Veglia Pasquale nella Notte Santa

Anno Liturgico A
15 Aprile 2017

Veglia Pasquale nella Notte Santa

LETTURE: Vangelo, Sette letture e una Epistola

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,1-10)

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba.
Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte.
L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».
Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.
Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

PRIMA LETTURA – Dal libro della Gènesi (Gen 1,1 – 2,2)

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio disse: «Le acque brùlichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brùlicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltìplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
E Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto.

Dal Salmo 103
R.Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto. R.

Egli fondò la terra sulle sue basi:
non potrà mai vacillare.
Tu l’hai coperta con l’oceano come una veste;
al di sopra dei monti stavano le acque. R.

Tu mandi nelle valli acque sorgive
perché scorrano tra i monti.
In alto abitano gli uccelli del cielo
e cantano tra le fronde. R.

Dalle tue dimore tu irrighi i monti,
e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.
Tu fai crescere l’erba per il bestiame
e le piante che l’uomo coltiva
per trarre cibo dalla terra. R.

Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Benedici il Signore, anima mia. R.

SECONDA LETTURA – Dal libro della Gènesi (Gen 22,1-18)

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

Dal Salmo 15
R.Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. R.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R.

TERZA LETTURA – Dal libro dell’Èsodo (Es 14,15- 15,1)

In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».
L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.
Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare.
Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».
Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra.
In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.

Dal Salmo responsoriale (Es 15,1-7a.17-18)
R.Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria!

«Voglio cantare al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere
ha gettato nel mare.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
È il mio Dio: lo voglio lodare,
il Dio di mio padre: lo voglio esaltare! R.

Il Signore è un guerriero,
Signore è il suo nome.
I carri del faraone e il suo esercito
li ha scagliati nel mare;
i suoi combattenti scelti
furono sommersi nel Mar Rosso. R.

Gli abissi li ricoprirono,
sprofondarono come pietra.
La tua destra, Signore,
è gloriosa per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il nemico. R.

Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato.
Il Signore regni
in eterno e per sempre!». R.

QUARTA LETTURA – Dal libro del profeta Isaìa (Is 54,5-14)

Tuo sposo è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo d’Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.

Come una donna abbandonata
e con l’animo afflitto, ti ha richiamata il Signore.
Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
– dice il tuo Dio.
Per un breve istante ti ho abbandonata,
ma ti raccoglierò con immenso amore.
In un impeto di collera
ti ho nascosto per un poco il mio volto;
ma con affetto perenne
ho avuto pietà di te,
dice il tuo redentore, il Signore.
Ora è per me come ai giorni di Noè,
quando giurai che non avrei più riversato
le acque di Noè sulla terra;
così ora giuro di non più adirarmi con te
e di non più minacciarti.
Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né vacillerebbe la mia alleanza di pace,
dice il Signore che ti usa misericordia.
Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo sullo stibio le tue pietre
e sugli zaffìri pongo le tue fondamenta.
Farò di rubini la tua merlatura,
le tue porte saranno di berilli,
tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.
Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore,
grande sarà la prosperità dei tuoi figli;
sarai fondata sulla giustizia.
Tieniti lontana dall’oppressione, perché non dovrai temere,
dallo spavento, perché non ti si accosterà.

Dal Salmo 29
R.Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. R.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia. R.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza;
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. R.

QUINTA LETTURA – Dal libro del profeta Isaìa (Is 55,1-11)

Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo d’Israele, che ti onora.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocàtelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

Salmo responsoriale Is 12,2-6
R.Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza.

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. R.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele. R.

SESTA LETTURA – Dal libro del profeta Baruc (Bar 3,9-15.32 – 4,4)

Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,
porgi l’orecchio per conoscere la prudenza.
Perché, Israele? Perché ti trovi in terra nemica
e sei diventato vecchio in terra straniera?
Perché ti sei contaminato con i morti
e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi?
Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!
Se tu avessi camminato nella via di Dio,
avresti abitato per sempre nella pace.
Impara dov’è la prudenza,
dov’è la forza, dov’è l’intelligenza,
per comprendere anche dov’è la longevità e la vita,
dov’è la luce degli occhi e la pace.
Ma chi ha scoperto la sua dimora,
chi è penetrato nei suoi tesori?
Ma colui che sa tutto, la conosce
e l’ha scrutata con la sua intelligenza,
colui che ha formato la terra per sempre
e l’ha riempita di quadrupedi,
colui che manda la luce ed essa corre,
l’ha chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore.
Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia
e hanno gioito;
egli le ha chiamate ed hanno risposto: «Eccoci!»,
e hanno brillato di gioia per colui che le ha create.
Egli è il nostro Dio,
e nessun altro può essere confrontato con lui.
Egli ha scoperto ogni via della sapienza
e l’ha data a Giacobbe, suo servo,
a Israele, suo amato.
Per questo è apparsa sulla terra
e ha vissuto fra gli uomini.
Essa è il libro dei decreti di Dio
e la legge che sussiste in eterno;
tutti coloro che si attengono ad essa avranno la vita,
quanti l’abbandonano moriranno.
Ritorna, Giacobbe, e accoglila,
cammina allo splendore della sua luce.
Non dare a un altro la tua gloria
né i tuoi privilegi a una nazione straniera.
Beati siamo noi, o Israele,
perché ciò che piace a Dio è da noi conosciuto.

Salmo 18
R.Signore, tu hai parole di vita eterna.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. R.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante. R.

SETTIMA LETTURA – Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 36,16-17a.18-28)

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.
Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: “Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese”. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che la casa d’Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era giunta.
Perciò annuncia alla casa d’Israele: “Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.
Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”».

Salmo 41
R.Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.

L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? . R.

Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa. R.

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora. R.

Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio. R.

EPISTOLA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 6,3-11)

Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.
Lo sappiamo: l’uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato dal peccato.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

Salmo 41
R.Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». R.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. R.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. R.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro » (Exultet)
Santo Hesychius (?-ca 451), monaco, sacerdote
Omelia 1 per Pasqua; SC 189, 63

Il cielo brilla quando viene illuminato dal coro delle stelle, e l’universo brilla più ancora quando sorge la stella del mattino. Ma questa notte risplende ora, meno per il chiarore degli astri che per la gioia davanti alla vittoria del nostro Dio e Salvatore. “Abbiate fiducia, dice infatti, io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). Dopo questa vittoria di Dio sull’avversario invisibile, anche noi vinceremo certamente sui demoni. Rimaniamo dunque vicino alla croce della nostra salvezza, per cogliere i primi frutti dei doni di Gesù. Celebriamo questa santa notte con le fiaccole sacre; facciamo salire una musica divina, cantiamo un inno celeste; il “Sole di giustizia” (Mal 3,2) nostro Signore Gesù Cristo, ha illuminato questo giorno per il mondo intero, è sorto per mezzo della croce, ha salvato i credenti…
La nostra assemblea, fratelli, è in festa per la vittoria, la vittoria del Re dell’universo, Figlio di Dio. Oggi il diavolo è stato vinto dal crocifisso e tutta l’umanità è colmata di gioia dal Risorto… Questo giorno grida: “Oggi ho visto il Re celeste, avvolto di luce, innalzarsi al di sopra del lampo e di ogni chiarore, al di sopra del sole e delle acque, al di sopra delle nuvole”… È stato prima nascosto nel seno di una donna, poi nel seno della terra, santificando prima coloro che sono generati, poi rendendo la vita per mezzo della sua risurrezione a coloro che sono morti, infatti ecco che le sofferenze, i dolori del parto e il pianto se ne sono andati (cfr Is 35,10)…
Oggi, con il Risorto, il paradiso viene aperto, Adamo è reso alla vita, Eva è consolata, la preghiera è stata ascoltata, il regno è preparato, l’uomo è salvato, Cristo è adorato. Ha calpestato la morte, ha fatto prigioniero quel tiranno, ha spogliato il soggiorno dei morti. Sale in cielo, vincitore come un re, glorioso come un principe…, e dice a suo Padre: “Ecco, o Dio, io e i figli che mi ha dato” (Eb 2,13). Gloria a lui, ora e nei secoli dei secoli.

Trascrizione dell’Omelia.

