VI Domenica di Pasqua

Anno Liturgico B
05 Maggio 2024

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.(Messa del mattino e della sera)

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Giovanni/strong> (Gv 15,9-17)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

Parola del Signore.

PRIMA LETTURADagli Atti degli Apostoli (At 10,25-26.34-35.44-48)

Avvenne che, mentre Pietro stava per entrare [nella casa di Cornelio], questi gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!».
Poi prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga».
Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio.
Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell’acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.
Parola di Dio.

Salmo Salmo 97 (98) .
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia. R..

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. R.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.

SECONDA LETTURA .Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 4,7-10)

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.
Parola di Dio.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Dio ci ha riconciliati per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione”.
Dal «Commento sulla seconda lettera ai Corinzi» di san Cirillo di Alessandria, vescovo .

Chi ha il pegno dello Spirito e possiede la speranza della risurrezione, tiene come già presente ciò che aspetta e quindi può dire con ragione di non conoscere alcuno secondo la carne, di sentirsi, cioè, fin d`ora partecipe della condizione del Cristo glorioso. Ciò vale per tutti noi che siamo spirituali ed estranei alla corruzione della carne. Infatti, brillando a noi l’Unigenito, siamo trasformati nel Verbo stesso che tutto vivifica. Quando regnava il peccato eravamo tutti vincolati dalle catene della morte. Ora che è subentrata al peccato la giustizia di Cristo, ci siamo liberati dall’antico stato di decadenza.
Quando diciamo che nessuno è più nella carne intendiamo riferirci a quella condizione connaturale alla creatura umana che comprende, fra l’altro, la particolare caducità propria dei corpi. Vi fa cenno san Paolo quando dice: «Infatti anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così» (2 Cor 5, 16). In altre parole: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14), e per la vita di noi tutti accettò la morte del corpo. La nostra fede prima ce lo fa conoscere morto, poi però non più morto, ma vivo; vivo con il corpo risuscitato al terzo giorno; vivo presso il Padre ormai in una condizione superiore a quella connaturale ai corpi che vivono sulla terra. Morto infatti una volta sola non muore più, la morte non ha più alcun potere su di lui. Per quanto riguarda la sua morte egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio (cfr. Rm 6, 8-9).
Pertanto se si trova in questo stato colui che si fece per noi antesignano di vita, è assolutamente necessario che anche noi, calcando le sue orme, ci riteniamo vivi della sua stessa vita, superiore alla vita naturale della persona umana. Perciò molto giustamente san Paolo scrive: «Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le vecchie cose sono passate, ecco ne sono nate di nuove!» (2 Cor 5, 17). Fummo infatti giustificati in Cristo per mezzo della fede, e la forza della maledizione è venuta meno. Poiché egli è risuscitato per noi, dopo essersi messo sotto i piedi la potenza della morte, noi conosciamo il vero Dio nella sua stessa natura, e a lui rendiamo culto in spirito e verità, con la mediazione del Figlio, il quale dona al mondo, da parte del Padre, le benedizioni celesti.
Perciò molto a proposito san Paolo scrive: «Tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo» (2 Cor 5, 18). In realtà il mistero dell’incarnazione e il conseguente rinnovamento non avvengono al di fuori della volontà del Padre. Senza dubbio per mezzo di Cristo abbiamo acquistato l’accesso al Padre, dal momento che nessuno viene al Padre, come egli stesso dice, se non per mezzo di lui. Perciò «tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati mediante Cristo, ed ha affidato a noi il ministero della riconciliazione» (2 Cor 5, 18).

Trascrizione dell’Omelia.

