V Domenica di Pasqua

Anno Liturgico B
28 Aprile 2024

Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto(Messa del mattino e della sera).

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni/strong> (Gv 15,1-8)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Parola del Signore.

PRIMA LETTURADagli Atti degli Apostoli (At 9,26-31)

In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.

Parola di Dio.

Salmo Sal 21 (22) .
A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea. R..

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre! R

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli. R.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere. R.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!». R.

SECONDA LETTURA .Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 3,18-24)

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Parola di Dio.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Cristo è luce”.
Dai «Discorsi» di san Massimo di Torino, vescovo.

La risurrezione di Cristo apre l’inferno. I neofiti della Chiesa rinnovano la terra. Lo Spirito Santo dischiude i cieli. L’inferno, ormai spalancato, restituisce i morti. La terra rinnovata rifiorisce dei suoi risorti. Il cielo dischiuso accoglie quanti vi salgono.
Anche il ladrone entra in paradiso, mentre i corpi dei santi fanno il loro ingresso nella santa città. I morti ritornano tra i vivi; tutti gli elementi, in virtù della risurrezione di Cristo, si elevano a maggiore dignità.
L’inferno restituisce al paradiso quanti teneva prigionieri. La terra invia al cielo quanti nascondeva nelle sue viscere. Il cielo presenta al Signore tutti quelli che ospita. In virtù dell’unica ed identica passione del Signore l’anima risale dagli abissi, viene liberata dalla terra e collocata nei cieli.
La risurrezione di Cristo infatti è vita per i defunti, perdono per i peccatori, gloria per i santi. Davide invita, perciò, ogni creatura a rallegrarsi per la risurrezione di Cristo, esortando tutti a gioire grandemente nel giorno del Signore.
La luce di Cristo è giorno senza notte, giorno che non conosce tramonto. Che poi questo giorno sia Cristo, lo dice l’Apostolo: «La notte è avanzata, il giorno è vicino» (Rm 13, 12). Dice: «avanzata»; non dice che debba ancora venire, per farti comprendere che quando Cristo ti illumina con la sua luce, devi allontanare da te le tenebre del diavolo, troncare l’oscura catena del peccato, dissipare con questa luce le caligini di un tempo e soffocare in te gli stimoli delittuosi.
Questo giorno è lo stesso Figlio, su cui il Padre, che è giorno senza principio, fa splendere il sole della sua divinità.
Dirò anzi che egli stesso è quel giorno che ha parlato per mezzo di Salomone: «Io ho fatto sì che spuntasse in cielo una luce che non viene meno» (Sir 24, 6 volg.). Come dunque al giorno del cielo non segue la notte, così le tenebre del peccato non possono far seguito alla giustizia di Cristo. Il giorno del cielo infatti risplende in eterno, la sua luce abbagliante non può venire sopraffatta da alcuna oscurità. Altrettanto deve dirsi della luce di Cristo che sempre risplende nel suo radioso fulgore senza poter essere ostacolata da caligine alcuna. Ben a ragione l’evangelista Giovanni dice: La luce brilla nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta (cfr. Gv 1, 5).
Pertanto, fratelli, tutti dobbiamo rallegrarci in questo santo giorno. Nessuno deve sottrarsi alla letizia comune a motivo dei peccati che ancora gravano sulla sua coscienza. Nessuno sia trattenuto dal partecipare alle preghiere comuni a causa dei gravi peccati che ancora lo opprimono. Sebbene peccatore, in questo giorno nessuno deve disperare del perdono. Abbiamo infatti una prova non piccola: se il ladro ha ottenuto il paradiso, perché non dovrebbe ottenere perdono il cristiano?

Trascrizione dell’Omelia.

