Domenica delle Palme

Anno Liturgico A
02 Aprile 2023

La passione del Signore.(Messa del mattino e della sera)

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 26,14- 27,66)

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

– Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.

– Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

– Uno di voi mi tradirà
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

– Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

– Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge
Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».

Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

– Cominciò a provare tristezza e angoscia
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

– Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

– Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza
Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».

Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

– Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

– Consegnarono Gesù al governatore Pilato
Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».

– Sei tu il re dei Giudei?
Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

– Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

– Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».

Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

– Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

– Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

– Giuseppe prese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo
Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

– Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete
Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Parola del Signore.

PRIMA LETTURADal libro del profeta Isaìa (Is 50,4-7)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.

Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.

Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Salmo 94.
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? R..

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».R

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa. R.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.R.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Filippesi (Fil 2,6-11).

Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele”.
Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo

Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. E’ disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù «al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare» (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo e nella spettacolarità, «Non contenderà», dice, «né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce» (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà con un vestito dimesso e in condizione di povertà.
Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d’olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra nell’ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé.
Egli salì verso oriente sopra i cieli dei cieli (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole sublimare con sé la natura umana, innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell’anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele».

Trascrizione dell’Omelia.

Questo grande arazzo del racconto della Passione di Cristo, sembra tramato con tinte fosche e dure, perché parla della morte di un Uomo, della sua condanna, ma anche della durezza di cuore di quelli che gli avevano visto fare tanti prodigi e poi l’avevano rinnegato preferendo a Lui addirittura un assassino, un volgare assassino. Nessuno sembra comprendere quello che sta accadendo e non vi stupite, forse neanche noi abbiamo sempre la capacità di entrare nel fondo di questa parola che invece sarebbe proprio la sorgente della nostra speranza. Qualche criterio per superare certi modi di vedere le cose ed entrare vicini vicini a questo mistero così tremendo. Innanzitutto lo avevano visto entrare su un mite e silenzioso puledro d’asina mentre tutti gli stendevano addosso i loro mantelli, in quella mentalità il mantello è uguale all’identità di chi lo porta, anzi ne rappresenta la dignità. Dunque questi mantelli che venivano gettati al passaggio di Gesù, dicevano la devozione di questa gente che aveva creduto di poter vedere in Lui il Salvatore, non è diversa quella speranza da quella che hai avuto tu quando ti è stato fatto il primo annuncio della