XIII Domenica T.O.

Anno Liturgico A
02 Luglio 2023

Chi non prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me.(Messa del mattino e della sera)

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,37-42)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».

PRIMA LETTURADal secondo libro dei Re (2Re 4,8-11.14-16)

Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c’era un’illustre donna, che lo trattenne a mangiare. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei.
Ella disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi. Facciamo una piccola stanza superiore, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e un candeliere; così, venendo da noi, vi si potrà ritirare».
Un giorno che passò di lì, si ritirò nella stanza superiore e si coricò. Eliseo [disse a Giezi, suo servo]: «Che cosa si può fare per lei?». Giezi disse: «Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio». Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; ella si fermò sulla porta. Allora disse: «L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia».

Parola di Dio

Salmo 88.
Canterò per sempre l’amore del Signore. R..

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».R

Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia.R.

Perché tu sei lo splendore della sua forza
e con il tuo favore innalzi la nostra fronte.
Perché del Signore è il nostro scudo,
il nostro re, del Santo d’Israele.R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 6,3-4.8-11) .

Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

Parola di Dio

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Noi predichiamo Cristo a tutta la terra”.
Dai «Discorsi» di Paolo VI, papa

«Guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16). Io sono mandato da lui, da Cristo stesso per questo. Io sono apostolo, io sono testimone. Quanto più è lontana la meta, quanto più difficile è la mia missione, tanto più urgente è l’amore che a ciò mi spinge. Io devo confessare il suo nome: Gesù è il Cristo, Figlio di Dio vivo (cfr. Mt 16, 16). Egli è il rivelatore di Dio invisibile, è il primogenito d’ogni creatura (cfr. Col 1, 15). È il fondamento d’ogni cosa (cfr. Col 1, 12). Egli è il Maestro dell’umanità, e il Redentore. Egli è nato, è morto, è risorto per noi. Egli è il centro della storia e del mondo. Egli è colui che ci conosce e che ci ama. Egli è il compagno e l’amico della nostra vita. Egli è l’uomo del dolore e della speranza. È colui che deve venire e che deve un giorno essere il nostro giudice e, come noi speriamo, la pienezza eterna della nostra esistenza, la nostra felicità. Io non finirei più di parlare di lui. Egli è la luce, è la verità, anzi egli è «la via, la verità, la vita» (Gv 14, 6). Egli è il pane, la fonte d’acqua viva per la nostra fame e per la nostra sete, egli è il pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello. Come noi, e più di noi, egli è stato piccolo, povero, umiliato, lavoratore e paziente nella sofferenza. Per noi egli ha parlato, ha compiuto miracoli, ha fondato un regno nuovo, dove i poveri sono beati, dove la pace è principio di convivenza, dove i puri di cuore e i piangenti sono esaltati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti sono fratelli.
Gesù Cristo: voi ne avete sentito parlare, anzi voi, la maggior parte certamente, siete già suoi, siete cristiani. Ebbene, a voi cristiani io ripeto il suo nome, a tutti io lo annunzio: Gesù Cristo è il principio e la fine; l’alfa e l’omega. Egli è il re del nuovo mondo. Egli è il segreto della storia. Egli è la chiave dei nostri destini. Egli è il mediatore, il ponte fra la terra e il cielo; egli è per antonomasia il Figlio dell’uomo, perché egli è il Figlio di Dio, eterno, infinito; è il Figlio di Maria, la benedetta fra tutte le donne, sua madre nella carne, madre nostra nella partecipazione allo Spirito del Corpo mistico.
Gesù Cristo! Ricordate: questo è il nostro perenne annunzio, è la voce che noi facciamo risuonare per tutta la terra, e per tutti i secoli dei secoli.

Trascrizione dell’Omelia.

