VI Domenica di Pasqua

Anno liturgico B
09 Maggio 2021

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.(Messa del mattino e della sera)

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,9-17)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

PRIMA LETTURADagli Atti degli Apostoli (At 10,25-27.34-35.44-48)

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!».
Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio.
Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.

Salmo 97.
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia. R..

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.R.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.R.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!»R.

SECONDA LETTURA Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo(1Gv 4,7-10).

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Dio ci ha riconciliati per mezzo di Cristo”.
Dal «Commento sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Cirillo di Alessandria, vescovo

Chi ha il pegno dello Spirito e possiede la speranza della risurrezione, tiene come già presente ciò che aspetta e quindi può dire con ragione di non conoscere alcuno secondo la carne, di sentirsi, cioè, fin d`ora partecipe della condizione del Cristo glorioso. Ciò vale per tutti noi che siamo spirituali ed estranei alla corruzione della carne. Infatti, brillando a noi l’Unigenito, siamo trasformati nel Verbo stesso che tutto vivifica. Quando regnava il peccato eravamo tutti vincolati dalle catene della morte. Ora che è subentrata al peccato la giustizia di Cristo, ci siamo liberati dall’antico stato di decadenza.
Quando diciamo che nessuno è più nella carne intendiamo riferirci a quella condizione connaturale alla creatura umana che comprende, fra l’altro, la particolare caducità propria dei corpi. Vi fa cenno san Paolo quando dice: «Infatti anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così» (2 Cor 5, 16). In altre parole: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14), e per la vita di noi tutti accettò la morte del corpo. La nostra fede prima ce lo fa conoscere morto, poi però non più morto, ma vivo; vivo con il corpo risuscitato al terzo giorno; vivo presso il Padre ormai in una condizione superiore a quella connaturale ai corpi che vivono sulla terra. Morto infatti una volta sola non muore più, la morte non ha più alcun potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio (cfr. Rm 6, 8-9).
Pertanto se si trova in questo stato colui che si fece per noi antesignano di vita, è assolutamente necessario che anche noi, calcando le sue orme, ci riteniamo vivi della sua stessa vita, superiore alla vita naturale della persona umana. Perciò molto giustamente san Paolo scrive: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le vecchie cose sono passate, ecco ne sono nate di nuove!» (2 Cor 5, 17). Fummo infatti giustificati in Cristo per mezzo della fede, e la forza della maledizione è venuta meno. Poiché egli è risuscitato per noi, dopo essersi messo sotto i piedi la potenza della morte, noi conosciamo il vero Dio nella sua stessa natura, e a lui rendiamo culto in spirito e verità, con la mediazione del Figlio, il quale dona al mondo, da parte del Padre, le benedizioni celesti.
Perciò molto a proposito san Paolo scrive: «Tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo» (2 Cor 5, 18). In realtà il mistero dell’incarnazione e il conseguente rinnovamento non avvengono al di fuori della volontà del Padre. Senza dubbio per mezzo di Cristo abbiamo acquistato l’accesso al Padre, dal momento che nessuno viene al Padre, come egli stesso dice, se non per mezzo di lui. Perciò «tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati mediante Cristo, ed ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2 Cor 5, 18).

Trascrizione dell’Omelia.