fede e della resurrezione. Poi la vita, poi i paradossi dell’esistenza, quelli che ti mettono nella difficoltà di ritenere che Costui possa essere veramente il tuo Salvatore. Entrato a Gerusalemme aveva mandato all’aria tutti i tavoli dei cambia valute che stavano lì e tutti avevano creduto, soprattutto i suoi vicini, che probabilmente quello sarebbe stato il momento della grande rivalsa, il momento in cui cioè Egli avrebbe manifestato finalmente per quale motivo era venuto nel mondo, anche qua c’è un seme della tua speranza che vorrebbe vedere in modo risolutivo ed immediato l’agire di Dio nella tua storia anche se la tua storia non immediatamente riesce a convertirsi al suo amore. Poi finalmente il momento in cui si raccontano questi episodi, Gesù celebra la Pasqua, almeno secondo il Vangelo di Matteo, con i suoi nel cenacolo e durante quella Pasqua, seguendo un rituale che quelli conoscevano bene, come tu conosci bene quello che viene detto nell’Eucarestia, ad un certo punto dà un valore diverso a quelle parole. C’era un calice, il terzo di quella liturgia, in cui Lui avrebbe dovuto dire che era il vino che si sarebbe bevuto dopo la liberazione, così come avevano fatto gli Ebrei nel deserto uscendo dal paese d’Egitto e invece Egli prendendo questo calice dice: “Questo è il mio sangue” attenzione, “versato”, “versato per molti per la remissione dei peccati”, tu lo capisci che dire così vuol dire offrire un prezzo? “Io offro il sangue, già ti ho dato il mio corpo, dunque non mi appartiene più, ora offro anche il sangue perché tu sappia che Io a me stesso sono morto, che Io per te sono morto già ora, già in questo momento in cui celebro questa Pasqua”. Io immagino che i volti attoniti di questa gente che gli stava intorno in quel cenacolo, si saranno trovati veramente smarriti di fronte a questa espressione e anche addolorati perché avrebbero detto: “Ma allora tu stai morendo davvero, ma è questo il senso? Non dovevamo uscire vittoriosi da questo incontro con le autorità di Gerusalemme?”. Qualcuno che aveva compreso che Gesù stava virando verso una modalità non ribelle, non rivoluzionaria, non immediatamente risolutiva, si era messo in mezzo. Si era messo in mezzo, te lo ricordi, pure una volta Pietro, si era messo in mezzo, Gesù gli aveva detto: “Tu vai indietro satana, non ti mettere tra me e il progetto di Dio”. Si era messo in mezzo per dire: “Adesso ci penso io”, guarda che anche qua c’è qualcosa dei tuoi sentimenti: “Adesso ci penso io, adesso farò in modo prendendo una scorciatoia, che questo dramma non si celebri, che io possa vivere la fede nella quiete, senza drammi, senza sangue, senza morte”. E allora pensa di andarlo a consegnare alle autorità, in modo che una volta riconosciuto, non c’è bisogno della croce, non c’è bisogno della sofferenza e dritti si va verso la gloria. Ma il peccato dell’uomo che era possibilmente pronto per essere deterso da questo sangue, da questa azione. Gesù dice: “Pregate perché lo spirito è forte ma la carne è debole”, non si riferisce alla sua, la sua è morta, la sua è già morta, morirà in croce certamente il giorno dopo, ma è già morta perché l’ha già consegnata, l’ha già promessa. Sai, c’è un’espressione dei profeti che dice che Dio non è un uomo che dice e poi si pente e dunque se Gesù dice che ha dato il suo corpo e ha dato il suo sangue, non potrà pentirsi di questa promessa e tornare indietro e addirittura, perché no, avere paura Lui, l’Uomo Dio, che non ha peccato. Sapete la paura, te ne sarai accorto nella tua vita, la paura è frutto del peccato, se tu hai commesso un peccato hai paura: “Male non fare, paura non avere” diciamo noi con la sapienza popolare. Se il Figlio di Dio non ha fatto alcun male non può temere nulla neanche la morte. Con questi sentimenti Egli si avvia verso l’Orto degli Ulivi, dopo aver cantato l’inno della Pasqua, finalmente a notte fonda dice ai tre più vicini: “Sedetevi qui, Io vado là, vado a pregare”, come aveva fatto tante volte, li aveva lasciati sempre da parte per parlare con il Padre nel solo modo che Egli conosceva, che non era degli altri, sarà di tutti e sarà anche il nostro solo dopo la Pentecoste, fino a quel momento solo Lui sapeva come riferirsi a suo Padre. E dunque allontanandosi, rimasto solo, dirà: “Padre”, perché tu capisca te lo traduco: “Padre, c’è rimasto un calice, il quarto, questo calice è quello della giustizia, del giudizio, quello che tutti dovranno bere , tutti gli empi della terra fino alla