Non vi spaventate se questa parola comincia in modo molto duro: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me” è dura questa cosa lo capite bene no? Ma guardate qual è la chiave per aprire questa porta così pesante, dice: “In quel tempo Gesù disse ai suoi apostoli”, non lo disse a tutti, lo disse cioè a quelli che lui aveva scelto perché fossero, per capirci, come lui in mezzo alla gente, cioè perché potessero restituire al vivo, agli occhi delle persone, quello che era lui. E che vuol dire questo? Perché potessero operare come agisce lui, così che la gente possa vedere, capire, comprendere, chi è il Figlio di Dio e per quale motivo Dio lo ha mandato per la salvezza degli uomini. Per capirci, noi abbiamo un’idea della realtà sacerdotale, religiosa, insomma quella apostolica, quella di quelli chiamati ad essere come Cristo in mezzo agli uomini, qualche volta un po’ deteriorata, ce la immaginiamo come quella di funzionari che fanno quelle cose che devono fare in forza anche del sacramento che hanno ricevuto, se il funzionario è buono va bene, se il funzionario non è buono rimane un funzionario. Questo è il motivo per cui, non vi scandalizzate, oggi non abbiamo vocazioni nella chiesa, perché ad essere funzionario nessuno aspira, non può essere questo il sacerdozio, né la vocazione profetica può essere questa. Quale sarebbe la vocazione profetica? Ce l’ha detto la Prima Lettura parlandoci di Eliseo, non stiamo parlando di un miracolo, stiamo parlando di un modo di essere per gli uomini un segno di salvezza. Eliseo è un profeta, aveva ricevuto da Elia, suo maestro, qualcosa di importante del suo spirito e dunque anche lui si mette a visitare le persone che hanno bisogno. In questo caso, passando da questa donna abbiente, famosa, etc., come racconta il brano che abbiamo ascoltato, poiché non ha figli, siccome lei è ospitale allora gli promette che dopo un anno avrebbe avuto anche lei un figlio. Sapete che vuol dire questo? Vuol dire che accogliere la profezia e ritenerla come tale, cioè onorarla, quella profezia porta frutto. “Ma quella donna non aveva accolto la profezia, aveva accolto il profeta”, si ma si era resa conto che lui era un profeta, cioè che parlava ed interpretava grazie alla sua relazione con Dio. Dunque aveva ospitato il profeta? No, aveva ospitato Dio in qualche modo, forse lei non era consapevole, ma guardava quello che il profeta poteva essere per lei. E questo è stato un premio per lei, perché Dio attraverso quel profeta Eliseo, ha permesso a lei di diventare madre anche nella sua vecchiaia, nell’impossibilità. Ora tu capisci allora questi apostoli per quale motivo Gesù gli raccomanda di non amare il padre o la madre, di portare la croce ogni giorno, promettendogli che anche se qualcuno li avesse accolti con un bicchier d’acqua gli sarebbe stato donato tanto, perché questi apostoli sono chiamati a mostrare chi è il Cristo in mezzo alla gente, non possono pensare né alla madre, né al padre, né a figli, né a moglie, né a nessun altro. E questo vi posso testimoniare che è vero, se c’è qualche ricchezza nella vocazione sacerdotale, viene da qua, viene dalla possibilità di dimenticarsi ogni cosa, di mettere in secondo piano ogni cosa e pensare cosa pensa Dio e studiarsi di parlare delle cose di Dio e come ne parlerebbe la profezia, ma soprattutto incontrare il prossimo col desiderio di leggere nella storia del prossimo ciò che Dio voglia operare in lui. Tu capisci che per fare questo non ci può essere un altro pensiero per quanto buono, per quanto amabile, chi passa le cose di Dio non passa una sapienza ma passa Dio. Chi parla delle cose di Gesù non racconta i fatti della vita di un profeta di Nazareth, chi parla delle cose di Gesù presenta Gesù al vivo, è necessario perciò che chi voglia fare questo, chi voglia seguire il Signore, si carichi della propria debolezza, si metta sulle spalle la propria incapacità e incontri l’altro solo aiutato e sostenuto dalla grazia di Dio, che poi è un vero deterrente di amore, di bontà, etc., questa è l’esperienza che fa un sacerdote. Dunque Gesù sta parlando a gente che vuole seguirlo in modo diverso, tu dirai: “Ma allora gli altri sono invece esentati da tutte queste regole?”, gli altri sono stati resi recipienti della grazia che queste regole permettono di condurre fino a loro, cioè il mondo dei semplici, il mondo delle persone che fanno altre scelte, che si sposano, che hanno figli, che vivono anche delle loro preoccupazioni, è il luogo dove questa donazione dei discepoli deve diventare un pane buono da mangiare tutti i giorni e quando tu dici nel Padre Nostro: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, stai chiedendo a Dio che attraverso le mani di un ministro, possa arrivare fino a te quella sapienza, quel pegno di vita eterna che è l’Eucarestia e la profezia che l’Eucarestia porta con sé. Dunque questo brano di cui parla Matteo riguarderebbe noi, i ministri ordinati, ma i ministri ordinati che mettano nelle condizioni i sacerdoti del sacerdozio comune, cioè i battezzati, di operare secondo la profezia, di estendere le grazie di questa profezia perché arrivi e giunga in ogni dove, anche presso quelli che non hanno mai creduto in Dio. Noi non facciamo qui nella celebrazione eucaristica un incontro tra persone che credono alle stesse cose e le praticano allo stesso modo, noi qua veniamo a prendere un cibo, un Pane che è destinato a moltiplicarsi, come quella volta sul lago di Galilea, a moltiplicarsi per sfamare un mondo che ha bisogno di orientarsi, che ha bisogno di comprendere come la profezia ha il potere di aprire tutti i nodi, di aprire tutte le difficoltà, di far giungere ad ognuno l’amore di Dio in modo credibile. E noi siamo perfetti in questo come ministri? No, non lo siamo. Non lo siamo perfetti e si vede anche a occhio nudo che non siamo perfetti, quante critiche riceviamo, quante parole .. proprio perché non siamo perfetti Gesù ha detto a noi: “Ognuno prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” non mi segua come andrebbe un combattente a combattere, non so con chi, ma mi segua come uno che porta su di sé le piaghe del Signore nostro Gesù Cristo, che mostra nella debolezza come sia apprezzabile la grazia di Dio e il suo amore che raggiunge ogni uomo. Possa lo Spirito Santo accenderti il desiderio di essere anche tu, in qualche modo, apostolo di questa multiforme grazia, possa tu chiederti se c’è una croce che puoi portare, no le disgrazie quelle non sono la croce, ma una modalità che venga posta sulle tue spalle, perché le tue parole diventino autorevoli, vere, producano il bene e guariscano gli uomini e aprano il cuore dei lontani e riconcilino anche quelli che sono in lite fra loro. Allora questo mondo conoscerà chi è Dio, conoscerà chi è Cristo e soprattutto sperimenterà in modo speciale la presenza dello Spirito. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

