IV° Domenica di Avvento

Anno Liturgico A
18 Dicembre 2016

Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide (Messa del mattino e vespertina)

Messa della mattina

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 1,18-24)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

PRIMA LETTURA – Dal libro del profeta Isaìa (Is 7,10-14)

In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto».
Ma Àcaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore».
Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele».

Dal Salmo 23
R. Ecco, viene il Signore, re della gloria.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.R.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli. R.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R.

SECONDA LETTURA – Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Romani (Rm 1,1-7)

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Potenza della resurrezione di Cristo.”

Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa
Esposizione sul Salmo 23

1. [v 1.] Salmo di David, nel primo giorno della settimana. Salmo di David, sulla glorificazione e la risurrezione del Signore che si è compiuta all’alba del primo giorno della settimana, che ormai è chiamato giorno del Signore.
2. [vv 1.2.] Del Signore è la terra e ciò che la riempie, il mondo intero e tutti coloro che vi abitano. Quando cioè il Signore glorificato è annunziato perché credano tutte le genti, e tutto il mondo diventa la sua Chiesa. Egli stesso sopra i mari l’ha fondata. Egli stesso fermamente l’ha stabilita sopra tutti i marosi di questo secolo, affinché da essa fossero dominati e non le arrecassero alcun male. E sopra i fiumi l’ha disposta. I fiumi scorrono al mare, e gli uomini in preda alle loro passioni si perdono nel secolo: anche su questi trionfa la Chiesa che è preparata nella carità ad accogliere l’immortalità dopo avere vinto, per mezzo della grazia di Dio, le cupidigie del secolo.
3. [v 3.] Chi salirà sul monte del Signore? Chi salirà all’altissima giustizia del Signore? Ovvero chi starà nel suo santo luogo? Ovvero chi resterà in quel luogo ove ascenderà, fondato sopra i mari e preparato sopra i fiumi?
4. [v 4.] L’innocente di mani e puro di cuore. Chi dunque salirà lassù ed ivi resterà, se non colui che è innocente nelle opere e puro nei pensieri? Chi non ha impiegato in vanità l’anima sua. Colui che non ha abbandonato la sua anima alle cose effimere, ma, rendendosi conto che essa è immortale, ha desiderato la ferma e immutabile eternità. E non ha giurato al suo prossimo nell’inganno. E perciò senza inganno, così come semplici e non ingannevoli sono le cose eterne, si è presentato al suo prossimo.
5. [v 5.] Egli riceverà la benedizione del Signore, e misericordia da Dio sua Salvezza.
