Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto.(Messa del mattino e della sera)
MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 12,20-33)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
PRIMA LETTURADal libro del profeta Geremìa (Ger 31,31-34)
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore -, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore -, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.
Salmo Sal 50 (51) .
Crea in me, o Dio, un cuore puro. R..
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. R
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. R.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno. R.
SECONDA LETTURA .Dalla lettera agli Ebrei (Eb 5,7-9)
Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“Celebriamo la vicina festa del Signore con autenticità di fede”.
Dalle «Lettere pasquali» di sant’Atanasio, vescovo
Il Verbo, Cristo Signore, datosi a noi interamente ci fa dono della sua visita. Egli promette di restarci ininterrottamente vicino. Per questo dice: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 20).
Egli è pastore, sommo sacerdote, via e porta e come tale si rende presente nella celebrazione della solennità. Viene fra noi colui che era atteso, colui del quale san Paolo dice: «Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato» (1 Cor 5, 7). Si verifica anche ciò che dice il salmista: O mia esultanza, liberami da coloro che mi circondano (cfr. Sal 31, 7). Vera esultanza e vera solennità è quella che libera dai mali. Per conseguire questo bene ognuno si comporti santamente e dentro di sé mediti nella pace e nel timore di Dio.
Così facevano anche i santi. Mentre erano in vita si sentivano nella gioia come in una continua festa. Uno di essi, il beato Davide, si alzava di notte non una volta sola ma sette volte e con la preghiera si rendeva propizio Dio. Un altro, il grande Mosè, esultava con inni, cantava lodi per la vittoria riportata sul faraone e su coloro che avevano oppresso gli Ebrei. E altri ancora, con gioia incessante attendevano al culto sacro, come Samuele ed il profeta Elia.
Per questo loro stile di vita essi raggiunsero la libertà e ora fanno festa in cielo. Ripensano con gioia al loro pellegrinaggio terreno, capaci ormai di distinguere ciò che era figura e ciò che è divenuto finalmente realtà.
Per prepararci, come si conviene, alla grande solennità che cosa dobbiamo fare? Chi dobbiamo seguire come guida? Nessun altro certamente, o miei cari, se non colui che voi stessi chiamate, come me, «Nostro Signore Gesù Cristo». Egli per l’appunto dice: «Io sono la via» (Gv 14, 6). Egli è colui che, al dire di san Giovanni, «toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29). Egli purifica le nostre anime, come afferma il profeta Geremia: «Fermatevi nelle strade e guardate, e state attenti a quale sia la via buona, e in essa troverete la rigenerazione delle vostre anime» (cfr. 6, 16).
Un tempo era il sangue dei capri e la cenere di un vitello ad aspergere quanti erano immondi. Serviva però solo a purificare il corpo. Ora invece, per la grazia del Verbo di Dio, ognuno viene purificato in modo completo nello spirito.
Se seguiremo Cristo potremo sentirci già ora negli atri della Gerusalemme celeste e anticipare e pregustare anche la festa eterna. Così fecero gli apostoli, costituiti maestri della grazia per i loro coetanei ed anche per noi. Essi non fecero che seguire il Salvatore: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito» (Mt 19, 27).
Seguiamo anche noi il Signore, cioè imitiamolo, e così avremo trovato il modo di celebrare la festa non soltanto esteriormente, ma nella maniera più fattiva, cioè non solo con le parole, ma anche con le opere.
Trascrizione dell’Omelia.
