Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.(Messa del Mattino e della Sera)
MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Luca Lc (Lc 15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
PRIMA LETTURADal libro di Giosuè (Gs 5,9a.10-12)
In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico.
Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.
Parola di Dio.
Dal Salmo 33 (34) .
Gustate e vedete com’è buono il Signore. R..
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino. R
Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R.
Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele. R.
Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R.
SECONDA LETTURA Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi(2Cor 5,17-21)
Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.
Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Cristo è via alla luce, alla verità, alla vita”.
Dai «Trattati su Giovanni» di sant’Agostino, vescovo
Il Signore in maniera concisa ha detto: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8, 12), e con queste parole comanda una cosa e ne promette un’altra. Cerchiamo, dunque, di eseguire ciò che comanda, perché altrimenti saremmo impudenti e sfacciati nell’esigere quanto ha promesso, senza dire che, nel giudizio, ci sentiremmo rinfacciare: Hai fatto ciò che ti ho comandato, per poter ora chiedere ciò che ti ho promesso? Che cosa, dunque, hai comandato, o Signore nostro Dio? Ti risponderà: Che tu mi segua.
Hai domandato un consiglio di vita. Di quale vita, se non di quella di cui è stato detto: «E’ in te la sorgente della vita»? (Sal 35, 10).
Dunque mettiamoci subito all’opera, seguiamo il Signore: spezziamo le catene che ci impediscono di seguirlo. Ma chi potrà spezzare tali catene, se non ci aiuta colui al quale fu detto: «Hai spezzato le mie catene»? (Sal 115, 16). Di lui un altro salmo dice: «Il Signore libera i prigionieri, il Signore rialza chi è caduto» (Sal 145, 7. 8).
Che cosa seguono quelli che sono stati liberati e rialzati, se non la luce dalla quale si sentono dire: «Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre»? (Gv 8, 12). Sì, perché il Signore illumina i ciechi. O fratelli, ora i nostri occhi sono curati con il collirio della fede. Prima, infatti, mescolò la sua saliva con la terra, per ungere colui che era nato cieco. Anche noi siamo nati ciechi da Adamo e abbiamo bisogno di essere illuminati da lui. Egli mescolò la saliva con la terra: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14). Mescolò la saliva con la terra, perché era già stato predetto: «La verità germoglierà dalla terra» (Sal 84, 12) ed egli dice: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6).
Godremo della verità, quando la vedremo faccia a faccia, perché anche questo ci viene promesso. Chi oserebbe, infatti, sperare ciò che Dio non si fosse degnato o di promettere o di dare?
Vedremo a faccia a faccia. L’Apostolo dice: Ora conosciamo in modo imperfetto; ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia (cfr. 1 Core 13, 12). E l’apostolo Giovanni nella sua lettera aggiunge: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che, quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2). Questa è la grande promessa.
Se lo ami, seguilo. Tu dici: Lo amo, ma per quale via devo seguirlo? Se il Signore tuo Dio ti avesse detto: Io sono la verità e la vita, tu, desiderando la verità e bramando la vita, cercheresti di sicuro la via per arrivare all’una e all’altra. Diresti a te stesso: gran cosa è la verità, gran bene è la vita: oh! se fosse possibile all’anima mia trovare il mezzo per arrivarci!
Tu cerchi la via? Ascolta il Signore che ti dice in primo luogo: Io sono la via. Prima di dirti dove devi andare, ha premesso per dove devi passare: «Io sono», disse «la via»! La via per arrivare dove? Alla verità e alla vita. Prima ti indica la via da prendere, poi il termine dove vuoi arrivare. «Io sono la via, Io sono la verità, Io sono la vita». Rimanendo presso il Padre, era verità e vita; rivestendosi della nostra carne, è diventato la via.
Non ti vien detto: devi affaticarti a cercare la via per arrivare alla verità e alla vita; non ti vien detto questo. Pigro, alzati! La via stessa è venuta a te e ti ha svegliato dal sonno, se pure ti ha svegliato. Alzati e cammina!
