Domenica di Pentecoste

Anno liturgico B
20 Maggio 2018

Lo Spirito di verità vi guiderà alla verità tutta intera.

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,26-27; 16,12-15).

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

PRIMA LETTURA – Dagli Atti degli Apostoli (At 2,1-11)

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

Salmo responsoriale Salmo 103.
R.Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra..

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.R.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.R.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (Gal 5,16-25).

Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge.
Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

Omelia di Paolo VI nella festa di Pentecoste
Domenica, 25 maggio 1969

Festa dello Spirito Santo, festa della Chiesa. Nel turbine gaudioso di pensieri, che la Pentecoste suscita in chi la ripensa e la rivive, fermiamo un istante le nostre menti su questi due aspetti del mistero beato. Il mistero è uno solo, come ora dicevamo; il mistero della permanenza di Gesù Cristo sulla terra, nell’umanità, nella storia, nella nostra realtà temporale, dopo che Egli è scomparso dalla scena di questo mondo, quando Egli, «dopo la sua passione, si fece vedere redivivo con prove manifeste della sua risurrezione» (At. 1, 3), e quindi «fu assunto» al cielo, «dopo aver dato per mezzo dello Spirito Santo i suoi ordini agli apostoli che egli aveva eletti», e aver loro annunciato: «Voi riceverete forza di Spirito Santo, quando verrà su di voi; e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e la Samaria, e fino alle estremità della terra» (At. 1, 2-8). Gesù assente, come aveva promesso, sarà presente mediante «un altro Paraclito (cioè un altro difensore), perché rimanga per sempre con voi, lo Spirito cioè della verità, che il mondo non può ricevere, perché non lo vede, né lo conosce, ma voi lo conoscerete, perché dimorerà in voi, e sarà in voi. Io non vi lascerò orfani . . .» (Gv. 14, 16-18). Come dunque Gesù sarà, Lui in cielo, ancora presente con noi, in noi, qui in terra? Come compirà la sua missione redentrice? Come «edificherà», secondo la sua profetica promessa, «la sua Chiesa»? (cfr. Mat. 16, 18). Mediante l’effusione del suo Spirito. «Benché Gesù Cristo, dopo la risurrezione si è fatto invisibile ai nostri occhi, nondimeno sentiamo ch’Egli vive con noi; poiché sentiamo il suo respiro. Chiamo respiro di Gesù Cristo l’effusione dello Spirito Santo» (FORNARI, Vita di Gesù Cristo, III, 3). Dove si estende questa vivificante effusione? Voi lo sapete: in due campi distinti, ma animati dal medesimo Spirito, operante in ciascuno di essi, in modi diversi, ma con uno scopo, la vita di Cristo, così che ad entrambi possa essere consentito appropriarsi della parola. di San Paolo: «Vivo non più io, ma vive in me Cristo» (Gal. 2, 10)

 