Trascrizione dell’Omelia.

Hai compreso questa parola così dura che dice che chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me? E forse ti avrà anche un po’ messo in difficoltà, in imbarazzo ma soprattutto non perché tu ami di più tuo padre, tua madre o non so chi altro, ma perché non sai per quale motivo Gesù la dice e beh stasera forse è il momento un po’ di aprirla questa parola. Innanzi tutto, di quale amore si sta parlando? Fa riferimento al padre, alla madre, al figlio o alla figlia, dunque una madre e un padre come potrà amare il figlio, saltandogli addosso, accarezzandolo, sbaciucchiandolo e parlandogli delle cose come facevano i fidanzati una volta? È questo l’amore? È un carico di emozioni e di sentimenti che deve esprimersi a tutti i costi? È questo l’amore? Evidentemente no, non interessa a Dio, ma dillo, non interessa neanche a te, ai bambini piccoli queste cose le puoi fare, quando crescono non credo che tu le faccia ancora. L’amore è la capacità di sapere che tu sei sempre in relazione con quella persona, perché è tuo figlio perché è tua madre o tuo padre. Qualche volta è vero, queste relazioni sono ferite, interrotte, da cose che abbiamo fatto noi, che hanno fatto loro, insomma tutti noi abbiamo delle relazioni interrotte alle quali far riferimento con la memoria e con dolore, ma ordinariamente le relazioni sono una porta aperta. Se io sento bussare alla porta e vedo che è, che ne so, che è mia sorella, dico subito: “Va beh, mia sorella sono contento di vederla” o mio padre o mia madre, dunque questo amore di cui parla Gesù è la relazione, la relazione. Se questa relazione hai la capacità di comprenderla, tu sai sempre chi sei rispetto alla persona con cui ti relazioni. Adesso dimmi, non sei forse figlio di Dio tu? Non hai ricevuto questo dal Battesimo? Che consapevolezza hai di questa relazione con il Signore? Ce l’hai? È solo un desiderio e una memoria alla quale far riferimento o è una certezza? Guarda se lo vuoi sapere, se è una certezza, il figlio che è certo di stare a casa sua, di suo padre, non chiede al padre: “Potrei prendere un po’ di acqua nel frigorifero?”, come fai tu quando preghi il Signore e non sei mai sicuro che lui ti ascolti e ti voglia esaudire!? Se sei figlio veramente, hai dimestichezza con Dio, direbbe Gesù: “Se avessi la fede come un granello di senapa, potresti dire a questo monte spostati e quello si sposterebbe”, la consapevolezza della relazione con Dio: questo è l’amore di Dio. L’amore di Dio non è tutte quelle cose, tutti quegli affetti, quei pii affetti che noi rivolgiamo a Gesù, a Maria, quelle sono poesie. L’amore di Dio è consapevolezza che Dio è con noi, che Dio è in noi e attraverso di noi può raggiungere anche gli altri, tant’è che dice Gesù: “Chi accoglie voi, accoglie me”! Ah, innanzi tutto, sta parlando ai suoi apostoli, non sta parlando alla gente qualsiasi, agli apostoli, a quelli che lui ha chiamato per mandarli a fare una certa cosa, cioè l’evangelizzazione. Se dice: “Chi accoglie voi accoglie me”, sta dicendo che nel cuore della vita di questi apostoli, c’è la sua presenza, c’è la presenza di Dio: “Chi accoglie me accoglie il Padre”, dunque capisci che la relazione alla quale è chiamato un apostolo è molto di più della relazione che avrebbe con suo padre, sua madre, suo fratello, sua sorella, etc., è una relazione di confidenza totale; tu dici: “Ma io pure ho confidenza totale nei miei”, mica sempre ..Ma in Dio si, in Dio puoi averla, perché Dio quando si è donato a te, non si è donato a metà, si è donato totalmente, ha mandato il suo Figlio, non ha mandato un operai qualsiasi. “Dunque chi accoglie uno che porta la mia presenza nel mondo, sta