Battesimo del Signore

Anno liturgico B
10 Gennaio 2021

Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento.(Messa del mattino e della sera)

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 1,7-11)

In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

PRIMA LETTURADal libro del profeta Isaìa (Is 55,1-11)

Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo d’Israele, che ti onora.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

Da Isaia 12.
Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza. R..

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.R.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.R.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele. R.

SECONDA LETTURA Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 5,1-9).

Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.
E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. Se accettiamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è superiore: e questa è la testimonianza di Dio, che egli ha dato riguardo al proprio Figlio.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo”.
San Massimo di Torino, vescovo.
Oggi il Signore Gesù venne al Battesimo e volle che il suo corpo santo fosse lavato dall’acqua. Ma qualcuno potrebbe chiedere perché egli che è santo volle essere battezzato. Ascolta perché : Cristo non volle essere battezzato per esser santificato dalle acque, ma per santificarle lui stesso di modo che, mentre ne veniva purificato, fosse lui a purificare quelle acque che toccava. Ma la consacrazione da parte di Cristo non si limita all’elemento acqua. Mentre viene lavato il Salvatore, già allora viene purificata tutta l’acqua per servire al nostro battesimo e viene resa pura la fonte perché la grazia del lavacro sia distribuita in seguito ai popoli futuri. Cristo dunque si offre al battesimo precedendoci, perché i popoli cristiani lo seguano con fiducia.
Penetra nel mistero : in questa prospettiva la colonna di fuoco precedette i figli di Israele attraverso il Mar Rosso perché essi affrontassero intrepidi il cammino : avanzò per prima attraverso le acque per preparare il passaggio dietro di sé a quelli che seguivano. Questo fatto, come dice l’Apostolo, fu il segno del battesimo (1 Cor 10,1). In certo modo fu un vero battesimo in cui la nube copriva gli uomini, le acque li portavano. Ma tutto questo lo compì il medesimo Cristo Signore il quale, come allora precedette attraverso il mare i figli di Israele nella colonna di fuoco, così ora nella colonna del suo corpo, per usare la stessa immagine, precede nel battesimo i popoli cristiani. La colonna, dico, che allora fece luce agli occhi di quelli che seguivano, ora offre luce ai cuori di quelli che credono ; allora fu aperta una via sicura tra le onde, ora sono resi sicuri i passi nel lavacro della fede.

Trascrizione dell’Omelia.