Forse tu cerchi di camminare, ma non puoi perché ti dolgono i piedi. Per qual motivo ti dolgono? Perché hanno dovuto percorrere i duri sentieri imposti dai tuoi tirannici egoismi? Ma il Verbo di Dio ha guarito anche gli zoppi.
Tu replichi: Sì, ho i piedi sani, ma non vedo la strada. Ebbene, sappi che egli ha illuminato perfino i ciechi.
Trascrizione dell’Omelia.
Quante volte hai ascoltato questa parabola del “figliol prodigo”, chissà che sentimenti ha suscitato in te questo racconto, perché oggi quando finisce questa lettura con “Parola del Signore”, tu dici: “Lode a te o Cristo”, ma in cuor tuo c’e’ un giudizio: “Ma come e’ possibile che Dio parli e si comporti così? Uno lavora tutta la vita, fa tutto quello che deve fare, si impegna, si sacrifica persino, poi arriva un peccatore ed entra per la porta principale! Ma no, ma vedrai che forse sarà un modo di dire, ma non e’ possibile! Allora come e’ possibile che Dio sia giusto?”, qua si gioca il grande problema per noi cristiani, come e’ possibile che Dio sia ad un tempo giusto e misericordioso? Noi separiamo queste due grandezze, la giustizia non si può fare con la misericordia e la misericordia forse bypassa o non rende onore alla giustizia, perché noi ci comportiamo così, perché noi siamo scissi, non il cuore di Dio! Ma che cosa avrà animato il cuore di questo padre del racconto, e’ pur sempre un racconto, non e’ un fatto quello che racconta Gesù, e’ un modo per insegnare delle cose che non si capirebbero, ma come sarebbe questo padre che si comporta in questo modo? Quel figlio più giovane che gli ha chiesto parte del patrimonio che gli spetta, gli sta chiedendo qualcosa che riguarda lui, il padre e l’altro fratello, cioè qualcosa che riguarda la sostanza di questa relazione. Dunque gli sta chiedendo molto, perché se prende quello che gli spetta lo toglierà comunque all’unita’ del padre e dell’altro figlio e pure avendo avuto una cosa così grande, non se ne rende conto, non la onora veramente, ma si allontana così tanto da perderla. Con chi? Con quelle solite categorie di lucignoli della storia con cui noi perdiamo la nostra dignità, prostitute, pubblicani, peccatori, insomma si lascia portar via e quando si accorge che il cibo di quella gente non e’ adatto a lui, allora si ricorda del padre, vuole tornare. Ma quando dice: “Voglio tornare al padre mio”, non se lo ricorda più, non si ricorda più chi e’ questo Dio, perché? Perché ormai vive così distante dai giudizi di suo padre, che ha perduto proprio completamente … come noi quando ci siamo allontanati così tanto nel peccato che non ci ricordiamo più chi e’ Dio e lo trattiamo come un padrone, come fa questo figlio, dice: “Allora tornerò, i salariati a casa sua mangiano, gli chiederò perdonami e trattami come uno dei tuoi salariati”, questa e’ la sua intenzione, questa e’ la tua intenzione forse, quando ti confessi … quando ti confessi bene, perché a volte dici di confessarti solo per lavarti i peccati, cosa assolutamente inadeguata ad un sacramento così importante. Ma il padre, lo avete sentito, lo sapete, scende prima che lui arrivi e non gli permette di dire tutta questa tiritera che si era messo in testa, cioè quando dice: “Ho peccato contro di te e contro il cielo non gli fa dire anche: “Trattami come uno dei tuoi salariati”, perché? Ma perché non e’ possibile trattarlo come uno dei salariati! Qua stiamo ancora nel racconto, dopo alla fine vediamo