Dio ha mandato il Figlio perchè il mondo sia salvato per mezzo di Lui
Messa della mattina
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Alleluia, alleluia.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene.
Alleluia.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,16-18)
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».
PRIMA LETTURA – Dagli Atti degli Apostoli (At 2,1-11)
In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà».
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».
Salmo dal libro di Daniele (Dn 3,52-56)
R. A te la lode e la gloria nei secoli
Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri. R.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo. R.
Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso. R.
Benedetto sei tu sul trono del tuo regno. R.
Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini. R.
Benedetto sei tu nel firmamento del cielo. R.
SECONDA LETTURA – Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (2 Cor 13,11-13)
Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare
“La trinità e l’immagine di Dio si trovano in quella parte dello spirito che contempla le verità eterne”
Sant’Agostino vescovo DE TRINITATE, libri quindecim (12-4-4)
4. 4. Quando dunque trattiamo della natura dello spirito umano, parliamo di una sola realtà: il duplice aspetto che ho distinto è solo in relazione alle due funzioni. E così, quando cerchiamo in esso una trinità, la cerchiamo nello spirito tutto intero e non separiamo la sua azione razionale sulle cose temporali dalla contemplazione delle cose eterne per cercare un terzo termine che completi la trinità. No, è nella natura dello spirito tutta intera che bisogna trovare una trinità, in modo che, anche se venga a mancare l’azione sulle cose temporali – opera alla quale è necessario un aiuto, per cui una parte dello spirito viene delegata all’amministrazione di queste cose inferiori -, possiamo trovare una trinità nello spirito uno e indiviso. Una volta distribuite così le funzioni, è nella sola regione dello spirito, che si dedica alla contemplazione delle realtà eterne, che troviamo non solo una trinità, ma anche l’immagine di Dio (1 Cor 11, 7; Gn 1, 26 27; 9, 6; Sap 2, 23; Sir 17, 1); invece nella regione dello spirito applicata alle nostre attività temporali, sebbene si possa trovare una trinità, tuttavia non si può trovare l’immagine di Dio.
TRASCRIZIONE dell’OMELIA
In queste poche parole che Gesù dice a Nicodemo nel Vangelo di Giovanni al capitolo III, vi ricordate? Quell’uomo che è andato da Gesù di notte per paura dei giudei a chiedergli chi era veramente, che cosa era venuto a dire, e Gesù gli fa questo discorso, quello che abbiamo ascoltato, gli parla dello Spirito, dice Gesù: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”, è il piano di Dio: “Dio nessuno lo ha mai visto” dice il Vangelo di Giovanni nel suo Prologo, “Nessuno lo ha mai visto il Figlio di Dio che è nel seno del Padre, lui ce lo ha fatto conoscere”, che vuol dire? Vuol dire che se il Dio innominabile di Israele era veramente così intraducibile, così incomprensibile, così indecifrabile, quando noi abbiamo conosciuto il Figlio ci siamo accorti che tutto quello che Dio Padre aveva detto, sia nel grande Libro della Creazione, sia negli interventi fatti nel suo popolo Israele nella liberazione dall’Egitto, il passaggio del Mare, il cammino nel deserto, la terra promessa, sia per ciò che aveva detto per mezzo dei profeti, tutto finalmente quando abbiamo visto il Figlio è diventato comprensibile, perché? Perché noi non abbiamo visto un profeta, cioè non abbiamo visto uno che ci ha parlato prospettandoci delle vie di salvezza, se facessimo questo o quello, non abbiamo visto uno che ci ha rimproverati per quello che stavamo facendo, noi abbiamo visto uno che agiva come il Padre, faceva le cose che il Padre fa, cioè ha ridato la vista ai ciechi, ha rialzato gli storpi, ha ridato l’udito ai sordi, ha aperto come dice Isaia un anno di grazia del Signore (Is 61,2), l’abbiamo incontrato come un evento giubilare, un momento a cui a tutti viene restituito ciò che è stato tolto, la dignità che è stata tolta, lo abbiamo conosciuto questo Figlio così come il figliol prodigo quando incontra il padre riconosce negli abiti che il padre gli mette addosso qual è la sua identità (Lc 15,11-32), noi abbiamo capito l’amore di Dio Padre dalla veste che il Padre ci ha messo addosso, quando ritornati dal peccato, dalla lontananza, per aver sperperato la grazia che Dio ci aveva dato con le cose sciocche di questo mondo, l’abbiamo incontrato non come un giudice severo ma come uno che era pronto a rivestirci, in quella veste abbiamo