Voi dunque pregate così
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Alleluia, alleluia.
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
PRIMA LETTURA Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (2Cor 11,1-11)
Fratelli, se soltanto poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo, voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo però che, come il serpente con la sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo.
Infatti, se il primo venuto vi predica un Gesù diverso da quello che vi abbiamo predicato noi, o se ricevete uno spirito diverso da quello che avete ricevuto, o un altro vangelo che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad accettarlo. Ora, io ritengo di non essere in nulla inferiore a questi “super apostoli”! E se anche sono un profano nell’arte del parlare, non lo sono però nella dottrina, come abbiamo dimostrato in tutto e per tutto davanti a voi.
O forse commisi una colpa abbassando me stesso per esaltare voi, quando vi ho annunciato gratuitamente il vangelo di Dio? Ho impoverito altre Chiese accettando il necessario per vivere, allo scopo di servire voi. E, trovandomi presso di voi e pur essendo nel bisogno, non sono stato di peso ad alcuno, perché alle mie necessità hanno provveduto i fratelli giunti dalla Macedonia. In ogni circostanza ho fatto il possibile per non esservi di aggravio e così farò in avvenire. Cristo mi è testimone: nessuno mi toglierà questo vanto in terra di Acàia! Perché? Forse perché non vi amo? Lo sa Dio!
Dal Salmo 110 (111)
R. Amore e verità è la giustizia del Signore.
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore,
tra gli uomini retti riuniti in assemblea.
Grandi sono le opere del Signore:
le ricerchino coloro che le amano. R.
Il suo agire è splendido e maestoso,
la sua giustizia rimane per sempre.
Ha lasciato un ricordo delle sue meraviglie:
misericordioso e pietoso è il Signore. R.
Le opere delle sue mani sono verità e diritto,
stabili sono tutti i suoi comandi,
immutabili nei secoli, per sempre,
da eseguire con verità e rettitudine. R.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Dacci oggi il pane della vita”
San Francesco d’Assisi (1182-1226), fondatore dei Frati minori
“Parafrasi del “Padre Nostro”
« Il nostro pane quotidiano »,
il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo,
dà a noi oggi :
in memoria, comprensione e reverenza dell’amore
che egli ebbe per noi e di tutto quello
che per noi disse, fece e patì.
« E rimetti a noi i nostri debiti »
per la tua ineffabile misericordia,
per la potenza della passione del tuo Figlio diletto
e per i meriti e l’intercessione della beatissima Vergine
e di tutti i tuoi eletti.
« Come noi li rimettiamo ai nostri debitori » :
E quello che non sappiamo pienamente perdonare,
tu, Signore, fa’ che pienamente perdoniamo,
sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici
e devotamente intercediamo presso di te,
non rendendo a nessuno male per male
e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti.
« E non ci indurre in tentazione »,
nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.
« Ma liberaci dal male »
passato, presente e futuro. Amen !
Trascrizione dell’Omelia
Beh, io non lo so se mi crederete ma sinceramente non sapevo che le letture di questa sera erano queste. E chiaramente, siccome noi qua non siamo una realtà fittizia che si incontra occasionalmente ma ci incontriamo per celebrare il mistero di Cristo, ma ci incontriamo anche per verificare la nostra esperienza di questo tempo della nostra scuola, alla ricerca delle vie di Dio, tutti noi ci sentiamo questa sera un po’ chiamati per nome, un po’ inviatati singolarmente, ci sentiamo anche un po’ raggiunti da questa parola, perché il Padre Nostro lo sapete, quelli del primo anno ancora non lo sanno, è un po’ il fondamento della nostra ricerca, del nostro cammino, del nostro linguaggio, del nostro affidamento a Dio. Noi abbiamo scelto il Padre Nostro, lo sapete bene, per rifare, per ripercorrere questo cammino fino alla Terra Promessa, dove possiamo sperimentare che veramente non abbiamo più uno spirito di servi come ce l’avevamo prima, ma abbiamo acquisito lo spirito di figli (Rm 8,15), che ci dà la confidenza di chiedere a Dio, di parlare con Lui, di contemplarlo, di ricercarlo nella Parola, di condividerlo con gli altri. E con questi quattro passaggi che ho elencato, qua c’è tutta la Scuola di preghiera, tutti e cinque gli anni, ve ne rendete conto. E guardate che è una soddisfazione grandissima poter parlare un linguaggio che tutti quanti noi possiamo almeno condividere, almeno comprendere in questo momento della Celebrazione Eucaristica. Quest’anno tante cose sono accadute, ci sono stati momenti molto difficili