Santissima Trinità.

Anno Liturgico A
04 Giugno 2023

Dio ha mandato il Figlio suo perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.(Messa del mattino e della sera)

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-18)

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

PRIMA LETTURADal libro dell’Èsodo. (Es 34,4-6.8-9)

In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà».
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».

Parola di Dio

Daniele 3,52-56.
A te la lode e la gloria nei secoli. R..

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri.R

Benedetto il tuo nome glorioso e santo.R.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso.R.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno.R.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini.R.

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo.R.

SECONDA LETTURA Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi(2Cor 13,11-13).

Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Luce, splendore e grazia della Trinità”.
Dalle «Lettere» di sant’Atanasio, vescovo

Non sarebbe cosa inutile ricercare l’antica tradizione, la dottrina e la fede della Chiesa cattolica, quella s’intende che il Signore ci ha insegnato, che gli apostoli hanno predicato, che i padri hanno conservato. Su di essa infatti si fonda la Chiesa, dalla quale, se qualcuno si sarà allontanato, per nessuna ragione potrà essere cristiano, né venir chiamato tale.
La nostra fede è questa: la Trinità santa e perfetta è quella che è distinta nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, e non ha nulla di estraneo o di aggiunto dal di fuori, né risulta costituita del Creatore e di realtà create, ma è tutta potenza creatrice e forza operativa. Una è la sua natura, identica a se stessa. Uno è il principio attivo e una l’operazione. Infatti il Padre compie ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo e, in questo modo, è mantenuta intatta l’unità della santa Trinità. Perciò nella Chiesa viene annunziato un solo Dio che è al di sopra di ogni cosa, agisce per tutto ed è in tutte le cose (cfr. Ef 4, 6). E’ al di sopra di ogni cosa ovviamente come Padre, come principio e origine. Agisce per tutto, certo per mezzo del Verbo. Infine opera in tutte le cose nello Spirito Santo.
L’apostolo Paolo, allorché scrive ai Corinzi sulle realtà spirituali, riconduce tutte le cose ad un solo Dio Padre come al principio, in questo modo: «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; e vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti» (1 Cor 12, 4-6).
Quelle cose infatti che lo Spirito distribuisce ai singoli, sono date dal Padre per mezzo del Verbo. In verità tutte le cose che sono del Padre sono pure del Figlio. Onde quelle cose che sono concesse dal Figlio nello Spirito sono veri doni del Padre. Parimenti quando lo Spirito è in noi, è anche in noi il Verbo dal quale lo riceviamo, e nel Verbo vi è anche il Padre, e così si realizza quanto è detto: «Verremo io e il Padre e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Dove infatti vi è la luce, là vi è anche lo splendore; e dove vi è lo splendore, ivi c’è parimenti la sua efficacia e la sua splendida grazia.
Questa stessa cosa insegna Paolo nella seconda lettera ai Corinzi, con queste parole: «La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13). Infatti la grazia è il dono che viene dato nella Trinità, è concesso dal Padre per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Come dal Padre per mezzo del Figlio viene data la grazia, così in noi non può avvenire la partecipazione del dono se non nello Spirito Santo. E allora, resi partecipi di esso, noi abbiamo l’amore del Padre, la grazia del Figlio e la comunione dello stesso Spirito.

Trascrizione dell’Omelia.