6. [v 6.] Questa è la generazione di coloro che cercano il Signore. Così infatti nascono coloro che lo cercano. Di coloro che cercano il volto del Dio di Giacobbe. (Pausa). Cercano invero il volto di Dio, che ha donato la primogenitura al nato più tardi.
7. [v 7.] Alzate, o voi principi, le porte. Tutti voi che cercate il primato fra gli uomini, togliete di mezzo, affinché non vi ostacolino, le porte della cupidigia e del timore, che voi stessi avete innalzato. Ed elevatevi, porte eterne. Ed elevatevi, porte della vita eterna, della rinunzia al secolo e della conversione a Dio. Ed entrerà il Re della gloria. Ed entrerà il Re, nel quale senza superbia ci glorieremo; il quale, vinte le porte della mortalità ed aperte per sé quelle celesti, ha adempiuto quanto ha detto: Rallegratevi, perché io ho vinto il secolo (Gv 16, 33).
8. [v 8.] Chi è questo Re della gloria? Nell’ammirazione la natura mortale è presa da timore e chiede: Chi è questo Re della gloria? Il Signore forte e potente, che tu hai ritenuto debole e soggiogato. Il Signore potente in battaglia. Palpa le cicatrici e constaterai che sono guarite, e che la debolezza umana è stata restituita all’immortalità. Si è dissolta questa debolezza, propria delle creature terrene, quando la potenza del Signore ha vittoriosamente combattuto con la morte.
9. [v 9.] Levate le porte, o voi principi. Di qui già si va al cielo. Griderà di nuovo la tromba del profeta: Levate le porte, anche voi principi celesti, che avete [collocate] negli animi degli uomini che adorano la milizia del Cielo (2 Re 17, 16). Ed elevatevi, porte eterne. Ed elevatevi, porte della giustizia eterna, della carità e della purezza, per cui mezzo, l’anima ama l’unico vero Dio, e non fornica sotto l’imperio dei molti che son chiamati dei. Ed entrerà il Re della gloria. Ed entrerà il Re della gloria, onde intercedere per noi alla destra del Padre (Rm 8, 34).
10. [v 10.] Chi è questo Re della gloria? Perché anche tu principe della potestà di questo cielo ti stupisci e chiedi: Chi è questo Re della gloria? Il Signore delle virtù, Egli è il Re della gloria. E già vivificato nel corpo, ascende sopra di te colui che è stato tentato; si innalza sopra tutti gli angeli colui che è stato tentato dall’angelo prevaricatore. Nessuno di voi ostacoli o freni il nostro cammino per essere adorato da noi come Dio; né principato, né angelo, né virtù può separarci dall’amore di Cristo (Rm 8, 39). È meglio sperare nel Signore piuttosto che sperare nel principe (Sal 117, 9); in modo che chi si gloria, nel Signore si glori (1 Cor 1, 31). Vi sono senza dubbio virtù preposte al governo di questo mondo, ma il Re della gloria è il Signore delle virtù.

