Domenica delle Palme Passione del Signore

Anno Liturgico B
24 Marzo 2024

Domenica delle Palme La passione del Signore.

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco (Mc 14,1-15,47)

Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
“Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

Cominciò a sentire paura e angoscia
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva a. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.

Non conosco quest’uomo di cui parlate
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei? ». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.

Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

Qui ci si genuflette e si fa una breve pausa.

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

PRIMA LETTURADal libro del profeta Isaìa (Is 50,4-7)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Salmo 21 (22) .
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? R..

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!». R

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa. R.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto. R.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele. R.

SECONDA LETTURA .Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 2,6-11)

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele”.
Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo
Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. È disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù «al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare» (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo e nella spettacolarità, «Non contenderà», dice, «né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce» (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà con un vestito dimesso e in condizione di povertà.
Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d’olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra nell’ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé.
Egli salì verso oriente sopra i cieli dei cieli (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole sublimare con sé la natura umana, innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell’anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele».

Trascrizione dell’Omelia.

Tutti gli anni quando ascoltiamo questo racconto della Passione, che sia di Marco o di un altro degli evangelisti, ci sembra di assistere a qualcosa che è accaduto da tanto tempo e che non si è mai veramente compreso, se no non lo leggeremmo ancora, se fosse una storia finita e riguardasse solo quel tempo e Gesù una volta morto non fosse risorto, noi non avremmo nessuna necessità di raccontare ancora questa parola in questo contesto proprio in questa Domenica delle Palme. E invece non è il dramma di Gesù solamente o di quella generazione, è il dramma nostro, è il dramma di tutte le epoche. Avete visto, Gesù dopo aver dichiarato di essere disposto a morire o quasi quasi avendo anticipato profeticamente la sua morte dicendo: “Questo è il mio corpo” e “Questo è il mio sangue”, tu sai che se io ti dono il mio sangue, io non ce l’ho più il mio sangue e se io non ho più il mio sangue, come sono? Morto. Per quella mentalità in cui il sangue stava ad indicare la vita, se uno dice: “Questa è la mia vita, io te la do” vuol dire che io la perdo, è evidente questo, mi pare. Dunque Gesù ha deciso di morire, di andare alla morte volentieri. Dopo il rito del racconto della Pasqua secondo gli Ebrei e avendo fatto questa benedizione sul terzo calice, finalmente, invece di bere il quarto secondo il rito, Gesù se ne va al Getsemani. Getsemani, l’orto del frantoio, l’orto degli ulivi, c’è una storia che racconta che quando fu profanato il Tempio a Gerusalemme da parte di Antioco Epifane, dovendo ricostruire il culto, dopo la sconfitta dei Greci, trovarono un’ampolla che bastò con l’olio a illuminare le sette lampade del candelabro che stava davanti al Santo dei Santi per otto giorni, il tempo cioè che fosse fatto l’olio nuovo. In questo momento Gesù va a spremere tutta la sua esistenza in questo luogo, attraverso quella preghiera che tutti quanti noi conosciamo e che forse non abbiamo mai veramente compreso. Per illuminare tutta la storia, tutta l’umanità fino alla fine, Gesù si fa spremere come le olive di quest’olio e dice, dopo aver portato con sé solo tre dei suoi apostoli, dice al Signore in questa preghiera, che forse nessuno ha veramente ascoltato ma che tutti hanno compreso dopo la sua resurrezione, dice la Signore: “Se è possibile passi da me questo calice”, cioè il quarto calice, quello che avrebbe dovuto bere in quel racconto della Pasqua, non la sua morte, non certo sta chiedendo al Padre di separarlo dalla morte, perché lui la sua vita l’ha già data, l’ha già donata, lo ha già detto. Immaginate, un eroe secondo il mondo, se decide di fare una cosa poi la compie, ci sono eroi che si sono dati fuoco, che si sono fatti esplodere, per salvare dagli oppressori la generazione nella quale si trovavano, senza mai ripensarci. Poté il Figlio di Dio, chiedere al Padre in quella notte che fosse risparmiata a lui quell’ora della morte? No. .. Quel calice e perché ci teneva tanto Gesù che quel calice gli fosse risparmiato se non era la sua morte? Perché quel calice era un calice di amarezza, l’avrebbero dovuto bere tutti gli empi della terra e lui sapeva che non erano pronti, lo dice a questi tre che stanno dormendo: “Lo spirito è forte ma la carne è debole”, non sta parlando del suo Spirito e della sua Carne, sta parlando del progetto di Dio che nello Spirito è pronto per manifestarsi, quale progetto? La fine, il compimento, “si compiano le Scritture” dice Gesù, il compimento cioè la fine del mondo, il Giudizio finalmente. La carne è debole, la carne di questi uomini è debole, la carne di Pietro è debole, la carne di