III Domenica di Pasqua

Anno liturgico C
05 Maggio 2019

Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce.(Messa del mattino e della sera)

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,1-19)

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

PRIMA LETTURA – Dagli Atti degli Apostoli (At 5,27-32.40-41)

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo».
Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù.

Salmo responsoriale Salmo 29.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato. R..

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.R.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia. R.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. R.

SECONDA LETTURA Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (Ap 5,11-14).

Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
«L’Agnello, che è stato immolato,
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza,
onore, gloria e benedizione».
Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all’Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».
E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva”
San Gregorio Magno papa, dottore della Chiesa.

Il mare simboleggia il mondo presente, agitato dalla tempesta degli affari e dalla marea di una vita che si sta ritirando. La riva, salda, è la figura della perennità del riposo eterno. I discepoli quindi si affaticano sul lago, poiché si trovano ancora alle prese con le onde della vita terrena; invece il nostro Redentore, dopo la resurrezione, sta sulla riva poiché ha già superato la condizione di una carne fragile. Tramite queste realtà naturali, Cristo sembra dire loro, riguardo al mistero della sua risurrezione: “Ora, non mi presento a voi in mezzo al mare (Mt 14,25), perché non sono più in mezzo a voi nell’agitazione delle onde”.
Ha detto altrove agli stessi discepoli, dopo la resurrezione: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi” (Lc 24, 44). Non si è espresso così perché non era più con loro – era veramente lì, apparendo corporalmente ai loro occhi – però… la sua carne immortale era lontanissima dai loro corpi mortali: diceva di non essere con loro pur stando fra loro. Nel brano che oggi leggiamo, vuol loro dire la stessa cosa: si mostra col suo corpo sulla riva mentre loro navigavano ancora.