In un remoto luogo dell’universo, un misterioso oceano di un pianeta che noi conosciamo per nome, Saturno, in un satellite di Saturno, è stato scoperto che c’è la vita, questo riportava l’agenzia Ansa ed io mi sono chiesto chissà quale invito alla speranza, alla fiducia, quale immagine questa notizia richiama? Perché, voglio dire, ci sarà la vita … che vuol dire? Che non siamo più soli? Perché non ci bastavamo? Avete ascoltato? Non so se ci avete fatto caso, la maggior parte delle collette, tranne l’ultima, nelle letture dell’Antico Testamento che abbiamo letto prima del Gloria, tutte fanno riferimento alla moltitudine dei figli chiamati ad abitare questo nuovo popolo, costantemente si faceva riferimento ai figli dei figli, sulla promessa di Dio ad Abramo.. Un’altra notizia invece diceva, sempre in una di queste testate, che ogni cinque minuti c’è un’interruzione di gravidanza. Ma guarda un po’ che strano, un oceano remoto con della vita e una realtà prossima con la morte dappertutto e come se non bastasse viviamo così, a metà, tra due realtà che si stanno facendo la guerra, che si stanno minacciando, una cappa di paura o chissà .. cosa c’è dentro il nostro cuore. Torniamo invece alle notizie nostre, agli annunci nostri di questa notte, dalle tenebre di questa notte una luce si è accesa, flebile all’inizio e poi accompagnata da molta luce che è quella esteriore delle lampade, che è quella interiore della nostra fede, se c’è .. Una luce destinata addirittura a moltiplicarsi quando viene la stella del mattino che questo cero attende, a moltiplicarsi dentro la fede di altri uomini, di altre donne che noi siamo chiamati ad incontrare con il nostro annuncio, con la nostra vita di fede, di speranza e di carità. E noi, quando ci mettiamo davanti a questa prospettiva, da una parte ci sappiamo chiamati alla gloria, chiamati alla resurrezione di cui speriamo veramente di sperimentarne l’evidenza, però guardiamo da questo versante tutte le cose che riguardano il cielo, la vita eterna, la bellezza e la vittoria sulla morte, da questa parte del mare in cui abbiamo veramente un mare davanti. Un mare di che? Un mare di incertezze. Io vorrei stasera invitarvi a guardare questa prospettiva dall’altra parte, dalla parte della salvezza. Sapete, in occidente noi ci immaginiamo subito dopo la morte, per lo più, tranne uno o due tra voi non so, che va in paradiso diretto, però noi in occidente ci immaginiamo di passare del tempo in un luogo che si chiama purgatorio, in questo luogo ci immaginiamo di vivere tutte le pene che ci siamo evitati durante la vita e così facciamo pari e patta e un bel giorno incontreremo il Signore. L’oriente cristiano, invece, la vede in un modo diverso, l’oriente cristiano non pensa alle pene che bisogna scontare in più per pagare questa cosa che peraltro il Verbo già ha pagato andando in croce, vede piuttosto nel purgatorio un luogo in cui uno è purificato, cioè acquista delle cose, non le perde, acquista ciò che non è riuscito ad acquistare prima e acquistandole di grado in grado, come dice Paolo, di gloria in gloria, acquistando questa consapevolezza della chiamata alla vita eterna e questo dono della vita eterna che non è più un pegno come l’Eucarestia che prendiamo ma un’evidenza, una realtà che fa brillare quella luce che ancora è racchiusa dentro la nostra vita, noi da là, da quella prospettiva, sperimentiamo il dono della santità. Lo diceva l’ultima colletta, quella dopo la lettura di Ezechiele, da là sperimentiamo una santità che ci è promessa, anzi, se ti piace di più, che ci è destinata, noi siamo destinati ad accoglierla. E quella verrà, prima dell’oceano di Saturno, quella verrà. Quella santità verrà, già c’è data in pegno, già ci siamo abituati un po’ … già ci stiamo facendo la bocca a quella santità, una santità che è così incontenibile da essere eterna, una vita eterna, una vita che vive in noi e che è eterna. Allora adesso, mettiamoci dentro questa prospettiva, guarda cristiano, mettiti nella prospettiva di chi già sta dall’altra parte del mare, già ha ricevuto questa vita, già