Commemorazione dei fedeli defunti.

Anno Liturgico A
02 Novembre 2020

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,37-40)

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

PRIMA LETTURA Dal libro di Giobbe (Gb 19,1.23-27)

Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

Salmo 23.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. R..

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? R.

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.R.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto. R.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,5-11).

Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Tutta la creazione geme e soffre nelle doglie del parto, anche noi gemiamo interiormente aspettando la redenzione del nostro corpo “.
Sant’Efrem Siro
diacono in Siria, dottore della Chiesa

La contemplazione del Paradiso mi ha rapito con la sua pace e la sua bellezza. Ivi dimora la bellezza senza macchia, ivi risiede la pace senza tumulto. Beato chi meriterà di riceverlo, se non per giustizia, almeno per bontà; se non a causa delle opere, almeno per pietà!
Quando il mio spirito è tornato sulle rive della terra, madre delle spine, ogni sorta di dolori e di mali mi sono venuti incontro. Così ho capito che la nostra terra è una prigione. Eppure i prigionieri che vi sono rinchiusi piangono quando ne escono. Mi ha stupito anche il fatto che i bambini piangessero quando escono dal grembo materno: piangono mentre escono dalle tenebre per andare verso la luce, da uno spazio stretto verso la vastità dell’universo. Così la morte è per gli uomini come una specie di parto: coloro che muoiono piangono al lasciare l’universo, madre dei dolori, per entrare nel Paradiso di delizie. O tu, Signore del Paradiso, abbi pietà di me! Se non è possibile entrare nel tuo Paradiso, almeno rendimi degno dei pascoli che si stendono alla sua soglia. Al centro del Paradiso c’è la mensa dei santi; ma al di fuori, i frutti di tale mensa cadono come briciole per i peccatori che, anche da lì, vivranno della tua bontà.

Trascrizione dell’Omelia.

Davanti al tema o, è meglio dire, al fatto della morte, il mondo si spertica per dare definizioni, per trovare escamotage, per capire o per spiegare in qualche modo cosa la morte sarebbe e cosa invece dovrebbe essere, ma di fatto noi sulla morte non sappiamo proprio nulla, sappiamo ciò che ci avvicina fino all’ultimo momento ma poi il resto non lo supponiamo nemmeno e per dirla tra noi, è meglio non supporlo nemmeno, senza farsi immagini di cosiddetti paradisi e inferni. Qual è la nostra parola sulla morte? Una sola ed è quella di cui parlava la Lettera ai Romani in questo brano che abbiamo ascoltato stasera: “Noi sappiamo fratrelli”, dice san Paolo ai Romani: “che la speranza non delude”, la speranza cioè la nostra attesa, non è fatta per essere confusa: “perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito”, noi non abbiamo nessun altra capacità di conoscere l’amore di Dio, i suoi progetti, le cose che ci riguardano, come il fatto importante della morte, se non avessimo lo Spirito di Dio, è l’unico che ci convince quanto alla verità delle cose. Lo Spirito di Dio in noi, che noi scopriamo attraverso la preghiera, quello parla continuamente alla nostra vita ed in un modo o nell’altro ci fa sostenere, ci fa comprendere o semplicemente ci fa sperare, ci fa attendere in pace. Negli anni passati ci siamo permessi di immaginarci, di dirci molte cose, quest’anno andiamo cauti, perché quest’anno la morte ha un altro volto che non avevamo pensato, ha un volto e una supponenza che mette in difficoltà la nostra superbia, il nostro modo di sentirci affrancati: “Non ho paura della morte ma della sofferenza si ..” e adesso invece abbiamo paura anche dell’amicizia, abbiamo paura anche delle relazioni più semplici, guarda un po’ se non abbiamo paura della morte. Ora qual è la parola che può illuminare questo tempo, la parola che san Paolo chiama “speranza”, il tempo dell’attesa? La parola è questa: “Quando noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito” e cioè, Colui che è la vita per eccellenza: “Io sono la via, la verità e la vita”, Colui che prima dei secoli è presso Dio ed è Dio Egli Stesso, assume le condizioni della nostra umanità per sperimentare la morte fino all’ultimo, questa è l’unica parola che abbiamo. E quando lo ha fatto questo? Quand’è che ci è venuto incontro? Quando ce lo siamo meritato? Quando abbiamo capito come si faceva? Noi che pretendiamo di sapere il know how di tutte le cose che accadono sotto il cielo, questo non lo sapevamo e non lo sappiamo, sappiamo solo che lui ci è venuto incontro non quando eravamo migliori ma dice Paolo: “Quando eravamo ancora peccatori” e questo mi pare una garanzia, lo dice poi spiegando: “Ora a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto per un amico suo”, ma chi può morire per un nemico? Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché mentre eravamo peccatori Cristo è morto per noi, se Cristo non ha disdegnato la morte per noi vuol dire che noi valiamo più della morte, ce lo dice Colui che è il Signor della vita, non ce lo dice uno qualsiasi, chi poteva conservare la vita in sé, l’ha persa perché noi credessimo in quello che san Paolo dice in questo brano, per questo siamo giustificati per il suo sangue e saremo salvati anche dall’ira del diavolo, per mezzo di lui. Dice: “Se infatti quando eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, adesso che siamo riconciliati ..”, questa è la nostra condizione di battezzati, di corpo mistico di Cristo: “adesso che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita”, è per questo che noi ci accostiamo all’altare per nutrirci del corpo ed del sangue di Cristo, per essere salvati dalla sua vita, quella vita non può morire più, quella vita infetta di vita la nostra esistenza, come farebbe un virus ma al contrario, la infetta per la vita, non la infetta per la morte. Questa non è una parola di speranza, questa è la speranza stessa! Perché sapete, la speranza, l’attesa che noi viviamo, fonda su una fede spesso improbabile e ci permette di agire nella carità pensando di fare le cose secondo il disegno di Dio, ma tutto questo, la possibilità che la fede ci sostenga e che la carità esprima qual è il senso della vita eterna, lo viviamo nell’attesa, nell’attesa! Stasera possiamo chiedere ai defunti per i quali abbiamo sempre pregato fino adesso, stasera noi chiediamo invece ai defunti per i quali abbiamo pregato, di pregare loro per noi, perché adesso questa morte la stiamo vivendo, stiamo cercando di evitarla, con tutti i nostri mezzucci stiamo cercando di aggirarla, ma quella ci viene incontro e ci chiede ancora: “In chi riponi la fiducia se non in Cristo che la morte l’ha sconfitta?”. Sia lodato Gesù Cristo.

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