Trascrizione dell’Omelia

Per gli esegeti questa sarebbe un’aggiunta al Vangelo di Giovanni, come una seconda finale, che tiene conto però di alcune istanze che si stanno presentando nella chiesa nascente, la possibilità di ricordarsi di Gesù, di riconoscere Gesù e in ordine alla possibilità di riconoscerlo, anche trovare la propria vocazione in questa relazione con lui. Beh, guardiamo insieme quello che questo quadro ci presenta, è molto sintetico, raccontando una storia apparentemente come accade in effetti passa sopra a molti passaggi, per esempio sono lontani cento metri da terra con la barca ma sentono Gesù che gli dice: “Avete qualcosa da mangiare?” etc., insomma è un modo per dirci: “Fate bene attenzione, questa è l’icona della missione degli apostoli”. Chi sono questi apostoli? Sono quelli che venivano dalla Galilea e alla Galilea sono tornati, forse non sono tutti, ne nomina alcuni, quelli che venivano da là. Tra questi Pietro, in questo brano, in questa icona, Pietro è il criterio di interpretazione di tutto il racconto. Mentre si trovano al largo, non hanno preso nulla, proprio come all’inizio della storia, vi ricordate? anche all’inizio non avevano preso nulla e Gesù aveva detto a Pietro: “Getta le reti” e lui sulla parola di Gesù aveva fatto questo ed aveva riempito la sua barca, due barche, anche in questo caso la pesca diventa una pesca miracolosa. Dunque se c’era qualche sospetto che costui sulla riva potesse essere Gesù, dopo questa pesca miracolosa, Pietro si convince che veramente è lui, si getta dalla barca, nuota fino a riva e finalmente lo incontra. Con grande stupore lo incontra e dopo che hanno condiviso questo pasto paradossale, perché loro lo sanno che se è Gesù, Gesù è resuscitato eppure mangia con loro. Questo è un elemento importante per te sai? È importante per te che generalmente distingui, dividi, separi, le cose del mondo da quelle del cielo, le cose del corpo da quelle dell’anima, le cose della carne da quelle dello spirito: sono distinte, certamente, ma non sono così separate, tanto che anche il corpo glorioso di Cristo può mangiare come gli altri che hanno ancora il corpo di carne. Segno che la speranza che tu hai per la vita che viene, è legata alla vita che fai. Quello che puoi aspettarti che accadrà con la tua morte, è già presente qua nella tua vita, c’è una continuità tra questi due stati di esistenza. Poi finalmente Gesù prende da parte Pietro e gli fa questa triplice domanda, forse chissà, ci ricorda quella volta vicino al Giordano, prima ancora che si compissero tutti gli elementi del dramma della passione e della morte di Gesù, aveva chiesto a questi suoi discepoli, a questi apostoli, come in una sorta di scrutinio: “Chi dice la gente che io sia?”, “Elia, Giovanni il Battista, uno dei profeti”, tre risposte, tutte e tre mancanti. Pietro finalmente, decisivo se te lo ricordi, dirà: “Tu sei il Santo di Dio”, come dire: “Io l’ho capito”, ma l’aveva capito? L’aveva intuito, qualcosa su di lui aveva preso il sopravvento e l’aveva spinto a fare questa confessione, qualcosa che beninteso, quella notte che Gesù sarà condannato, non aiuterà Pietro a dire a quelle persone: “Si, si, sono uno di loro, lo conosco come no, certo sono qua apposta”, anzi dirà, lo sapete, per tre volte negherà Gesù. Tre possibilità dice la gente che sia Gesù, tre volte Pietro lo nega, come in quello scrutinio dove Pietro si era scandalizzato della possibile morte di Gesù, Gesù gli aveva detto: “Seguimi, mettiti dietro a me, satana non farmi da impaccio per la mia missione, seguimi così la missione la troverai anche tu”, così anche in questo caso Gesù termina questo discorso con Pietro dicendo alla fine: “Seguimi”. Qual è la materia di questo incontro? Che cosa Gesù sta chiedendo a Pietro? Alcune versioni dicono, per essere fedeli ai termini, al testo, al verbo: “Pietro, mi vuoi bene?” ma io lo rifiuto, qua Gesù non può chiedere a Pietro: “Mi vuoi bene?”, nel nostro lessico “Mi vuoi bene?” è troppo debole! Cosa dice uno che ama all’amato o all’amata? “Ti amo”, quando dice: “Ti voglio bene”, l’altro si comincia ad insospettire. Lo sapete no? “Non posso dirti ti amo, ti voglio bene”, è eloquente, fa capire benissimo cosa uno è