all’inizio dell’anno della Scuola di preghiera, momenti in cui è stato proprio difficile andare avanti. E poi un’intuizione, verificata naturalmente – non ho permesso che fosse solamente la mia intuizione – verificata con chi già nel tempo ci ha aiutato a discernere il cammino di questa Scuola di preghiera, per correggere ciò che non è ancora adeguato, per arricchire ciò che ancora manca. Ho pensato, abbiamo pensato tutti – è stato un pensiero sicuramente dello Spirito – che era il momento anche di cambiare registro, e il 19 gennaio con un ritiro che abbiamo fatto, novantasei persone degli anziani della Scuola di preghiera hanno smesso di fare la celebrazione della scrutatio al Venerdì nella nostra sala al Bet Midrash e hanno cominciato un’esperienza nuova, prima in mezzo a tante difficoltà ed incertezze, qualche dubbio e anche qualche sospetto, e poi finalmente una logica nuova per pensare qualcosa che tutti quanti noi avevamo nel cuore, ma ancora non avevamo avuto il coraggio di manifestare. E cioè partecipare alla grande evangelizzazione che Dio chiede ai suoi figli in questo tempo, e che il Santo Padre – come è stato già ricordato stasera – ci spinge a fare: ricelebrare una logica di salvezza là dove l’uomo aveva detto: “No, qui Dio non può entrare”, rideclinare il Verbo della vita là dove l’uomo sta celebrando la morte. Chi guarda un pò di televisione avrà sentito qualche intervista sull’eutanasia una di queste sere al telegiornale. Vedete come l’uomo rifiuti la sofferenza, ritenga la sofferenza, cioè rifiuti la croce di Cristo, appellandosi a un desiderio di libertà, di liberazione, dove l’obbedienza del Cristo non compare, non esiste. Questo poi, anche questo grande rifiuto, può rideclinarsi dentro la vita degli uomini: infatti gli uomini sono soli, sono in contraddizione, le relazioni non funzionano, si trasmettono le mancate relazioni ai figli, e dunque si crea, si genera un linguaggio che non costruisce. Sembra quasi quello della torre di Babele (cfr. Gen 11): tanto desiderio di progredire, tanta difficoltà a comunicarsi i progressi di questo cammino verso il compimento dell’uomo. Dunque ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo ricominciato quest’anno con un primo anno ancora più copioso, anche molto interessato, mi sono accorto. Il secondo anno abbiamo rivisitato itinerari bellissimi, perché c’è il Padre Nostro, i Pensieri viziosi, ci siamo confrontati con quelle difficoltà che ci impediscono la preghiera, ci impediscono la fiducia in Dio. E poi abbiamo affrontato col terzo anno gli itinerari della Sacra Scrittura per avvicinarci alla rivelazione dell’Eterno. E poi finalmente adesso al giovedì abbiamo l’adorazione del Santissimo Sacramento con uno stile probabilmente un po’ originale, ma un’adorazione nella quale tutto un fuoco di fiammelle si accende per intercedere anche per gli uomini che non hanno una parola per il Signore, che non sanno dire, non sanno balbettare una preghiera davanti all’Altissimo. Abbiamo la possibilità di recitare i Salmi e la Preghiera del cuore, davanti alla presenza di Gesù nel sacramento dell’Eucarestia. E, se me lo concedete, ce la siamo goduta questa esperienza, ce la stiamo godendo questa esperienza, come se fosse un dono che non avremmo saputo neanche pensare. Giungono – e questa per me è la mia autentica retribuzione, vera retribuzione – le esperienze interessanti di quelli che avendo finito questo cammino stanno facendo il catechismo nelle parrocchie senza denominazioni, senza dire: “Siamo della Scuola di Preghiera…che l’ha fondata Pinco Pallino…c’abbiamo lo scudetto!”, ma entrano nel tessuto della diocesi, della parrocchia, parlando con passione di Dio senza lasciare traccia di cose che non necessitano all’evangelizzazione e alla salvezza. Questa è una soddisfazione personale, era questo che desideravo, non un recinto, vi ricordate? L’intuizione all’inizio era: “Mentre voi dormite tra gli ovili splendono d’argento le ali della colomba, le sue piume di riflessi d’oro”, era il verso del salmo 68 (Sal 68,14), che ci ha spinti ad aprire i cancelli, ad aprire i recinti e a ricelebrare il mistero di Cristo dentro la storia. Quando leggevo oggi le parole del Papa a proposito dei pastori e delle pecore, mi sono ritrovato, mi sono sentito accompagnato, sostenuto, capito, compreso e invitato a continuare ad andare avanti e soprattutto a passare insieme a voi, perché ormai voi siete collaboratori, autentici collaboratori di questo passaggio della grazia, autentici sacerdoti nel sacerdozio comune che avete ricevuto nel battesimo, stendete le mani sulla storia perché lo Spirito Santo la trasformi in una realtà gloriosa, in un’offerta gradita a Dio in un luogo dove Dio può parlare agli uomini, manifestarsi e