Passione del Signore. Adorazione della Santa Croce.
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 18,1- 19,42).
– Catturarono Gesù e lo legarono
In quel tempo, Gesù uscì con i suoi discepoli al di là del torrente Cèdron, dove c’era un giardino, nel quale entrò con i suoi discepoli. Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli. Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi. Gesù allora, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse loro «Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?». Risposero: «Gesù, il Nazareno». Gesù replicò: «Vi ho detto: sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano», perché si compisse la parola che egli aveva detto: «Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato». Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori, colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la spada nel fodero: il calice che il Padre mi ha dato, non dovrò berlo?».
– Lo condussero prima da Anna
Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo».
Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava.
Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote.
– Non sei anche tu uno dei suoi discepoli? Non lo sono!
Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.
– Il mio regno non è di questo mondo
Condussero poi Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. Pilato dunque uscì verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». Gli risposero: «Se costui non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra Legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». Così si compivano le parole che Gesù aveva detto, indicando di quale morte doveva morire.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.
– Salve, re dei Giudei!
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!».
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
– Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
– Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
– Si sono divisi tra loro le mie vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
– Ecco tuo figlio! Ecco tua madre!
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
PRIMA LETTURA – Dal libro del profeta Isaìa (Is 52,13- 53,12)
Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.
Salmo responsoriale Salmo 30.
R.Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito..
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
difendimi per la tua giustizia.
Alle tue mani affido il mio spirito;
tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele.R</strong
Sono il rifiuto dei miei nemici
e persino dei miei vicini,
il terrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono come un morto, lontano dal cuore;
sono come un coccio da gettare.R.
Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
i miei giorni sono nelle tue mani».
Liberami dalla mano dei miei nemici
e dai miei persecutori.R.
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia.
Siate forti, rendete saldo il vostro cuore,
voi tutti che sperate nel Signore.R.
SECONDA LETTURA Dalla lettera agli Ebrei (Eb 4,14-16; 5,7-9).
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato.
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
[Cristo, infatti,] nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
““La forza del sangue di Cristo”.
Dalle «Catechesi» di san Giovanni Crisostomo, vescovo”
Vuoi conoscere la forza del sangue di Cristo? Richiamiamone la figura, scorrendo le pagine dell’Antico Testamento.
«Immolate, dice Mosè, un agnello di un anno e col suo sangue segnate le porte» (cfr. Es 12, 1-14). Cosa dici, Mosè? Quando mai il sangue di un agnello ha salvato l’uomo ragionevole? Certamente, sembra rispondere, non perché è sangue, ma perché è immagine del sangue del Signore. Molto più di allora il nemico passerà senza nuocere se vedrà sui battenti non il sangue dell’antico simbolo, ma quello della nuova realtà, vivo e splendente sulle labbra dei fedeli, sulla porta del tempio di Cristo.
Se vuoi comprendere ancor più profondamente la forza di questo sangue, considera da dove cominciò a scorrere e da quale sorgente scaturì. Fu versato sulla croce e sgorgò dal costato del Signore. A Gesù morto e ancora appeso alla croce, racconta il vangelo, s’avvicinò un soldato che gli aprì con un colpo di lancia il costato: ne uscì acqua e sangue. L’una simbolo del Battesimo, l’altro dell’Eucaristia. Il soldato aprì il costato: dischiuse il tempio sacro, dove ho scoperto un tesoro e dove ho la gioia di trovare splendide ricchezze. La stessa cosa accadde per l’Agnello: i Giudei sgozzarono la vittima ed io godo la salvezza, frutto di quel sacrificio.
E uscì dal fianco sangue ed acqua (cfr. Gv 19, 34). Carissimo, non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ho ancora un altro significato mistico da spiegarti. Ho detto che quell’acqua e quel sangue sono simbolo del battesimo e dell’Eucaristia. Ora la Chiesa è nata da questi due sacramenti, da questo bagno di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito santo per mezzo del Battesimo e dell’Eucaristia. E i simboli del Battesimo e dell’Eucaristia sono usciti dal costato. Quindi è dal suo costato che Cristo ha formato la Chiesa, come dal costato di Adamo fu formata Eva.
Per questo Mosè, parlando del primo uomo, usa l’espressione: «ossa delle mie ossa, carne della mia carne» (Gn 2, 23), per indicarci il costato del Signore. Similmente come Dio formò la donna dal fianco di Adamo, così Cristo ci ha donato l’acqua e il sangue dal suo costato per formare la Chiesa. E come il fianco di Adamo fu toccato da Dio durante il sonno, così Cristo ci ha dato il sangue e l’acqua durante il sonno della sua morte.
Vedete in che modo Cristo unì a sé la sua Sposa, vedete con quale cibo ci nutre. Per il suo sangue nasciamo, con il suo sangue alimentiamo la nostra vita. Come la donna nutre il figlio col proprio latte, così il Cristo nutre costantemente col suo sangue coloro che ha rigenerato.