disposto a fare e cosa non è disposto a dare. Dunque io non credo che gli abbai chiesto: “Mi vuoi bene?”, credo gli abbia chiesto proprio: “Mi ami? Mi ami Pietro?”, cioè: “Secondo le logiche dell’amore, puoi dare la vita per me?” perché questo è l’amore sai? Non il sentimento quello: “Ti amo, ti amo, quanto ti amo”, no, “Mi ami” vuol dire: “Puoi dare la vita per me?”, è uno scrutinio anche questo, uno scrutinio che si gioca non sui sentimenti, ma sulle emozioni più profonde del cuore, quelle che dicono le decisioni e i pensieri, le valutazioni, quello che c’è di più vero e più autentico al centro della vita dell’uomo. E ogni volta che Pietro dice, ve lo immaginate no? “Pietro mi ami tu?”, che diresti tu? Amate Gesù? In coro: “Si!”, bene, andate ad evangelizzare, perché questo vuol dire: “Pasci i miei agnelli”. Poi, seconda volta: “Pietro mi ami tu?” sai, se io te lo chiedo una volta e te lo chiedo la seconda volta, vuol dire che o dubito della tua risposta, o voglio dirti qualcosa di più importante. E tu che risponderai? Aspetterai a rispondere, ci penserai un po’ e dirai: “Certo, come no, come ti ho detto confermo, ti amo”, “Bene, allora vai ad evangelizzare, su questa dichiarazione vai ad evangelizzare”; tu dirai: “Ma io come faccio, ma non è possibile, non ci riesco, ma dove andrò?”. Allora te lo chiedo un’altra volta: “Ma mi ami davvero tu?”, cioè: “Puoi veramente dare la vita per me? Se puoi dare la vita per me, puoi evangelizzare” perché l’evangelizzazione questo è, dare la vita, non è raccontare delle storie alla gente o di indottrinarle, evangelizzare vuol dire dare la vita generosamente sapendo che questo si può fare, che nulla è perduto, che nulla di quello che dai si perde. Anzi, che semini nel cuore dell’altro, chiunque sia, una speranza, un desiderio autentico che viene da Dio. Dopo aver detto per tre volte: “Mi ami tu?” e dopo che Pietro ha risposto finalmente anche la terza volta positivamente, finalmente Gesù aprirà questo scrigno e dirà a Pietro come stanno le cose e gli dirà, avete ascoltato: “Pietro, prima ti regolavi come si regola chiunque, quando è giovane va dove vuole”, quando è giovane va dove vuole vuol dire che ha un concetto della libertà che non è vera libertà, guardate come pensano a volte, non vi offendete, i giovani, tanto ce ne stanno pochi purtroppo, come la pensano la libertà i giovani? Un po’ come dire: “Posso fare quello che mi pare quando mi pare, scelgo io”, “Bene, tu la pensavi così, quando dipendevi dalla carne Pietro, quando dipendevi dalle logiche del mondo o della tua natura umana, tu pensavi così, ma se hai detto di amare me, di amarmi nella mia passione, morte e resurrezione, se tu hai deciso di amarmi secondo quel mistero che io sono venuto ad incarnare dentro questa storia, allora dai la vita .. prima andavi dove volevi poi qualcuno ti porterà dove tu adesso non vuoi”, e subito l’evangelista dice: “Gesù disse questo per indicare con quale morte Pietro avrebbe glorificato Dio” e qua si apre un’altra finestra incredibile sulla vita, pensate un po’, noi abbiamo un concetto della morte che chiude l’esistenza e dunque è uno svantaggio e dunque la morte non può che essere un giudizio negativo sulla vita: “Eh, si vive però alla fine eh, si muore pure no?”. Invece, in questo Vangelo al quale voi avete detto: “Gloria a te o Cristo”, noi abbiamo ascoltato che si dà gloria a Dio morendo, segno che nella morte, che è l’apoteosi di tutta l’esistenza che abbiamo condotto, c’è una parola segreta che Dio conosce e che è una parola di resurrezione e di vita eterna. E se lo vuoi sapere, cristiano, tutta questa esistenza ti è data, per te e per gli altri che non lo sanno, solo per scoprire qual è questa parola che dice la tua identità, che conferma la tua vocazione e che ti manda nella storia a salvare il mondo. Questa è la fede cristiana, non è né i comportamenti, il bon ton, i sorrisi, i saluti nelle piazze, la fede cristiana è questo: la capacità di penetrare il mistero per il quale, ve lo dico subito, tutti siamo abilitati, perché questo mistero si penetra con la presenza dello Spirito in noi e quella c’è stata data a tutti abbondantemente. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa Vespertina

