XIV° Domenica del tempo ordinario

Anno Liturgico A
09 Luglio 2017

Io sono mite e umile di cuore.

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-30).

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

PRIMA LETTURA – Dal libro del profeta Zaccarìa (Zc 9,9-10)

Così dice il Signore:
«Esulta grandemente, figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d’asina.
Farà sparire il carro da guerra da Èfraim
e il cavallo da Gerusalemme,
l’arco di guerra sarà spezzato,
annuncerà la pace alle nazioni,
il suo dominio sarà da mare a mare
e dal Fiume fino ai confini della terra».

Salmo responsoriale 144.
R. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore..

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre. R.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.

Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto. R.

SECONDA LETTURA – Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 8,9.11-13).

Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

La croce nell’anima
Girolamo
Commento al Salmo 95

Quando parlo della croce, non penso al legno, ma al dolore. In effetti questa croce si trova nella Britannia, in India e su tutta la terra. Cosa dice il Vangelo? Se non portate la mia croce e non mi seguite ogni giorno… (Lc. 14, 27). Notate cosa dice! Se un animo non è affezionato alla croce, come io alla mia per amor vostro, non può essere mio discepolo. Felice colui che porta nel suo intimo la croce, la risurrezione. il luogo della nascita e dell’ascensione di Cristo! Felice chi ha Betlemme nel suo cuore, nel cui cuore, cioè, Cristo nasce ogni giorno! Che significa del resto “Betlemme”? Casa del pane. Siamo anche noi una casa del pane, di quel pane che è disceso dal cielo. Ogni giorno Cristo vien per noi affisso alla croce. Noi siamo crocifissi al mondo e Cristo è crocifisso in noi. Felice colui nel cui cuore Cristo risuscita ogni giorno, quando egli fa penitenza per i suoi peccati anche i più lievi. Felice chi ascende ogni giorno dal monte degli ulivi al regno dei cieli, ove crescono gli ulivi rigogliosi del Signore, ove si eleva la luce di Cristo, ove si trovano gli uliveti del Signore. Sono come un olivo fecondo nella casa di Dio (Sal. 51, 10). Accendiamo anche la nostra lampada con l’olio di quell’olivo e subito entreremo con Cristo nel regno dei cieli.

Trascrizione dell’Omelia.

