Domenica delle Palme

Anno Liturgico B
25 Marzo 2018

La passione del Signore.

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 14,1-15,47).

– Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
– Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
– Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.
– Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
– Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».
– Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
– Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
“Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.
– Cominciò a sentire paura e angoscia
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».
– Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.
– Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.
– Non conosco quest’uomo di cui parlate
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.
– Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
– Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
– Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.
– Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.
– Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
– Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)
Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
– Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

PRIMA LETTURA – Dal libro del profeta Isaìa (Is 50,4-7)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Salmo responsoriale Salmo 21.
R.Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?.

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!». R.

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.R.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.R.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 2,6-11).

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

Dio sa liberare i peccatori anche se induriti.
Sant’Andrea di Creta (660-740), monaco e vescovo Discorso, 9

Abbi fiducia, figlia di Sion, non temere: “Ecco a te viene il tuo re, umile, cavalca un asino”. Viene colui che è presente in ogni luogo e riempie ogni cosa. Viene per compiere in te la salvezza di tutti. Viene colui il quale “non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a penitenza”, per richiamarli dalle vie del peccato. Non temere dunque. “Vi è un Dio in mezzo a te; non sarai scossa”. Accoglilo con le braccia aperte. Accogli colui che nelle sue palme ha segnato la linea delle tue mura e ha gettato le tue fondamenta con le sue stesse mani. Accogli colui che in se stesso accolse tutto ciò che è proprio della natura umana, eccetto il peccato… Rallegrati, figlia di Gerusalemme, sciogli il tuo canto, muovi il passo alla danza… “Rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te”.
Ma quale luce? Quella che “illumina ogni uomo che viene nel mondo”. Dico la luce eterna… apparsa nel tempo. La luce che si è manifestata nella carne, luce che per sua natura è occulta. La luce che avvolse i pastori e fu guida ai magi nel loro cammino. La luce che era nel mondo fin dal principio, e per mezzo della quale è stato fatto il mondo, quel mondo che non la riconobbe. La luce che venne fra la sua gente e che i suoi non hanno accolto.
“La gloria del signore”: quale gloria? Senza dubbio la croce, sulla quale Cristo è stato glorificato: lui, lo splendore della gloria del Padre, come egli stesso ebbe a dire nella imminenza della sua passione: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui e lo glorificherà subito”. Chiama gloria la sua esaltazione sulla croce. La croce di Cristo infatti è gloria ed è la sua esaltazione. Ecco perché dice: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.

