Domenica delle Palme

Anno Liturgico C
10 Aprile 2022

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca.(Messa del Mattino e Sera)

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca (Lc 22,14-23,56)

– Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione
Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».

– Fate questo in memoria di me
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

– Guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

– Io sto in mezzo a voi come colui che serve
E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

– Tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli
Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

– Deve compiersi in me questa parola della Scrittura
Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: “E fu annoverato tra gli empi”. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

– Entrato nella lotta, pregava più intensamente
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

– Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?
Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

– Uscito fuori, Pietro, pianse amaramente
Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

– Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?
E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

– Lo condussero davanti al loro Sinedrio
Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro Sinedrio e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; se vi interrogo, non mi risponderete. Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

– Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

– Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

– Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

– Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

– Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

– Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

– Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

– Giuseppe pone il corpo di Gesù in un sepolcro scavato nella roccia
Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatèa, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. Era il giorno della Parascève e già splendevano le luci del sabato. Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Parola del Signore.

Forma breve (Lc 23,1-49):

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca

– Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

– Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

– Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

– Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

– Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

– Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

– Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

– Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

Parola del Signore

PRIMA LETTURADal libro del profeta Isaìa (Is 50,4-7)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Salmo 21.
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? R..

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!». .R

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.R.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.R.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 2,6-11).

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele”.
Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo

Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. E’ disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù «al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare» (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo e nella spettacolarità, «Non contenderà», dice, «né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce» (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà con un vestito dimesso e in condizione di povertà.
Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d’olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra nell’ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé.
Egli salì verso oriente sopra i cieli dei cieli (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole sublimare con sé la natura umana, innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell’anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele».

Trascrizione dell’Omelia.