quella realtà umana non è pronta ancora ad entrare in questo Giudizio, guardate in mano a chi è quella storia dell’uomo in quel momento, al Sommo Sacerdote, che non sa riconoscere Gesù, a Pilat che non è neanche tenuto a riconoscerlo perché viene da un’altra cultura che non ha nessun interesse per le cose che stanno accadendo, non sa neanche che domande fare e se avete ascoltato si stupisce sempre di come risponde Gesù quando risponde. E chi Erode forse? Che in questo brano non è neanche nominato? E quelli che gli stavano intorno? Quando qualcuno va da Pietro, chiamato poi a dirigere questa chiesa nascente secondo il mandato di Gesù, quando gli vanno a chiedere: “Tu stavi con lui?”, “No, no, io non conosco quell’uomo” e questo grido di Pietro, questo atteggiamento del primo degli apostoli, si ripeterà nel corso della storia, tutte le generazioni diranno: “No,no, non lo conosciamo, non lo conosciamo ancora”, oppure diranno: “Si lo conosciamo, ma secondo quello che piace a noi”, noi desideriamo aderire al piano di Dio ma non passando nella morte, nessuno vuole essere umiliato, nessuno di noi qua vuole essere schiacciato e quando poco poco la vita ti schiaccia i piedi, tu subito ti lamenti, subito ti rifai. E beh la storia è disseminata di questa gente, di gente che volendo o non volendo conoscere Gesù e parlare o non parlare di lui, non è riuscita mai a testimoniare qual era l’unica speranza, quella da attendere fino alla fine, cioè che arrivasse il momento che anche la carne era finalmente pronta per entrare nel Giudizio. Ora io ti direi, ma secondo te, la nostra generazione che ha progredito in molti modi, che è arrivata a scoprire cose incredibili, secondo te è pronta ad entrare in questo Giudizio? Guarda la storia, chi ha fatto che cosa? Chi sta contro chi? Chi ha ragione e chi ha torto? Tu lo sai? Guarda i giornali, vedi se c’è qualcuno che parla secondo verità a proposito di quello che accade! Allora è forse pronta questa generazione ad entrare nel Giudizio? In mezzo a una generazione in cui ci sono alcuni che si sanno potenti o si credono tali, che fanno giustizia secondo la loro visione delle cose, in mezzo alla gente che ha deciso addirittura di sfilarsi da questa speranza, il mondo è pieno, i tuoi amici, forse la tua famiglia si è sfilata da questa speranza, e non sta aspettando nessuno, non sta aspettando nessun giudizio, anzi quando gli si parla di giudizio quasi quasi fanno gli scongiuri, come se noi fossimo qui a fare, come dicono certi impiastri, una commemorazione della morte di Gesù, noi stiamo invece celebrando la vittoria del Figlio di Dio quanto al suo progetto. Ci fa tenerezza che Gesù in quel momento della preghiera al Getsemani dica al Padre: “Ma si faccia la tua volontà non la mia, io la mia d’altronde, in questo momento, non la conosco, non ho detto forse che solo il Padre conosce quando è l’ora del Giudizio? Neanche il Figlio, neanche gli angeli del cielo.. allora si faccia la tua Padre, se questo è il momento del Giudizio anche se la carne è debole, mi offro io, mi metto io in mezzo tra questa gente che non sa sperare ed il tuo giudizio di salvezza o di condanna per tutto l’universo” ed Egli va così volentieri alla morte. Va volentieri alla morte mettendo sulle sue labbra il grido di tutti quelli che non hanno compreso: “Dio mio, Dio mio, ma ci hai lasciati qua? Ma ci hai abbandonati ora?”, no invece, quella frase che è l’inizio di un Salmo, celebra invece la misericordia di Dio fino alla fine, vi invito a leggerlo, è il Salmo 21: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, non è certamente disperato il Figlio di Dio sulla croce, lui che conosce l’amore del Padre verso l’umanità. In mezzo a questa generazione di supponenti potenti della terra, ci sono alcuni, uomini e donne, che percorrono la storia coltivando questa speranza della fine, mantenendo nella propria esistenza tutti quei tratti che servono a portare il mondo verso l’incontro con il Padre, sono religiosi e religiose, sono uomini che rinunciano alla propria volontà e alle proprie cose, per esprimere come una fiamma accesa nel buio dell’umanità, per esprimere questo desiderio di portare il mondo fino all’incontro con il Signore. Non sono certo quelli che entrano nella chiesa per fare carriera, non sono certo quelli che si mettono a giudicare tutto il mondo pensando di essere esenti dal giudizio di Dio, insomma non sono dei praticanti, sono quelli che alla vita rinunciano veramente, totalmente. Molti li conoscete, ma io vi dico che la maggior parte voi non li avete mai incontrati, eppure vivono dentro questa storia e reggono come un pilastro una speranza che solo loro hanno la capacità di portare a compimento fino a che Dio, finalmente, non apra la sua misericordia ed in quel Giudizio non riunisca tutti in un unico corpo come Gesù gli ha chiesto nella sua preghiera sacerdotale. Allora che celebriamo noi oggi amici? Celebriamo un modo per attendere, celebriamo un desiderio di sperare, dirà san Paolo: “Contro ogni speranza”, cioè oltre ogni speranza, finché finalmente lo spirito, che è forte, dica alla nostra carne, che è debole, che è l’ora, è il momento, che possiamo entrare, che possiamo celebrare, ed insieme a quelle migliaia, di cui parla l’Apocalisse, che hanno reso le loro vesti candide nel sangue dell’Agnello passando nella grande tribolazione della storia, finalmente possiamo attestare la gloria, la maestà di un Dio che ci ha amati quando eravamo ancora peccatori e che ha mandato il suo Figlio quando sapeva che lo avremmo ucciso e che ci usa misericordia ed ha pietà di noi, perché ci ama dall’eternità e per sempre. Che questa speranza illumini questa settimana per te e ti faccia giungere alla Pasqua col desiderio di entrare anche tu in questa comunione definitiva con Dio. Sia lodato Gesù Cristo.

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