Prima di entrare per questa porta che ci parla dell’amore che Dio ha avuto per noi, sarebbe forse opportuno tradurre un po’ di termini che vediamo comparire in questo piccolo brano del capitolo XV del Vangelo di Giovanni. Anzitutto, possiamo dirlo, è un brano che parla degli ultimi discorsi che Gesù fa ai suoi discepoli prima di offrire la propria vita, dunque tutte le cose che dice sono nella prospettiva della sua donazione ormai totale. Sta andando a morire, ci vuole andare, sa che questa cosa è in obbedienza al Padre, lui l’obbedienza la vuole fare, per cui tutto quello che è detto qua dice proprio qual è il cuore di Gesù, senza sentimenti, senza immaginazioni, etc. . Poi dobbiamo dire anche che Giovanni questo Vangelo lo scrive alla fine del I secolo cristiano, l’ultimo a scrivere i fatti che riguardano Gesù, la predicazione di Giovanni è una predicazione che sta già in un tempo in cui la chiesa ha cominciato a vivere e dunque è un tempo anche in cui la chiesa è sottoposta a grandi persecuzioni, quindi in questo addio che Giovanni ricorda e che scrive nel suo Vangelo, c’è anche appunto una pena che la chiesa sta vivendo e che è appunto quella della persecuzione da parte degli ebrei e da parte di Roma, della Roma pagana, dunque questo è il contesto. Poi, le parole che Giovanni usa qua, che somigliano a certe cose che anche noi diciamo, somigliano a certe nostre espressioni, ma d’altra parte si discostano proprio dal valore che noi abbiamo dato a queste parole, per esempio: “Come il Padre ha amato me io ho amato voi” qua l’amore, secondo noi, sarebbe un sentimento, dunque il Padre ha un grande sentimento per il Figlio, il Figlio un sentimento per il Padre e tutti e due hanno un sentimento per noi. E noi? Tu dirai: “Certo, abbiamo un grande sentimento per Dio!”… dice ancora: “Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore”, ma quando mai uno pensa di declinare l’amore, che per noi sarebbe un sentimento, dentro la logica del comandamento, cioè dentro la logica della legge, come dici tu: “All’amor non si comanda”, a quell’amore no certamente, ai sentimenti non si comanda, quelli nascono, crescono e muoiono, prima di noi purtroppo muoiono, così che se con un sentimento ci abbiamo fatto un patto, per esempio quello matrimoniale, quello nasce cresce e muore e ognuno va per fatti suoi, questo è l’amore secondo Dio? Non è possibile, che dite? Perché Dio è eterno, non come i sentimenti che passano, la volontà di Gesù di donarsi al Padre per amor nostro è eterna, non passa, non cambia quando finisce un sentimento. E poi ancora: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”, meglio che andar di notte, perché per noi la gioia è veramente un atteggiamento un po’ .. si ce ne inventiamo tanta di gioia nelle nostre .. quando dobbiamo farlo, perché poi la gioia io, se avessi uno specchio qua e vi facessi vedere quello che vedo io, vi accorgereste che la gioia non c’è come la pensiamo noi, c’è però una gioia che sta già vivendo dentro di te e che la chiesa oggi ti chiede solo di accorgertene. E che cos’è questa gioia? Manco questa è un sentimento, guarda un po’, questa gioia è la vita divina in te. Tu non la vedi? Ma io la vedo, perché conosco la tua preghiera, perché conosco il tuo desiderio, mica perché io sia un chiaroveggente, ma perché so che sei qua per pregare, so che sei qua per nutrirti