Tutte le volte che noi ci mettiamo a riflettere sul mistero della Trinità, rischiamo di essere incomprensibili a noi stessi e pure agli altri, cercando di arrampicarci sugli specchi e mettere insieme questa strana equazione per cui Tre è Uno e Uno è Tre, insomma lasciate stare. Per capire il mistero trinitario, bisogna ripercorrere l’itinerario che Dio ha pensato per mostrarsi all’uomo, o meglio, per relazionarsi con l’uomo, perché aveva fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza. Dunque quando ha plasmato questo essere .. quando? Cinquemila, diecimila, centomila .. ci interessa tanto sapere quando l’ha formato? È forse qualcosa che ci aiuta a capire cos’è il progresso, il progresso della conoscenza umana? Tagliamo subito la testa al toro, il progresso della conoscenza degli uomini non è arrivare da qualche parte nell’universo, è stabilire la pace, se l’uomo non è capace di stabilire la pace non ha fatto alcun progresso, perché all’inizio così è cominciata la storia: invidia, gelosia, lotte intestine, la Bibbia ce le racconta come Caino che uccide Abele, tanto per dire: “State tranquilli che la storia già è cominciata male”. Fatto ad immagine e somiglianza di Dio l’uomo, dunque capace di relazionarsi come Dio si relaziona in se stesso, Dio non è una stella fissa appoggiata da qualche parte che compare e scompare come piace a te, se preghi viene se non preghi non c’è, se tu dici: “Credo” c’è, se tu dici: “Non credo” non c’è, no lascia stare. Dio fa essere la storia e non l’abbandona mai e sempre nelle epoche, dice il Libro della Sapienza, visita la coscienza dei figli perché questi crescano, comprendano, contemplino questa grandezza e si sappiano amati, se io ho un Dio così grande e sapiente capace di relazione e questa Egli mi vuole comunicare, vuol dire che mi ha fatto grande, non come ho pensato, non come mi ha suggerito il demonio, non come gli altri pensano di me, mi ha fatto grande. E guarda, quando ti dico grande non penso agli onori, alla gloria o alla grande intelligenza, mi ha fatto grande perché questo mistero si apra, ha dilatato il mio cuore perché il mistero che concerne la sua divinità sia comprensibile ed attraverso di me diventi comprensibile a tutti, perché tutti vivano. Dunque quando ha pensato l’uomo, l’ha pensato così, un essere capace di relazione, e l’uomo questa relazione l’ha onorata? No. Quando? Sempre. Qualche volta nella storia qualcuno ha intravvisto le vestigia di questa santità di Dio nascoste nella vita di qualcuno e allora si è incamminato verso la povertà, verso le difficoltà, pensate ai santi, pensate a Madre Teresa, insomma a tutti quelli che si sono studiati di intravvedere questa immagine e somiglianza, racchiusa nella storia semplice di uomini peccatori, l’hanno trovata e hanno celebrato Dio. Dove? Dovunque Dio con il suo Spirito si sia voluto mostrare. Allora Dio si vuole mostrare, Dio che non è visibile, che non si può assolutamente immaginare, si vuole mostrare e volendosi mostrare, a chi si mostra, a esseri che non hanno coscienza? A esseri inanimati della creazione? Alle pietre, agli animali? Io avrei qualche cosuccia da dire a quelli che se non portano il cane non sono felici: “E poi Dio.. e san Francesco ..” che nessuna fonte ci dice che abbia amato gli animali, nessuna, non ci rimanete male, nessuna! Ha amato Dio che ha fatto gli animali, quando vede gli animali pensa alla grandezza di Dio che ha fatto pure quelli e basta, chiusa parentesi. Dunque a chi si poteva comunicare? All’uomo capace di relazione, ad uno che potesse in qualche modo incontrarlo e rispondergli e restituirgli liberamente, come Egli è libero, ciò che ha ricevuto e questo nessun essere sotto il cielo lo fa, se non l’uomo. Sapete, gli alberi da frutto fanno i frutti quando? Nella stagione dei loro frutti, mai un pesco mette le ciliegie a febbraio, no, tutti obbedienti alla legge di natura che li connota, solo tu uomo sei così libero di scegliere pure se essere uomo, capisci quale libertà è messa nelle tue mani? E tu questa libertà la onori e la celebri o la usi per tirarla in testa agli altri? Guarda bene, amici il peccato è questo non è pensare quella cosa o pensare l’altra, è onorare o non onorare questa relazione. A quest’uomo capace di scegliere e di dire anche di no, Dio ha detto: “Con lui mi voglio relazionare, lui voglio andare a cercare, a lui mi mostrerò, perché lui ho fatto a mia immagine e somiglianza”. E l’uomo qualche volta ha detto di si, spesso ha detto di no, diciamo che l’uomo dice si e