come leggerlo meglio. Non lo può trattare così anzi gli mette addosso le due insegne che dicono chi e’, che e’ figlio, cioè il mantello e l’anello, il mantello che e’ l’identità’, l’anello la dignità. Gli restituisce quello che lui aveva perso così malamente, con gentaglia, gli restituisce qualcosa che fa comprendere la sua figliolanza, il diritto che ha su tutti i beni del padre. Tu dirai: “Ma non li aveva sperperati quelli che gli toccavano?”, facciamolo dire all’altro fratello che quando ritorna a casa e vede tutta questa festa non capisce e allora domanda a qualcuno: “Che e’ successo? Come mai tutta questa festa?”, “E’ tornato tuo fratello”, “Mio fratello?”, “Che e’ tornato insieme a mia cognata?”, “No, e’ tornato solo tuo fratello, quello che ha speso tutto, tutto quello che gli spettava”. Va dal padre e gli dice: “Come, io lavoro sempre, sto sempre qui con te, non mi dai un capretto”, qua chi ha un po’ di memoria della storia di Israele saprebbe che quel capro espiatorio e’ l’unica cosa che permette ad Israele, finché c’e’ il Tempio, di essere perdonato da tutti i peccati, il Giorno dell’Espiazione, Yom Kippur: “Dunque non mi dai un capretto per fare una festa, solo per l’espiazione, neanche una festa e per questo uccidi il vitello grasso, la primizia, quello che serve per i sacrifici più importanti, ma perché?” e qua tu, te lo dico, avresti rimproverato questo figlio, gli avresti detto: “Ma allora non hai capito niente”, oppure gli avresti detto: “Beh, si figlio mio, veramente hai ragione, però dobbiamo fare così perché se non e’ brutto”, o no? Invece il padre non lo rimprovera, ne’ trova un escamotage, dice: “Quello che e’ mio e’ tuo, non lo hai ancora capito?”, e tu, lo hai capito che quello che e’ Suo e’ tuo? Come entri in queste assemblee, come ti avvicini ai sacramenti? Come uno che e’ consapevole che tutto quello che e’ di Dio e’ pure tuo o come uno che ancora chiede delle briciole? Allora stai a casa ma ti comporti come il “figliol prodigo”! Amici siamo così, lo dicevo, divisi in noi stessi, non le capiamo queste grandezze, abbiamo in mente un’economia che non da retta ne’ al figlio, ne’ a quell’altro figlio, sicuramente non al padre, e abbiamo insegnato a dubitare della bontà di questo Padre ma perché? Perché non ne abbiamo capito la ragione, questo Padre non e’ troppo “buono”, per non dire un’altra parola, questo Padre ha la consapevolezza che tutti e due i figli gli appartengono! Ma dimmi, ma non ci aveva fatto a sua immagine e somiglianza? E se ha fatto a sua immagine e somiglianza me, non ha fatto a immagine e somiglianza anche il mio nemico? Nella storia ci siamo traviati, abbiamo rovinato i nostri rapporti, abbiamo reso amare le nostre relazioni, nella storia certamente, per i nostri peccati, per la nostra stupidità, perché non abbiamo mai conosciuto veramente l’amore del Padre! Ma questo non ha cambiato la nostra natura, il peccato del figliol prodigo che si e’ allontanato, non ha cambiato la sua natura, il padre volentieri gli restituisce la dignità dell’anello e l’identità del mantello, lo ripristina totalmente, non lo ritiene più uno di seconda categoria: “Vabbe’ torna a casa ma non farti vedere”, come noi spesso abbiamo fatto. Tu dici: “Ma si capisce questo?”, no, non si capisce. Per capirlo, Dio si e’ inventato un’altra cosa, che e’ più grande di questa parabola, perché ha mandato il suo Figlio a fare il “Figliol prodigo” in