È stata una lettura molto lunga e forse non sarebbe opportuno fare un lungo discorso, una lunga omelia, però vorrei condividere con voi due o tre momenti di questo racconto della Passione per entrare nella Pasqua quest’anno ancora con una speranza nuova. Direi di partire quasi dalla fine cioè quando Gesù dice: “Nelle tue mani Padre consegno il mio spirito” rendendo così concreto quello che lui aveva desiderato, cioè fare la volontà di Dio e poi partire a ritroso, a cominciare da questa espressione che poi segnerà la sua morte, quello che Gesù risponde all’uomo che era crocifisso vicino a lui, quello che noi chiamiamo il “buon ladrone”, non si capisce perché sia buono questo ladrone, se è un criminale è un criminale, io vorrei che tu lo sapessi che quello era un criminale e non ti venisse in mente, per caso, che siccome quello era un “buon ladrone”, i tuoi peccati siano peggiori dei suoi, no ti dico, forse i suoi sono peggiori dei tuoi, il problema qua non è sulla quantità o la qualità dei peccati, il problema è un altro e per questo Luca ce la mette davanti questa cosa, questo discorso del “buon ladrone” che gli dice: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”, perché Gesù risponde in un modo determinato, dice: “In verità io ti dico, Amen io ti dico, Amen oggi tu sarai con me in paradiso”, gli sta dicendo: “Questo è il regno, vuoi entrare nel regno? È questo, guardami: è la crocefissione, è la morte, è la morte dell’uomo giusto, questo è il regno. Aderisci a questa offerta che io faccio anche per te e sei già nel regno, oggi sei nel regno”. Ora uno potrebbe dire: “Ma se Gesù ha detto che questo è il regno ed è oggi, quando ci va il ladrone?”, perché tu, diciamolo, quand’è che pensi ci vadano i tuoi parenti defunti nel regno? Ci sono già? Ci andranno nel giorno del Giudizio Universale? Dove stanno? Sai è un dramma che porti dentro. È un dramma che porti dentro non solo per le persone care, ma lo porti dentro anche per te, quando entrerai in questo regno? Gesù già ti direbbe: “Questo è il regno se vuoi, non sei forse in croce anche tu? Non sei anche tu nella difficoltà? Non stai soffrendo in questa vita? Non provi le riprovazioni degli altri? Non sei schiacciato dalle critiche, dalle mormorazioni degli altri e dalle cose brutte della vita? Allora questo è il regno, sappilo, perché in questo regno la volontà di Dio si opera”. Ma allora il regno quello dove staremo tutti un giorno, quando sarà? E questo, sapete non voglio sconvolgervi, non lo sa neanche Gesù in questo momento, in questo momento in cui parliamo, non in questo momento della nostra vita, ora lo sa perché è presso il Padre, perché ha portato la nostra umanità presso Dio, ma quando stava morendo in croce Egli non sapeva quando sarebbe avvenuto questo giudizio. Certamente una cosa la sapeva, che Dio lo ascolta sempre, lo aveva detto davanti al sepolcro di Lazzaro: “Padre io lo so che tu mi ascolti sempre, non lo dico per noi, lo dico per gli altri”. “Tu mi ascolti sempre”, quale cristiano pregando saprebbe che Dio ci ascolta sempre? Come se Dio potesse non ascoltare alcune preghiere.. e ci esaudirà sempre? Il Cristo è stato esaudito in quel caso ed è stato esaudito anche quando pochi giorni dopo dalla resurrezione di Lazzaro, chiederà al Getsemani: “Padre se è possibile, allontana da me questo calice” e tremava e sentiva un grande dolore, una grande tristezza, dice questo Vangelo, per questo motivo, stava solo davanti a Dio a dirgli: “Allontana da me questo calice”, come se parlasse della propria morte, quella morte per la quale aveva dichiarato quella sera nel “l’Ultima Cena”: “Questo è il mio sangue, versato per voi, questo vuol dire che io la morte l’accetto, l’accetto ora che sto con voi all’ultima cena, l’accetto anche domani quando darò la vita per la vostra salvezza. Io non ricuso questa morte, allontana piuttosto quel calice che Tu Padre hai voluto legare alla mia morte, cosi che quando tutto fosse compiuto, la mia offerta a te che Io desidero compiere, che Io desidero portare fino alla fine, beh quando fosse compiuta quella offerta, non si compisse anche il disegno di tutto l’universo che tu hai creato, cioè che Tu non venissi a giudicare una terra che non è pronta, non è preparata, che Tu non facessi cominciare questo Giudizio Universale proprio ora. Guardali i miei discepoli, stanno dormendo, sono appesantiti. Guarda il capo dei miei discepoli, dei miei apostoli, mi rinnega davanti a chiunque, senza neanche ricordarsi tutto quello che ha visto. Guarda il mondo, ti ho detto Padre, perdonali perché questi non lo sanno quello che fanno, dunque aspetta, ferma la tua mano, come fermasti quella di Abramo, che non sacrificasse quel suo unico figlio: uccidi me ma salva loro”. Sai perché ti dico questo? Perché se tu fossi come il ladrone sulla croce e dicessi a Gesù: “Eh, Signore, fa che anche io entri nel tuo regno” e lui ti dicesse: “Si, si, anche tu ci entrerai”, tu da una parte soffri ma già pensi che starai meglio e questo è una grande speranza per te, ma non è il motivo della tua conversione. Sai qual è il motivo della conversione? La gratitudine! Sai quale gratitudine? Quella nei confronti del Figlio di Dio che pur morendo, pur avendo ormai perduto ogni cosa, pur avendo santificato la sua regalità derisa da tutti sul legno della croce che è obbrobrioso, Egli ha fermato la mano di suo Padre che l’ha esaudito quella notte. Lo ha esaudito, non è cominciato il Giudizio, allora tu sei qua a dire a Dio: “Ma mi hai risparmiato, hai permesso non solo che io sia salvato dal tuo Figlio, ma pure che questa generazione continuasse a peccare e forse pure la prossima e quella dopo ancora.. Quanto tempo ci hai dato? Quanta pazienza ci conservi? E allora, quanto è grande il tuo amore?”. Beh se tu consideri che con gli occhi chiusi entrerai nel Regno, questo ti solleva forse un po’, ti consola forse per un po’, ma non fa la tua conversione. Se tu invece guardi a coloro che hanno trafitto, sapendo che anche le tue responsabilità ci sono in quella sua morte, ma sapendo anche che grazie a quella morte tu sei entrato in una logica di amore e di misericordia, e guarda, te lo dico perché tu non faccia solo le cose tue, non solo tu sei entrato nella sua misericordia e nel suo amore, non solo tu sei stato privato di un giudizio che ti era sfavorevole, ma pure il tuo nemico, pure quello che ti fa del male, pure quello che ti ha tolto qualche cosa o che tu ritieni ti abbia tolto qualche cosa, Dio lo guarda con benevolenza, anche su di lui ha pazienza, anche per lui Egli si ricorda del sangue del suo Figlio. Capisci allora? Qua non si tratta di sperare un poco, incrociare le dita e pensare che c’è l’eternità, qua si tratta di osservare l’eternità dentro come in filigrana nella storia fatta non dai peccati degli altri, ma dai nostri peccati, dalle nostre inconsistenze, dalle nostre mormorazioni che hanno reso l’annuncio della salvezza una barzelletta, la gente non lo crede più, dalla nostra meschinità che non ci fa mai camminare da uomini liberi, come se noi fossimo tutti oppressi da un giudizio insormontabile. Allora, da questo davanzale sulla storia, guarda pure tu al Cristo che in croce porta scritto: “Questa è la regalità, questo è il re dei Giudei” e non ti lamentare più, fai piuttosto della tua sofferenza e della tua croce personale, se la conosci, un luogo dal quale regnare, un luogo dal quale far sgorgare fiumi di speranza che raggiungano il cuore degli uomini, che li conformino al cuore del Signore nostro Gesù Cristo e soprattutto che lavino con un mare di misericordia tutti i peccati, che pure noi abbiamo commessi, a gloria di Dio Padre. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