Trascrizione dell’Omelia
Adesso quello che diremo si ricollega al cammino che abbiamo fatto finora, visto che questa e’ quasi tutta la Scuola di Preghiera, abbiamo ascoltato un brano della Lettera agli Ebrei che abbiamo anche commentato uno dei lunedì prima della sera della “Dilazione”, quel brano che dice che Gesù nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime, ci siamo accorti che questo i Vangeli non lo dicono mai ma comunque non e’ questo quello che mi interessa, comincia questo brano dicendo chi e’ Gesù secondo quella visione tipica del popolo ebraico, dice: “Abbiamo un sommo sacerdote grande che e’ passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, perciò manteniamo ferma la professione della fede, infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze, egli stesso e’ stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato” e poi continua dicendo: “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, etc., etc. .”, che sta dicendo? Come il Sommo Sacerdote entrava per l’espiazione nel Santo dei Santi per fare quel rito con il sangue di uno dei due capri, quello che veniva ucciso e ottenere così il perdono dei peccati di tutto il popolo e doveva farlo una volta l’anno, doveva fare un sacrificio per sé, per la sua famiglia, insomma vi ricordate ne abbiamo parlato tante volte, stavolta questo velo non e’ più quello del Tempio ma il velo del cielo, cioè il cielo per gli ebrei e’ il rapporto con Dio non e’ la volta celeste insomma, e’ il rapporto con Dio, il cielo dice la trascendenza, dunque quando dice che Gesù e’ passato attraverso i cieli, sta dicendo: “Ormai il Figlio di Dio fatto uomo ha aperto questo velo per tutti e per sempre, tutti possono entrare”, l’ha aperto con una chiave, ora vedremo quale: “così poiché lui ha la possibilità di prendere parte alle nostre debolezze, e’ stato messo alla prova come noi escluso il peccato”, quando lui apre questo velo dei cieli per entrare definitivamente alla destra di Dio, questo velo si apre anche per noi. Che cosa di noi arriva fino al cielo finché non ci arriviamo con la nostra anima quando lui vorrà? Ci arriva la nostra relazione con lui, se vogliamo dirlo in maniera semplice e comprensibile, ci arriva la nostra preghiera. C’e’ il Canone Romano, quello che noi abbiamo fatto anche ieri per la Consacrazione, che ad un certo punto dice proprio di questo sacrificio che per le mani dell’angelo era portato fino all’altare del cielo, questo sacrificio non e’ solo il sacrificio di Cristo allora, ma e’ anche il nostro unito a lui tutte le volte che entriamo in questo rito attraverso questa preghiera. Dunque la preghiera apre questa chiave perché Cristo l’ha aperta, Cristo e’ la nostra preghiera, non e’ l’oggetto delle nostre preghiere o il bersaglio delle nostre frecce, come dice qualcuno, Cristo, Lui e’ la nostra preghiera, e’ il vettore che porta le cose nostre fino a Dio, di questo si e’ incaricato. Qual e’ questa chiave con la quale Gesù apre? E qua ci riguarda davvero, hai ascoltato in questo racconto della Passio ad un certo punto Pietro, siccome Gesù gli aveva raccomandato di prendere delle spade e tutti avevano capito che dovevano prendere delle armi, nel momento in cui arrivano i soldati per prendere Gesù, Pietro subito si inalbera e taglia l’orecchio a quel servo del Sommo Sacerdote e Gesù gli dice: “Rimetti la spada nel fodero, il calice che il Padre mi ha dato non dovrò berlo?”, ecco, cos’e’ la spada che deve rimettere nel fodero? Ce l’hai pure tu, e’ la giustizia secondo gli uomini! Se le cose vanno male io mi prendo una spada e mi faccio giustizia, questo l’ha fatto Pietro, lo farebbe chiunque, lo facciamo sempre tutti i giorni, se le cose vanno male, se qualcuno ti pesta i piedi, tu a tutti lo devi raccontare, a tutti! E usi questa giustizia come una spada totalmente inadeguata in questa nostra realtà di battezzati e cristiani, usi questa giustizia per rimettere a posto, secondo te le cose, ma ti sarai accorto ormai chissà quante volte che non solo non metti a posto niente, semmai questa spada scava dei valli profondi, scava delle trincee incredibili che dividono te e colui che ti ha fatto del male. E dunque tu cristiano stai qua per questo? Per ingrandire questo vallo che c’e’ tra te e il tuo nemico? Allora era meglio che diventavi un’altra cosa, no cristiano! E guarda che dice Gesù dopo che gli ha detto: “Rimetti la tua giustizia in tasca”, chiaramente: “La spada nel fodero, rimettitela in tasca”, dice: “Il calice che il Padre mi ha dato non dovrò berlo?” questa e’ la giustizia di Dio, il calice, ormai lo sappiamo che cos’e’ questo calice, non era la morte di Gesù era quello che avrebbe aperto il Giudizio