feccia, ebbene Padre, se è possibile, questo calice allontanalo dalla mia morte! Non la mia morte! quella l’ho scelta, per questo sono venuto e che devo dire” dirà il Vangelo di Giovanni, “Padre liberami da quest’ora? Ma Io per questo sono venuto, ma questo calice allontanalo, allontana il giudizio finale da questo momento, perché guardali Padre stanno dormendo, non sono capaci di vegliare un’ora, non hanno compreso che questa è l’ora per la quale Tu mi hai chiamato e per la quale mi stai facendo ritornare a Te. Guarda il mondo, non solo quello che viviamo, guarda anche quello che verrà, guarda questa gente che viene a prendersi le palme per avere qualcosa di benedetto da potare a casa” e non ha compreso che ogni giorno, ogni Domenica viene a prendersi il Corpo e il Sangue che è per la salvezza di tutti e per il perdono di tutti quei peccati che noi abbiamo osato fare nel nascondimento, là dove non abbiamo né invocato, né creduto, né sperato. “Questo mondo Padre si perderà, non fare il giudizio oggi, dà un tempo a questa gente e Io verrò, perché di me sta scritto: “Ecco Io vengo Signore, per fare la tua volontà”, non la ricuso, non torno indietro, dunque l’unica cosa che Io non conoscevo e cioè l’ora del giudizio, neanche gli angeli la conoscono, solo Tu, quell’ora ritardala, allontanala dalla mia morte e Io verrò”. Per tre volte fa questa preghiera, Egli non è uno che si sente gravato dalla durezza della morte che sta per affrontare, non ha paura, come abbiamo detto, per questo può tornare dai suoi discepoli e dire: “Ora dormite pure, alzatevi! Andiamo! è giunta l’ora”. A noi riesce difficile, ci piaceva di più quella poesia secondo la quale Gesù, siccome era uomo, ha avuto paura come noi, e che cosa dobbiamo fare dopo, dobbiamo aspettate quale Pentecoste per credere che questo Gesù, non avendo paura, ha conferito a noi la possibilità di non temere mai davanti al male, di non avere mai paura mai di fronte alla morte, di non recedere mai di fronte alle difficoltà della vita. Ti piaceva di più un Gesù tremebondo e solitario o non il Figlio di Dio che rimette volentieri la sua volontà al Padre sapendo che la volontà del Padre è buona? Beh insomma, questo dramma alla fine contiene in sé una trama, è una trama dorata, una trama di gloria, sembra nascosta dentro queste espressioni e i personaggi sono tutti inadeguati, perfino il Sommo Sacerdote che avendo posto la domanda a Gesù: “Sei tu il Figlio di Dio?” ed avendo avuto risposta positiva, si straccerà le vesti, il Sommo Sacerdote! Sapeva il Sommo Sacerdote che stracciarsi le vesti, secondo la Scrittura, vuol dire dare fine al Sommo Sacerdozio in Israele, si sarà reso conto, in quel momento, che stava cedendo il posto al nuovo Sommo Sacerdote che non avrebbe più dovuto pagare nulla per i propri peccati perché Figlio di Dio e inaugurare così quel sacerdozio eterno che tu oggi vivi qua e vivi pure nella tua vita come sacerdote secondo il Battesimo che ti è stato conferito? Siamo diventati sacerdoti e amministratori della Grazia, del perdono e della misericordia, grazie a questo sangue. Dunque, dopo questi fatti, quando Gesù finalmente metterà nella bocca di quegli uomini quella preghiera del Salmo che dice: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Sono queste le parole del mio lamento”, un Salmo che termina, anche questo, con la magnificenza della volontà di Dio che sempre salva e che non è un grido di disperazione, con queste parole ci salva dalla paura della morte, allontana il Giudizio Universale dal peccato degli uomini, Egli, con forza e potenza, cammina davanti al popolo che è la chiesa, perché questo popolo raggiunga nel tempo l’immagine perfetta che conviene alla sua statura e finalmente possa entrare, come una cosa sola, davanti al cospetto di Dio e riconoscersi e ringraziare finalmente il Padre, perché ci ha dato la possibilità di conoscere un amore così grande, quello del Figlio che ci ha amati proprio mentre eravamo peccatori. Entra con questi sentimenti in questa settimana, non ti inventare dolori che non hai, non farti venire commozioni inutili, guarda la forza del Figlio di Dio, imitane la fede, vivi nella speranza ed entra con Lui in quella morte che per te non è una morte per sempre, ma è una morte per la vita eterna e poi nella notte di Pasqua, tutto questo si aprirà come un nuovo prodigio per tutti noi, perché un’umanità nuova e una chiesa nuova, finalmente rinasca. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