Beh, tutti potevano immaginare questa similitudine che Gesù fa con la vigna, perché? Perché conoscevano le vigne? Si, anche per questo, ma perché c’era al centro della loro attenzione, diremmo noi dello spirito, un’immagine, l’immagine della loro appartenenza al popolo si Israele. Questa appartenenza al popolo di Israele, è vista come l’adesione alla grande vite che è Israele, un Salmo ne parla dicendo che una vite è stata presa dall’Egitto, per trapiantarla Dio ha espulso i popoli e i suoi tralci arrivavano fino al mare, fino al fiume i suoi germogli, per dire la permanenza di Israele in quella terra. Di più, al centro della loro fede, della loro identità, c’era il Tempio ed il Tempio aveva una struttura più grande, più alta, non proprio al centro ma insomma, era il luogo dove c’era anche l’Arca dell’Alleanza, luogo santissimo, lo chiamavano il Santo dei Santi per dire il Santissimo. E questo luogo, questo edificio, questo parallelepipedo, era fregiato con un disegno di tralci di uva d’oro e siccome era esposto verso oriente, quando sorgeva il sole tutti potevano vedere la magnificenza di questo ornamento, a ricordare a tutto il popolo, a chiunque guardasse in quella direzione, che Dio questa vigna se l’era scelta, l’aveva impiantata in quel luogo e da là, da questo luogo ha desiderato infondere la sua linfa vitale, la sua santità, in tutte le membra ovunque si trovassero, dal mare al fiume, dall’Hermon fino al sud. Dunque era forte in loro questa immagine, ma quando si legge questo Vangelo di Giovanni, questa immagine non c’è più, era stato distrutto il Tempio. Immaginati tu della gente che si riconosce in un simbolo, in un luogo, in un modo di condurre la vita e che questo gli venga tolto, quanto sempre abbiamo paura che ci venga tolta la nostra sicurezza, la paura dell’instabilità, di non capirci più in relazione a cosa. Dunque nel cuore di questa gente c’era una memoria, risvegliata dalla predicazione di Gesù sulla vigna, sulla vite, e allo stesso tempo la curiosità di sapere come avrebbero continuato a percepire la propria relazione con Dio, ora che il Tempio non c’era più. E Gesù dice: “Guardatemi tutti, sono io la vite!”, vi immaginate che stupore? Si saranno detti: “Ma come? Ma la vite era il Tempio, era Israele, ma chi è costui?”, ma loro lo hanno già conosciuto nella sua santità, hanno capito che è lui Messia, dunque quando dice: “Sono io la vite” dice: “Sono io Israele, sono io la tua casa, sono io la promessa, sono io il Messia che è venuto a rispondere a tutte le tue domande”. E allora dice Gesù: “Siccome sono io la vite, rimanete in me, non abbiate paura, non siete più smarriti, non c’è più il Tempio, non c’è più Israele, non c’è più Gerusalemme, non abbiate paura!”, lo dice a loro e la chiesa ci mette davanti queste parole del Cristo oggi, nelle condizioni in cui ci troviamo, nella precarietà della nostra vita, in mezzo alle difficoltà che sicuramente tutti incontriamo, in quelle che incontra il mondo in questo tempo, così terribili, così poco comprensibili, dice ancora alla nostra vita: “Sono io la vite”, allora tu dirai: “Se tu sei la vite, quale linfa arriva fino a me?”, la linfa della vita! Lo leggevamo qualche giorno fa: “Io sono la via, la verità e la vita”, la linfa della vita, questo vuol dire che non c’è una difficoltà incastonata dentro la tua esistenza, che non possa essere sconfitta da questa Vita che promana dal cuore del Cristo e raggiunge tutte le sue membra. E a che cosa servirà questa linfa, oltre che a rendere più vivo me e addirittura destinato alla vita eterna? Questa linfa serve anche a raggiungere tutti quelli che io non sono riuscito ad amare, anzi, tutti quelli che non mi hanno amato e che mi mettono sempre alla berlina, questa linfa è il nome di Gesù che passa attraverso la mia vita, le mie sofferenze, raggiunge la tua e la ridesta ad una speranza che tu non hai mai conosciuto. Noi non siamo qua per aderire allo statuto di un club, noi siamo qua perché questa linfa ci faccia accorgere che siamo destinati a questa gloria, ce la faccia già pregustare, percepire. Questa linfa è perdono, riconciliazione, salvezza, accoglienza, mai odio, mai giudizio, mai divisione. E tu, sarai un tralcio capace di portare questa linfa finché produca frutti in questa generazione? O pensi di tenertela per te, gelosamente, come se fosse la linfa dei tuoi sentimenti che raggiungono un Dio che forse non conosci perché quel Dio ha compassione dei tuoi nemici, ha compassione di quelli che sono fuori e sta aspettando per far loro grazia come vuole farla a te? D’altronde, tu lo sai, se questa appartenenza a lui non rimane come un tralcio legato alla vite, si secca, si secca tutto: “Senza di me non potete far nulla” dice Gesù, puoi diventare un filantropo, una persona che fa tante cose buone, ma se tu non passi la speranza nella vita eterna, che tutti quanti noi abbiamo già, se tu non celebri questa vita eterna quando incontri l’altro e non gli fai capire che lui ce l’ha questa vita eterna .. non glielo devi dire eh, se lo onori lo saprà! Mica gli devi dire: “Guarda che tu non morirai”, trattalo come un essere eterno, trattalo e lui lo capirà, lo vedrà, se ne accorgerà, non lo giudicare e capirà che può emendarsi, non lo condannare e capirà che è ancora amato da Dio. Dice Geremia: “Tu ci hai amati di amore eterno, per questo ci conservi ancora pietà” e se tu conservi pietà a noi, quanto più noi possiamo conservare questa pietà anche per quelli che sono lontani o che ci fanno sentire qualche volta lontani. Possa lo Spirito di Dio che tutti attendiamo in questa Pentecoste, accendere questa fede, costituire in santità questa speranza, finché non germogli in una carità nuova che costruisca una chiesa nuova, una condivisione autentica. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