del corpo di Cristo, so che sei qua per avere da Dio la vita, quella che non muore e perché la paura della morte ti sia strappata definitivamente e le tue scelte siano scelte libere e le tue cose siano cose sante e non più costrette, condizionate da paure, da desideri, da bisogni, etc., etc. . Dunque come vedi è un lessico che da una parte si capisce e da una parte no, è interessante capire che cosa c’è al centro di tutta questa parola. Sai cosa c’è? Lo dirà nel capitolo successivo Gesù, forse lo vedremo tra qualche Domenica, l’oggetto di tutto questo, mi dispiace anche chiamarlo oggetto, sarebbe il soggetto di tutto questo, è la presenza dello Spirito, “Perché l’amore con il quale”, dice Gesù: “il Padre mi ha amato” non è un sentimento, è una Persona, è lo Spirito Santo. E una Persona non va e viene, noi forse facciamo pure questo, non una Persona divina. Dio non è stato forse fedele al suo popolo per tutta la storia della salvezza? Dalla promessa ad Abramo fino alla fine, non è stato fedele? Perché Dio è una Persona e una Persona mantiene fede alla sua parola. E la parola di Dio alla quale Dio Padre mantiene fede, qual è? È suo Figlio, Egli è la parola, dunque ha una relazione col Padre che non è sentimentale ma è costitutiva del suo essere, è una Persona che ama, è una Persona che dà la vita, è una Persona che concede a chi si avvicina, di non morire mai, questa è una promessa, non è un sentimento. E alla fine che cosa rimane a noi? Dirà Gesù: “Io me ne vado, me ne vado ma vi mando un consolatore, quando verrà prenderà del mio e ve lo darà”, te ne sei accorto? Ti sei accorto che, dalla morte e resurrezione di Cristo, tu hai uno Spirito che suggerisce, si qualche volta non ne sei cosciente, spesso non ne sei cosciente, pensi ad altro, hai sempre la testa occupata, hai sempre l’attico del cervello in affitto, ma ti sei accorto che questo Spirito ogni tanto si fa rivedere, non è perchè ogni tanto ritorna, perché c’è sempre e quando si fa sentire parla le parole che tu non saresti neanche in grado di pronunciare, dice delle cose che anche tu stesso ti meravigli e ti stupisci, dice cioè le parole della vita, le parole che ti aprono la porta della vita eterna. Lo senti questo? Lo capisci questo? Questo è l’amore che il Verbo ha con il Padre , ha ricevuto dal Padre e ci ha lasciato. Dunque noi di che cosa siamo gestori? Di una funzione? Di un modo di essere? Questa gioia dovrebbe significare il fatto che siamo diventati migliori? Ma questo non è proprio il nostro obiettivo, il nostro obiettivo è essere pneumatofori, cioè portatori dello Spirito, capaci di condurre gli uomini sulle vie della vita, di distoglierli dall’attenzione alle cose della morte perché lo Spirito è vivo e quando lo lasci parlare finalmente dice le parole eterne, della vita eterna, alla tua vita. Noi di questo viviamo, per questo entriamo nella realtà Trinitaria, in quella realtà in cui il nostro amore è una Persona in noi che ci ha totalmente conquistati, allora possiamo chiedere qualsiasi cosa a Dio sicuri di ottenerla. E guarda che questo fa la differenza nella tua vita, ti sei regolato secondo le tue logiche, l’hai fatte diventare buone anche quando non lo erano, ma lo Spirito attende che tu presti ascolto perché ti porti là dove il Figlio di Dio ha stabilito che tu stia. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