Credo che se noi entrassimo nella celebrazione eucaristica ogni Domenica e avessimo davanti alle porte della chiesa l’icona della Trinità, come dicevamo prima quando abbiamo fatto l’atto penitenziale, sapremmo già qual è la logica dentro la quale stiamo entrando. Non stiamo entrando in un tempio pagano, a fare un culto a un dio che non conosciamo, non stiamo entrando in un luogo di misteri incomprensibili, perché la Trinità, come si presenta, è raggiungibile, è comprensibilissima. Che cosa vedi? Qual è la prima cosa che ti viene in mente? Chiaramente quando penso ad un’icona della Trinità penso a quella che forse conosciamo tutti non a tre personaggi fissi che stanno là a guardare il vuoto, sto parlando di Tre Personaggi che si relazionano, perché? Perché quel modo di stare l’Uno verso gli Altri, dice della relazione la parte più grande, una relazione che ha al centro il sacerdozio del Figlio, che ha da una parte il mandato del Padre e dall’altra la missione dello Spirito nella storia, il dono che il Padre e il Figlio fanno alla storia, cioè il suo Spirito. Allora noi avremmo davanti una didascalia dell’amore di Dio e capiresti subito cristiano che questo amore che ti viene incontro in questo modo, che guardi con i tuoi occhi, non è quello che dici tu, non è un sentimento, non è l’amore che la gente dice: “Ti amo, ti amo, ti amo”, poi: “Ti voglio bene” e poi è finito l’amore, no, quello non è l’amore, quello è un sentimento, i sentimenti si gonfiano e si sgonfiano, penso che non ve lo devo insegnare, qui basta guardarvi in faccia, lo so che tutti quanti voi avete fatto i conti con questa debolezza leggera dell’amore umano. No, io sto parlando di un amore che porta in sé, l’icona della Trinità ha al centro un altare con una vaso dove c’è l’Agnello, l’immagine dell’Agnello, dunque un amore che ha come radice il sacrificio di Cristo e sai cos’è il sacrificio di Cristo? Non è una cosa che parla di dolore, di sofferenza, si pure quella ha subito il Figlio, ma il sacrificio di Cristo dice l’intervento di Dio sulla storia, perché quando ci ha guadato ribelli, sospettosi, sospettosi gli uni con gli altri e sospettosi verso di lui, il sospetto amici, sapete a dove viene? Dal demonio, è lui che sospetta, che non si fida di questo amore. Bene, quando ha voluto vincere questo sospetto diabolico, il Padre ha pensato bene di mostrare all’uomo come si ama, allora ha mandato il Figlio e glielo ha chiesto: “Vuoi andare a salvare questa gente che sospetta?” e il Figlio ha detto: “Si, andrò, certo che andrò!”, “Morirai per questo”, “Certo che morirò, perché io conosco le tue profondità Padre, io ho visto quale pensiero ti ha mosso fin dall’inizio, fin dalle origini, per creare tutto quello che c’è, io ho visto che cosa tu hai dato di te quando hai pensato a tutte le cose esistenti e io le amo come le ami tu e allora vado volentieri”, “Ma sarai contraddetto da chi non capisce tutte queste cose”, “Lo so, ma quest’amore è troppo più grande del sospetto dell’uomo”. E allora ce l’è venuto a raccontare questo amore e noi da buoni intelligenti, razionalissimi, che andiamo sulla luna e penetriamo nelle cose più sottili della storia, di fronte a questa donazione abbiamo detto: “No, non ci piace, mi sa che non è vera” e non ci abbiamo creduto. Perché? Perché nelle nostre realtà l‘amore non era così, l’abbiamo fatto come ci pare, dunque non era possibile che uno abbia un amore così.. ma perché no? Perché tu quando hai peccato e ti sei pentito e hai chiesto perdono, non l’hai ricevuto? Ma tu quando hai pregato perché stavi solo e ti sentivi schiacciato, possibile che tu non abbia avuto una consolazione da Dio? Se stai qua, penso che l’hai avuta. Possibile che tu non abbia scoperto, in mezzo alle tante difficoltà della vita, quando sei stato schiacciato da tante cose, può essere che tu non hai scoperto al centro del tuo essere un desiderio che ti anima e che ancora chiede di essere compiuto? E questo che cos’è amico mio, questo non viene forse da Dio? Pure nelle condizioni infime della storia l’uomo ha potuto desiderare il bene. Allora, se sei entrato