Trascrizione dell’Omelia

Qualche volta quando la parola di Dio ci racconta eventi molto grandi, altissimi, e per certi versi per la nostra piccola intelligenza, anche poco comprensibili, paradossali, come l’incarnazione del Verbo, per certi versi, noi tendiamo sempre a prendere due vie: una, consideriamo queste cose come riguardanti solo il cielo, una dimensione misteriosa e lontana, inattingibile, inarrivabile, che guardiamo con ammirazione ma allo stesso tempo nella distanza, cioè nell’incapacità di entrarci; l’altra invece è totalmente terrena, cioè prendiamo subito questo impianto e cerchiamo di vedere a cosa serve a noi e se ci entriamo o no, in questa parola. E tutte e due queste cose sono utili, sono vere, ma sono incomplete da sole. In realtà noi viviamo nella vita di ogni giorno, nella storia in cui ci troviamo, ciò che si compie nel mistero di Dio ed il mistero di Dio, dall’altra parte, desidera lasciarsi incontrare dentro una grammatica semplice, dentro i fatti concreti della storia, l’abbiamo udito tante volte, diciamo di crederlo ma manteniamo queste due realtà molto separate. L’incarnazione del Verbo però ci obbliga a metterle insieme, ci obbliga a vederle dentro un’unica prospettiva. Guardate questa parola che oggi ci richiama, il grande dono della profezia, sapete certamente la parola di Dio, il dono di Dio, lo Spirito Santo ci fa profeti, ma soprattutto ci abilita a guardare alle profezie e a verificarne l’autenticità, fidandoci di queste profezie, noi sperimentiamo la presenza di Dio in mezzo a noi. E stamattina questo è stato raccontato, diciamo così, da qualche lettura un po’ paradossale, la Prima ambientata al tempo di Isaia proprio quando si cominciava a pensare all’idea di un Messia che viene, cioè di uno che viene a riscattare la storia, che viene a riscattare le difficoltà. Allora c’è un re, Acaz, è un re che non vale un granché, che deve per forza appoggiarsi a qualcuno per andare avanti, non si fida più di Dio, o meglio, non è che non si fida più di Dio, è un po’ come noi, si fida di Dio quanto si fida di sé, no? Come dici tu: “Aiutati che Dio ti aiuta”, non lo dire, tanto non è vero e non ci sta nella Bibbia, però questo è un po’ Acaz, io intanto faccio l’alleanza con l’Egitto o con l’Assiria perché io ho paura, ho paura che se non mi lego con uno dei due poi l’altro mi metta …”, sono proprio le nostre piccole cose, i mezzucci, questo era un re e parlava di grandi alleanze, noi che non siamo re parliamo di piccole alleanze ma tanto facciamo uguale. Allora a questo re che è diviso in se stesso, Dio manda Isaia a mettergli nel cuore una speranza, una speranza che sarà proprio Dio a venire a risolvere la situazione, a sciogliere la realtà in cui si stanno trovando in questo paese. Allora Isaia va da Acaz e gli dice: “Acaz, mi manda Dio, chiedi un segno, chiedi un segno a lui, lo puoi chiedere lassù nel cielo o giù negli inferi”, per dire qualsiasi segno, non solo qualsiasi segno che Dio voglia fare, ma anche in qualsiasi circostanza tu ti trovi. È come se Isaia avesse detto a Acaz: “Acaz, se preghi e contempli il mistero di Dio chiedi a Dio ed egli ti mostrerà”, oppure: “Acaz, se sei negli inferi dei tuoi peccati e ti senti lontano da Dio, chiedi ugualmente e là Dio ti dirà”, capisci qual è la portata di questa profezia. E Acaz come reagisce? Reagisce un po’ come reagirebbe chiunque, dice: “Ma, non voglio tentare il Signore mio Dio”, come, non lo vuole tentare perché sa che Dio risponde, siccome lui aveva già deciso cosa fare, non aveva il desiderio … capisci? Allora, tanto perché tu capisca ancora meglio, perché sai, dice Isaia qua, dice ad Acaz: “Acaz, tu vuoi stancare anche la pazienza di Dio oltre quella degli uomini, Dio ti manderà un segno, la vergine concepirà e partorirà un figlio”, Isaia cinque secoli prima di Cristo non stava pensando a Gesù, neanche a Maria, noi facciamo questa lettura perché sappiamo come è andata a finire. In realtà Isaia aveva in mente una cosa che stava per accadere, cioè la nascita di Ezechia da una donna, questo Ezechia avrebbe compiuto quello che Acaz non riuscirà, poi pure Ezechia si perderà in qualche modo. Una storia fatta dei giorni e dei fatti di allora, adesso però se questa risposta è per la terra è per la