no alternativamente come gli pare e mutua, da questo fare come gli pare, il concetto di libertà per stare male lui e per far star male anche gli altri. Quando Dio ha voluto relazionarsi in maniera totalmente libera, a qualcuno veramente libero, ha cercato l’unico personaggio nella storia che non aveva il peccato originale così da poter dire: “No” tanto per dire. Sapete, alle cose buone si dice sempre di si, sempre, se ad un bambino gli dici: “Vuoi un gelato” e ti dice di no, tu che fai? Ti preoccupi, perché sta male, chiaro no?.. se non lo vuole il gelato. Un personaggio veramente libero non può dire di no al bene, è libero di dire si e no, al bene dirà di si. E quando l’arcangelo Gabriele dirà alla Vergine Maria: “Ave Maria piena di grazia il Signore è con te etc. ”, di fronte a questo paradossale annuncio, incomprensibile per qualsiasi essere umano che abbia ragionevolezza, la Vergine dice: “Si, non capisco ma certamente si!” e così celebra ciò che era nella creazione, quando Dio fece il giorno, fece quello, quell’altro e così fu: fu il si. E da quella radice noi abbiamo conosciuto la possibilità di dire si e abbiamo conosciuto anche quanto costa dire di si, noi che siamo peccatori, perché di fronte a Colui che è il Si, cioè il Figlio di Dio che fa l’obbedienza al Padre sempre, da lui abbiamo imparato a capire qual è l’amore trinitario, come ci raggiunge e quanto costa, perché lui non se n’è andato al cielo volando, lui è passato per la morte, cioè ha condiviso con noi qualcosa che per noi è assurdo, impensabile, inaccettabile! Amici se vedete qualcuno che dice che lui accetta la morte è scemo, noi non siamo capaci di accettare la morte, quando siamo lontani dalla morte si, per carità io dico: “Non ho paura della morte” e aspetta che arriva la malattia, la vecchiaia e le analisi soprattutto e le lastre e poi vedi se hai paura. No, Dio si è mostrato a noi gradualmente, ci ha fatto conoscere che la nostra umanità non è un peso, ci ha parlato con la voce di un uomo, ci ha incontrato con lo sguardo di un uomo che quando è venuto, diceva la Scrittura, non è stato mandato per condannarci, per metterci in difficoltà, come noi spesso facciamo anche tra noi, no, ma per raccogliere ciò che di buono era sepolto sotto la coltre del nostro egoismo personale. E sapete qual è la meraviglia? Che il Figlio di Dio qualcosa di buono in noi l’ha trovato sempre, sempre capisci? Prendi tua cognata o tua suocera, la persona che odi e che disprezzi e vedi se riesci a distillare un po’ di bene nella sua vita, ebbene il Figlio di Dio si, e in tutte le generazioni sempre ha distillato il bene, anche là dove il bene era assolutamente impensabile e impossibile e noi questo celebriamo: nella croce di Gesù Cristo noi immettiamo questa capacità di Dio di cercare il bene e di trovarlo sempre e là dove non lo trovasse, perché ci sono dei luoghi che sembrano proprio contraddirlo il bene, là dove Dio non trovasse il bene non entrerebbe a gamba tesa per uccidere e condannare, ma manderebbe il suo Spirito Santo. E il suo Spirito Santo quando incontra l’uomo e si lascia anche accogliere dall’uomo, trasforma la sua vita e mette sulle sue labbra quella preghiera che noi abbiamo detto oggi così un po’ sempre a ritornello senza renderci conto. Quando la mia anima è incontrata dallo Spirito, l’anima mia dice: “Benedetto sei tu Signore Dio dei padri nostri, benedetto il tuo nome glorioso e santo, benedetto sei tu etc., etc.” . Dunque lo Spirito la prima cosa che trova quando visita la nostra vita, è la preghiera, lui inaugura la preghiera in te, lui forma la preghiera in te, se vuoi saperlo ti feconda come un uomo feconda una donna, come lo Spirito ha fecondato il grembo della Vergine Maria. E nel tuo grembo verginale, perché magari sei lontano da ogni preghiera, lui ha la capacità di seminare il Verbo Eterno che il Padre ha pronunciato. E questa è la nostra fede, per questo celebriamo la Trinità, la celebriamo perché la nostra fede è totalmente immersa in questo mistero, lo respiriamo, lo cerchiamo, lo celebriamo nelle relazioni, gli chiediamo perdono quando ci siamo allontanati, ma tutte le volte che questo mistero brilla in noi, siamo in pace e facciamo anche stare in pace tutti quelli che incontriamo. Allora oggi entra con animo lieto, rallegrati, come diceva la Seconda Lettura che abbiamo ascoltato, entra con animo lieto in questo mistero e lo vedrai aprirsi gradualmente, gradualmente nella tua vita, fino alla fine. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