 
Trascrizione dell’Omelia.

Lo dice Giovanni in queste due occasioni, una volta riflettendo sul grande comandamento dell’amore nella Prima Lettera che abbiamo ascoltato nella Seconda Lettura, ma lo dice Gesù nel Vangelo di Giovanni, in questo Vangelo che abbiamo ascoltato. E potrebbe essere anche così abbastanza chiaro di che stiamo parlando, vero? Stiamo parlando dell’amore. Che ne sai tu dell’amore? Perché noi ci siamo abituati a considerare l’amore un sentimento, sapendo tuttavia, che se è un sentimento dura poco, i sentimenti così sono, oggi mi sembra, domani non mi sembra più. Tu puoi andare da un concessionario, quello ti dice si: “Vuole provare questa macchina sportiva molto costosa? La provi e veda se va bene”, gliela riporti dopo dieci anni e gli dici: “No, non la prendo, perché non mi va più”, questo ti fa sorridere magari, ma noi questo non lo facciamo con le macchine, lo facciamo con le persone, cioè trattiamo l’amore come un sentimento fugace, che lascia il tempo che trova. È questo l’amore di cui sta parlando Giovanni nella sua Lettera e nel Vangelo? Beh non può essere, infatti Gesù dice: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi”, sai cosa vuol dire? Vuol dire che il Verbo, quando è presso il Padre, quando è presso Dio, Egli conosce le profondità di Dio, le conosce totalmente, Egli è il Verbo di Dio e Dio dice una parola sola, dice il Verbo, il Verbo eterno. Dunque tutto quello che noi abbiamo visto nel Verbo, tutto questo è il Padre, lo dice anche lui proprio in questi Vangeli qua, nel capitolo XVI dirà: “Chi ha visto me ha visto il Padre”, dunque Egli riconosce tutto il pensiero del Padre, conosce il Padre, lui è il pensiero del Padre, chi incontra il Figlio incontra il Padre. E quando uno incontra il Figlio, chi incontra? Incontra un Dio che ti vuole incontrare, come dice san Paolo nella Lettera ai Romani: “Dio quelli che da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, quelli che ha predestinati li ha pure chiamati, quelli che ha chiamati li ha pure giustificati, quelli che ha giustificati li glorifica”, che vuol dire? Vuol dire che lui ha avuto tanta passione per noi, che noi neanche ce la sogniamo. Si, guardiamo la nostra vita che certe volte, come dice il Salmo, è come un prodigio: “Ci hai fatti come un prodigio”, guardiamo la complessità della nostra vita, una complessità che non è affidata ai più intelligenti, è affidata a tutti, anche la vita della persona meno intelligente è comunque complessa, perché ha un organismo che funziona in un modo mirabile. Ma mentre Dio faceva tutto questo, instillava in noi qualcosa della sua sapienza, qualcosa che lo riguarda. E sai cos’è questo qualcosa? San Paolo lo chiama “la caparra”, una caparra di Dio: lo Spirito Santo. E quando Dio viene ad incontrarci nel Figlio, subito riconosce in noi lo spirito pronto per ricevere lo Spirito Santo, subito riconosce in noi questa capacità per lui. Che tu sia più intelligente, meno intelligente, più fedele, meno fedele, sempre hai questa capacità. Sai perché non ci credi? Non ci credi non perché non la vedi in te, perché desideri di vita eterna ce ne hai, non ci credi perché non riesci a vederla negli altri, allora tu dici: “Mi sa che siccome non ce l’ha mia cognata non ce l’avrò manco io”, siccome l’altro non la mostra questa capacità per Dio, tu pensi che non ce l’hai manco tu, ma guarda che Dio si prende cura pure del tuo nemico, guarda che Dio manda il suo Verbo eterno per salvare anche il tuo nemico, questa è una grandezza che supera le tue aspettative, il tuo modo di vedere la storia. Allora forse, che tu sia semplice o no, che tu sia colto, che tu sia più o meno intelligente, forse è necessario che ti rimetti a camminare sulle vie di Dio come la Scrittura te le pone davanti, forse è il momento che la tua anima ricominci a pronunciare i salmi della salvezza, che tu ricominci a parlare con le parole dell’Onnipotente, chissà che dietro queste parole non si lasci intravvedere la presenza del Verbo, chissà che tu riconoscendolo non ti senta a tua volta riconosciuto e sai una cosa? Se ti senti riconosciuto, l’hai fatta questa esperienza, se una persona che tu stimi, dopo tanto tempo, ti chiama per nome, tu dici: “ ..Si ricorda il mio nome!?”, sai cosa vuol dire? “Mi vuole bene, se si ricorda il mio nome si ricorda di me, dunque mi vuole bene”, Dio si, ti vuole bene, perché si ricorda il tuo nome, non pensare un dio che sta là con il registro in mano scrivendo solo i tuoi peccati, ma che dio è questo? Dio piuttosto, si ricorda le cose che ha fatto nella tua vita, si ricorda della generosità della tua giovinezza, del desiderio che tu gli hai manifestato in una notte terribile della tua esistenza, di una preghiera che gli hai fatto con tutto il cuore e a quella è rimasto fedele fino alla fine, questo è l’amore con il quale Egli ci ha amato. Beh, con questo stesso amore anche voi trattatevi, conoscendo, rispettando, attendendo, senza giudicare, senza mettere in croce nessuno e il Dio della pace ascolterà le vostre preghiere come è scritto in questo Vangelo e le esaudirà. Sia lodato Gesù Cristo.

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