Ovunque aveva gridato Giovanni il Battista per convincere gli israeliti, quelli che si sentivano reietti, magari anche i peccatori, ad avvicinarsi al Giordano un’altra volta, un’altra volta come avevano fatto i padri quando morto ormai Mosè sul monte Nebo, finalmente Giosuè, con la generazione nuova di quelli che erano usciti dall’Egitto, poté entrare nella Terra Promessa e per entrare nella terra avrebbe dovuto passare proprio questo Giordano. Cosa aveva davanti questa gente quando passava? Aveva davanti una prospettiva, una bella prospettiva, una terra da occupare, gli sarebbe stata messa nelle mani, avrebbero finalmente potuto trarre, non solo la ricchezza dalle cose che questa terra offriva, ma anche una vera e propria identità. Entrando in questa terra, secondo il tracciato biblico, Dan avrebbe trovato la terra di Dan e cos’ Giuda e così Ruben e così Issachar, tutte le tribù di Israele avrebbero trovato una porzione, cioè un luogo dove potersi riconoscere in modo identitario. Dunque questo era il Giordano, si sarebbe aperto come si era aperto il Mar Rosso, avrebbe dato a questa generazione che entrava, proprio la sensazione di poter ricominciare a vivere, di poter ricominciare a vivere liberamente, beh, come abbiamo visto, è veramente una grande cosa. Dunque Giovanni sta dicendo agli israeliti: “Venite anche voi, passate questo Giordano”, sapete in quel tempo l’acqua non era pensata come qualcosa che purifica, era pensata come qualcosa che fa morire per rinascere. Facevano un bagno rituale, lo fanno ancora gli ebrei, si immergono per immaginare di nuovo una rinascita dal grembo materno, dall’acqua, dunque non è una questione di purificazione della sozzura dei peccati, ma è la possibilità di rinascere e questi entravano con questo desiderio, volevano veramente ricominciare daccapo. Poi finalmente nella pienezza del tempo, Uno entrerà in quest’acqua e una volta uscito guarderà tutti quelli che gli stanno intorno per avvicinarli, perché vedano questi, non la Terra Promessa che con il tempo si deteriora e finisce, come la terra di cui è fatta la nostra carne, ma il volto del Figlio di Dio per dire: “Questa è la tua identità, io do il nome alla tua tribù, io do l’identità alla tua vita, io ti permetto di rinascere, vedi? Io sono entrato nell’acqua e dall’acqua sono uscito, se sono entrato nell’acqua sapendo di essere il figlio del carpentiere, avendo imparato tutte le logiche della Legge così come mi è stata proposta, adesso uscendo non sono più solo il figlio del carpentiere, ma sono il Figlio di Dio” e in quel momento, lo abbiamo visto, si aprono i cieli, questa è una categoria bellissima, come si aprirono a Stefano il giorno del suo martirio, come si aprirebbero a te, questi cieli, se tu decidessi in cuor tuo di volere veramente rinascere se entrassi volentieri in quest’acqua della morte, come ci sei entrato nel Battesimo, e guardassi in faccia il Figlio di Dio che non ti giudica, che non ti condanna, ma volentieri ti chiama perché tu sia redento e salvato. Sapete, quando noi cantavamo il “Kyrie”, all’inizio della Messa, facevamo una liturgia battesimale, entravamo anche noi nell’acqua e uscivamo guardando a Cristo e dicendo: “Kyrie, Signore, curati di me, guariscimi, Cristo, abbi misericordia di me”, lo abbiamo detto tre volte perché proprio tre volte Dio si è manifestato come Padre, come Figlio, come Spirito. Si aprono i cieli e finalmente l’identità del Figlio di Dio appare come è, in relazione al Padre: “Questi è il mio Figlio prediletto” e questa relazione al Padre non è putativa, così pensata, ma è concreta, è lo Spirito, scende come una colomba, non è una colomba lo Spirito, scende come una colomba per dire che con dolcezza, ma sicuramente si posa sul capo del Figlio di Dio. E poi finalmente, quello che tu puoi vedere, quello che io posso vedere, il volto di un Uomo, non il volto di un dio, non l’immagine ideale di qualcuno, che poi alla fine non sai se esiste, ma il volto di un Uomo. Il giorno che tu volessi guardare il volto del tuo prossimo, vi potresti ritrovare, se si aprono i cieli e se lo Spirito di Dio ti dà questa illuminazione, potresti ritrovarvi lo stesso volto di Cristo, non è lui che ha detto: “Quando avete fatto una cosa a uno di questi piccoli l’avete fatta a me”? Dunque è questo quello che noi contempliamo oggi. Quando il Figlio di Dio finalmente si manifesta, e sapete subito dopo andrà nel deserto per essere tentato da satana, lui quando si manifesta quel giorno sa esattamente chi è e sa il motivo per cui è venuto, è venuto per salvarci e sa che per salvarci dovrà morire per noi. Quale logica meravigliosa, quale logica formidabile, che mette a tacere quel demone che ti dice che se tu perdi la faccia con il tuo nemico, perderai pure la tua identità; mentre invece la tua identità è racchiusa, dice san Paolo, con Cristo in Dio, come una speranza di redenzione eterna, dunque puoi andare anche tu verso il tuo prossimo, anche se il tuo prossimo ti fa del male, sicuro che da questa morte rinascerai vittorioso. Ormai il volto del Figlio di Dio si è impresso sul nostro volto, ormai il nostro volto rifulge della luce che brilla sul volto di Cristo, dunque non abbiamo più timore, non abbiamo più paura. Capisci allora qual è la nostra speranza? E guarda, se non fosse questa la nostra speranza, se l’oggetto del nostro desiderio non fosse la santità, cioè la vita di Dio, cioè la divinità di Dio in noi, noi non potremmo nutrirci del corpo di Cristo e del suo sangue, ci nutriremmo di qualcosa che non ci appartiene e di cui non siamo degni. Ma da quando il Figlio di Dio si è specchiato in noi e ha permesso che noi ci specchiassimo in lui, da allora, dalla sua resurrezione, anche noi possiamo sperare la divinità, possiamo sperare a santità, possiamo sperare la vita eterna. E lasciatelo dire, caro fratello, cara sorella, se hai avuto paura della morte fino adesso, non averla più, è un passaggio nella luce; è certa questa parola, noi non raccontiamo cose che vorremmo credere, noi testimoniamo qualcosa che già vive dentro di noi, devi solo accorgertene, e quando te ne accorgi e si aprono i cieli, poter aderire a questo invito, a questa prospettiva che il Signore ti fa, non più Giovanni Battista ma il Signore Stesso, lui è venuto solo con l’acqua, il Figlio di Dio è venuto con l’acqua e col sangue, cioè con la morte ma anche col sangue che è vita, e che questo è vero, proprio lo Spirito te lo testimonierà. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

 
Trascrizione dell’Omelia.

