25° anno di sacerdozio di P. Enzo.
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
PRIMA LETTURADal libro della Gènesi (Gen 3,9-15.20)
Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero, il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.
Salmo 97.
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. R..
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo..R
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!R.
SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (Ef 1,3-6.11-12).
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“VO Vergine, per la tua benedizione è benedetta ogni creatura.
Dai «Discorsi» di sant’Anselmo, vescovo
Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell’uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall’oppressione e avevano perso vivezza per l’abuso di coloro che s’erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellite dall’uso degli uomini che lodano Dio.
Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall’alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti dal frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta.
Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negl’inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate. Invero per il medesimo glorioso figlio della tua gloriosa verginità, esultano, liberati dalla loro prigionia, tutti i giusti che sono morti prima della sua morte vivificatrice, e gli angeli si rallegrano perché è rifatta nuova la loro città diroccata.
O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura.
A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l’unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria.
Dio dunque è il padre delle cose create, Maria la madre delle cose ricreate. Dio è padre della fondazione del mondo, Maria la madre della sua riparazione, poiché Dio ha generato colui per mezzo del quale tutto è stato fatto, e Maria ha partorito colui per opera del quale tutte le cose sono state salvate. Dio ha generato colui senza del quale niente assolutamente è, e Maria ha partorito colui senza del quale niente è bene.
Davvero con te è il Signore che volle che tutte le creature, e lui stesso insieme, dovessero tanto a te.
Trascrizione dell’Omelia.
Secondo il racconto del genesi, quando i progenitori hanno commesso il cosiddetto “peccato originale”, cioè non si sono fidati del comandamento di Dio ed hanno infranto una clausola del patto, del primo patto che Dio fa con l’uomo, e cioè hanno preso dell’albero di cui gli era stato detto che non ne avrebbero dovuto mangiare, la prima esperienza che hanno fatto è la nudità. È una nudità che non è semplicità d’animo, non è purezza di cuore, è una nudità che genera vergogna, non solo vergogna tra loro, ma vergogna davanti a Dio. La vergogna davanti a Dio è la prima vittoria del maligno sulla storia dell’umanità. La vergogna davanti a Dio, genera il senso di colpa che proietta su Dio un’immagine che certamente non può avere a che fare con la sua paternità, con la sua magnanimità, con la sua misericordia, insomma con nulla che lo riguardi. Eppure l’umanità è cresciuta in questa logica del peccato originale, è cresciuta dentro il senso di inadeguatezza davanti a Dio e gli uni davanti agli altri, insomma il principio del male è nato lì, è nato dentro una disobbedienza, dunque l’esperienza della nudità, questa esperienza di vergogna, è legata al peccato. Ora, alla pienezza del tempo, questa logica viene ribaltata da una presenza così amata, quella che oggi celebriamo, così semplice, che non si vergogna davanti all’annuncio dell’angelo. Avete ascoltato? Questa stasera è la prima cosa che leggo, nella nuova versione della Sacra Scrittura del 2008, che mi piace, le altre non mi piacciono, questa è interessante perché quando l’angelo dice a Maria: “Non temere Maria perché hai trovato grazia presso Dio” e le annuncia che sarà madre del Figlio di Dio, Maria dice all’angelo: “Come avverrà questo, perché non conosco uomo?”, l’altra versione diceva: “Come è possibile questo?”, bello che dica “Come avverrà” perché come avverrà ci fa già sentire alle orecchie, ci fa già percepire, un atteggiamento che non è di sospetto, che non è dubbio, che non è l’idea che forse siccome l’oggetto dell’annuncio è così grande, è così straordinario e così stravagante, per certi versi, per una piccola donna di un posto lontano come Nazareth, sapere che lei sarà addirittura il Tempio, il nuovo Tempio di Israele. Certo lei questo non lo può capire, non lo può sapere, a dire il vero sono poche le cose che capisce di quello che gli ha detto l’angelo, ma che lei domandi: “Come avverrà?” ci apre il cuore, perché se noi ci mettessimo davanti a Dio dicendo non più: “Come è possibile? Io in questo momento non so sperare delle cose, come è possibile che tu farai il bene se io davanti a me vedo solo contraddizioni e difficoltà? Come è possibile?” e quando domandi a Dio come è possibile, ho già sospettato che il Dio della possibilità, in qualche cosa sia venuto meno. Ma se io gli dicessi invece: “Signore, ma come avverrà quello che tu hai pensato? E’ vero io non capisco, io mi trovo in una condizione in cui non si capisce molto e siccome dura da tanto tempo genera anche un certo dolore, una certa difficoltà, come avverrà questo prodigio? Come si produrrà la tua volontà nonostante tutto quello che c’è intorno a noi?”