Alla fine di quel I secolo cristiano che aveva visto per le strade della Palestina, della Galilea e poi in Giudea, la predicazione, i prodigi del Figlio di Dio, di questo “strano” profeta di Nazareth che nel corso della sua predicazione, del suo pellegrinaggio in questa terra, aveva mostrato degli aspetti e delle cose inaudite rispetto a quello che forse quella gente si aspettava. Bene, quando viene redatto questo Vangelo di Giovanni, c’è già l’esperienza di una chiesa che riflette sul mistero di Cristo, sulla sua passione, sulla sua morte, partendo anche da quel turbamento, di cui parla qua il Vangelo di Giovanni, che per noi resta ancora un mistero. Troppo facile dire che per noi il turbamento di Gesù sia legato alla paura, la paura della morte è appannaggio e prerogativa dei peccatori, non del Figlio di Dio .. so già cosa state pensando ma entriamoci insieme in questo brano. Beh, avrete notato, c’è una certa stranezza in questo Vangelo che abbiamo letto, perché comincia dicendo che c’erano alcuni Greci che erano venuti per quella festa delle Capanne a Gerusalemme, incuriositi da quello che si faceva là, fanno parte di una categoria detta così dei “simpatizzanti”, che conoscevano il culto di Israele e si avvicinavano volentieri al Tempio in queste occasioni così particolari come le grandi feste. E questi Greci vanno da Filippo a chiedergli come possono conoscere Gesù, dunque stiamo parlando in un tempo in cui non solo i Giudei, ma anche le nazioni altre si stanno avvicinando, segno che questo messaggio, che questo annuncio, ha cominciato ad uscire fuori, diciamo così, dal recinto delle promesse. Finalmente Filippo va da Gesù, insieme ad Andrea, a dirgli che questi lo stanno cercando e Gesù che fa? Noi diremmo: “Beh, una volta che lo stanno cercando Gesù dice: “Si, falli venire qua ne parliamo, li voglio conoscere, mi farò conoscere” e invece Gesù appena sente questo discorso, dice: “E’ venuta l’ora che il Figlio dell’Uomo sia glorificato”, capisci? Era per questo che il Verbo si era incarnato, per raggiungere gente molto lontana e quando questa gente finalmente si avvicina, il Verbo capisce che è arrivato il momento, è arrivata l’ora. Sapete, noi siccome il Vangelo l’abbiamo visto nei film, pensiamo che tutto sia già immaginato, già pensato, deve solo realizzarsi come un copione, in realtà Gesù lo dice anche espressamente, Egli che è venuto per la salvezza dell’uomo non sa, non vi scandalizzate, non sa quando sarà questo giudizio, glielo chiedono in varie occasioni: “Quando sarà la fine del mondo?”, “Questo non lo sanno neanche gli angeli di Dio, neanche il Figlio, lo sa solo il Padre”, dunque mostra di fare la volontà di Dio fin dove gli è possibile comprendere, non sa quando questa volontà riguarderà anche la salvezza di tutti gli uomini. Egli solo una cosa sa, che una prima morte già l’ha vissuta, quando lasciando la relazione Trinitaria ci viene a visitare, dove? Nella carne, cioè nella debolezza. La carne amici, noi abbiamo le farmacie, abbiamo le medicine, ma al tempo di Gesù la carne pesava molto di più di quanto pesa a te, la vita dell’uomo non durava molto, le malattie non potevano essere affrontate sempre come facciamo noi. Dunque entrare nella carne significava già dalla Trinità, entrare nella debolezza, lo dice la Lettera ai Filippesi: “Cristo Gesù che pur essendo di natura divina non considera un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, entra nella carne si fa obbediente fino alla morte e alla morte di croce”. Una domanda, sapeva Gesù che sarebbe morto dopo questi eventi? Certo che lo sapeva, lo dice alla fine di questo brano: “Io quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me” e commenta Giovanni dicendo: “Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire”, ora ti faccio una domanda, non rispondere però pensaci, rifletti, ti servirà nelle prossime due settimane per entrare in questo mistero, ma se Gesù sa che deve morire e prontamente si dirige verso la morte, sei proprio sicuro che Egli chieda al Padre di allontanare da lui la morte? So anche qua cosa stai pensando, ma una cosa alla volta. Allora Gesù capisce che è arrivata l’ora, è arrivata l’ora che il