 
Trascrizione dell’Omelia.

Magari durante l’ascolto di questa lunga lettura anche interpretata, perché eravamo in tre a leggerla, nella vostra mente scorrevano le immagine classiche, le stesse, quelle pensate da sempre, magari viste anche nella cinematografia, una storia raccontata mille e mille volte che ha sempre come epilogo la morte di un Uomo, una morte ingiusta, la morte ingiusta di un uomo paradossalmente giusto. E noi mentre osserviamo accadere queste cose, da una pare saremmo tentati di compatire Gesù, dal’altra ci sentiamo così tanto lontani da Lui, da queste vicende, dalla sua situazione, che non sappiamo dove porci. Ma se ci avvicinassimo a Lui pensando: “Povero Gesù, ma perché gli è successo tutto questo?”, allora Egli ci direbbe: “Figli di Gerusalemme non piangete su di me ma piangete su voi stessi e sui vostri figli” e fa riferimento Gesù qua, a qualcosa che aveva già detto a proposito della fine del mondo, a proposito del giudizio, quello finale e dice infatti: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato” già aveva detto in un altro passo: “Pregate che quelle cose non accadano d’inverno, guai a quelle che allattano ..etc. ”, dunque fa riferimento Gesù ad un cambi di prospettiva rispetto alla sua vita e alla sua stessa morte, sta dicendo a queste donne: “Non vi rammaricate di quello che accade a me, sappiate che Io sto compiendo la mia missione su queste terra, quando Io l’avrò compiuta comincerà il giudizio e quello si abbatterà su di voi, e se sarete secondo la Legge di Dio conoscerete la salvezza, altrimenti no ..”. Questo è tutto il panorama dentro il quale si muove questa azione che noi abbiamo raccontato questa sera con il Vangelo di Luca, ci sono in ballo tutti gli elementi che riguardano la salvezza, c’è in ballo la regalità, come te la immagini tu la regalità? Non pensare ai re che non ci stanno più, pensa alla regalità che vorresti per te, al successo che vorresti nelle cose della tua vita, al riconoscimento che desideri dagli altri, pensa a tutto quello che riguarda la tua identità e senti una voce che ti dice: “Guardate non è questa la regalità” lo dice in diverse occasioni: “Io berrò questo vino solo nel regno nel Padre mio”, cioè quando questo giudizio sarà fatto e ancora: “Voi state a discutere chi sarà il più grande ma non è questa la regalità, non è questa la superiorità” e poi ancora, a quell’uomo che stava vicino a Lui e che era stato messo in croce a causa dei suoi peccati, sicuramente nefandi per meritare la morte, Gesù dice: “Oggi sarai con me nel paradiso”, per dire: “Se vuoi sapere qual è il regno al quale ambisci, ebbene questa è la porta, è a forma di croce, lasciati inchiodare dentro questo misfatto ed entrerai con me nel regno quello vero” ad indicare che questo regno è diverso da quello che ti immagini ma è anche un regno che comincerà ora, al compimento. Poi si ripete continuamente questa parola del compiere: “Finché non si compia il regno di Dio”, “Il regno è compiuto” e “l’ora è venuta è il tempo delle tenebre, tutto quello che mi riguardava è giunto al suo compimento”, il Figlio di Dio, il Verbo incarnato, che porta con Sé tutto il progetto di Dio ed è venuto a spiegarlo nella lingua degli uomini perché tutti possano comprenderla, finalmente la sua missione l’ha compiuta: quello che doveva dire l’ha detto, quello che doveva fare l’ha fatto, con la sua morte non ci sarebbe stato un minuto della storia degno di restare per autogiustificarsi, se tutto era compiuto saremmo entrati con Lui nel giudizio finale. Dunque tanti elementi che fanno riferimento a questo, anche nella curiosità di Erode che dice: “Beh, allora fammi vedere un miracolo no?” è tutta l’umanità che continua a chiedere a Dio dei miracoli perché si creda in Lui, come se quella fosse la fede, come se quella fosse la regalità. Insomma un grande misunderstanding della sua missione, l’incapacità di capire la sua identità, l’impossibilità