Trascrizione dell’Omelia.

Pensate che strano Dio che ha mandato il suo Figlio non per condannare ma per salvare il mondo, noi chissà come avremmo fatto… Oggi la chiesa ci chiede di meditare un mistero che lo so già, lo capite anche voi, non è molto semplice da immaginarsi, una sola sostanza tre Persone, un solo Dio, beh io non voglio attardarmi in questioni filosofiche, se no non ne usciremmo, però vorrei percorrere con voi una storia, almeno quella che ci ha raccontato la Bibbia, che non è una storiella, non è neanche un racconto di fatti, è una storia sapienziale che ci aiuta a capire chi è Dio, che cuore ha e come ha scelto di parlare con l’uomo. Beh se vi ricordate dall’inizio, Dio creando l’uomo a sua immagine e somiglianza, gli fornisce la possibilità di relazionarsi, tant’è che quando l’uomo ha solo le cose, gli animali e le piante, davanti a sé, si sente solo, dalla sua stessa intimità Dio trae la possibilità della relazione perché lui possa somigliare a quello che Dio è in Se Stesso, non lo conoscevano ancora come Padre, Figlio e Spirito, ma egli si comporta come Uno che è in relazione. L’uomo lo sa perché ha bisogno di relazione,se l’uomo ha bisogno di relazione vuol dire che questa è la sua necessità autentica, se è la sua necessità autentica è legata alla sua natura, se è legata alla sua natura non può che venire da Dio, lo capisci? Un bambino ha bisogno di latte quando nasce, non di pollo arrosto, perché di questo è fatto, di questo ha bisogno e questo gli viene dato. Ma in questa comunione l’uomo, che condivide con Dio un aspetto veramente incredibile, la libertà, pensate, la libertà non quella di fare come gli pare, ma la libertà di scegliere il bene, di incontrarlo il bene, riconoscerlo subito e sceglierlo. Beh io lo so che per te non è così no? perché non lo riconosci il bene, a volte sei così, così .. Beh l’uomo con questa capacità, davanti alla tentazione, ha scelto quello che gli pareva, ha cambiato il senso della libertà, così che si è trovato irretito in una logica dove per sempre avrebbe scelto qualche altra cosa, pensando di essere libero. Beh direi che quella storia ce la siamo portata fin’ora, non facciamo noi le guerre? non siamo noi che invidiamo, mormoriamo, giudichiamo? Dunque portiamo questo peccato originale, come lo chiama la dottrina della nostra fede. Un uomo con un peccato così grande, avendo tradito Dio, quando si sente chiamato da Dio: “Adamo, Adamo”, si nasconde: “Adamo dove sei?”, “Mi sono nascosto, mi sono vergognato”, un uomo destinato a vergognarsi per tutti i secoli, ancora oggi, ancora oggi si vergogna quando deve riferirsi a Dio, tant’è che nella sua rinnovata libertà ha messo Dio da un’altra parte: “Dio non c’è così siamo liberi” e liberi di fare cosa? Ma torniamo ancora a noi. Allora quando Dio ha visto che l’uomo si è messo da parte, pure lui si è messo da parte, non si è mostrato più, ha cominciato però a suscitare nel cuore delle generazioni un desiderio incontrollato di santità, di vita eterna, di bene, insomma un desiderio che supera sempre l’uomo e anche il suo peccato. Finché un giorno, in una circostanza drammatica, incontra, in un mistero, in un roveto ardente, Mosè, lo chiama e comincia a parlare con lui. Mosè non vede Dio però ne sente la voce, però capisce che quella voce lo riguarda, capisce che quello che lo riguarda è importante per tutti, un nome, un’identità, una vocazione, una missione per il suo popolo veramente per la liberazione e si mette così a camminare