San Giuseppe Lavoratore.

01 Maggio 2024

Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto.

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni/strong> (Gv 15,1-8)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

PRIMA LETTURADagli Atti degli Apostoli (At 15,1-6)

In quei giorni, alcuni, venuti [ad Antiòchia] dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati».
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. Essi dunque, provveduti del necessario dalla Chiesa, attraversarono la Fenìcia e la Samarìa, raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli.
Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: «È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè».
Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema.

Parola di Dio.

Salmo 121 (122) .
Andremo con gioia alla casa del Signore. R..

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R

Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore. R.

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene,
se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?». R.

Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano. R.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“L’attività umana nell’universo”.
Dalla Costituzione pastorale «Gaudium et spes» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo

Con il suo lavoro e con l’ingegno l’uomo ha sempre cercato di sviluppare maggiormente la sua vita. Oggi poi, specialmente con l’aiuto della scienza e della tecnica, ha dilatato e continuamente dilata il suo dominio su quasi tutta la natura e principalmente in forza dei maggiori mezzi dovuti all’intenso scambio tra le nazioni, la famiglia umana poco alla volta si riconosce e si costituisce come una comunità unitaria nel mondo intero. Da qui viene che molti beni che l’uomo si aspettava soprattutto dalle forze superiori, oggi ormai se li procura con la propria iniziativa. Di fronte a questo immenso sforzo che investe ormai tutto il genere umano, sorgono tra gli uomini parecchi interrogativi. Qual è il senso e il valore dell’attività umana? Come si deve usare dei suoi frutti e delle sue risorse? Al raggiungimento di quale fine tendono gli sforzi sia dei singoli che delle collettività?
La Chiesa, che custodisce il deposito della parola di Dio, fonte dei principi religiosi e morali, anche se non ha sempre pronta la risposta alle singole questioni, desidera unire la luce della rivelazione alla competenza di tutti, perché sia illuminata la strada che l’umanità ha da poco imboccato. Per i credenti è certo che l’attività umana individuale e collettiva, con quello sforzo immenso con cui gli uomini lungo i secoli cercano di cambiare in meglio le condizioni di vita, risponde al disegno divino. L’uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di sottomettere a sé la terra con tutto ciò che è contenuto in essa, di governare il mondo nella giustizia e nella santità, di riconoscere Dio come creatore di tutto e, conseguentemente, di riferire a lui se stesso e tutto l’universo, di modo che, assoggettate all’uomo tutte le cose, il nome di Dio sia glorificato su tutta la terra.
Questo vale pienamente anche per il lavoro di ogni giorno.
Quando uomini e donne, per procurare il sostentamento a sé e alla famiglia, esercitano il proprio lavoro così da servire la società, possono giustamente pensare che con la loro attività prolungano l’opera del Creatore, provvedono al benessere dei fratelli e concorrono con il personale contributo a compiere il disegno divino nella storia. I cristiani pensano che quanto gli uomini hanno prodotto con il loro ingegno e forza non si oppone alla potenza di Dio, né che la creatura razionale sia quasi rivale del Creatore. Sono persuasi che le vittorie del genere umano sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.
Quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si amplia la responsabilità, sia individuale che collettiva. Gli uomini non sono distolti dalla edificazione del mondo dal messaggio cristiano, né sono spinti a disinteressarsi del bene dei loro simili, ma anzi ad operare più intensamente per questo scopo.

Trascrizione dell’Omelia.

Tutte le volte che ascoltiamo una rassicurazione come questa e cioè: “Qualsiasi cosa chiederete sarà possibile”, “se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”, da una parte ci entusiasma, ci accende la speranza e dall’altra ci trova a constatare l’incapacità di aderire veramente a questa promessa. C’è dentro di noi un dissidio, un dissidio che si combatte tra il desiderio di vedere le cose realizzarsi e l’esperienza che abbiamo fatto nel corso della vita, vita nella quale queste cose non sempre, spesso, non si sono realizzate. Dov’è il problema? Beh, il problema è che noi non abbiamo compreso, né accettato, che senza di Lui non possiamo fare niente, c’è in noi questa presunzione e il “peccato originale”, se volete, è proprio questo fondamento, prima ancora di essere un peccato attuale, è un’inclinazione a sospettare della misericordia di Dio e della sua paternità generosa nei nostri confronti. La nostra vita anche ce lo chiede, la nostra vita fisica, la nostra natura umana ce lo chiede continuamente di occuparci delle cose di .. non lo dici anche tu proverbialmente: “Aiutati … che Dio ti aiuta”, mamma mia, ma nessun responsorio in chiesa è così veloce come questo e voi lo sapete che non c’è un luogo nella Scrittura che contenga questa cosa che voi avete detto in coro, anzi tutta la rivelazione contrasta proprio con questo modo di pensare, perché vedi, tu non l’hai detto, ma in questa espressione in mezzo c’è una parolina che tu fai finta di non pensare ma: “Aiutati che ..forse, Dio ti aiuta”, dunque aiutati sicuramente, fai con le tue mani, poi se c’è pure Dio, per carità, verrà pure lui. Allora che cosa è necessario che succeda? Spero che tu questo lo capisca bene, dice: “Come il tralcio non può portare frutto da se stesso, così anche voi .. è necessario che questo tralcio sia potato” ed è proprio quando il Signore comincia a potare la presunzione, nelle sue varie forme che assume nella nostra vita, la presunzione di pensare noi ai nostri figli, la presunzione di pensare quale sarà il loro futuro, la presunzione di pensare alla nostra vita come un luogo in cui si ripeteranno tutte le cose che desideriamo noi, mettere sempre Dio così, ai margini: “Certo ci sarà pure un qualcuno” dicono i tuoi amici fuori di qua, “un qualcuno, un qualcosa” e a questo “qualcuno o qualcosa” dei tuoi amici tu non riesci mai a ribattere pronunciando le parole eterne della salvezza: “Costui è il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre di ogni benedizione”. Bene, allora la potatura nel corso della nostra vita, anche se ci reca dolore, è la cosa necessaria, quella che rompe questo dissidio che è presente in noi. Tu hai paura di questo? Io direi che non dovresti averne, perché il bene si impone, il male si consuma, la grazia di Dio si manifesta e si rivela, la tua paura si riduce. Tutti hanno paura in una stanza buia se non la conoscono, quando cominciano a conoscerla accendendo piccole luci, si rendono conto delle asperità che vi sono contenute e si studiano di evitarle. Così è la vita, è una stanza buia, se tu non la conosci, non conosci ciò che Dio vi ha posto e avrai paura di tutto. Se tu imparerai con sapienza, capsici? Con sapienza, saggezza, a vedere dove sono poste le cose e come funzionano, ti accorgerai che Dio non verrà mai meno e ogni luce che ti manderà, aprirà uno spazio ulteriore. Tutta questa contemplazione degli spazi che Dio si è acquistato nella tua vita, ti darà anche la fiducia e la fede nella vita eterna, quella realtà per la quale tutti noi siamo chiamati fin dalla nascita. Sia lodato Gesù Cristo.

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