Figlio dell’Uomo sia glorificato. Glorificato vuol dire che il suo disegno, il suo progetto, il motivo per cui è venuto ad abitare in mezzo a noi, quel motivo si sta compiendo, la gloria vuol dire il compimento nel linguaggio del Vangelo, nella Scrittura. Dunque si sta compiendo, la sua predicazione ormai volge al termine, la sua vita in mezzo a noi sta dirigendosi volontariamente verso questa morte. E anzi lo spiega, lo spiega perché anche questi che venivano da fuori, che dopo i misteri di Cristo, dopo le cose che la chiesa già conosceva, si avvicinavano a questa sapienza così strana dei cristiani, Gesù fa sapere che la logica è questa cioè che il seme di grano deve morire, se non muore non porta frutto, sta dicendo di Sé: “Io che sono il pane venuto dal cielo, se posso sfamare qualcuno lo farò solo quando sarò entrato nella terra”, cioè: “Non solo nella vita umana quella che tu ancora agisci, che ancora ti dà forza, ma in quella vita umana che è negata dalla morte, Io fino alla morte devo entrare, Io devo seguirti e accompagnarti fino alla terra, fino alla sepoltura” se no sarebbe un superman, un fantasma, che ne so io, un mago, non il Figlio di Dio che ci ha amati. E guarda, amico mio, per questo si è incarnato non perché doveva farlo, perché ci ha amati, dice Geremia: “Ci ha amati di amore eterno”. Poi continua dicendo: “Chi ama la propria vita la perde, chi odia la propria vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna” .. questo è un messaggio che non capivano allora e non lo capisci neanche te, che uno debba odiare la propria vita per non perderla, contraddice un istinto di sopravvivenza che portiamo dentro. Sta attento, perché questo istinto di sopravvivenza, affidato solo alla futile speranza umana, viene negato da decisioni che sembrano perfino logiche e lucide come il suicidio, come il suicidio assistito, la negazione della sofferenza, non è una questione politica, è una questione dell’anima, cioè della vita. Promette che chiunque lo segue sarà onorato dal Padre e poi finalmente questa espressione che ci mette in difficoltà, dice: “Adesso l’anima mia è turbata”, tu dici: “Certo, sa che sta per morire, dunque ci ha ripensato” e subito continua: “Allora che cosa dovrò dire: “Padre liberami da quest’ora”? perché Io ho paura di entrare in questa morte come abbiamo paura noi che siamo peccatori? E dice: “ma proprio per questo sono giunto a quest’ora, perciò Padre glorifica il tuo nome”, cioè: “Porta a compimento la volontà su di me”, Gesù non ricusa la morte, se ricusasse la morte non sarebbe neanche come noi, sarebbe .. conoscendo la verità di Dio, l’amore di Dio Padre, il motivo per cui Lui si è incarnato, se dicesse di aver paura della morte, ci ingannerebbe per sempre! noi possiamo ingannarci sulla morte e averne paura, perché non l’abbiamo conosciuto il pensiero di Dio, non abbiamo conosciuto la sua volontà e anche sul suo amore, ditelo, non è che siamo tanto sicuri sempre, spesso dubitiamo. Gesù sta dicendo a tutti e lo sta dicendo alla fine di quel secolo Giovanni attraverso questo Vangelo a chi si avvicina, il Figlio di Dio non ha ricusato la morte, la sua anima è turbata per amore, perché ha guardato la sorte di quei suoi contemporanei e si è accorto che quei suoi contemporanei non erano pronti a pensare alla vita eterna, dunque facevano i fatti loro e Lui stava dando la vita per loro. Dunque è turbato perché pensa che forse quella gente non entrerà in questo mistero, lo rifiuterà, ci vorranno secoli, di più, ci vorranno millenni, perché ancora oggi noi stiamo rifiutando questa sorte di Gesù. Non hai detto tu tante volte che anche Gesù “umanamente” ha sofferto? Ma quale umanamente? Ma quale umanamente! Perché Gesù è solo uomo? Non è un uomo-Dio? E se è un uomo-Dio, come la tua coscienza parla alla tua anima ispirata dallo Spirito, tu pensi che il Figlio di Dio non è ispirato ancor più di te dallo Spirito Santo così da capire la necessità della sua morte e di accettarla? Appena Gesù dice: “Padre glorifica il tuo nome” una voce dal cielo, come alla Trasfigurazione, come nel giorno del suo Battesimo, cioè tutte le volte che la consapevolezza della sua messianicità è chiara e manifesta