 

Trascrizione dell’Omelia

In un’opera musicale noi troviamo nelle prime frasi, nell’ouverture, tutti gli elementi che poi figureranno nel corso di tutta l’opera, finalmente compiuti nella loro bellezza. E così è un po’ nel Vangelo di Giovanni, noi abbiamo all’inizio, nel Prologo, tutti gli elementi che illumineranno questa vicenda così particolare dell’inserzione della grazia dentro la storia degli uomini, attraverso la carne del Figlio di Dio e sembra un po’ un paradosso la carne del Figlio di Dio ma proprio Giovanni dice che il Verbo si è fatto carne e si è attendato in mezzo a noi. Poi la storia, poi i fatti, le vicende, gli insegnamenti, i miracoli, i prodigi certamente, tutte quelle cose che hanno descritto il volto di Gesù ed hanno permesso a questi uomini di riconoscerlo in tutte le occasioni. Era cominciata la storia proprio su quel Lago di Tiberiade, dove è ambientato questo brano, che si trova alla fine del Vangelo di Giovanni, e anche quella volta c’erano questi stessi discepoli probabilmente o solo alcuni di questi, se avete visto Pietro, Tommaso, Natanaele, i figli di Zebedeo, sono tutti i discepoli della Galilea, non ci sono quelli che Gesù aveva conquistato poi scendendo verso Gerusalemme. Sono quelli della prima ora, sono quelli che già una volta, non avendo preso nulla all’alba di un giorno così, destinato a cominciare male, avevano invece incontrato nell’autorevolezza di questo comando di Gesù: “Gettate le reti” e nell’obbedienza a questo comando, la possibilità di riempire le loro barche. Anche questa volta, alla fine di questo Vangelo, alla fine di questa vicenda, o se volete di questa lunga amicizia che era passata anche per una fase drammatica della morte di Gesù, dopo l’annuncio della resurrezione finalmente ricominciano la storia, la ricominciano dalla Galilea, la ricominciano dai giorni comuni della loro esistenza. Non la ricominciano in un ambiente eclatante, ma anche qua sperimentano l’abbondanza della pesca miracolosa, scorgono Gesù sulla riva del mare di Galilea, forse immaginano che possa essere lui, quando li chiama Giovanni stesso si sente raggiungere da una voce che gli è cara, “il discepolo che Egli amava” così si fa chiamare Giovanni in tutto il corso del suo Vangelo. Dunque lo riconosce in ordine ad una relazione profonda con lui, la relazione che vi ricordate nella notte terribile, gli aveva permesso di mettere la testa sul petto di Gesù per domandargli: “Ma chi ti tradirà?”. Dunque tutti motivi che conosciamo, tutti raccolti in questa finale del Vangelo di Giovanni e poi finalmente Gesù che rivela la qualità della sua resurrezione. Non è un fantasma, lo abbiamo visto in altre occasioni nel Vangelo, non è uno spirito impalpabile, non è una manifestazione appariscente, è ancora un uomo, è ancora come loro, come dire che c’è continuità tra quello che precede l’esperienza della vita eterna e la vita umana, c’è qualche cosa che appartiene a tutte e due gli aspetti della vita dell’uomo. E perché questo sia chiaro a tutti Gesù dice: “Non avete niente da mangiare?” ma chi se lo aspetterebbe dal corpo glorioso, resuscitato, del Figlio di Dio che addirittura gli chiede se c’è qualcosa da mangiare? “Abbiamo del pesce” allora lui spezza il pane, lo dà a tutti e anche il pesce lo comincia a mangiare, lo dà a tutti, ricordando quel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci per dire: “Vedete? Sono ancora io, sono ancora qua, per farvi sperimentare l’abbondanza della grazia che io ho desiderato inaugurare nella storia degli uomini”. E dopo questi fatti finalmente una comunicazione interiore personale con Pietro, vi ricordate? un giorno vicino al fiume Giordano, si erano allontanati da Gerusalemme per motivi non molto buoni, avevano paura di quello che stava succedendo, allora Gesù aveva avuto compassione di loro, se li era portati al Giordano, gli aveva detto: “Chi dice la gente che io sia?”, “Eh, Elia, il Battista, uno dei profeti” tre volte in quello scrutinio rispondono così come gli viene in mente, tre volte Gesù non più al Giordano ma all’inizio di questa epopea, domanda a Pietro che quella volta aveva detto: “Tu sei il Santo di Dio” e poi si era scandalizzato di dover andare a Gerusalemme a morire; tre volte domanda a Pietro, quasi a guarire in tutte le dimensioni possibili, il cuore di Pietro