di entrare nella grandezza della sua vocazione, come se Gesù fosse una volta uomo, una volta Dio, una volta questo, una volta quell’altro. E noi abbiamo prediletto persino la sua umanità, piuttosto che le prerogative della sua divinità, abbiamo fatto come quel popolo che quando gli è stato chiesto: “Volete costui? Lo volete come re?”, quelli gli hanno detto: “No, dacci Barabba”, continuamente diciamo a Dio: “Dacci Barabba, dacci una logica di questo mondo, dacci un modo di ragionare secondo gli uomini, perché noi quello tuo non lo capiamo: perché si entra nel regno attraverso l’umiliazione? Perché si entra in comunione con te solo attraverso la morte?” e abbiamo dubitato del suo amore. E allora siamo andati insieme a lui quella notte, dopo l’ultima cena, siamo andati fino al Getsemani, per sentirgli chiedere al Padre: “Allontana da me questo calice”, Lui che un attimo prima aveva detto: “Il mio sangue è versato per voi, la mia morte è certa, è scongiurata, Io non desidero altro che morire”, chiede al Padre di allontanare il calice del giudizio che ci avrebbe trovati tutti in difficoltà, in una condizione sfavorevole. E fu ascoltato? Certamente, sempre Gesù è ascoltato. E fu esaudito? Certamente, sempre il Figlio di Dio è esaudito, mai il Padre pensa di non esaudire la preghiera del Figlio. “Ma è morto!”, infatti, non gli aveva chiesto di non morire, a questo era pronto, per questo era deciso, la sua missione era compiuta, ma Egli ha chiesto al Padre qualcosa che ci supera anche nelle aspettative. Pensa bene, se tu dicessi al Signore: “Salvami oggi, abbi pietà di me oggi” e Lui ti dicesse: “Si soffri ancora un po’ ma poi sarai salvo” tu sei consolato, ma domani sei nella stessa condizione di ieri, sei ancora nella paura, forse sei ancora nel peccato. Ma se il Figlio di Dio dicesse: “No, Io lo so che peccherai, oggi, domani e dopodomani, tu la generazione che viene e quella che segue, per generazioni e generazioni, per questo Io ho fissato un tempo eterno che comincia ora, con la celebrazione di questa Eucarestia, di questa notte, Io ho chiesto al Padre di farla durare per tutto il tempo, finché tutte le generazioni, tutti gli uomini della terra, finalmente comprendano di quale amore sono stati amati e si lasciano convincere, persuadere, incontrare e perdonare sempre”. Questa grande dilazione che il Figlio di Dio ha aperto allontanando da noi il Giudizio Universale, ha lasciato il tempo alla nostra speranza, ha dilatato la nostra speranza, ha consolidato la nostra fede e ci educa ogni giorno nella virtù della carità, finché tutto sia ricapitolato in Cristo, finché tutto sia diventato una cosa sola con Lui, finché il Padre non possa compiacersi nel vedere che la Gerusalemme Celeste è specchio di quella che Lui ha pensato fin dall’eternità e Colui che è l’Alfa e l’Omega, e Colui che ha chiuso la storia con la sua offerta a Dio, possa finalmente chiamarti per nome, convocarti ad un giudizio che non sarà sfavorevole per te. E’ interessante che tutto questo si compì quel Venerdì, non ci fu neanche il tempo di ungere Gesù, si entrava in un grande Sabato, era il Sabato del Grande Giubileo, era il Sabato della grande redenzione, non si compì in modo cruento per gli uomini, ma si compie nel tempo in un modo nuovo, secondo la carità di Cristo, secondo la presenza dello Spirito, finché Dio non sia tutto in tutti. E noi in questa grande dilazione, non ci scandalizziamo più, non diciamo più sciocchezze, non ci lamentiamo per nessuna cosa, non mormoriamo più, non giudichiamo più, sapendo che il giudizio che gravava su di noi, è stato allontanato per amore, solo per amore, per amore anche di chi avrebbe continuato a tradirlo senza pensarci due volte. Chiediamo al Signore di farci entrare in questo mistero quest’anno, con uno spirito nuovo, farci entrare con lui in questo atto di amore insuperabile. Sia lodato Gesù Cristo.

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