vive di questa eternità, già sa perché la sperimenta, perché la tocca con mano la propria santità, cioè la propria divinità acquisita da Dio stesso. E da là, da quella prospettiva, da quella riva, guarda la situazione in cui stai adesso, guardati! Guardati dall’altra parte dello specchio e non osservare ciò che manca, guarda piuttosto ciò che vede Dio e cioè come si fa a riaccendere la speranza che è assopita, come si fa a riaccendere questo falò di speranza e di amore che sembra schiacciato da mille pensieri, dalla noia, dall’abitudine, dalla stanchezza, dalla bruttezza dei nostri luoghi. Guarda la vita dalla santità che attende, perché quella verrà, quella certamente verrà. Diceva quella colletta che tutto è rinnovato dal Cristo, tutto ritorna a vivere in Cristo, tutto è riportato alla luce in Cristo, tutto riassume vitalità in Cristo perché Cristo è la vita, non è certo morto quello che noi adoriamo. Eppure siamo in una condizione nella quale uomini, forse senza sapienza, almeno così pare ai nostri occhi, presuntuosi, che hanno in mano le sorti del mondo, hanno in mano le chiavi della morte e degli inferi e forse le useranno e forse tenteranno di spalancare le fauci degli inferi perché altri vi cadano. Noi portiamo una speranza che non si consuma, noi crediamo nella resurrezione di un Cristo che più non muore, in lui già ci sappiamo risorti, in lui già ci sappiamo riscattati e allora possiamo dire con San Paolo: “Né morte, né vita, né presente, né futuro, niente e nessuna grandezza ci può separare da questa fede in Gesù Cristo che ci ha amati e ha dato la sua vita per noi”. Ora, questa fiducia nella santità, questa prospettiva alla quale io vi ho invitati, a mio parere è molto più altisonante dell’oceano di Saturno, di cui ignoriamo tutto peraltro, probabilmente nella vostra coscienza si rimette così a sbrilluccicare un po’ con le speranze che tutti gli anni cerchiamo di riaccendere soffiandovi sopra con la preghiera, con la parola, con la catechesi, con le omelie, con tutta una serie di inviti..è flebile questa fiammella, ora si riaccende, ora si rispegne, ora si riaccende, ora si rispegne .. questa speranza questa volta seminala, seminala nelle azioni, seminala nelle relazioni, seminala nei giorni che vengono, guarda che viene da Dio e a lui ritorna avendo prodotto ciò per cui è stata mandata, questa speranza lascia che lavori lei in te, perché questa speranza è una persona, perché questa speranza è vita, non è una parola morta, non è destinata ad ingiallire o ad avvizzire. E tra poco, quando questa parola viva la mangerai, la assumerai, la prenderai dentro la tua vita, ricordati che quella ti infetterà di eternità, ti ammalerà di vita eterna, finché tu non ti sappia sposato, riscattato eternamente dall’amore di Dio in Gesù Cristo nostro Signore. Amen.
Il Battesimo che noi abbiamo ricevuto e che è risvegliato dal sapore, dal profumo di questa notte benedetta e che si lascia ravvivare anche dalle note che abbiamo ascoltato, dalla Parola che abbiamo ascoltato, dal corpo di Cristo di cui ci siamo nutriti, quella è la vita divina in noi, che pulsa da quel giorno fino all’eternità, e sapete, mentre la vita psichica pian piano si consuma, quella legata alla carne, quella dei piaceri, quella delle paure, dei dolori, della sofferenza, quella delle cose di questa terra, di questo mondo, di questo tempo, l’altra vita, invece, continua a vivere in noi, adesso nascostamente, come una fiammella, domani come un’evidenza ed io sono certo, tutte le volte che penso a questo, che mentre vedo andar via la mia vita fisica, la vita divina sento che mi attrae, che mi prende a Sé, che mi cerca, che mi santifica, che ha pietà di me, che cura le mie ferite, che perdona i miei peccati, che mi apre davanti le porte della vita eterna. Questa stessa percezione io spero che ti raggiunga, che ti accompagni, che ti accenda, che ti scaldi il cuore e che ti faccia diventare un cristiano autentico, capace di testimoniare al mondo che la vita in cui crediamo non muore. Alleluia.

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