando è venuto ad abitare in mezzo a noi, non ha dovuto imparare di nuovo tutte le cose che noi impariamo da Dio attraverso lo Spirito? E lo Spirito di Dio non comunicava a Lui tutto quello che è nel cuore del Padre, perché Egli se lo ricordasse e lo accogliesse nel corso della sua esistenza, fino alla fine, fino a quando avrebbe potuto dire: “Padre sono pronto, prendimi, allontana il calice del giudizio da questa gente e prendi me, la mia obbedienza paghi quello che questi non sono ancora capaci di fare e poi insieme, Io e Te, attraverso lo Spirito Santo che ci unisce, noi faremo di questa generazione disobbediente e lontana, una Gerusalemme nuova, pronta come una sposa per il suo Sposo, noi faremo di questa gente, che ha reputato in cuor suo che non è possibile seguire le tue vie perché sono troppo lontane, noi gli mostreremo come le tue vie si sono abbassate fino alla loro incapacità, si sono mischiate ai loro peccati, perché questa loro chiamata alla vita eterna divenga una realtà per tutti”. Questo è l’Amore, chi confondesse questa donazione di Sé, con i sentimenti che non si donano mai .. i sentimenti pretendono, se io ti dico: “Ti amo alla follia” vuol dire che ti sto chiedendo che pure tu mi devi amare come ti amo io ..magari un po’ di più, non è questo l’amore, anche perché quando ci stanchiamo di fare questi giochetti finisce tutto no? “Non ti amo più, ci vediamo .. io mi sono accorto che amo qualcun altro” capisci? No, un amore che fa crescere, un amore che fa essere, un amore capace di umiliarsi per la crescita dell’altro perché l’altro, qua dico una parola che magari .., perché l’altro raggiunga la propria libertà. Se la chiesa avesse chiarito o chiarisse in questo momento, che cos’è lasciare gli altri liberi e aiutarli ad essere liberi veramente, non di fare quello che gli pare, ma di essere liberi di essere se stessi, la chiesa sarebbe credibile e tutti accorrerebbero, tutti si sentirebbero chiamati, coinvolti, perché la libertà è l’oggetto del nostro desiderio, quello vero, e perché la libertà diventi anche il nostro status, bisogna cominciare a capire che cos’è, lasciarci guidare dallo Spirito Santo finché non riusciamo a comprendere che questa libertà ci esalta, non ci umilia, che questa libertà ci premia, non ci toglie nulla, che questa libertà è la stessa che il Figlio di Dio ha avuto dal Padre per venire in mezzo a noi e condividere la nostra natura umana. Dice questo Vangelo alla fine: “Da questo tutti sapranno se siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”, non vi mettete a fare girotondi, sorrisetti e saluti da lontano, perché la gente a queste cose che facciamo noi ormai non crede più, piuttosto fai crescere il tuo prossimo e tutti quanti si avvicineranno per sapere come farai anche con loro, come li tratterai senza giudicarli, come li riconcilierai perché vedano anche loro chi è il Dio di Gesù Cristo. Sia lodato Gesù Cristo.

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