mezzo a noi, noi che abbiamo sperperato la grazia, noi che abbiamo sperperato la misericordia e non abbiamo compreso la giustizia ma sempre ci siamo comportati in un altro modo, abbiamo accolto il suo Figlio che prodigalmente ci ha donato tutte le cose che aveva ereditato dal Padre, la santità, la benedizione, la vita eterna addirittura, se ne spoglia per donarcela e noi stiamo ancora qua a cincischiare: “se poi c’e’ l’aldilà, non c’e’ l’aldilà, se ci credo o non ci credo, se c’e’ la morte non c’e’ la vita, se c’e’…”, ma che scemenze, il Figlio e’ venuto a dircelo! Insegnando, guarendo, perdonando, incontrandoci con misericordia e tenerezza in ogni circostanza della nostra vita, anche là dove noi c’eravamo proprio perduti, perduti. E come ci ha trattati? Non ci ha trattati come fratelli? Non ci ha detto: “Io vado al Padre mio e Padre vostro”, non ci ha detto: “Quando me ne vado vi do uno Spirito così almeno vi ricorderete totalmente di me e farete addirittura cose più grandi di me”, popolo di Dio, l’ha detto lui, il Figlio, che noi faremo cose più grandi di lui, come abbiamo fatto a ridurre la nostra fede ad un imparaticcio di ritualità mezze inventate e mezze … grami, tristi, incapaci di fare festa con il vitello grasso che il Padre ha ucciso per noi. Beh, e’ venuto il suo Figlio, ha perduto apparentemente la sua gloria davanti ai nostri occhi, perché gli abbiamo sputato, gli abbiamo strappato la barba e guardate che questo non l’hanno fatto gli Ebrei, questo lo hanno fatto i Romani, i soldati Romani, quindi ogni generazione e’ responsabile di questo, lo abbiamo trattato come una feccia il Figlio di Dio, non riconoscendolo. Tu dici: “Ma quando lo avrò fatto questo?”, te lo dice un’altra parabola: “Quando avete fatto questa cosa ad uno dei più piccoli, l’avete fatto a me” e noi che abbiamo fatto con i più piccoli? Abbiamo prevaricato, li abbiamo giudicati, spesso li abbiamo allontanati, tu dirai: “Non ci vengo più a Messa, oggi era la Domenica Laetare e bisognava stare allegri e invece …”, ma stai allegro, perché nonostante tutta questa nostra pochezza, oggi la chiesa viene a ricordarci, la liturgia ci ricorda ancora che Dio e’ pronto a restituirci quella dignità, a ricordarci che siamo fatti a sua immagine e somiglianza e a restituirci, dell’immagine non deve restituirci nulla ce l’abbiamo ancora, ma la somiglianza rattrappita dalla nostra incredulità, lui ce la restituisce come un dono prezioso. Perciò tu oggi sei il figlio di Dio e quello che sta vicino a te e’ figlio di Dio e quello che viene contro di te e’ figlio di Dio, cerca di ricordarti che questo legame fraterno e’ il segreto, e’ il sacramento, allo stesso tempo, dell’amore di Dio che non e’ geloso, che non e’ esclusivo, che non e’ giudicante, che non e’ a tuo sfavore mai! E se poi dovessi metterti nei panni di quell’improvvido primo fratello che rimane a casa, accetta la dolcezza di tuo Padre che ti dice: “Quello che e’ mio e’ tuo” anzi, se ti manca qualcosa, renditene consapevole che “quello che e’ mio e’ tuo”, magari fino adesso eri avaro della grazia, domani sarai un propagatore della bellezza del Padre che ti ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce. E perciò gioisci questa Domenica, sta contento, quello che non hai capito oggi, Dio te lo spiegherà tutto fino alla fine, perché tutto sia in Dio una cosa sola. Sia lodato Gesù Cristo.
Messa della sera
Trascrizione dell’Omelia.