che per tre volete lo aveva rinnegato con gente di poco conto nella notte più importante della testimonianza del Figlio di Dio: “Pietro mi ami tu?” questo è il discernimento che oggi la chiesa mette davanti ai tuoi occhi, è come se ti dicesse: “Mi ami tu?” e tu come Pietro subito incalzeresti con entusiasmo dicendo: “Certo Signore! Eh, come no, tu lo sai che ti amo!”, che ci vuole a fare uscire un sentimento? Tanto poco ci vuole a dichiarare un sentimento, quanto poco ci vuole a dire che il sentimento è finito, quante volte lo hai sperimentato? Ma perché questo non è un sentimento, Gesù lo sa, ancora incontra Pietro e nella profondità del suo cuore gli dice: “Pietro, mi ami tu?”, “Ma certamente .. ma certamente che ti amo. Si ho capito, non è una questione di sentimenti, tu mi stai chiedendo una decisione, certo, l’ho presa e la mantengo, ho capito, a questa dichiarazione di amore per te tu mi affidi una missione “Pasci le mie pecorelle, pasci i miei agnelli”, ho compreso, dunque io ti dico ancora “Ti amo”, cioè sono d’accordo, mi prendo in carica questa missione, è sufficiente”; ancora una volta: “Pietro, mi ami tu?” e Pietro rimane addolorato perché non capisce fin dove arriva questa missione, non capisce quanto è grande questa vocazione, però lo guarda ancora negli occhi e gli dice: “Tu lo sai che ti amo” o forse: “Tu lo sai se ti amo”, “Si Pietro, lo so che mi ami, per questo pasci le mie pecorelle”, “Fino a quando?”, “Fino alla fine”, perché vedi Pietro, quando eri giovane alle chiamate che arrivavano fino alla tua coscienza, tu cosa dicevi? “Non posso, non voglio, non so, ho paura”, non eri tu questo? Quando le istanze del regno sono arrivate fino a te, che cosa hai detto tu? “No, ho famiglia, ho da fare, ho paura, e che dovrei fare? come si evangelizza?”, come si evangelizza? Lo hai capito? Ora lo vediamo. “Quando eri giovane Pietro, ti vestivi andavi dove volevi, tu ti davi un’identità e andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio no, qualcuno ti vestirà, ti cingerà, ti dirà qual è la tua identità e ti porterà dove tu oggi forse non vuoi”. E subito Giovanni l’evangelista commenta dicendo: “Questo ha detto Gesù per dire con quale morte Pietro avrebbe glorificato Dio”, ooh abbiamo compreso, Dio si glorifica con la morte, dunque l’evangelizzazione è efficace sulla morte di chi evangelizza per la vita di chi è evangelizzato. Ora, guarda Pietro, alla fine di tutta questa vicenda, quel giorno di Pentecoste, quando si alzerà in piedi a dire: “E’ resuscitato il Signore che voi avete condannato, se aveste riconosciuto l’autore della vita non l’avreste messo in croce” ma dice, negli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato prima, dice: “Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui”, sta dicendo Pietro: “Sono testimone io grazie a quello Spirito che mi ha permesso di sottomettermi quando invece io lo avrei tradito con la mia ragionevolezza o con la mia paura, con la ragionevolezza quel giorno al Giordano quando ho detto: “Io non permetterò che ti facciano del male” e tu mi hai detto: “No, no Pietro, seguimi, mettiti dietro, non essermi d’intralcio”. Ti seguirò sottomettendomi a te quando anche di fronte agli umili e alle persone che ritengo inutili come quella serva, come quell’uomo che passeggiavano per Gerusalemme e mi avevano detto: “Tu sei di loro, tu sei uno di quelli” e io avevo detto: “Non conosco quell’uomo”; mi sono sottomesso a questa verità e alla tua morte e oggi so che Tu sei quell’uomo”. Allora se non l’hai compreso cristiano, questa è la fede che noi condividiamo, un incerto cammino pieno di ostacoli per comprendere cosa sia la sottomissione a Cristo, come questa sottomissione combaci con la dichiarazione del nostro amore a lui. La pazienza di Cristo che continua a chiederci in varie fasi della nostra esistenza: “Ti sei deciso? Finalmente mi ami? Lo puoi dire? Perché se lo puoi dire io ti dirò perché ti ho chiamato, a che cosa ti ho chiamato e questo sarà il tuo modo per dare gloria a Dio”. E poi alla fine, a Pietro come a te ora come all’inizio: “Seguimi, non frapporre alcuna ragione, segui i miei passi, dove vado io verrai anche tu e se verrai con me nella morte, verrai con me anche nella vita eterna”. Sia lodato Gesù Cristo.

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