storia, se è la nascita di Ezechia e non del Messia, è anche vero che cinque secoli dopo il Messia è venuto, ed è nato proprio come un Emmanuele, cioè come un “Dio con noi”, capisci? L’interpretazione di un fatto storico, semplice, a portata di mano che però è portatore di una speranza che si compirà quando il Messia viene. Adesso lo traduciamo nella lingua tua, così capisci bene: chi inviterai a Natale? È un problema, è un problema non solo per quelle quattro questioni che hai con tua cognata, ma perché anche il tuo matrimonio non si sa come sta, quante memorie passano per la porta stretta del Natale? E’ la che mettono in evidenza tutti i dolori che tu porti, questo Natale che sarebbe la tua felicità qualche volta è la cartina tornasole dei tuoi mali, perché sei solo, perché ti senti abbandonato, perché qualcuno ti ha ferito, perché questo Natale forse stai male, non stai come vorresti, per tanti motivi. Tuttavia Dio sarà un Dio con te come ha promesso, Dio viene per salvarti e per visitare la tua storia, come farà? Lo farà un giorno, lo farà un giorno in un modo inequivocabile e tu lo conoscerai e lo vedrai faccia a faccia, lo farà oggi in questo Natale, quando scioglierà il tuo cuore e ti permetterà di accedere ad una speranza che non avevi mai avuto, oggi ti donerà la preghiera per i tuoi nemici, domani ti donerà la riconciliazione con i tuoi nemici, oggi ti consolerà il cuore perché tu saprai chi invocare, in mezzo a tante difficoltà oggettive, domani porterà a compimento quello che tu hai saputo sperare oggi. Ed hai capito che cos’è questo? Questo è la forza della profezia, la profezia arriva oggi alle tue orecchie perché tu ci creda, domani diventerà carne. Oggi entra nei tuoi interessi, nelle tue speranze perché tu dilati il cuore e dici: “Signore, io non posso niente, non credo niente, ma so che tu puoi, nella tua parola io mi fiderò”, getterò le reti, dice Pietro, ma nella tua parola io camminerò, sono sicuro che tu farai quello che hai promesso, domani il suo Verbo diventerà carne, questo per noi è il Natale, la certezza che un Verbo seminato oggi, diventa certamente carne. Allora noi non andiamo a Natale a ratificare qualche cosa di meraviglioso, perciò non ti preoccupare pure se questo Natale lo farai da solo, non ti preoccupare, non piangere se pure questo Natale lo farai non riconciliato alle persone che vorresti amare e dalle quali vorresti essere amato, però credi che come Dio in questo Natale ti visita con una parola, domani ti visiterà con la sua presenza e ciò che oggi ritieni impossibile, domani sarà la storia. D’altronde questo ha convinto il cuore dei profeti, verificare sempre come Dio nella storia passa e passa certamente e quando passa manifesta la sua misericordia e la sua grandezza. E sai, per ritornare ad Acaz e alle sue cose, mica fa i miracoli a chi se li merita Dio, se pensi questo … non li fa a chi se li merita, Dio fa grazia a chi vuole, cioè Dio ti fa grazia anche se tu non te lo meriti! Dio è grande, dilata il tuo cuore, perché se Dio è grande e il tuo cuore rimane piccolo, Dio non ti farà grazia neanche quest’anno, abituati a ragionare secondo Dio, abbandona quelle paure meschine, guarda la storia di Giuseppe, anche lui ha fatto un ragionamento come fai tu, quando ha saputo che Maria era incinta, avrà detto: “Beh, ragionevolmente, umanamente, questo non è possibile e se non è possibile, che facciamo?”, guarda Maria e dice: “Ma io ti posso ripudiare?”, si vede guardato da Maria e capisce che pure lei è oggetto di una particolare benedizione da Dio, allora entra nel sonno, come Abramo ed altri personaggi della Bibbia, entra nel torpore in cui Dio può parlare e Dio parla a Giuseppe, gli manda nel sogno un angelo che gli dice: “Non aver paura” e lo dice pure a te, in questo torpore in cui vivi non aver paura, in questo sonno in cui ti senti schiacciato non aver paura, perché quello che è concepito in questa parola che arriva, diventerà carne per te, per lei, per la salvezza del mondo. Questo è il nostro cristianesimo, il resto è filantropia da quattro soldi, questa è la nostra fede, intera, quella che noi celebriamo, quella che io vi auguro di vivere in questo Santo Natale. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa Vespertina


