Commemorazione dei Defunti

Anno Liturgico B
02 Novembre 2021

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,37-40)

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

PRIMA LETTURADal libro di Giobbe (Gb 19,1.23-27)

Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

Salmo 26.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. R..

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?.R

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.R.

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto.R.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,5-11).

Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Moriamo insieme a Cristo, per vivere con lui”.
Dal libro «Sulla morte del fratello Satiro» di sant’Ambrogio, vescovo

Dobbiamo riconoscere che anche la morte può essere un guadagno e la vita un castigo. Perciò anche san Paolo dice: «Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fil 1,21). E come ci si può trasformare completamente nel Cristo, che è spirito di vita, se non dopo la morte corporale?
Esercitiamoci, perciò, quotidianamente a morire e alimentiamo in noi una sincera disponibilità alla morte. Sarà per l’anima un utile allenamento alla liberazione dalle cupidigie sensuali, sarà un librarsi verso posizioni inaccessibili alle basse voglie animalesche, che tendono sempre a invischiare lo spirito. Così, accettando di esprimere già ora nella nostra vita il simbolo della morte, non subiremo poi la morte quale castigo. Infatti la legge della carne lotta contro la legge dello spirito e consegna l’anima stessa alla legge del peccato. Ma quale sarà il rimedio? Lo domandava già san Paolo, dandone anche la risposta: «Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?» (Rm 7,24). La grazia di Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore (cfr. Rm 7,25 ss.).
Abbiamo il medico, accettiamo la medicina. La nostra medicina è la grazia di Cristo, e il corpo mortale è il corpo nostro. Dunque andiamo esuli dal corpo per non andare esuli dal Cristo. Anche se siamo nel corpo cerchiamo di non seguire le voglie del corpo.
Non dobbiamo, è vero, rinnegare i legittimi diritti della natura, ma dobbiamo però dar sempre la preferenza ai doni della grazia.
Il mondo è stato redento con la morte di uno solo. Se Cristo non avesse voluto morire, poteva farlo. Invece egli non ritenne di dover fuggire la morte quasi fosse una debolezza, né ci avrebbe salvati meglio che con la morte. Pertanto la sua morte è la vita di tutti. Noi portiamo il sigillo della sua morte, quando preghiamo la annunziamo; offrendo il sacrificio la proclamiamo; la sua morte è vittoria, la sua morte è sacramento, la sua morte è l’annuale solennità del mondo.
E che cosa dire ancora della sua morte, mentre possiamo dimostrare con l’esempio divino che la morte sola ha conseguito l’immortalità e che la morte stessa si è redenta da sé? La morte allora, causa di salvezza universale, non è da piangere. La morte che il Figlio di Dio non disdegnò e non fuggì, non è da schivare.

Trascrizione dell’Omelia.