Quanto stupore devono aver provato questi uomini che venivano dal giudaismo, quelli ai quali era rivolto il Vangelo di Matteo, quando si sono sentiti dire con tanta dolcezza: “Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò, il mio giogo è soave e leggero, mettete questo sulle vostre spalle non vi schiaccerà”, è la parola del Vangelo che abbiamo ascoltato, perché dico questo? Perché Israele ha un rapporto con Dio mediato da un giogo, un dolce gioco e pesante giogo ad un tempo, è il giogo della Torah, della Legge, noi la ignoriamo totalmente, beatamente anche, ma la Torah è quello che Dio ha fatto sapere a questi uomini è il patto che ha siglato per fare un alleanza con Israele. E questa Torah è ricca di sapienza ed allo stesso tempo è densa di precetti, di impegni, che il popolo di Israele è chiamato ad assumersi, è un gioco leggero, dice Israele, lo porta volentieri sulle spalle, ma allo stesso tempo è un giogo comunque, cioè è un qualcosa che grava sulla vita di questi uomini, molti precetti, seicentotredici, molte cose da osservare, molte cose da ritenere. Il Figlio di Dio invece si presenta in questo modo, si presenta dicendo: “Voi che siete stanchi e oppressi, forse anche dall’incapacità di reggere questo giogo perché vi accorgete che se questo giogo della Legge da una parte interpreta quello che c’è di più vero al centro del vostro cuore, dall’altra non è sufficiente”, tu lo vedi che c’è in te un desiderio del bene, lo vedi rifiorire ogni volta che ti avvicini a questo altare, lo vedi marcire ogni volta che te ne allontani, questo desiderio del bene da una parte ti anima, dall’altra ti è di impaccio quando fai i conti con la vita di tutti i giorni, come se tutto ciò che appartiene al Figlio non fosse realmente incarnato con lui dentro la storia che Egli ha condiviso, ha desiderato condividere con te, è un paradosso e una fatica ad un tempo, ma anche ti chiede sempre di riformulare tutta la tua esistenza. Dov’è questo nodo? Come si scioglie questo nodo? C’è l’ha detto san Paolo oggi nella Lettera ai Romani, in questo meraviglioso capitolo 8, che contiene un po’ tutto il pensiero teologico di san Paolo, bellissimo. Dice san Paolo, faccio una premessa e poi vediamo quello che dice san Paolo, voi abbiamo detto, sentite lo scarto, tutti sentiamo lo scarto tra i desideri dello spirito e le necessità della carne, non mi riferisco alle necessità primarie che vanno dalla bocca fino a … più giù, no, non mi riferisco a questo, parlo del corpo come di quella realtà, quella opportunità, che tu hai nella storia, guardati allo specchio, quella è l’opportunità che tu hai nella storia, stai invecchiano forse, è stata giovane, è stata piena di speranze, una opportunità, tu nella storia ci sei entrato con questo volto, ci sei stato con questo corpo, con questa modalità che Dio ha affidato alla tua vita. Quando ti relazioni con questo corpo te ne accorgi, ha molte esigenze, non tutte sono ordinate a Dio, non nel senso che ha bisogno di cose concrete, mangiare, dormire, etc., etc., no, perché questo corpo per esempio ha paura e la paura, tu lo sai, non è compatibile con la fede, l’amore perfetto scaccia il timore. Ha paura di cosa? Ha paura di finire, questo corpo da sé si accorge che siccome invecchia e muore, si ammala e muore, ha paura di finire così, di non avere nessuna chance oltre quella che gli è data in questa opportunità della storia. Quando parlo di opportunità parlo di quelle date che scriveranno un giorno su una lapide penso, no? Alfa e omega, nato il morto il, capito? O non ti riguarda? Beh te lo dico io, ti riguarda! Allora, è questa l’opportunità, un segmento della storia dell’universo in cui ci sei pure tu con questo corpo. Allora abbiamo detto, questo corpo sembra far lotta con questo desiderio profondo che abbiamo dentro, che è un altro, è un desiderio di eternità, il corpo dice: “Finisco qua”, l’anima invece dice: “No, io non voglio finire qua”, come la mettiamo? È necessario che queste due dimensioni, nel corso di questa vita, di questa opportunità, si mettano d’accordo, cioè che l’una informi l’altra, il corpo deve dire allo spirito: “Io ho bisogno di te, ho bisogno di te per affrontare questa paura che mi opprime, ho visto la morte, ho visto le persone intorno a me invecchiare, soffrire e poi morire, ne sento un dolore incolmabile, inconsolabile, non posso far finta che non sia così”, questo mio corpo veramente reagisce piangendo, rattristandosi, deprimendosi, proprio tutto quello che riguarda la nostra mentalità secondo la carne. “Dimmi spirito”, non parlo dello Spirito Santo, parlo dello spirito dell’uomo, di quella capacità che l’uomo ha perché fatto ad immagine e somiglianza di Dio, di recepire le cose di Dio e di conservarle. Dice il corpo allo spirito: “Dimmi come faccio a sapere di essere eterno anche io?”, lo spirito dall’altra parte ha bisogno del corpo, perché se lo spirito avanzasse delle pretese contrarie al corpo e dicesse: “Io non ho bisogno di te” la nostra fede sarebbe vana, sarebbe nulla, l’incarnazione