Trascrizione dell’Omelia

Quando approcciamo la Sacra Scrittura, noi pensiamo che la storia dell’uomo cominci con il peccato originale o con la creazione chissà, in realtà la storia dell’uomo comincia quando gli uomini trovandosi insieme sentono la necessità di superarsi, si accorgono di avere qualcosa che li supera e dunque desiderano raggiungere quello che hanno sentito, pensato, immaginato. Allora cominciano a costruire delle vie per il cielo, anzi, cominciano a costruire una “torre di Babele”, una realtà che li faccia salire fino ad una altezza molto elevata, perché percepiscono che il desiderio che portano ha un oggetto molto elevato, non è solo il desiderio di mangiare, di bere, di dormire o di altre cose, è un desiderio che supera le cose del loro corpo, della loro carne. Dunque si raffigurano, questo succede in tutte le culture in tutti i luoghi, si raffigurano delle realtà che possano in qualche modo aiutarli. Avevano ricevuto da Dio un’ immagine e somiglianza, questa grida, desidera, di poter vedere ciò da cui viene, ma siccome il peccato ha impedito di guardare a Dio con fiducia, siccome il peccato ci ha tolto l’umiltà, ci ha tolto la capacità di attenderci un dono da Dio, ci ha fatto dubitare, sospettare del suo amore, allora noi siamo rimasti chiusi dentro questa tomba mortale in cui proiettiamo delle immagini sante, sacre, ma non riusciamo a vedere chi è il Dio che ci parla. Cominciò così e allora Dio ha preso pena per la storia e per l’uomo e si è incaricato di parlare gradualmente alle generazioni. E noi sappiamo che c’è un momento in cui comincia a parlare in un modo veramente speciale, sono passati cinquanta giorni dall’uscita dall’Egitto, questo popolo si sta infilando in un incerto che è il deserto, non sa ancora che cos’è la Terra Promessa, come tu non sai qual è la Terra Promessa, come tu non sai cos’è la vita eterna, ti sei infilato in questo cammino della vita cristiana incerto, pieno di ostacoli, di dubbi, di sospetti, perché no, anche di peccati, non riesci a vedere verso dove Dio ti sta chiamando, allora Dio, proprio per questo, cinquanta giorni dopo l’uscita dall’Egitto, dove questi avevano qualche sicurezza, chiama Mosè per dargli la Legge, la Torah, cioè per fargli capire cosa pensa, per dire: “Voi siete dispersi, vedete come siete fatti? Avete nel cuore dei desideri e poi alla fine li traducete sempre nel modo sbagliato, eravate idolatri e avete pagato questa idolatria, bene Io vi porterò gradualmente, ascoltatemi, fate questa cosa, non fate quell’altra, regolatevi in questo modo non secondo i bisogni, secondo i valori, guardate che cosa c’è al centro del vostro cuore e celebrate questo desiderio del cielo e Io vi ci porterò piano, piano”. Ma l’uomo, di fronte a questa Legge, invece di aderire con amore e con slancio, si è impaurito, ha avuto difficoltà, ha detto: “No, mama mia quanto è difficile questa Legge” no? tu manco la conosci questa Legge, conosci a malapena i “dieci comandamenti” no? quanti sono? Due, “non uccidere e non rubare”, sugli altri non sai che dire, no? È così purtroppo. Allora questa Legge, Paolo la chiamerà questo pedagogo che insegna agli uomini come muoversi verso Dio, ma questa Legge incuteva loro ancora paura, se sbagliavano qualche cosa dovevano subito ricorrere a delle modalità per emendarsi, era una logica di paura, una logica della paura che però pure noi quando non abbiamo saputo scorgere il volto misericordioso di Gesù Cristo, abbiamo di nuovo editato e abbiamo insegnato agli uomini a non amare Dio ma ad averne paura, non è forse così? Tutti quelli che non stanno qua oggi hanno paura di questo, hanno paura di Dio, tutti quelli che dicono di non credere è perché sono stati educati con questa paura. Ma noi, dice san Paolo, non abbiamo ricevuto uno spirito di servi per ricadere nella paura, noi abbiamo ricevuto uno spirito di figli e allora invece di fare come hanno fatto gli amici di Mosè che avevano paura di avvicinarsi al monte per vedere un Dio terribile che ci avrebbe .. abbiamo atteso che Dio ci parlasse, ci parlasse in modo comprensibile. E Dio questo l’ha fatto, perché è venuto incontro a noi con il suo