raggiungere le situazioni le più varie, le più disperse e le più in difficoltà. Io sono personalmente grato di tutto questo, non riesco a concepire la mia vita fuori di questa logica. Ancora mettiamo davanti a Dio due grandi progetti, se sono i suoi: la possibilità di cominciare un’esperienza di vita semi consacrata nella logica della Scuola di preghiera, è quello che io sto portando davanti al trono dell’Altissimo. E dall’altra parte la possibilità di avere un piccolo ma importante riconoscimento come associazione privata di fedeli, perché possiamo muoverci con tranquillità dentro questi itinerari di evangelizzazione. E spero anche nella vostra preghiera, spero anche nel vostro sostegno, ma c’è una cosa che mi preme dire. In questo anno alcune persone anche hanno condiviso la sofferenza, la fatica e la speranza. In un momento in cui la storia sta volgendo verso realtà che non riusciamo a comprendere, non riusciamo a capire e non riusciamo ad accettare, molti dei nostri fratelli sono andati incontro a difficoltà, a licenziamenti, qualcuno ha scoperto di avere una malattia, una persona che io ricordo con molta delicatezza se n’è andata, anche molto giovane, Anna, una ragazza che conosco da tanto tempo e che quest’anno aveva deciso di frequentare il primo anno, sebbene venga alla grotta da moltissimi anni. Io sento dentro di me anche questa condivisione, questa comunione e vi invito a pregare gli uni per gli altri, perché tutti si sentano sostenuti, chi porta una croce troppo difficile, sappia di non portarla da solo; chi nutre una speranza alla quale non ha dato ancora un volto, guardi alla speranza del fratello per intravvedervi qualcosa che lo riguarda; chi sta cercando che Dio si manifesti, preghi incessantemente nella Chiesa, finché Dio non dica una parola per tutti noi, per salvarci, per dimostrarci il Suo amore, per farci ricordare che siamo figli, eredi, coeredi di Cristo, eredi di Dio (Rm 8,17). E lo Spirito Santo, che porta a compimento tutte le cose e che rende l’Amore trinitario un amore possibile per l’uomo, raggiunga anche la tua istanza, la santifichi, la ricompri, la rimetta insieme, la ricomponga e la porti davanti al trono dell’Altissimo questa sera, su questo altare, nella fede di tutta la Chiesa.
Sia lodato Gesù Cristo.
Preghiera dei fedeli
Padre Santo e misericordioso, noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti ringraziamo per gli immensi doni che ci hai fatto in questo tempo. Ti ringraziamo certamente perché ci hai permesso di incontrarci, ti ringraziamo soprattutto perché ci hai permesso di interpretarti, di conoscerti, di goderti, e di condividerti. Noi eravamo pagani per natura, lontani dalla grazia, ma Tu ci hai ricordato la bellezza del nostro Battesimo, e ci hai inseriti in questa esperienza, in questa epopea di salvezza. Padre Santo e benedetto, suscita in noi la preghiera, per questo ti preghiamo.
Ti preghiamo, Padre Santo e misericordioso, per le splendide figure con le quali hai voluto accompagnare anche questa ricerca. Il Papa Benedetto, con il suo magistero altissimo e il sinodo sulla Parola di Dio del 2008: egli ha tradotto molte delle istanze che noi abbiamo celebrato nella Scuola. Ti preghiamo per questo dono di grazia che è il Papa Francesco, che si china fino alla nostra debolezza e dà voce a una preghiera improbabile, a una speranza nascosta, nella paura degli uomini. Padre Santo, davvero ci hai meravigliati con questo dono. Dà alla tua Chiesa la capacità di raccontare all’uomo contemporaneo le bellezze del tuo amore. Per questo ti preghiamo.
Ti preghiamo, Padre Santo e misericordioso, per tutti quelli che in questo tempo si sono impegnati alla ricerca del bene, alla celebrazione del dono di grazia in mezzo agli uomini. Ti preghiamo per tutti quelli che hanno collaborato in ogni modo alla crescita di questa esperienza. Per questo ti preghiamo.
Ti preghiamo, Padre Santo e misericordioso, di aprirci le porte, perché possiamo raggiungere l’uomo di questo tempo e di schiudergli il cammino della grazia, del perdono, della misericordia. Resta sempre con noi, là dove noi vogliamo celebrare le bellezze della tua rivelazione. Per questo ti preghiamo.
Padre Santo e misericordioso, io ti prego per tutti questi tuoi figli, che per tuo misterioso e misericordioso piano hai fatto in modo che fossero anche miei figli, e miei fratelli, e coeredi nella speranza, nell’esperienza dell’amore ricevuto e dell’amore donato. Ti prego, Padre Santo, di custodirli, di metterli al riparo dal maligno, da ogni maleficio, da ogni cosa che turba la loro vita. Sostienili nel dolore, dagli luce nella notte della loro esistenza, confortali e confermali nell’esperienza che fanno della Verità. Te lo chiedo per Cristo nostro Signore. Amen.