del Verbo non sarebbe vera, se il Verbo si è incarnato pure il corpo è importante, d’altronde amici, se lo volete proprio ricordare, noi crediamo nella resurrezione degli spiriti solo? No, della carne, dunque tutto ciò che ci appartiene è chiamato ad entrare in questa logica .. meno male! Allora, lo spirito deve dire al corpo: “Vieni ti porto per mano, ti accompagno, ti mostro gradualmente come ciò di cui sei fatto non è per la terra ma è per il cielo, qualcosa si perderà ma certamente non è la cosa più importante”, voglio dire, te i capelli te li tagli (chi ce li ha), te le unghie te le tagli, mica piangi quando ti tagli le unghie e i capelli mi pare, no? Dunque c’è una parte del corpo che si può perdere, no? Si può consumare, si può lasciare andare, ma c’è qualcosa che lo tiene insieme e che è animato dallo spirito, quello non vuole andar via, né lo spirito d’altronde lo vuole abbandonare. Allora tutto il cammino in questa vita si fa tra queste due dimensioni, che sembrano separate, perché una ad un certo punto sembra che segua un’altra via.. ma in realtà sono solo distinte, solo distinte! Così come nella vita del Figlio di Dio la sua natura umana e la sua natura divina non sono separate ma distinte, non sono diverse, sono distinte. Bene, allora dice san Paolo: “Voi ormai non siete più sotto il dominio, sotto il peso della carne”, dominio in questo senso, il peso. Vi fa paura la carne? Certo, perché la carne dice: “Io mi ammalo e muoio”, dunque ti genera paura, bene, non sei più sotto questo dominio, perché? Perché lo Spirito di Dio, quello di Dio, lo Spirito Santo, ha parlato, a chi? Allo spirito dell’uomo, e lo spirito dell’uomo se ne accorto, si è accorto che lo Spirito di Dio voleva parlargli, non se n’è accorto così, se n’è accorto da dentro, lo ha percepito. Quando lo ha percepito? Per esempio oggi lo ha percepito, quando il Vangelo diceva: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò” e a voi questa parola ha generato consolazione, ha fatto pace al centro del vostro cuore. Sapere che il Figlio di Dio si avvicina alla tua vita non per giudicarti ma per chiamarti per nome, sollevarti, consolarti e prenderti per mano e insegnarti una via, un giogo che è dolce, che è leggero, che non è sottoposto alla paura della morte, che non è sottoposto alla durezza della malattia, le cose che abbiamo detto prima, questo ti fa piacere saperlo vero? Queste parole ti consolano, non è così? Anche se il peccato albergasse nella tua vita, tu sai che quello non avrebbe l’ultima parola sulla tua esistenza, questo è più di una consolazione, questo è l’oggetto di una speranza, questo è fondamento della fede, questo è il movente della carità, se ti sai amato sai che riuscirai anche ad amare, non è forse così? Allora guarda come veramente tutta la tua vita dipende da ciò che riesci ad intuire del pensare di Dio, da ciò che riesci a ricevere dallo Spirito di Dio che ti è stato dato come una caparra e che parla al tuo spirito e lo anima e lo consola e lo solleva e lo sostiene e gli dice: “Non aver paura, vieni con me, tu e il corpo nel quale abiti, vieni con me ed io ti porterò nella vita eterna”. “Chiaro”, dice san Paolo, “se ascoltiamo questo Spirito tutte le altre cose si mettono da parte, vivremo come angeli? No, certo, come spiriti incarnati, sapremo il peso della carne ama anche le prerogative dello spirito, vivremo la sofferenza della malattia e la paura della morte ma dentro una consistente fiducia nel fatto che Dio ci manterrà in esistenza”, come lo farà? Questo ancora non lo sappiamo, non perché non c’è stato detto, c’è stato anche detto, non lo sappiamo perché non siamo entrati con la preghiera in questo rapporto, perché non abbiamo scrutato i pensieri di Dio e forse non ci siamo lasciati scrutare dal suo Spirito. Allora il ritorno alla preghiera, la fortificazione di certi modi di pensare, non mortificazione dell’appetito etc., di modi di pensare, una conversione che sia della mente, del cuore, di tutta la vita interamente, che riguardi il corpo e l’anima, questo ci farebbe intuire sempre più e sempre meglio che questa presenza dello Spirito c’è, che veramente parla, che ci mantiene in vita, che ci mette al riparo da ogni male e queste cose che ho detto ora, sono proprio le caratteristiche della vita eterna, non stare a perdere tempo a pensare se la vita eterna, se andiamo da una parte all’altra, se troviamo zio Peppe, se ci sta pure tua cognata, non ti preoccupare c’è, ma lontana, tua suocera ancora più lontana, non stare a pensare a cose che non c’è dato di pensare, pensa piuttosto a come quello che hai oggi e cioè la tua vita, possa rimanere con te, possa rimanere per te, possa rimanere per te insieme a Cristo nascosta, dice san Paolo, con Cristo in Dio fino alla resurrezione della carne. Tutto questo è quello che speriamo, tutto questo è quello che crediamo, tutto questo è quello che consegniamo alla generazione che viene perché Dio sia tutto in tutti. Sia lodato Gesù Cristo.

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