. Ma penso che questo anche voi pensate di fronte alla situazione che stiamo vivendo, alla pandemia, alle difficoltà di relazionarci, come avverrà la nostra liberazione? Come avverrà? E ancora, rispetto a quella che è la nostra vita, dunque l’esito della nostra natura, come avverrà il nostro incontro con te? Chi dicesse: “Come è possibile che noi un giorno vedremo dopo la morte? Come è possibile che ci sia la vita dopo la morte?”, costui in qualche modo sta echeggiando gli effetti di quel peccato originale. Se invece uno con semplicità dicesse: “Signore, tu fai tutto bene, hai fatto tutto bene e anche un giorno mi aprirai gli occhi ad una dimensione che oggi non so neanche immaginare, meglio che non me la immagino, ma come ti vedrò? Ma come avverrà che ti vedrò? Ma come avverrà che la mia natura così pesante in questo tempo, diventerà così leggera e così luminosa?”. Allora Maria ci ha fornito una logica, ci ha fornito un modo di pensare che ci libera, lo capite? Ci libera antecedentemente a quello che poi il Figlio di Dio farà, quando morendo in croce per noi, veramente ci libererà dalla morte, dal sospetto, da ogni dubbio, da ogni male, da ogni sofferenza. E poi ancora quel giorno in cui, venendoci incontro e specchiandoci sul nostro volto e permettendo che anche noi possiamo specchiarci nel suo, ci abbraccerà per dire: “Venite benedetti del Padre mio, perché avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mia avete dato da bere..”, etc. . Allora l’Immacolata Concezione di Maria, non è più una donna vestita di bianco e celeste, l’Immacolata Concezione di Maria è una chiesa che è rivestita di fiducia, una chiesa che si stacca da tutte le cose che la tengono oppressa nelle logiche di questo mondo perverso e finalmente si dirige verso il suo Signore aspettandolo come una Sposa pronta per il suo Sposo. E chi è che farà questo prodigio? Lo Spirito, certamente. E come lo farà questo prodigio? Allora potrei dirlo no? “Come avverrà tutto questo?”, lo vuoi sapere? Avverrà con te, avverrà con la tua fede, avverrà con la tua testimonianza, avverrà con la tua pazienza, avverrà con la tua capacità di attendere che tutto quello che Dio ha promesso, finalmente si compia. Come lo chiami questo? Idealismo? Utopia? No, lasciale stare queste cose a quelli che non credono manco al pancotto, questa è la fede! Che si accende nella speranza ed esplode in una carità incontenibile, quel linguaggio che noi parleremo per sempre davanti a Dio. Ed io sono contento che Dio mi ha dato la possibilità di dire queste tre parole, che poi alla fine sono sempre le stesse, chiamandomi al presbiterato venticinque anni fa, perché in quel modo mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha rivestito di Gesù Cristo rispetto a quello che io potevo pensare di essere, diventare non so cosa, mi ha rivestito di una veste, di una identità nuova che non conoscevo, che forse temevo e che un po’ manco mi piaceva. Si, questa storia imbastita in mezzo a tante difficoltà, perché no, come tutte le storie di tutti gli uomini del mondo, però per me è stata una veste piena d’oro, perché ha superato le mie speranze, perché ha consolato tutte le mie cose, perché mi ha fatto vivere in pienezza. E sono contento di una cosa, che venticinque anni di sacerdozio io li ho cominciati qui, venticinque anni di sacerdozio io li ho cominciati, vissuti, con voi, con quelli che non ci sono più e con quelli che sono spariti, con tutti. E venticinque anni di sacerdozio, io li ho vissuti con Lei, scoprendola gradualmente, quella Donna, quella immagine che un giorno dissi: “Ma questa chi è?” manco mi piaceva, quella immagine che mi ha ricordato, nel tempo, che c’è una rivelazione che deve compiersi, una rivelazione che compiendosi si apre, si fa conoscere, si fa incontrare, diventa il linguaggio di tutti, diventa preghiera, devozione (non devozionismo), non le cose che c’erano una volta tanto tempo fa. Io mi sono sentito, per venticinque anni, terminando la celebrazione Eucaristica, rivolto verso la Vergine della Rivelazione, qualche volta non riuscivo a guardarla, qualche volta non sapevo se mi guardava, io so che c’è sempre stata, come ho cercato di esserci anche io e questo è un connubio segreto tra me e lei, tra me e lei e tra me e tutti quelli che hanno fatto la chiesa di cui lei è Madre, qui insieme a me per tutto questo tempo, con fedeltà, con tanto sostegno anche, tanto amore, tanta .. bene, sono contento di avervelo potuto raccontare in due parole. Sia lodato Gesù Cristo.