accogliendo me e avrà la ricompensa” così puoi capire anche per quale motivo la liturgia stasera ti ha raccontato di quel profeta Eliseo, che era andato da quella famiglia, moglie e marito senza figli e si fermava là tutte le volte, tant’è che la moglie aveva detto: “Beh facciamo una camera per lui nel piano superiore”, c’è un piano superiore di cui tu ti ricordi cristiano? Ti ricordi il piano superiore nel quale Gesù ha fatto il banchetto finale con i suoi discepoli nell’Ultima Cena? Quel piano superiore Dio l’ha preparato, come sempre lo prepara tutte le volte che i figli d’Israele si sposano. Piano superiore nel quale quello che sta donando non è una parte della gloria ma tutta la gloria. Dunque quando questa donna dice: “Prepariamo una stanza al piano superiore per lui perché stia comodo”, sta dicendo: “Stabiliamo con lui una relazione vera” e chi era questo Eliseo? Era un profeta che era cresciuto all’ombra del grande profeta Elia, il profeta degli “ultimi tempi” e quando Elia se ne stava per andare in cielo su un carro di fuoco, quest’uomo gli aveva chiesto, non quello che chiedi tu a Dio .. tre cose e manco sei sicuro che te le da, gli aveva chiesto una cosa enorme, gli aveva chiesto: “Dammi due terzi del tuo spirito” ed Elia gli ha detto: “Ma tu hai chiesto veramente tanto, però se avrai la capacità di vedermi salire in cielo te li darò” e così questo spirito di Elia si trasferisce in Eliseo e siccome si trasferisce in Eliseo la potenza di Dio, agisce in Eliseo. Te lo dico anche a te, che vieni qua e vedi elevare al cielo il Corpo di nostro Signore Gesù Cristo nel sacramento dell’altare, cosa gli chiedi se non che ti dia, non due terzi, ma tutto il suo Spirito? E Dio non te lo darà? Non è Gesù che dice: “Quale padre al figlio che gli chiede il pane gli darà una pietra? che gli chiede un uovo non gli darà un serpente? E a te il Padre non darà lo Spirito di cui hai bisogno?”, lo Spirito cioè la presenza di Dio in te: è per questo che sei venuto! Stasera sei venuto per avere la presenza di Cristo in te! E guarda, a questa immagine è legata una cosa importante, perché quando Eliseo vede questa generosità, dice al suo servo: “Che facciamo di questi due? Di che avranno bisogno? Non hanno figli? Va bene..”, dice allora Eliseo a questa donna: “Io tornerò fra un anno, quando tornerò tu avrai un figlio sulle braccia”, come aveva detto quell’angelo ad Abramo alle querce di Mamre, ad Abramo e Sara che non avevano figli: “Tra un anno tu avrai un figlio”, quello che dice la chiesa a te tutte le volte che ti avvicini alla profezia, cioè alla discesa dello Spirito sul pane e sul vino, perché diventino il Corpo e il Sangue di Cristo: “Che ti manca? Che cos’è che non hai ancora? Che cosa vorresti da Dio? Tra un anno lo avrai, Io tornerò e ti guarirò e ti restituirò quello che ti è stato tolto dall’età, dalla malattia, dal tradimento dei tuoi cari, dalla solitudine, insomma tutto quello che tu non hai sperimentato e dunque sei ancora dubbioso sull’amore di Dio”, sei disposto a chiedere questo “Tutto” a Dio? Sei disposto a credere che tutto questo Dio vorrà darti? Io ti prometto che se sei disposto a crederlo, Dio veramente te lo darà. Anzi, lego questa promessa alla volontà di Dio, perché lo posso fare, perché Dio mi dà la possibilità con le parole e i gesti di fare del pane e il vino il Sangue e Corpo di Cristo, io desidero che con questi gesti pure tu diventi il Corpo e il Sangue di Cristo e questo mondo se ne accorga e si possa nutrire della tua sapienza, della tua generosità, della tua umiltà, pure nelle tue sofferenze, perché Cristo sia tutto in tutti. Sia lodato Gesù Cristo.

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