anche lui per obbedire alla voce di Dio ma Dio non si mostra, anche stavolta. Allora Mosè, che come Adamo anche lui è gravato dal dubbio, dal sospetto, che viene dal peccato, come faresti tu o come fa l’uomo di questo secolo che dice: “Se non vedo non credo”, allora Mosè ha detto a Dio: “Signore va bene, io ci sto, faccio quello che dici tu, andrò, farò, dirò, mi caricherò sulle spalle questo peso, che è insormontabile, a dire il vero, salvare il tuo popolo dal faraone, cioè salvare con la fede un uomo che è gravato da una schiavitù per l’economia e per la politica dell’Egitto, ci andrò lo stesso, ma tu fammi vedere la tua gloria”, sapete cosa gli ha chiesto Mosè? Gli ha chiesto a Dio, come faresti te: “Io mi avvicino al corpo di Cristo, alla preghiera, ma tu fatti vedere, fammi vedere la tua gloria e fammi vedere pure io se ce l’ho questa gloria, se sono capace della tua gloria o se sono così come mi sento, cioè un estraneo, ignorante, incapace, dimenticato persino, tutte le volte che sto male penso: “ma tu veramente mi ami Signore?”. Allora Dio dice: “Non la puoi vedere la mia faccia né la mia gloria, però io ti metto nella fenditura di una roccia, io passerò e coprirò questa fenditura con la mano, tu non vedrai il mio volto ma vedrai le mie spalle”, sai cosa vuol dire? “Tu non saprai proprio chi sono subito, ma vedrai il mio passaggio nella storia, cioè capirai che cosa sono capace di fare nella tua vita, là crederai, le impronte che lascerò nella tua esistenza ti convinceranno” e così accade e così il Signore passa davanti a Mosè. Ma Dio, che poi ha continuato a guidare la storia in mezzo ai peccati degli uomini e alla poca fedeltà di alcuni e alla sofferenza dei profeti che hanno ricordato la sua fedeltà al popolo e non sono stati creduti e per questo sono morti, come sempre è accaduto e purtroppo come sempre accade, chi si mette al servizio di Dio si dimentichi della gloria, si dimentichi delle celebrazioni, piuttosto porti la croce, come Gesù ci aveva detto e lo segua ogni giorno. Beh, ad un certo punto, Dio ha avuto così pietà dell’uomo che ormai era proprio appesantito dal peccato, da andargli incontro con un’immagine che l’uomo potesse riconoscere, quale? quella dell’altro, dell’altro uomo, non era in relazione Lui? Non ci ha fatto in relazione a sua immagine e somiglianza? E dunque chi avremmo dovuto incontrare, un dinosauro? No, non l’avremmo compreso. No, un uomo. Un uomo è riconoscibile, per quanto sia un peccatore, per quanto ti faccia del male, magari è tuo nemico, ma lo vedi chi è un uomo, è come te. Bene allora Dio ha cominciato a parlare come parlano gli uomini ed è apparso all’uomo come un uomo mandando il suo Figlio. E così allora tutti noi abbiamo ricominciato a sperare, a credere, abbiamo visto che la Madre di quest’Uomo non capendo nulla di quell’annuncio ha detto: “Si ci sto, non ho dubbi, non ho sospetti, io sono d’accordo, eccomi sono la serva del Signore” e questo ci ha insegnato a dire a nostra volta: “Pure noi siamo tuoi servi, pure noi vogliamo seguirti, anche noi vogliamo fare questo tratto della storia”. E questo Uomo ha fato una cosa incredibile, è morto per noi si, ma tu non lo sai che vuol dire è morto per noi, è successo così tanto tempo fa che non ti viene in mente che quella morte riguardi pure te, eppure, quando tu ignaro partecipi all’Eucarestia, quando tu dubbioso ed incapace di vedere Dio in faccia, partecipi all’Eucarestia, c’è un momento in cui il sacerdote, spezzata l’Ostia, separa