in questa immagine, allora ascolta che cosa dice la parola oggi, lo diceva già Giovanni, prima del Vangelo, nella Seconda Lettura che abbiamo ascoltato: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio” e tu dirai: “Ma come posso amare? Che devo sentire ..?”, non devi sentire niente, tranquillo, non devi sentire niente! Nessuno ti chiede di gonfiare il cuore di chissà quale emozione, no, e te lo spiega: “Chiunque ama è stato generato da Dio, conosce Dio, chi non ama non ha conosciuto Dio perché Dio è amore”, dunque questo amore è uno scambio tra noi delle conoscenze che abbiamo acquisito di Dio, nella preghiera, nel perdono, nella riconciliazione, la nostra esperienza che abbiamo fatto di lui. E poi Giovani dice chiaramente in questa Lettera: “Così si è manifestato Dio in noi, Dio ha mandato il nel mondo il suo Figlio Unigenito perché noi avessimo la vita per mezzo di lui” dunque l’amore è la vita, se non l’hai capito, non è i palloncini colorati, l’amore è la vita! Lui quando ci ha voluto amare ci ha dato la vita, dirai: “Come un eroe che è morto al posto nostro?” no, no, “come un martire al posto nostro?” no, ci ha dato la vita perché noi oggi sappiamo, come dice Paolo ai Galati, che il nostro vivere è Cristo, che siamo stati crocifissi con lui, non siamo più noi che viviamo, sarebbe stupida la nostra vita se fossimo solo noi. No, noi percepiamo questo surplus della presenza di Dio in noi, dall’amore che ci anima ancora, dalla speranza, dirà Paolo, che va contro, oltre, ogni speranza, desiderio della vita eterna insopprimibile, insopprimibile. E nel Vangelo, in questo Vangelo che è ancora di Giovanni, siamo al capitolo 15, siamo proprio alle ultime battute del suo insegnamento, lo sta dicendo solo ai suoi discepoli, gli sta dicendo le cose più importanti, quelle che, come dire, all’ultimo, prima della sua Passione, gli sta regalando qualcosa che loro forse non hanno neanche capito, dice: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi, in quella conoscenza che io contemplavo del Padre, il suo amore per le cose che ha creato”, dice il Libro della Sapienza: “Tutto hai creato con sapienza, nulla di quello che hai creato lo disprezzi, se no non l’avresti neanche creato”. “Dunque tutto quello che ha mosso il cuore del Padre nel fare il mondo, l’universo, io l’ho conosciuto e l’ho fatto conoscere pure a loro” l’ha fatto conoscere a loro, in quel momento, in quei giorno in cui ha dato il suo sangue per loro e lo fa conoscere a noi quando ci avviciniamo a questo sacramento e mangiamo di questo amore, con le orecchie, con la mente, con il cuore, quando ascoltiamo le sue parole e ancora con tutta la nostra vita quando facciamo entrare in noi questa Passione sua sulla croce, questa sua morte sulla croce assumendo il suo Corpo. Può darsi che questo tu non lo capisca ancora, può darsi che avendolo ascoltato molte volte te ne sei fatto un’idea inadeguata rispetto a quello che è, ma dice Gesù: “Se tu vuoi capire che cos’è questa vita che ti passo, fai come ho fatto io, agisci come agisco io” e adesso attenzione, perché di fronte all’invito ad agire come ha agito lui, già è venuto qualcuno a dirti: “Ma non è possibile, lui è Dio, tu no” e tu diglielo a quello la: “E’ possibile perché quello che era Dio, per dirmelo è diventato uomo, vuol dire che io da uomo lo posso capire quello che lui ha visto nel Padre, perciò voglio fare come ha fatto lui, perciò voglio comportarmi come lui si è comportato”. E allora traduci queste parole, questo insegnamento, in azioni pratiche, non giudicare più, non mormorare, non dividerti, non sospettare, non produrre nulla che è la materia, il denaro del diavolo. Vivi invece della vita dello Spirito e conoscerai profondità che non hai visto mai e quelle animeranno la tua esistenza e sarai in grado di donare la vita anche tu, di moltiplicare la vita in un mondo che invece celebra solamente la morte. Lo Spirito Santo, che stiamo per celebrare tra un paio di Domeniche, quello ti aiuterà, ti porterà al compimento, alla verità tutta intera. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