Trascrizione dell’Omelia.

Avete ascoltato la Seconda Lettura e forse chissà qualche eco dentro di voi ha cominciato ad organizzare un pensiero, forse anche un po’ scontato, Giovanni l’apostolo ed evangelista in questa Prima Lettera, dice: “Figlioli non amiamo a parole né con la lingua ma con i fatti e nella verità” e tu dirai: “Certo, in modo pragmatico, perché le parole se le porta via il vento”, quelle cose che diciamo sempre: “Altro sono le parole, altro sono i fatti”, bene, quali sarebbero i fatti? Tu che lamenti la debolezza delle parole, dimmi, quale sarebbero i fatti che ti impegneresti a vivere? Allora ti accorgerai che subito si innesca un ciclo di condizionali: “eh dovremmo.., saremmo…, faremmo .., potremmo.. e però non ..”, allora qualcosa non va, vuol dire che il limite delle parole è molto più forte della forza dei fatti anche se tu dici che sarebbe meglio fare i fatti. Ora, noi apparteniamo ad una fede secondo la quale Dio alle parole associa sempre i fatti: “Dio disse e la luce fu” e quando ha voluto pronunciare la sua parola più importante, noi abbiamo assistito all’incarnazione del Verbo, dunque c’è relazione tra la parola e il fatto che è molto più grande di quella che pensiamo noi che siamo così un po’ approssimativi, le parole i fatti etc. . Ora, Giovanni in questa Lettera, dice: “In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimprovera”, che sta dicendo? Sta dicendo che se noi abbiamo, nella nostra coscienza, la fede nell’incarnazione del Verbo, nessuna parola più ci metterà in imbarazzo ed il cuore, che è il luogo dei pensieri, non ci rimprovererà più d’aver seguito fantasie e di non aver prodotto dei fatti. E dice: “Perché Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa”, dove sta il segreto di questa sapienza che sembra scontata e di fatto ci lascia ancora in imbarazzo? Sta nel fatto che noi abbiamo immaginato una religione secondo la quale Dio sta da qualche parte e noi da un’altra e per andare in quel luogo dove sta Dio, dobbiamo fare delle cose, dimmi se non è così? E dove sta Dio? Beh sicuramente in quei luoghi dove lo celebriamo,per esempio la chiesa. Per questo sei in difficoltà, perché quando esci dalla chiesa non lo trovi più e te ne lamenti anche, perché la mentalità del mondo, la gente, i fatti che accadono, come se Dio non avesse mai mandato il suo Verbo ad abitare questa storia. Noi ce ne scandalizziamo della storia e pensiamo di trovarlo qua, ma anche qua stiamo in imbarazzo perché qua il nostro cuore ci rimprovera e ci dice: “Ma qual è la tua fede, qual è la qualità della tua speranza? Ma tu veramente dici che stai aspettando nella “beata speranza” che il Cristo ritorni? Quali sono le opere che fai che manifestano questa fede che dichiari davanti a tutta la chiesa?”. Dice Giovanni alla fine: “Questo è il suo comandamento, che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri”, crediamo nel Signore Gesù Cristo perciò ci amiamo gli uni gli altri e qua tu già dirai: “Ma non si può amare chiunque”, sono con te, è vero, non si può amare chiunque, se per amore intendi quel sentimento che ti scalda il cuore che fai le canzoncine, no quello non lo puoi fare a chiunque, ma se tu speri nella conversione del tuo prossimo, se tu preghi per il riscatto di chi ti ha fatto del male, perché veda la verità e si converta, quello è l’amore, così ci ha amati Gesù Cristo. Se ci avesse amati solo col sentimento noi diremmo: “Ma come ha fatto ad amarci da allora fino ad oggi e anche quelli che vengono? Tutti? Tutti allo stesso modo? Tutti uguali?”, perché noi siamo parziali, ragioniamo così, ragioniamo per quantità, un etto di questo, due chili di quello, così facciamo anche con Dio: “Io ti do.. tu mi dai ..”