Trascrizione dell’Omelia

Il Benedetto Figlio di Dio, il Verbo del Padre, pur essendo di natura come Dio, non ne ha fatto un tesoro geloso da custodire per Se Stesso, si è avvicinato alla nostra umanità e l’ha indossata come una veste e di questa umanità ogni aspetto, la speranza, il dolore, la compassione e certamente una infinita misericordia; molte porte aperte verso l’uomo, tutte all’insegna di un amore incomprensibile e poi finalmente i fatti della Passione che Marco ci racconta così, tutti insieme, tanti elementi, tante cose, tanti momenti raccontati qua, che ad aprirli tutti bisognerebbe starci molto tempo. Al Sommo Sacerdote che si scandalizza per la professione che fa Gesù di fede davanti a lui dicendo: “Io sono ..” cioè dice il nome di Dio e si straccia le vesti, annullando così, secondo la Torah, il senso del sacerdozio, del sommo sacerdozio, era impossibile che un Sommo Sacerdote si stracciasse le vesti in questo modo annienta l’istituzione; a questo corrisponde lo squarciarsi del velo del Tempio a dire che veramente questa istituzione e questo culto non ha più ragione d’essere ed è consegnato a noi quest’altro culto, il culto del sacrificio del suo Corpo, dell’effusione del suo Sangue perché noi potessimo nutrirci non di significati, né di sentimenti ma del fatto della morte di Gesù ed entrare con lui nella resurrezione. E di tutti questi elementi ci stupisce che quest’uomo che era partito dalla Galilea sapendo di dover morire, che fin dalla sinagoga di Nazareth, il suo paese, il giorno che aveva raccontato della propria missione, di essere cioè il Messia, avendo ricevuto la minaccia di essere lapidato o gettato giù dal burrone (Lc 4,14-30), per tutto l’itinerario della sua predicazione non aveva fatto altro che annunciare di quale morte avrebbe onorato la sua vocazione di Figlio di Dio. Tutti l’avevano ascoltato, anche Pietro che più volte aveva pensato di mettersi in mezzo tra lui e la sua sorte, ricevendo da Gesù l’invito a seguirlo piuttosto, a non essergli di scandalo, tutti avevano ascoltato il Figlio di Dio avviarsi verso la morte consapevolmente. E poi alla fine questa finestra che Marco ci ha aperto, quando tutto questo sta per accadere, Marco dice, con gli occhi di tutti gli uomini che stanno a guardare, dice: “Ha avuto paura, ha sentito angoscia”, ma perché? Perché forse Egli è diviso in Se Stesso? Tra la sua volontà di fare la volontà del Padre che sa che è buona anche se passa per la morte, c’è forse qualcosa che può mettersi in mezzo? C’è una coscienza come quella di Pietro che può dire (Mt 16,22-24): “No, questo non ti accadrà, non ti deve accadere”? Eppure nessuno lo aveva ascoltato, nessuno sapeva cosa veramente aveva chiesto al Padre in quella segreta relazione che Egli ha con il Padre. Tutti avevano intuito che aveva chiesto a Dio che allontanasse qualcosa da quello che stava accadendo, il calice, certo, il calice non la morte, il calice quello che quando penseranno che sta invocando Elia al momento della morte, cercheranno di fargli bere, cioè un calice di vino drogato, come dice il Salmo (Sal 74,9), l’aceto, un vino adulterato, come a dire: “Chiama Elia, sta aspettando la fine del mondo, sta aspettando il Giudizio Universale, diamogli questo calice ed inauguriamo questo tempo, vediamo se almeno questo è vero” ma Egli, come aveva chiesto al Padre, ha ricusato questo calice, non l’ha bevuto. Dunque ci ha amato così tanto da impedirci di entrare in un giudizio per il quale noi non eravamo pronti, lo abbiamo detto, lo abbiamo pensato, ci siamo avvicinati a questo mistero; ci sfugge però sapere perché la sua sofferenza comunque è stata scritta e celebrata in queste Scritture, perché l’angoscia vi è descritta, vi è indicata. E allora come si fa ad aprire questo mistero? Io direi che proprio Marco, in questo racconto ce ne fornisce la chiave, quando dice, avete ascoltato: “Lo spirito è forte ma la carne è debole” e tu hai pensato: “Lo spirito di Gesù è forte e la carne è debole” perché? Perché tu così ti vedi: diviso! Lo spirito e la carne .. tu sei così! Lo spirito ha delle esigenze e la carne ne ha altre e sono sempre in lotta tra loro, non è questo la natura del Figlio di Dio, non c’è dissidio, non c’è disunione, non c’è confronto tra lo spirito e la carne. Allora potremmo dire questo, forse in quel momento Gesù ha fornito un modo a questi discepoli che dormivano che non sarebbero entrati per questa porta stretta della volontà di Dio che non capiscono, che è fatta della morte, come la nostra, che non capiamo e non accettiamo, è come se gli avesse detto: “Ma avete compreso? Io so che per questa porta entro per la vita eterna perché da là vengo, tu non lo sai. Lo spirito è forte Io però ho pena per te, perché quella natura umana che ho ricevuto, mi dà pena della tua natura umana, la carne debole è l’amore che io provo per te, questo amore che io provo per te che dormi, è più forte, più intenso, più forte, più irriducibile, dello spirito che ha desiderato ed ha deciso di obbedire alla volontà del Padre”. Allora tu, rimani senza parole, ti allontani da questo sospetto che ti aveva fatto vedere un Gesù diviso, ti allontani e abbassi il capo come al momento in cui sa della sua morte, ti allontani perché non sai più dire: “Ma allora io di quale amore ti ricambierò? Con quale amore dirò la mia fede, la mia riconoscenza?”, allora ti verrà in aiuto il Salmo che dice: “Alzerò il calice della salvezza” (Sal 115,13) cioè: “Mi offrirò io stesso per entrare in questo sacrificio d’amore, consapevole che tu ti sei lasciato morire per amore dell’amore mio”. Questa parola ci accompagnerà in questa settimana, noi la guarderemo e questa parola ci guarderà, noi ne avremo paura o ne avremo indifferenza e quella ci domanderà: “Fin dove verrai con me? Fin dove mi seguirai? Io sono una parola che ha la possibilità di darti la vita, per questo accetto la morte, e tu, con quale morte mi darai gloria?”. Possa lo Spirito di Dio che ci ha fatto conoscere questo mistero di salvezza, sciogliere il nostro cuore e fonderlo in questo incendio di amore e di fede finché tutto quello che ci rimane ancora diviso, ancora impossibile da credere, impenetrabile, diventi per noi la via aurea, la porta grande, per la salvezza eterna. Sia lodato Gesù Cristo.

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