per tutti, sempre una voce dal cielo dice qualcosa su di lui: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora” e per noi questo è un frutto di speranza, perché se il Padre glorifica il Figlio portando a compimento la sua obbedienza, glorificherà pure noi portando a compimento quella poca obbedienza che siamo riusciti a fare, quella di cui diciamo sempre: “Sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra”. E lo dice Gesù: “Questa voce non era per me, era per voi perché la ascoltaste”, come davanti al sepolcro di Lazzaro: “Padre io lo so che tu mi ascolti sempre, ma questa preghiera la faccio per loro perché capiscano, comprendano che tu sei il Signore della vita, che tu non chiudi la vita degli uomini nella morte per tradirli”. E poi dice il motivo per cui tutto questo sta accadendo, il motivo per cui la sua anima è turbata, non certo la morte, dice: “Ora è il giudizio di questo mondo, ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori”, è arrivato il momento del giudizio, Gesù muore sulla croce, subito il giudizio deve operarsi. Ti ricordi che aveva detto Gesù sulla croce? “Tutto è compiuto” e se tutto è compiuto perché aspettare ancora millenni perché questo giudizio si operi? Per amore! solo per amore! Per amore perché tutte le generazioni e anche tu, sapessi di non essere nato per caso, sapessi di essere stato scelto dalla misericordia del Padre, guidato dalla presenza del suo Spirito, santificato dal suo Figlio in tutti i giorni della tua vita, perché anche tu possa portare questo testimone, consegnarlo alla generazione che viene per dire: “C’è ancora speranza!”. C’è ancora speranza, costruiamo insieme, non più la torre di Babele che sale al cielo, ma la grande attesa che vede scendere dal cielo un’altra volta ancora il Redentore per terminare questa nostra sofferenza sulla terra. Entra in questi sentimenti e il mistero della passione e morte di Gesù si illuminerà di una luce nuova e anche la resurrezione sarà per te l’esperienza di una promessa nuova. Sia lodato Gesù Cristo.
Messa della sera
Trascrizione dell’Omelia.
Quando quel I secolo finiva, quello dei grandi fatti che riguardavano la nascita, la passione, la morte e la resurrezione di Cristo, quando il Tempio ormai non esisteva più, insomma quando tutte le vicende importanti per quel popolo e anche per il nostro, la chiesa nascente, stava volgendo verso il termine, ecco che Giovanni, o la chiesa che si raccoglie intorno alla predicazione di Giovanni, elabora un aspetto di questo messaggio della passione e della resurrezione di Gesù. E lo elabora partendo anche da alcune istanze che stavano accadendo proprio in quelle circostanze lì e cioè che alcuni Greci, come è scritto in questo Vangelo, si avvicinavano per capire chi fosse veramente questo Gesù che aveva vissuto queste vicende e che poi sarebbe andato alla morte, perché il problema dell’accettazione della volontà di Dio, da parte di Gesù, è un problema importante per loro e per noi, alla fine te ne sei fatto un’idea? Il Figlio di Dio ci andava volentieri a morire, si o no? Per certi versi tu dirai: “Beh sicuramente è quello che Lui sapeva che avrebbe doluto fare ma ci è andato un po’ di malavoglia”, il Figlio di Dio è andato di malavoglia incontro alla volontà del Padre? Inaudito, impensabile! “Si, ma ha avuto paura”, il Figlio di Dio può avere avuto paura? La paura della morte è appannaggio del peccatore, non del Figlio dell’Altissimo. Allora come risolvere? Guarda, c’è una chiave che stasera può aiutarci a capire, era in quei pochi versetti della Lettera agli Ebrei, apparentemente risolutivi, in realtà ancora più problematici. Dice la Lettera agli Ebrei: “Cristo nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Dio che poteva salvarlo da morte” e tu dirai: “Eh, ma allora non voleva morire, se ha offerto suppliche, grida e lacrime, forse non voleva accettare questo fato sulla sua vita”. E dice ancora questo versetto: “E per il suo pieno abbandono a lui, vene esaudito”, è stato esaudito? Cioè, mi hai seguito? Lui chiede con preghiere e lacrime di essere separato dalla morte, siccome Dio lo ascolta per il suo pieno abbandono, viene esaudito, cioè? È liberato dalla