Figlio, il suo Verbo, prendendo la nostra carne, non ci ha più messo paura, forse abbiamo paura delle leggi di un Dio che non conosciamo, ma siamo stolti, perché quello che si poteva conoscere di Lui sta sul volto del suo Figlio e il volto del suo Figlio quando mai ti ha fatto paura? Quando mai ti ha giudicato? E chi sei? Più peccatore dell’adultera? Più peccatore di Zaccheo? Più peccatore del ladrone che gli stava affianco nel giorno della crocefissione? Chi sei per temere il volto di Gesù? Allora hai compreso che c’era un modo per conoscere Dio che era fuori della paura, era libero da ogni terrore, hai compreso che questa conoscenza parlava il linguaggio dell’amore, così ce lo ha insegnato Gesù. Ma Gesù si è sfilato dalla storia, lasciandoci la responsabilità, ogni generazione, di cercare questa logica, di inaugurare sempre meglio e sempre di nuovo, questo modo di pensare di Dio che è l’Amore; per farlo ce lo ha lasciato, ci ha detto: “Guarda un po’, guarda nel tuo desiderio, guarda al fondo del tuo cuore, ma tu veramente vuoi il male? Hai un brutto carattere, fai soffrire la gente che ti sta intorno, sei aggressivo, sei bugiardo, sei pieno di peccati, ma dimmi, ma tu veramente al centro del tuo essere ti percepisci e ti vuoi così? Ma non vedi che al fondo del tuo essere, nonostante il tuo brutto carattere, tu hai un desiderio di pace, tu hai un desiderio di relazione, di perdono ricevuto e magari anche donato, ma non vuoi forse costruire un mondo credibile, vivibile, dove anche gli altri possono trovarsi in pace? Allora Io ti dico”, dice il Signore, “questo desiderio che hai è tuo fino ad un certo punto, in realtà è mio, è lo Spirito che mi unisce al Padre ma io te l’ho donato, te l’ho donato e tu d’ora in poi tu sarai messo in grado di costruire il Regno”. A meno che tu non voglia ancora sentire la voce dei bisogni carnali, i bisogni carnali non sono sempre quelli che riguardano la ciccia e i succedanei, i bisogni carnali sono i pensieri secondo il mondo, lasciali perdere, lo hai detto a Dio no? “Liberaci dal maligno, liberaci da questo modo di pensare, facci entrare in relazione con te”. Quel giorno quando Mosè stava sul monte a prendere questi insegnamenti da Dio, Dio con voce potente e con dito di fuoco imprimeva su quella pietra dura del cuore di Mosè e di quel popolo il suo pensiero, ma gli apostoli no, agli apostoli che avevano sentito già il dolore della perdita del loro Maestro, questo Spirito, questa Torah verrà, questa Legge arriverà come “fiamme di fuoco”, cioè come fuoco che ha la capacità di riaccendere il desiderio di Dio, che ha la capacità di riaccendere l’amore e la comprensione delle leggi eterne dell’Onnipotente. Tant’è che quando Pietro, che era così duro di cuore, così testardo, e gli altri, escono dal cenacolo pieni di Spirito Santo, tornano a parlare quelle lingue che la torre di Babele aveva disperso, tornano a rimettere insieme tutti quelli che erano divisi e separati ed in odio gli uni contro gli altri e tutti si meravigliano. Sapete, a quell’epoca non si meravigliavano dei miracoli, delle apparizioni, i soli, etc. etc., si meravigliavano che qualcuno potesse parlare lingue straniere, non perché parlasse tutte le lingue, ma perché parlavano in modo che tutti potevano capire, ma non è così? Ma non capisci tu che ti senti bene e tu che ti senti male? Ma non intendi tu forse che sei dotto e non intendi anche tu che sei semplice? Questa parola non parla a tutti e non accende il desiderio di tutti? Questa è la Pentecoste, questa è la comunione nella chiesa, riconoscere con umiltà che Dio ci ha parlato, che ci ha amati e ci sta chiamando a diventare una cosa sola, di questo tutti siamo testimoni, tutti siamo anche responsabili, questo ci è chiesto di vivere e di inaugurare in questo tempo. Il resto il mondo lo sapete, fa guerra, si odia, impugna le cause mostrandosi di essere a favore delle classi più basse ed in realtà, lo sai, fa i propri interessi sempre, sempre, non sia così per te, non sia così per te, cambia il cuore, prendi il cuore di Cristo, Egli te lo darà volentieri. Sia lodato Gesù Cristo.

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