 

Trascrizione dell’Omelia

Quello che è accaduto a Giuseppe, questo sonno nel quale Dio lo ha fatto scendere perché incontrasse l’angelo del Signore e l’angelo potesse annunciargli, potesse raccontargli, ciò che stava accadendo nel grembo della sua promessa sposa, è ciò che era accaduto all’inizio della creazione ad Adamo, proprio nel momento in cui Dio fa cadere su di lui un torpore e opera Dio secondo la sua volontà: dargli una donna, una sposa, una con cui relazionarsi, al risveglio la troverà al suo fianco e comincerà la storia dell’umanità. Lo stesso torpore che Dio aveva dato anche ad Abramo, nel momento in cui Dio voleva fare un alleanza con lui e promettendogli una discendenza grande come le stelle del cielo, lo stesso, lo aveva fatto addormentare perché questo patto fosse siglato dalla volontà di Dio, quasi nell’incapacità umana di aderirvi. E così Giacobbe nel sogno della scala, e così molti uomini di Dio hanno una comunicazione del progetto di Dio nell’abbandono totale nel momento in cui la loro incapacità di agire è definita dal torpore, dal sonno, etc. Ma di che cosa si trattava? Qual’era questo annuncio? Qual’era il compimento di questa profezia di cui fa riferimento anche l’evangelista Matteo che dice: “Tutto questo è avvenuto perché si compisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta”? Bisogna tornare a cinque secoli prima di questi fatti, cioè quando in Israele cominciava a nascere, a germogliare, un’idea che sarebbe venuto un Messia, cioè l’idea secondo cui Dio avrebbe incontrato il suo popolo in un modo nuovo, lo avrebbe incontrato quasi personalmente, lo avrebbe incontrato per rispondere in modo definitivo alle istanze di questo popolo. Era nato in un tempo in cui Acaz, un re un po’ corrotto, comunque molto fragile, aveva pensato di fare un’alleanza per stare al sicuro, si era cioè dimenticato che solo la confidenza in Dio e l’abbandono in lui mette al riparo da ogni male, Acaz era un pover’uomo, come lo siamo noi, che pensiamo sempre nella nostra piccola coscienza: “Aiutati, che così forse Dio ti aiuterà”, così Acaz, era pressato da cose anche più importanti delle nostre, c’erano popoli che si contendevano tra loro il potere sulle zone che riguardavano anche Israele, dunque Acaz ha una preoccupazione diversa, ma ha la stessa meschinità nostra, non si fida totalmente di Dio. Allora il profeta se ne parte per arrivare fina ad Acaz a dirgli: “Acaz, chiedi un segno, lassù nel cielo o quaggiù negli inferi”, per dire chiedi qualsiasi segno, certamente, ma anche chiedi un segno a Dio se senti la tua relazione in perfetta consonanza con lui, in cielo, ma anche se ti trovassi in una condizione infima rispetto a lui e cioè negli inferi, cioè nella tua meschinità, proprio quella che ti sta facendo dubitare della sua provvidenza e della sua misericordia. Ma Acaz, meschino com’è, dice: “Io non voglio stancare la pazienza del mio Dio, non voglio tentare il Signore”, non vuole tentare il Signore, ma come? È Dio stesso che vuole venirti incontro! Come somiglia a tante delle nostre posizioni, noi sappiamo che Dio può risponderci, quanto meno ci è stato annunciato che Dio può soccorrerci, eppure ci nascondiamo dietro alibi talvolta anche ridicoli, per paura di non saper volare con lui, per paura di non saper corrispondere ai suoi voleri, abbiamo paura di lui, non timore reverenziale, sapienziale. Dunque Isaia, il primo a pensare questa idea del Messia, l’idea messianica, un intervento diverso da parte di Dio, fa un annuncio ad Acaz, dice: “Bene, Dio un segno te lo darà” e noi potremmo aggiungere: “Te lo darà ora e te lo darà un giorno”, ti darà un giorno un segno che somiglia a quello che ti darà ora, ti darà ora un segno perché tu possa attendere una risposta più grande di questa. Qual è il segno che gli dà? “La vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele”, cioè sarà un intervento di Dio in mezzo agli uomini, comprensibile per gli uomini e noi sappiamo come si chiama costui, si chiama Ezechia, è un discendente di Acaz, che farà giustizia per un certo tempo e che per un