Era il racconto più antico di tutta la storia di Israele, quello che narrava dell’ingresso di questo popolo, seicentomila persone secondo la tradizione, che era uscito dall’Egitto, aveva attraversato il deserto che avrebbe potuto percorrere in sei mesi, ci aveva messo quarant’anni per paura di entrare nella Terra Promessa. Poi finalmente questo racconto pone questo popolo davanti al Giordano, mentre Mosè è già morto, aveva visto la Terra Promessa da lontano, finalmente possono entrare guidati da Giosuè. Possono entrare e quando stanno per entrare il Giordano si apre, come il Mar Rosso, perché tutti quanti possano andare a prendere la loro porzione di terra. Quella terra che si chiamava Ruben per i Ruben, quella terra che si chiamava Neftali, Issachar, Zabulon .. insomma tutti i nomi di queste tribù, finalmente trovavano una identità nella terra che gli era stata destinata da Dio. Dunque chi entrava al Giordano, chi pensava al Giordano, al tempo in cui un altro uomo del deserto come Mosè, cioè Giovanni Battista e li aveva chiamati per entrare a fare il battesimo nelle acque del Giordano, chi ci entrava probabilmente ricordava proprio questo, si ricordava di come erano cominciate le cose, come si era aperto un giorno il Mar Rosso per liberarli dalla schiavitù e come si apriva il Giordano per donargli l’identità, un luogo dove avessero una cittadinanza, dove potessero essere garantiti nelle loro necessità. E’ una cosa importante questa ma non è ancora abbastanza, lo dice anche Isaia: “Troppo poco che tu sia mio servo, Io desidero che tu Israele diventi mio figlio”. Dunque quello che accade al Giordano con Giovanni il Battista, non è un lavaggio dei peccati, è una memoria di quel giorno in cui la generazione dei padri era morta e la generazione dei figli, senza sospetti, poteva finalmente entrare, e cioè la memoria di una morte nell’acqua e di una resurrezione ancora solo abbozzata. Ma quel giorno, mentre Giovanni sta ricordando a questi uomini che il Regno oramai è vicino, che si sta avvicinando proprio il Regno e tutti lo vedranno, si avvicina un uomo come loro, assolutamente non diverso da nessuno di loro, entra nell’acqua va da Giovanni per farsi battezzare. E là, Giovanni rimane molto stupito da questo fatto perché lo riconosce, là finalmente succede un fatto, si aprono i cieli, non è un miracolo questo, si aprono i cieli vuol dire che finalmente Gesù il figlio di Maria e Giuseppe di Nazareth, il figlio del carpentiere come lo pensava la gente, finalmente sa in quel momento chi è veramente: è il Figlio di Dio l’Altissimo. Se ne era accorto nella sua vita che quando leggeva la Torah capiva tutto, non aveva sospetti, si era accorto nel suo incedere in mezzo agli uomini che tutte le cose erano comprensibili ai suoi occhi in modo cristallino, ma in questo momento Egli sa di essere un inviato. E un inviato a cosa? Ad essere un profeta e un maestro? Certamente anche questo, ma un inviato ad entrare in un’acqua che lo faccia morire per poi risorgere, inviato ad entrare in una realtà di morte con tutti gli uomini che muoiono, per mostrare loro che dall’altra parte c’è la vita, non la fine delle cose. E dunque questo Battesimo del Signore oggi ci incontra proprio in questo modo, noi lo guardiamo e vediamo il volto di un uomo come noi, noi sappiamo che la nostra morte è l’ultima parola sulla vita, tant’è che la temiamo tutti, si diciamo di credere nella resurrezione ma, lo possiamo dire, non è vero, non ci crede nessuno qui dentro, sappiamo che c’è ma come ci riguardi questo non lo sappiamo, sapete perché lo posso dire? Perché se lo sapessimo, noi faremmo opere di vita, noi incontreremmo gli altri in una logica di promozione, di non giudizio, di accoglienza, invece non facciamo così, segno che nella resurrezione sappiamo ma non la vediamo ancora. Bene