E tu da che parti ti metteresti in questa storiella? Chi saresti? Quale dei figli? Ma ti sembra logico che uno si prenda la sua parte di eredità, la sperperi, torna a casa e la ritrova? In quale casa succede questo? Non solo, il fratello invece che stava sempre a casa e faceva tutto, aveva ragione o aveva torto rispetto a come si e’ comportato il padre? Guarda non pensarci, perché secondo me una risposta non ce l’hai. Se ce l’hai, ce l’hai legata all’esperienza che fai, che e’ un’esperienza di divisione interiore, e’ l’esperienza di Adamo ed Eva, così come ce lo racconta il Genesi che tutti quanti noi pensiamo, se succede qualcosa e’ colpa di qualcuno, oggi siamo così speciali in questo che pure se piove forte qualcuno e’ responsabile e trovare la responsabilità significa metterci al riparo e condannare e far pagare, figuriamoci questa parabola quanto sarebbe fuori dal nostro modo di vedere le cose. Eppure qua c’e’ tutta la storia della salvezza in sintesi, così come l’uomo l’ha capita, l’ha vissuta e così come Dio l’ha corretta. Hai capito che e’ successo? Questo chiede al padre la parte di patrimonio che gli spetta, ma il padre non e’ morto! Se il padre non e’ morto non c’e’ una divisione di beni da fare, mica esisteva all’ora intestarsi la roba prima del tempo, l’avrebbe avuta al tempo opportuno. Ma il padre, sapendo che il figlio non ha capito qual e’ la relazione tra loro, gli da’ quello che ha chiesto e siccome costui non ha capito che relazione ha con suo padre, quando riceve tutto questo lo sperpera, come però mi pare che fanno tanti, che conoscerete sicuramente anche voi. E come lo sperpera? Lo sperpera lontano, cioè lontano dalla relazione con questo che era suo padre. Perché sappiamo che era lontano? Un po’ perche ce lo dice il racconto, un po’ perché va in un paese dove quando ha perso tutto lo mettono a pascolare i porci, i porci in Israele non ci sono, capisci? Non potevano averne, erano animali impuri. Dunque molto lontano, in un posto dove neanche ciò che e’ riservato a questi animali lo può sfamare. Allora là una memoria, una reminiscenza, imperfetta a dire la verità, un po’ come te, che stai lontano, lontano, fai un po’ di cosette che non sarebbero tanto buone, quando pensi a Dio ti domandi: “Dio? Ma mi perdonerà? Ma davvero? Sarà proprio vero che mi perdonerà?”. Allora cominci con le poche parole che hai, come quest’uomo, che dice: “A casa di mio padre ci sono dei salariati”, ehi! Ma tu a casa di tuo padre ritorni per fare il salariato? Ma che razza di uomo sei? Tu torni alla casa di Dio per fare quello che non chiede perché se no poi non ottiene, però allora, questa e’ la relazione con il Padre? Ma lui ci prova, dice: “Quando lo vedo gli dirò: “Guarda che ho peccato, l’ho riconosciuto, perciò trattami come uno di questi che paghi alla fine del mese”, ma quando lui fa per tornare, il padre già si e’ messo in moto verso di lui, l’ha visto da lontano perché lo conosce, il padre non si e’ dimenticato, lui si e’ dimenticato! E quando lo raggiunge e comincia a parlare: “Padre ho peccato contro il cielo e contro di te”, poteva dirgli: “Stupido!”, noi faremmo così: “Stupido ma che stai dicendo?! Entra a casa e basta, poi facciamo i conti”, si dice a casa nostra. E invece il padre non lo fa finire prima che dica quella corbelleria, cioè: “Trattami come un salariato”, “Siccome sei figlio non puoi essere un salariato, tutto quello che e’ mio e tuo”, allora manda subito a fare quello che serve per questo, per tornare ad essere figlio e fa tre cose: fa ammazzare il vitello grasso, fa prendere il vestito più bello e l’anello. Questa non e’ la favola di Cenerentola, attenzione, far prendere il vestito più bello vuol dire che gli restituisce l’identità il vestito quello significa in quella mentalità. Lui pensava di essere un servo, voleva essere trattato da servo, forse pure tu lotti per avere mezzo metro quadro di paradiso e il Padre dice: “No, io ti ridò l’identità che tu ti sei dimenticato, sei figlio, se porti i vestiti che porto io sei come me, dunque abbiamo