morte? No. Guarda che qua, in questa fessura ci passa la veridicità, l’autenticità della tua speranza. Se la morte è quella che hai pensato tu, cioè un evento irriducibile e inesorabile che ti aspetta ad un certo punto della storia, ci devi passare per forza, qualche volta fingi di consolarti col fatto che tutti pure ci dovranno passare, pure i tuoi nemici, magari prima di te .. e dunque questo mal comune diventa così un mezzo gaudio, ma non è vero, perché ti spaventa, ti fa paura, dunque non ti sai risolvere rispetto a questo evento. Che però ci sia questo evento è tanto vero e tanto autentico che tu non riesci a pensare che possa essere addirittura o bypassato oppure superato da una qualche resurrezione. Dimmi, tu ci credi nella resurrezione della carne? Fai presto a dire così, che ci vuole? Ti fa paura la morte? tu dirai: “No”, perché pensi che la morte sia al limite tra la coscienza e la non coscienza, dunque se non hai coscienza non ti fa paura, ma quello che precede la morte, la sofferenza, non ti fa paura forse? Beh, amico mio, quella è la morte, la negazione, il limite, il limite che la tua umanità ti sbatte in faccia in ogni momento. Allora guarda bene, se hai compreso che la morte è intrisa nella vita, se hai compreso che il senso della morte si nasconde dentro la speranza dell’esistenza, allora con questa immagine vieni con me fino alla Trinità Santissima e pensa che in questa relazione dei Tre, Uno decida di entrare nella storia in obbedienza al Padre, sostenuto dallo Spirito. Entra in una storia di che? Di angeli? No, entra in una storia di persone fatte come te, che hanno paura, che sanno che devono morire, che si ammalano, che invecchiano. E guarda, dire che si ammalano per la nostra generazione è già un po’ meno importante, perché tu ti fai tante fantasie sulla possibilità di uscire dalla maledizione della malattia che porta alla morte, mille terapie, vere e non vere, ma a quell’epoca no, per il Verbo di Dio Eterno, entrare in una storia dove sicuramente si muore e si può morire male e si può morire presto, è già una morte, è già una morte! Dimmi, il Verbo Divino ha avuto forse paura di assumete questa vita per la morte? Questo limite della carne umana, non l’ha forse abbracciato volentieri? E dimmi, se il Verbo lo ha abbracciato volentieri, per quale motivo lo avrebbe fatto? Egli, eterno, coeterno con il Padre e con lo Spirito, assolutamente superiore anche agli angeli, perché lo avrebbe fatto ..se non per te!? E tu dirai: “L’ha fatto per me? Ma io dovevo ancora nascere. L’ha fatto per quelli? Bella roba, lo hanno tradito, lo hanno ucciso, lo hanno condannato, lo hanno sputacchiato, lo hanno trattato come un malfattore, per quelli? E per chi, per i santi nascosti fra loro? Per quelli che sarebbero diventati grandi apostoli e che pure quel giorno della morte non c’erano con lui? Egli ha amato la carne, quella che noi da una parte esaltiamo e dall’altra disprezziamo. Cioè ha amato l’opportunità che il Creatore ha dato agli esseri di vivere, di relazionarsi e relazionandosi e vivere, di non farsi del male, di venirsi incontro, pensa un po’ tutte quelle cose che tu dici che vorresti avere e non hai, la pace, la relazione con gli altri, l’amore, etc. . Dunque questo Figlio è morto nascendo, è morto venendo nella carne, e nella carne ci accompagnato ovunque, e perché tutti sapessimo che la sua predilezione non era certamente per i grandi eroi della storia, si è affiancato a gente che tu non vorresti neanche vicina alla metropolitana, prostitute, pubblicani cioè mafiosi tanto per dirla chiara e peccatori di ogni genere, tutt’altro rispetto a quello che noi ci siamo immaginati .. degli atri festosi della chiesa di Dio dove entrerebbero solo i puri e alla fine non ci entra nessuno perché questa purezza tutti sanno di non averla. Allora bisognava che il Figlio di Dio scendesse proprio dentro questa contraddizione, il desiderio di seguire Dio e l’incapacità di farlo, l’immagine di una vita eterna e fare i conti con una vita limitata in ogni modo. Avrebbe seguito l’uomo anche là dove l’uomo, oppresso dalla paura, non avrebbe potuto far altro che proiettare la paura anche oltre la morte e dire: “La