certo tempo della sua vita si comporterà secondo i comandamenti di Dio, poi anche lui si pervertirà e perderà parte della sua forza. Dunque Isaia risponde ad un’istanza attuale di Acaz e del regno di Israele, ma anche porta con sé un’attesa che intende rimandare al tempo stabilito, quella che noi chiamiamo la “pienezza del tempo”, come a dire: “Acaz, Dio oggi ti manda questo segno, ma dentro questo segno c’è in nucleo un progetto più grande, una promessa altissima che pure Dio realizzerà”, cinque secoli dopo, appunto lo abbiamo detto, con la nascita di questo Emmanuele “Dio con noi”, non più un intervento di Dio in mezzo al popolo ma Dio stesso presente in mezzo agli uomini con la forza dello Spirito e costui lo sappiamo è il Cristo che stiamo attendendo. Ora capito questo, questi due piani paradossalmente uniti insieme, il piano delle istanze di oggi e il piano del progetto di Dio; il piano dell’interpretazione dei nostri fatti in questo tempo della nostra storia, forse anche dei nostri fatti personali e poi il piano della realizzazione delle cose di Dio, sembrano distinti, sembrano lontani, eppure in qualche modo, attraverso la profezia, diventano vicinissimi, questa è la ricchezza che la parola ci ha consegnato, che lo Spirito sempre ha attuato in mezzo al suo popolo e nella chiesa. Allora guarda bene, anche tu hai due domande davanti a Dio, una è oggi, una è oggi e stringente, chissà forse magari riguarda, lo dico scherzando ma anche un po’ drammaticamente, forse riguarda il tuo Natale, un Natale che non sai con chi celebrare, un Natale che sapresti con chi festeggiare ma hai timore di non poterlo vivere in questo modo, un Natale che come una luce radente, invece di far luce nei recessi reconditi della tua anima, mette in evidenza tutte le difficoltà che ci sono nella tua vita in questo momento, ti metterebbe in imbarazzo quasi, c’è dunque dentro di te un’istanza profonda attuale che dice: “Signore fammi giustizia, rendimi la pace che ho perduto, riconcilia la mia famiglia, ridà forza alla mia speranza, ridà luce ai miei passi, non lasciarmi solo a combattere contro queste difficoltà”, è un’istanza abbastanza grande e abbastanza piccola, lo sai no? Riguarda la tua vita, non riguarda la vita di tutti, eppure nella vita di tutti c’è un’istanza di questo tipo, c’è un’attesa di questo tipo. Dall’altra parte poiché hai saputo da Isaia, hai saputo da questa parola che Dio risponde oggi, per rispondere domani, che Dio comincia oggi un progetto e ti dà un segno, per compierlo il giorno in cui Egli ha stabilito, oggi accende in te questa fede, oggi ti dice: “Io ti vengo incontro, io ti verrò incontro, oggi ti rispondo con la speranza, domani ti risponderò in verità; oggi dilato il tuo cuore perché possa aspettarsi qualcosa di grande, domani questa cosa grande io te la donerò”. Quello che tu oggi senti come un desiderio inadempiuto, la pace nella tua famiglia, domani trionferà quando il progetto di Dio si manifesterà dentro la tua attesa, dentro la tua famiglia, questo noi siamo chiamati a sperare. Dunque a Natale noi ricordiamo quella venuta del Verbo nella carne, ricordiamo la nostra attesa e ci mettiamo ad attendere che questo Verbo ritorni, che una parola ci incontri di nuovo, che la volontà di Dio si rimodelli, bontà sua, non certo merito nostro, si rimodelli sulle nostre esigenze, venga a rispondere alle nostre ferite sanguinanti, ci guarisca dal male che portiamo e finalmente ci riabitui a sperare, a desiderare, il bene, quello vero, quello che dà la libertà vera, quello che riconcilia, quello che non lascia nessuno in preda ai propri istinti, ai propri appetiti disordinati e schiavo delle proprie solitudini. Noi ci stiamo avvicinando gradualmente a questo giorno, sarà la prossima settimana, sarà il giorno della nostra liberazione, fino a quel giorno noi vigiliamo, attendiamo, condividiamo nella carità, annunciamo volentieri nella profezia quello che ad ogni uomo è chiesto di attendere, finché un giorno, insieme, lo vivremo. Sia lodato Gesù Cristo.

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