. “Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio è in lui”, questo è quello che non riusciamo a credere, Dio rimane in noi! Dimmi cristiano se quando tu esci da qua ti immagini, desideri, celebri, una permanenza di Dio in te o se lo lasci qua e tu ritorni nel mondo? Ma possibile che tu creda veramente che lo Spirito di Dio, dice: “In questo conosciamo che Egli rimane in noi, dallo Spirito che ci ha dato”, ora te lo ha dato a te lo Spirito a te Dio, si o no? Non te lo ricordi? Te lo ha dato, te lo dico io, perché stai qua, perché sei battezzato ce l’hai questo Spirito e non ce l’hai come un inquilino che non paga l’affitto per cui se ti gira poi non lo vedi più, ce l’hai in modo permanente, tu sei completamente acquistato dallo Spirito di Dio, ti ha totalmente infettato lo Spirito di Dio, è una malattia incurabile, lo Spirito di Dio rimane con te sempre: “E se faccio i peccati?” pure! “Eh ma allora mi vergogno” e fai bene, fai bene a vergognarti, è meglio che tu ti vergogni perché hai contristato lo Spirito di Dio, piuttosto che ti vergogni perché hai contristato il tuo “io ideale”, che “dovresti essere”, “dovresti fare”, lascia perdere, lo Spirito sta con te, lo Spirito assiste a tutte le tue cose e non lo fa per condannarti e non lo fa per metterti in imbarazzo, lo fa per sostenerti, per chiamarti dolcemente per nome quando nessuno ti si fila più. Quando ti senti solo, ti accorgi del tuo peccato lo Spirito ti dice: “Vieni, vieni, venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò”. Chi ha compreso questo, ha compreso cosa voglia dire il discorso di Gesù sulla vite, se un tralcio rimane nella vite porta frutto, perché? Perché attraverso di lui passa la linfa necessaria per fare gli acini dell’uva. Dipende da chi? Dal tralcio? No, dipende dalla vite, se la vite è buona questo accade, se la vite non è buona viene tagliato, dice Gesù, e si secca, si brucia, non serve più. Bene è una sapienza, tu lo capisci, io non lo so che problemi hai a non credere a questa permanenza dello Spirito di Dio in te, non so perché chiudi il cuore e pensi che lo Spirito poi alla fine si scandalizzerà di te, ma che religione è? A chi hai creduto? Quale catechismo hai ricevuto? Questo Spirito ti ha marchiato per l’eternità, san Paolo dice che addirittura questo Spirito è una caparra! Sai cos’è la caparra, no? Se tu versi la caparra la casa non è ancora la tua ma lo diventerà. Bene, questa caparra è stata già versata, l’ha versata Gesù Cristo sulla croce, tu ormai sei acquistato, sei comprato, ci vuole solo che paghi quel poco di mutuo che ti è chiesto e cioè l’amore al prossimo, la riconciliazione, il passaggio di questa grazia, che possa raggiungere tutti. E una cosa voglio dirti ancora, non stare troppo a girare intorno ai motivi del tuo peccato, lascia perdere tanto tu criteri per giudicare il tuo peccato non ce l’hai e chi ce lo aveva non te l’ha tirato in fronte ma per il tuo peccato è morto. Allora riformula anche i tuoi pensieri e guarda se ti converte di più la paura dei peccati commessi o la consapevolezza dell’amore di Dio in Cristo Gesù, e saprai veramente se lo stai seguendo o no. Sia lodato Gesù Cristo.

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