 
Trascrizione dell’Omelia.

Non so più quante volte nella mia vita, in tutti questi anni, ho ascoltato, ho pensato a questa scena a queste scene che la Passione di Cristo racconta in questo giorno delle Palme, l’ho meditata per conto mio, l’ho riletta, qualche volta come voi l’ho vista rappresentata in qualche film, insomma molte volte mi sono chiesto e forse anche te: “Signore ma sono forse io che non ho capito chi sei e magari ti consegno a logiche perverse di questo mondo e mi dimentico di te?”, oppure in qualche occasione mi sono chiesto: “Ma sto testimoniando il tuo amore, oppure mi sto nascondendo per paura?” e poi: “Ma tu quella sera, pregando il Padre, veramente avesti paura? Sei senza peccato, chi ha peccato ha paura, è detto: “Male non fare, paura non avere”, perché tu allora ti turbasti tanto?”, poi compresi, lo comprendo sempre tutte le volte che celebro l’Eucarestia, tutte le volte che dico le parole della consacrazione, quando mi ricordo di quella Pasqua, di quella notte Pasquale in cui Gesù prese il pane e disse: “Questo è il mio corpo dato per voi”, allora comprendo che Tu eri già nell’intenzione di consegnarti, che non avresti voluto tenere nulla per te e quando soprattutto dicesti: “Questo è il mio sangue versato per voi” intendesti dire che il sangue di questa vittima, che eri Tu stesso, era già versato, che non c’era bisogno di aver paura di una morte imminente, già era versato questo sangue, la tua morte Signore era già lì. E oggi che celebro e ricordo quel giorno e consegno me e tutta l’assemblea a quel momento in cui Tu dicesti queste parole, io so che stavo davanti alla tua morte, come il giorno in cui ti ho visto spezzato sul legno della croce. Allora cosa chiedesti per me? Cosa chiedesti per noi? Perché pensasti di ricusare quel calice? Era della morte che parlavi al Padre? Ma avevi detto un giorno: “Io per questo sono venuto, che devo dire: “Padre liberami da quest’ora?””, che cosa chiedesti di tanto prezioso in questa preghiera che nessuno ha ascoltato, che lo Spirito ha suggerito agli apostoli dopo la Pentecoste, per capire quale fosse la grandezza del tuo sacrificio? Io non lo capii con la mia testa, non lo capii con la mia ragionevolezza, io lo capisco ogni giorno che celebro l’Eucarestia e so che quando tu dici: “Questo è il mio corpo e questo è il mio sangue”, stai morendo per me e stai allontanando un calice che neanche tu bevesti sulla croce, quel calice amaro di fiele e aceto, quel calice che avrebbero dovuto bere tutti gli empi della terra il giorno del Giudizio Universale, allora io so che Tu questo chiedesti al Padre, che il giudizio sul mondo si separasse dalla tua morte. Accettando la morte e compiendo il progetto di salvezza, chiedesti al Padre quello che solo tu potevi chiedere e cioè che il giudizio non ci trovasse come siamo, addormentati, distratti, paurosi, lontani e un po’ traditori. Tu fosti ascoltato e so di poter essere ascoltato anche io, posso ancora dire: “Padre lascia ancora un po’ di tempo, fa che io possa ancora sperare di portare dei frutti, non trovarmi in questo momento ancora diviso in me stesso con le mie paure del mondo, allontana questo calice, io so che mi ascolterai come hai ascoltato il tuo Figlio e lo so ancora quando alzando il Corpo del tuo Figlio, spezzato a metà perché tutti possano vederlo, tutti sappiano che come me anche per loro hai allontanato il giudizio, anche per loro hai una parola di misericordia, anche a loro hai riaperto una strada di speranza, per questo non resto confuso, per questo non ho più paura, per questo so che chi ti guarda con questa fede non ha più paura”. Certamente anche noi abbiamo pensato tante volte: “Beh ma Gesù nella sua debolezza di uomo ..”, Gesù non ha mai permesso che la sua debolezza di uomo, come dici tu, fosse più forte, più grande, più importante, della sua fedeltà a Dio, del suo rapporto speciale con il Padre, quello che noi conoscemmo solo dopo il dono dello Spirito, dunque non vi fu alcuna debolezza, nessun timore per la sua vita che Egli aveva già consegnato ma il desiderio di amare l’uomo anche se la nostra umanità ancora fa fatica ad accettare questo dono, di amarlo al punto di vederne le sorti nel corso dei secoli, quello che poteva finire quel giorno per tutti, invece ha aperto una strada di salvezza, proprio per tutti, finché un giorno, tutti uniformati a Cristo, non siamo riconosciuti dal Padre e possiamo entrare anche noi a bere il calice e il vino nuovo nel regno del Padre Celeste e non temere più nessun vino intossicato, di quel vino che ci siamo versati per noi stessi e che abbiamo versato anche agli altri, creando di questo tempo di redenzione un tempo di lotte, di giudizi, di guerre, di antagonismi, di invidie, di tutti i sentimenti negativi della storia. Signore Gesù tutte le volte che io ti rivedo spezzato per me e per loro, io so che tu mi hai perdonato ancora e hai perdonato anche loro, dilata questa strada, questa via, fa che tutti noi possiamo entrarci davvero, deciderci per sempre, anche noi poter dire un giorno: “Questo è il nostro corpo per la vita del mondo”. Sia lodato Gesù Cristo.

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