le due parti e dice: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che togli i peccati del mondo”, sai cosa fa Dio là? Non mette più te nella fessura della roccia per chiudere con la mano la tua vista, ma apre la roccia e ti guarda con il cuore trafitto dal Figlio, ti guarda in mezzo alla volontà del Figlio fatta a metà, spezzata, perché tu ci creda, Dio ti spia, per dirla così, ti guarda con amore in verità da questa fessura. E questa fessura è il cuore di Cristo. Quale peccatore potrebbe pensare che Dio, guardandoti da quella fessura, voglia odiarti, voglia cancellarti, voglia schiacciarti? Chiunque si senta guardato da Dio, in mezzo a questa realtà del cuore di Cristo, non può che immaginarsi di essere chiamato, convocato, preso sulle braccia, come dice Osea a proposito di Dio con Efraim, portato fino alle guance, con grande amore, con grande desiderio da parte di Dio che non ha bisogno di desiderare. Tu capisci allora? Non sei più come Adamo che dici: “No, mi sono vergognato, mi sono nascosto” e se lo fai sei uno stolto, se dici a Dio: “mi vergogno di te” sei uno sciocco, se Dio non s’è vergognato della tua umanità per venirti a cercare nella carne, dove vai tu? Dice il Salmo: “Dove fuggire dalla tua presenza? Dove andare lontano dalla tua mano?”, allora tu dirai: “Io ho capito questo, ma come si fa proprio a sperimentarlo, a sentirlo, io ora me ne vado a casa ma me le scordo queste parole”, allora ti dice la chiesa: “C’è lo Spirito Santo, lui si incarica di ricordarti tutte le cose quando è necessario” vai pure a casa, torna nell’inferno dei tuoi giorni, nelle tue paure, nelle delusioni, tutte le cose che ti hanno ferito, guarda che lo Spirito non dimentica quello che Dio ha promesso. E se viene a trovarti, pure lui come il Figlio, non viene a schiacciarti, ma viene a consolarti, per questo lo chiamiamo il Consolatore, cioè ha la capacità di farti vedere la verità e la verità, lo abbiamo detto all’inizio, è accettabile, è la bugia che ti dà il sospetto. Allora tu dici: “Ma allora cercherò lo Spirito ma verrà, lo chiamerò, lo invocherò, ne sperimenterò la presenza?”, guarda come è semplice la storia amico mio, guarda come Dio l’ha fatta semplice per te, nessuno possa dire che questa legge è difficile, guarda che dice, è san Paolo nella Seconda Lettera ai Corinzi, quella che abbiamo ascoltato, dice: “Fratelli, siate gioiosi e tendete alla perfezione”, cioè al compimento, non pensate alla perfezione, mettete a compimento la storia che vivete, qualche volta i verbi sono difficili, “Anzi” dice san Paolo: “fatevi coraggio a vicenda” che è il contrario di maltrattarvi, giudicarvi, allontanarvi, etc., “abbiate addirittura gli stessi sentimenti, anzi vivete in pace e se vivete in pace” dice Paolo: “il Dio dell’amore e della pace sarà con voi”, sai che cosa sta dicendo? Vivete nella fiducia in Cristo, che è la pace e il Dio Padre, che è anche il Dio dell’Amore, cioè Colui che manda lo Spirito, verrà ad abitare nella tua vita, non dovrai più cercarlo chissà dove, nei fatti, nelle parole, nella storia, nei pensieri, nelle aspirazioni, nei desideri, dove puoi arrivare e dove non puoi arrivare Lui compirà ciò che ti manca e quando lo avrà compiuto e tu morirai, Lui salverà con te le aspirazioni, i desideri, i pensieri e tutto quello che ti ha riguardato, perché nulla si perda di quello che hai. Così ci ha amati Dio in Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

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