Trascrizione dell’Omelia.

Beh, qua Gesù è molto chiaro, che ci amiamo gli uni gli altri è il suo comandamento, un comandamento è un precetto che va messo in pratica, è lui che lo dice. Ora, senza che fate segni particolari, tanto la domanda è retorica, si sa, voi riuscite ad amare tutti? No. Allora chi si sbaglia? Si sbaglia Gesù che comanda qualcosa che non è possibile attuare? O forse ci sbagliamo noi che non abbiamo capito che cosa ci ha chiesto, perché se lui dice: “Io vi chiamo amici e non vi chiamo servi, proprio perché i servi non sanno quello che vuole il padrone, io invece quello che voglio ve l’ho fatto conoscere, anzi, vi ho fatto capire che quello che voglio io, in realtà viene dal Padre. Ora se il Padre vuole qualche cosa e io conosco quello che vuole il Padre e so che quello che vuole il Padre è buono, se ve lo do anche a voi, vuol dire che è qualcosa di buono per voi e che anche potete fare”, quale dio sarebbe così cinico da comandare qualcosa che è oggettivamente impossibile da praticare? Lo capisci, no? Ma noi abbiamo accettato che Dio sia anche cinico, l’abbiamo pensato e abbiamo detto: “Va bene, se tu sei cinico allora noi facciamo finta di amare ..”, allora ci direbbe il Signore: “Fermati un attimo, ma hai capito che cosa volevo dire io, che cosa voleva dire il mio Figlio quando ha detto: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato?”. Facciamoci aiutare un po’ dalla Seconda Lettura, sempre di Giovanni, lo stesso autore del Vangelo che abbiamo ascoltato, che dice anche in questo brano Giovanni a questa chiesa alla quale predica, dice: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio”, primo, l’amore è da Dio, non è quello che pensi tu, deciditi una volta buona di buttare a mare quell’idea che hai dell’amore, non funziona, non è vera, l’amore che dici tu è un sentimento e i sentimenti si accendono, si gonfiano e si spengono, no? Che te lo devo dire io? Non l’hai sperimentato nella tua vita? Nelle realtà che hai vissuto come amore dicendo: “Ti amo, ti amo”, “Ti voglio bene”, “Non ti amo più”, che quello è l’amore? Tu conosci una madre, oh Dio madri malate ce ne stanno, una madre che dica al figlio: “Ti amavo, ora non ti amo più”, veramente la madre non glielo dice nemmeno: “Ti amo” al figlio, glielo dimostra in tanti modi, pure quando il figlio le fa i dispetti o le fa del male oppure va a rubare, la madre lo ama lo stesso, dunque quell’amore non può essere certamente un sentimento. Qua dice però Giovanni nella Lettera: “Chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio”, ecco che cos’è l’amore, l’amore è conoscenza, dillo, se uno venisse fino da te a dirti: “Ma come ti amo, come mi sei simpatico” e tu non l’hai mai visto, ti viene qualche sospetto che non stia dicendo la verità credo o no? Invece uno che ti conoscesse profondamente e non ti dicesse mai ti amo, ma sapesse interpretare una espressione del tuo volto, una condizione della tua vita e senza dire niente ti venisse incontro per farti del bene, allora sapresti che quello è amore, è autentico, è vero, non è fatto di parole né canzoncine. E dice ancora Giovanni: “In questo si è manifestato questo tipo di amore di Dio, che Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio Unigenito perché noi avessimo la vita per mezzo di lui”, allora l’amore è quello che ha la capacità di generare la vita e guarda, c’è un modo di generare la vita del Padre e c’è un modo di generare la vita da parte anche nostra. Come genera la vita il Padre? Pensa le cose. Dove le ha trovate? Dentro di Sé le ha trovate. L’idea del bene che si manifesta anche nel bello, nel vero, in ciò che è buono, ciò che puoi gustare, insomma tutto quello che ti viene posto davanti