creazione è un inganno, la vita è un inganno, perché porta verso una realtà oscura nella quale nessuno ha veramente certezze”. Bene, questo è il contesto e Gesù, una volta che viene a sapere che dei Greci si stanno avvicinando per conoscerlo, capisce che è arrivata la sua ora: “Se io sono venuto per la salvezza di tutti, tutti stanno venendo, dunque questa è l’ora”, quell’ora che all’inizio delle nozze di Cana, all’inizio del Vangelo di Giovanni, aveva detto: “Non è ancora giunta la mia ora, giungerà”. Ora giunge, quando qualcuno si avvicina per dire: “Ma chi è Costui? Come possiamo capire chi è?” e allora lo dice chiaramente: “E’ venuto il Figlio di Dio su questa terra per morire”, perché il seme non ha senso, il seme del grano non ha senso se non muore, o te lo mangi, lo schiacci perché diventi farina, o lo metti nella terra perché produca il frutto al tempo opportuno, la vita è questo amico mio, la vita è questo, la possibilità che tu entri nella storia e produci da questa storia di morte una promessa di vita per tutti, per altri, per quelli che devono ancora venire. E lo dice chiaramente: “Chi ama la propria vita, cioè chi pensa che tutto sta dentro questa realtà, beh è condannato a vedere che invece, dentro questa realtà, tutto svanisce, tutto invecchia, tutto si ammala, tutto muore. Se invece qualcuno volesse capire cos’è la vita e rifiutasse tutte queste cose apparenti, allora conoscerebbe il motivo della mia discesa nella storia, conoscerebbe che cos’è l’amore e per amore accetterebbe della vita anche il paradosso della morte”. E poi questa domanda, che sembra che la fa davanti a tutti, forse davanti anche a noi: “Adesso l’anima mia è turbata”, tu dirai: “Cero, sta per morire!” ..davvero? “Che cosa devo dire allora: Padre salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora, perciò Padre glorifica il tuo nome”, cioè: “Tu Padre, quando hai fatto la creazione, non avevi pensato ad un compimento? Non era un teatro dentro il quale l’uomo avrebbe trovato la verità, l’avrebbe celebrata e poi alla fine avrebbe condiviso con te, come in ogni Sabato della sua storia, la possibilità di riposarsi sulla bellezza della tua creazione? Bene quest’ora è giunta e Io non voglio ricusarla, Io la sposo volentieri quest’ora, volentieri entro in quest’ora che non è per me della morte, ma del passaggio alla relazione definitiva con te”. E tutti questi che sono qua ed ascoltano e tutti questi che guardano attoniti senza capire, pure su di loro grava questa promessa, non come qualcosa di pesante, di eludibile, ma come una speranza che si possa entrare tutti in questa offerta della nostra vita, nell’attesa che Dio voglia accettarla e dilatarla all’infinito, perché diventi quello che non ci siamo mai saputi spiegare, cioè la vita eterna, un oggetto del quale sentiamo un desiderio sviscerato, come se lo avessimo visto, una nostalgia, come se ci fossimo stati e non abbiamo una parola per definirla, eppure vive dentro di noi, pulsa costantemente dentro la nostra vita, spingendoci a credere che Colui che ci ha amati e che si è fatto uomo come noi, per amore, voglia anche accoglierci là dove Lui ci ha aperto questa strada. Beh lo hai capito, è un mistero questo qua, un mistero, deve aprirsi, in questo senso no che deve rimanere nascosto, riflettici questi giorni, questa settimana che viene e quella dopo che è la Settimana Santa, cerca di andare anche tu, insieme a Gesù, fino al Getsemani a domandare: “Signore, ma stai mica chiedendo al Padre di allontanare da te la morte? Era questo il calice? O forse stai allontanando il compimento di questa storia, cioè il Giudizio Universale che peserebbe sui miei peccati, su quelli di quelli che amo e di quelli che mi hanno preceduto, non mi stai concedendo un tempo perché io ti conosca di più e conoscendoti ti ami e amandoti attenda il tuo ritorno?”. Porta con te questa domanda che non è un sospetto, non è un dubbio finché Dio non voglia aggiungere qualche cosa tua, personale, che riguardi proprio te, quello che stai vivendo, quello che desideri e in questo modo tu possa accettarla come una risposta o un accenno di risposta, la Vita Eterna verrà e tu la conoscerai. Sia lodato Gesù Cristo.