una relazione che non si può negare”. E poi l’anello, la dignità, dunque un’identità chiara e una dignità. Sapete, l’anello serviva a mettere i sigilli, significava mostrare a tutti qual era la relazione col padrone di casa, quindi con l’anello si poteva ottenere tutto! Gli rimette in mano il potere! Dimmelo cristiano se tu quando ritorni a Dio pensi che Dio ti rimette in mano il potere?! No quello umano eh! Se ti rimette in mano il potere sulle cose che lo riguardano, cioè se ti fa rientrare in una relazione piena, totale, no metà e metà. Fanno questa festa, arriva l’altro figlio, che tu te lo puoi immaginare no? Ce l’ha mandato la moglie forse: “Vai a vedere quello che sta succedendo”, quello ritorna e dice: “Beh, che succede qui?”, “Eh, ma sai tuo padre ha visto tuo fratello che e’ tornato a casa, dunque stiamo facendo festa perché e’ tornato”, “Ma come?”, va dal padre e gli dice: “Padre, ma io sto sempre qua faccio …”, direbbe: “Io metto in pratica tutti i precetti della Torah, io osservo tutto quello che tu hai detto anche fino all’esagerazione! E tu mi dai un capretto una volta all’anno per fare lo Yom Kippur per entrare nell’espiazione, non per fare festa, non me lo dai un capretto per fare festa!”, e là anche il padre avrebbe potuto dire pure a questo: “Stupido pure tu!” e invece no, con tenerezza gli dice: “Tu sei mio figlio, non hai capito? Da quanto tempo stai qua non hai capito che vuol dire essere figlio?”, dimmi, quante Quaresime hai fatto? Quante Pasque hai festeggiato? Quante preghiere hai elevato fino a Dio? L’hai capito che sei figlio? L’hai capito che tutto quello che e’ del Padre e’ tuo? L’oggetto della tua speranza e’ la vita eterna o e’ qualche cosetta così magari solo in questa vita? Lui dice: “Bisogna rallegrarsi perché era morto tuo fratello ed e’ tornato”, lui solo ha la visione delle cose, perché all’inizio aveva fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza, e quando l’uomo ha rattrappito la somiglianza, non potendo perdere l’immagine, ha gridato verso Dio e Dio l’ha riconosciuto e gli ha restituito anche la somiglianza riaggiustata, purificata, perché entrasse in questa festa, ma l’uomo non lo capisce. Allora bisognava che il Padre si inventasse una logica simile a quella degli uomini, cioè mandasse il suo Figlio come un figlio prodigo in mezzo agli uomini peccatori, alle prostitute diceva qua il Vangelo, in mezzo ai peccatori a sperperare la sua divinità, a sperperare il suo potere di Figlio di Dio, a farlo calpestare da Ebrei e da Romani soprattutto, perché sai tu potresti dire che l’hanno ammazzato gli Ebrei, ma sono i Romani che l’hanno trattato come l’hanno trattato, cioè gente superba che di fronte alla Legge di Dio ha detto: “No, non mi piace, non la voglio! Ma che vuol dire umiliarsi?”. E il Figlio, che non si e’ mai dimenticato di avere la stessa sostanza del Padre, non si e’ impaurito davanti alle cose che facevano gli altri, dirà l’Inno ai Filippesi: “Fino alla morte e alla morte di croce” infamante, ci voleva uno così, che ci usasse tenerezza, che alla fine dopo che noi l’avevamo calpestato e ucciso dicesse al Padre: “Padre, Padre, perdonali perché questi sono fratelli miei, non lo sanno questo, non l’hanno capito, non lo sanno quello che hanno fatto, ma tu perdonali”. E per generazioni e generazioni, da quel delitto esecrabile, la grazia di Dio attraversa la vita degli uomini e li convince a tornare a casa e ritornando li convince anche a riconciliarsi con quelli che hanno giudicato, per tornare a costruire una famiglia autentica, dove tutto quello che appartiene a uno, appartiene a tutti e questa cosa che appartiene a tutti e’ la salvezza, e’ la vita eterna, e’ la speranza che tutto non finisca in questa vita, insomma e’ Dio Stesso l’oggetto della nostra ricerca e della nostra attesa. E lo Spirito convinca anche te e questo tempo che rimane alla Pasqua, ti aiuti ad avvicinarti con fiducia, non dire più a Dio che sei come uno dei servi, parlagli come a un Padre e lui come un Padre ti risponderà. Sia lodato Gesù Cristo.