allora entriamo anche noi e guardiamo il volto di Costui, è il volto nostro, è il volto nostro! Ma mentre lo guardiamo, come si squarciano i cieli per lui, si squarciano pure per noi e che cosa vediamo? Vediamo, in questo cielo che si apre, una relazione che scende verso di lui come una colomba, non perché lo Spirito sia un piccione, come una colomba in modo delicato ma deciso, immediato ma non repentino, come è la relazione del Figlio con il Padre nella Trinità. Allora ci domandiamo: “Ma allora se io vedo il Figlio dell’Uomo come me, che ha questa relazione con Dio e che questa relazione scende, non è lui che deve andarsela a prendere ma scende verso di lui, allora se lui è uomo come me, pure su di me scenderà, pure su di me scenderà questo amore, non devo andarmelo a cercare facendo chissà quale peripezie, viene gratuitamente fino a me! Ma io sono un uomo peccatore, sono un uomo lontano, sono uno che non ha compreso niente, sono uno che non sa quali sono le vie di Dio, come può Dio compiacersi di me?”, allora ascolteremmo anche noi quella voce che dice: “Questo è il Figlio mio prediletto in lui mi sono compiaciuto” e siccome noi siamo morti con lui nell’acqua nel Battesimo e con lui siamo risorti e di lui ci nutriamo su questa mensa, allora possiamo rettamente pensare che questo Dio Padre lo sta dicendo di noi! Sta dicendo di te: “Tu sei il figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto, perché tu partecipi della gloria del mio Figlio come hai partecipato della sua morte, dunque Io mi compiaccio non delle tue buone intenzioni, tanto te ne scordi, non dei tuoi buoni propositi, tanto non ce la fai ad ottemperarli tutti, Io mi compiaccio della tua umanità, perché Io la tua umanità l’ho riempita della mia santità, tu sei prezioso ai miei occhi” dirà Isaia in un altro brano, “Dunque non ti scarto, Io non voglio la tua morte ma che tu ti converta e viva”. Allora noi che ci eravamo avvicinati un po’ titubanti a questo mistero, pensando paganamente di lavarci i peccati di dosso con l’acqua del Giordano, scopriamo invece che sarà proprio la nostra morte, la nostra temuta morte, il luogo del passaggio alla contemplazione autentica della luce del Signore nostro Gesù Cristo. E chi ce lo dice questo? Ce lo dice lo Spirito. Quando ce lo dirà, quando esaleremo l’ultimo respiro e chiuderemo gli occhi? No, ce lo dice già ora, perché lo Spirito già parla al tuo spirito e suscita in te la preghiera, e suscita in te la venerazione, apre le porte della relazione con gli altri, mette sulla tua bocca una parola di profezia, tu sei cristiano, a questo sei chiamato, se non le hai ancora le parole di profezia chiedile perché Dio questo vuole darti. Allora anche tu vedrai i cieli aperti, come Stefano il giorno del suo martirio, vedrai la natura umana stare vicino a Dio e allora dirai: “Non temerò alcun male, perché tu sei con me, anche se procedessi in questa valle oscura della morte, io non avrei paura perché tu mi tieni col tuo vincastro e il tuo bastone, perché tu mi raccogli sempre, perché tu hai pietà di me, perché tu mi hai amato, come non mi ha amato mai nessuno”. Ci avviciniamo all’anno ordinario, comincia domani, al Tempo Ordinario con questo spirito, osserveremo con le parole della Scrittura, durante le liturgie, cosa Dio voglia insegnarci, celebreremo le feste che ci verranno incontro, cercandolo dove voglia mostrarsi, ma soprattutto, in questo Tempo Ordinario della liturgia e della vita, andremo a cercare il volto di Cristo in quella umanità oppressa, disperata e sola e anche preoccupata per le malattie che incontra, la andremo a cercare perché si risollevi, perché si rialzi, perché da questo Battesimo possano vedere tutti il volto di Dio nel volto dell’uomo. Sia lodato Gesù Cristo.

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