agli occhi, la creazione, ti piace chiamarla natura? E chiamala natura, ma sempre creazione è, mica è arrivata da sola. Dunque questa creazione riflette qualche cosa di questa sorgente d’amore di Dio, perché altrimenti, dice il Libro della Sapienza: “Se tu non avessi amato le cose non le avresti neanche create, nulla disprezzi di quello che hai creato”, pensa che grammatica semplice, io vedo la bellezza delle cose e dico: “Se son belle è perché qualcuno le ha create amandole”, questo è l’amore del Padre. E tu dirai: “E noi come amiamo dando la vita?”, e beh l’abbiamo detto prima, amiamo dando la vita quando abbiamo la capacità di anticipare il desiderio dell’altro. E sai come anticipiamo il desiderio dell’altro? Conoscendolo. E come conosciamo il desiderio dell’altro? Rinunciando un po’ alle nostre pretese sulle relazioni con l’altro e ci accorgeremmo allora, se fossimo così umili, che il fondamento del desiderio dell’altro è come il tuo, quello desidera la vita eterna come la desideri tu, la esprime come può come la esprimi tu come puoi, non sei meglio di lui. Se comprendessi questo e qualche volta le condizioni estreme della storia, che ne so, il bisogno del cibo, la solitudine, la malattia, qualche volta in certi hospice si può anche diventare amici, perché si sta condividendo lo stesso dolore, la stessa solitudine, segno che spogliati di tante cose che ci dividono dagli altri, forse questo amore si comincia a conoscere. Conoscere, investigare come se tu fossi uno che si getta nel mare profondo e torbido della vita del tuo prossimo, come un pescatore di perle, per cercare una cosa brutta come un’ostrica, portarla fino a riva e poi trovarvi dentro il segreto dell’amore umano che sarebbe ancora specchio dell’amore di Dio. Tu dirai: “Mamma mia, così difficile?”, no, non è così difficile, l’amore si declina con grammatiche semplici. Si declina nella famiglia, specchio della relazione Trinitaria, si declina nell’amore agli altri, nella dedizione di sé agli altri, nella capacità di sopperire alle difficoltà dell’altro. Ma se uno, invece di fare questo, si mettesse a giudicare, mettesse in evidenza tutti gli errori dell’altro, degli altri: “E’ giusto! Si vede, d’altronde che non se ne sono accorti tutti come fa Tizio, Caio e Sempronio?”, se tu celebrassi la debolezza dell’altro, amico te lo dico, non faresti altro di quello che fa anche il demonio che dice il Libro dell’Apocalisse: “Tutti i giorni davanti a Dio accusa i nostri fratelli”, è il mestiere suo e tu vorresti fare lo stesso? Non sei un cercatore d’oro tu? Non sei uno che celebra la santità? E allora gettati nel mare profondo e torbido di chi ti fa del male, tanto lo trovi subito, sta pure a casa tua chi ti fa del male e vedi se per caso guardando con attenzione e umiliandoti anche, tu non possa intravvedere un piccolo bagliore della luce che rifulge sul volto di Cristo, che altro non è che l’amore di Dio che tutto ha creato con sapienza, pure il tuo nemico lo ha creato con sapienza. Questa è la logica dell’amore ed esci fuori da quelle canzoncine dell’amore che non serve a niente e che non sa di niente. Si, uno ama tanto un’altra persona e vorrebbe viverci tutta la vita, ma tu fidati di chi anche quando non riesce ad amare vive tutta la vita con l’altro ed ha la capacità di sostenerlo nella prova e nella difficoltà, allora saprai chi è Dio quando ti guarda, quando ti sostiene, quando ti guarisce, quando ti pedona e diventeresti capace pure di chiedergli, come dice questo Vangelo, quello che è buono e lui te lo darebbe, perché lo conosci, perché lui sa che tu lo conosci e scopri anche che lui ti conosce. Sia lodato Gesù Cristo.

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