Ci dà sicurezza questa parola di Gesù che dice di aver chiesto al Padre che nulla venga perduto, nulla, nessuno e nulla, le persone create, gli uomini creati a immagine e somiglianza e anche tutte le cose, che dirà san Paolo, che stanno aspettando la rivelazione dei figli di Dio per entrare anch’esse nella gloria. Un progetto universale che riguarda tutta la creazione. E dice Gesù alla fine di questo brano di Giovanni: “Questa è la volontà di Dio”, questo è il progetto di Dio,” che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna e io lo resusciterò nell’ultimo giorno”, che vuol dire vedere il Figlio di Dio e credere in lui? Fare un atto di fede mentale e dire: “Si, si, mi sta bene tutto, più o meno, sono d’accordo, credo che tu sei il Signore, che tu sei Gesù Cristo, etc. ”, no, credere in Cristo e fidarsi di lui, vuol dire ricevere lo Spirito di Dio. Ce lo ha spiegato molto bene stasera il brano della Lettera di san Paolo che dice dall’inizio: “Guardate che la speranza non delude”, voi lo sapete che cos’è la speranza no? La speranza è l’attesa. L’attesa non delude perché l’oggetto che stiamo attendendo verrà, se no non sarebbe speranza, sarebbe un’altra cosa, non sarebbe attesa. L’attesa dunque ha un obiettivo che arriverà, per questo si può chiamare attesa, nessuno aspetta quello che non arriva. Perché questa attesa non ci delude? “Perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”, allora, vuoi sapere perché la tua speranza, l’attesa della vita eterna non ti lascerà deluso? Guardati dentro, scendi con lo scandaglio della preghiera dell’invocazione della supplica al centro della tua vita e guarda che cosa c’è e troverai che al centro del tuo essere c’è un colloquio che non ha mai fine, che ha avuto origine in un giorno nel quale tu non eri ancora consapevole, il giorno del Battesimo ed ha cominciato con gemiti inesprimibili, dirà sempre san Paolo, ad intessere un dialogo, un colloquio con Qualcuno che è presso di te in un modo specialissimo, perché dico specialissimo? Perché questo Spirito c’è, questo Spirito ti parla, ti parla delle cose di Dio ma non ti invade, non ti mette in difficoltà, mai ti giudica, semmai entra con te anche in quei recessi della tua vita dove magari il peccato, il giudizio, ha fatto la sua parte, viene e con te guarisce questi aspetti perché tu impari di nuovo, dai tuoi gemiti inesprimibili, a dire le parole del Regno, tra tutte ce n’è una che è sulle tue labbra da quando ti ricordi che dice: “Padre nostro che sei nei cieli”. “Dunque siccome ci è stato dato questo Spirito”, dice san Paolo, “noi sappiamo che la speranza, che l’attesa, non ci lascerà delusi, anzi, ci siamo accorti che Dio ci ha amato quando eravamo ancora peccatori, che Cristo è morto per noi proprio quando eravamo peccatori”, per dire che non c’è nessun merito da parte tua, il merito lo ha stabilito Dio accogliendo l’obbedienza del Figlio. Allora il principio, attenzione, il principio della vita eterna non è un qualcosa che accadrà fuori di te, un domani quando morirai, il principio della vita eterna già ti è stato dato, già ha cominciato a parlare, già ha cominciato ad edificare questo edificio spirituale, già ha educato il tuo spirito a guardare oltre i confini dell’esistenza terrena, questo Spirito ti ha messo dentro un desiderio che altrimenti non avresti, il desiderio di vivere sempre, è la vita di Dio, che vivendo in te, ti spinge a cercare la possibilità della vita eterna. Allora, se tu l’ascolti, questo Spirito pian piano avvolge tutta la tua realtà, ti avvolge totalmente e quando il tuo ultimo respiro ti farà accomiatare da questa terra, questo Spirito che ti ha avvolto, ti consegnerà al Padre che è il datore di ogni bene e saremo nascosti, dice Paolo, con Cristo in Dio, perché ormai tutto quello che appartiene a Cristo appartiene a noi. Allora, se hai capito questo, se hai già sentito questo, se già la preghiera ti ha fatto luce su questa parte del cuore che non conoscevi e ti ha messo dentro questa speranza, puoi dire con Giobbe, la Prima Lettura che abbiamo ascoltato: “Ah, se le mie parole si scrivessero, se si potessero fissare in un libro, per diventare oggettive che tutti possano leggerle e capirle, fossero impresse addirittura con uno stilo di ferro su piombo e si incidessero per sempre nella roccia, come una nuova Legge, come un nuovo insegnamento di Dio capace di darci la salvezza, perché? Perché io, io lo so ..” capisci quello che dicevamo prima? Ho lo Spirito dentro e lo Spirito dice al mio spirito che sono figlio, erede di Dio, coerede di Cristo. “Io, io lo so che il mio vendicatore è vivo e che da ultimo si ergerà nella polvere e quando anche la mia vita, la mia carne, sarà distrutta, i miei occhi, quelli che hanno contemplato questo bene, finalmente lo vedranno faccia a faccia, non più da lontano né da straniero, ma così come Egli è” e allora con stupore guarderemo il volto del Cristo, l’unica cosa che possiamo vedere di Dio e ci riconosceremo in lui , ci sapremo riconosciuti ed entreremo in una festa senza fine. Questo non è un film, non è una fantasia, non è una cosuccia, questo è proprio il centro della nostra speranza, cercalo ora, finché si fa trovare, entra nella tua interiorità finché tu lo possa vedere, tutto quello che oggi intravvedi, domani lo vedrai e sarà per te un vantaggio eterno. Sia lodato Gesù Cristo.

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