Universale. Dunque, con quale chiave Gesù e’ entrato nel Santo dei Santi nel cielo alla destra del Padre? E’ entrato con questo calice che ha bevuto sulla croce quando gli hanno dato l’aceto, e’ il calice quello che: “Gli empi lo dovranno bere fino alla feccia” dice il Salmo, e’ il calice che fa giustizia, una giustizia amara con quelli che si sono comportati in modo amaro nei confronti degli altri, lo beve lui e apre il Regno dei Cieli. Poi dici: “Poi muore pure”, certo che muore pure, può morire perché una volta che ha bevuto questo calice al posto degli uomini, può dire: “Adesso e’ compiuto” ed e’ un’immagine tenera questa qua, drammatica, tragica sicuramente di Gesù che beve questo calice nel colmo del suo dolore sulla croce e poi dice: “Tutto e’ compiuto”, e’ tenera perché? Perché Egli, arrivato qua, non sa più niente, muore sapendo solo dell’amore del Padre e l’amore che egli ha riservato a tutti quelli, perfino quelli che lo hanno ucciso, solo questo, non sa altro. Se lo avessero intervistato dieci minuti prima, avrebbe detto: “Non lo so quello che succederà, quello che so e’ che il Padre e’ pronto per fare giustizia, questo calice andava bevuto, l’ho bevuto io, il prossimo quello del Giudizio Universale Dio lo verserà, Dio Padre lo verserà quando penserà lui, io non so quando, ma quello che dovevo fare, l’ho fatto”. Se vuoi un modo più chiaro per rappresentarti Gesù, lascia perdere i santini con le coratelle aperte e tutte le altre cose, immaginati questo Figlio di Dio che sulla croce dice: “Io quello che dovevo fare l’ho fatto! Oh, io per te quello che dovevo fare l’ho fatto! Questa e’ la giustizia, impara da me che sono mite e umile di cuore e che perdono anche quando sto sulla croce”, che vuol dire questo in soldoni per noi? Se no facciamo i film, no?… le poesie. In soldoni per noi vuol dire: basta con i giudizi, basta con le divisioni, le mormorazioni, quella giustizia che si fa con la spada che Pietro ha tirato fuori nel momento meno opportuno e che Gesù gli dice: “Rimettitela in tasca”! Bene, i tuoi giudizi rimettiteli in tasca! Hai ragione, sicuramente hai ragione, rispetto a quel tizio, a quell’altro, allo stato ladro, non lo so io con chi ce l’hai, hai sicuramente ragione, ma basta! Non te lo puoi permettere più! Tu sei un cristiano! Sei un cristiano, il calice che dovevi bere tu qualcuno lo ha bevuto per te, era un calice amaro, ora basta! Fai come Nicodemo, vai a prendere un’abbondante mistura di mirra, aloe e altri aromi e versali sui cadaveri che stanno davanti a te per onorare la resurrezione della vita che sta racchiusa dentro le strettezze della carne che e’ morta, perché la carne della persona che tu hai giudicato, e’ morta, l’hai uccisa, ma se avesse peccato e tu non l’avessi neanche giudicata, e’ morta uguale, come andrai incontro a lui? O con la spada della tua giustizia o con la mirra e l’aloe della benedizione, perché sia conservata l’eternità del desiderio nascosto dell’altro che davanti a te non ha saputo fare altro che criticarti, farti del male, renderti la vita amara, chissà perché, … chissà perché. Perciò, fratello mio, lascia perdere le ragionevolezze, chi ha ragione e chi ha torto, prendi anche tu questa chiave, chissà che finalmente questa chiave non apra questa cortina che sta sempre davanti ai tuoi occhi, che ti fa dire: “Ma sarà vero, non sarà vero?”, oppure, come ti piace dire più poeticamente: “Ma e’ difficile, e’ troppo difficile”, basta! Hai lo Spirito di Dio, ma che vuoi di più? Hai lo Spirito di Dio, se non te ne sei accorto, cerca di accorgertene, se non l’hai ancora sentito, sentilo, se non lo sai ancora, “sallo”, sappilo hai lo Spirito di Dio! Bene, ora noi faremo la “Preghiera Universale”, con la Preghiera Universale vedrete noi oggi, grazie a questo Sangue del Figlio, pregheremo per tutte le categorie, perfino per i nostri nemici! Attenzione, quest’anno diversamente da altri anni, queste categorie saranno difficili da pronunciare, perché pregheremo per gli Ebrei, che oggi sono gli israeliani, ma non solo per gli Ebrei, pregheremo per gli Arabi, come andiamo noi a queste categorie, con la spada? No, con la spada forse ci vengono loro, noi ci andiamo con questa chiave che abbiamo acquisito che e’ nostra, e’ legata alla nostra sorte, perciò entrate in questa Preghiera Universale, pregheremo pure per gli atei pensate, i beffardi che stanno qua fuori e che dicono: “Ah, ancora credete alla resurrezione? Ma figuriamoci …”, pregheremo per quelli che si fidano di altre religioni o di altre tradizioni anche cristiane, pregheremo per tutti, oggi lo possiamo fare, non per virtù nostra ma perché lo Spirito di Dio, ottenuto dal Sangue di Cristo, sta presso di noi. Amen.