visto parte dello splendore di Dio, abbiamo riconosciuto quando l’abbiamo indossata che lo splendore di Dio, che lo splendore del Padre era per noi, abbiamo visto quest’uomo come un Figlio di Dio per noi, questo ci ha meravigliati, ci ha estasiati, ci ha riempiti di gioia, voi direte: “Ma quando questo è accaduto? Forse è accaduto a quegli uomini che nelle strade della Palestina lo hanno incontrato e sono stati guariti da lui, hanno ascoltato le sue parole, hanno visto il suo amore per gli uomini, forse sono stati con lui fino all’ultimo, alla morte in croce, forse lo hanno visto risorto, ma noi quando abbiamo visto questo? Quando ci siamo accorti di questo?”, allora ecco l’esperienza che noi facciamo nella chiesa, è vero, non eravamo presenti, come San Paolo, non c’eravamo con lui quando Egli predicava ma come San Paolo anche noi siamo stati raggiunti, siamo stati raggiunti quando tornando alle nostre cose pieni di livore, di odio, di scontentezza, di insoddisfazione, di dolore forse per le cose che ci erano accadute, anche noi lo abbiamo visto apprestarsi alla nostra vita, camminare con noi, certo non nella carne forse ma l’abbiamo percepito nello spirito, abbiamo conosciuto le sue parole, abbiamo conosciuto la sua relazione col Padre ma la cosa interessante è che quando le abbiamo ascoltate queste cose, ci siamo pure fidati, ci siamo fidati perché abbiamo visto che ci parlava con una lingua che noi non conoscevamo, con una lingua convincente, adatta a noi, possibile, tangibile, che non ci metteva a disagio, ci aspettavamo noi da pagani, un dio cattivo che doveva essere pagato con qualche cosa, abbiamo visto la sua gratuità così grande da riconoscerci nel suo Figlio, questa amici è la contemplazione della Trinità, non è la visione di tre personaggi diversi, è la considerazione di tre presenze distinte che operano salvificamente nella nostra vita, che ci fanno conoscere, secondo le loro operazioni proprie, ciò che è proprio del Padre, ciò che il Figlio ha in comune con noi e con il Padre, ciò che lo Spirito vuole acquistarci del Padre e del Figlio. Ma la cosa più interessante è che questa contemplazione non ci è offerta come una realtà filosofica, difficile, che non si capisce e neanche in un modo pagano, con tre pupazzi che stiamo là a gurdare, senza capire chi sta prima e chi sta dopo, no, ci è offerta nel linguaggio semplificato dei nostri giorni, perché l’amore trinitario, che è lo Spirito tra il Padre ed il Figlio, questo amore si è riversato nei nostri cuori, dice San Paolo (Rm 5,5), è entrato nelle nostre relazioni, ha informato il nostro modo di incontrarci, di amarci, di perdonarci, di darci ancora una possibilità gli uni con gli altri e quando noi abbiamo sperimentato di poter dare una possibilità al nostro prossimo che ci aveva ferito e quando il nostro prossimo ci è venuto incontro dandoci una nuova possibilità perché l’avevamo ferito, noi abbiamo compreso che questo non viene dagli uomini ma viene da Dio, noi abbiamo capito che questo perdono non è appannaggio dell’intelligenza umana, perché l’intelligenza umana e la ragione umana nel periodo della sua massima espressione che è il ‘900, non ha creato che genocidi, differenze sociali, povertà da tutte le parti, noi abbiamo capito che questo amore è unico, questo amore fa parte di una relazione che riusciamo appena ad intravvedere ma che sperimentiamo quotidianamente dentro la nostra esistenza. Allora guarda cristiano, da una parte la contemplazione di questo mistero che non riesci apparentemente a raggiungere, dall’altra l’attualità di questo mistero come esperienza sulle mani dell’uomo, sulla bocca dell’uomo, nelle relazione dell’uomo, tutto ciò che è di Dio, grazie a Cristo e nello Spirito Santo è anche nostro, vuoi allora entrare in questa preghiera trinitaria? Entra nell’amore vicendevole, sperimenta il ministero del perdono, fatti carico della salvezza degli altri, riconduci con la tua preghiera o con la tua predicazione o con il tuo annuncio o con le tue opere di carità, secondo la misura del dono di Dio (Ef 4,7) che ti viene offerta, riconduci questa generazione a questa relazione trinitaria e vedrai risplendere sulla terra quello che Dio fa splendere in cielo, così come noi vedemmo rifulgere la luce del Padre sul volto del Figlio così come nello Spirito anche sul nostro volto risplenda la luce di Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
Messa Vespertina
TRASCRIZIONE dell’OMELIA (Messa Vespertina)
Si racconta, in queste poche righe, cosa accadde quella notte in cui Nicodemo, membro del sinedrio, era andato a trovare Gesù di notte per paura dei giudei, per sincerarsi un po’ sulla reale essenza di quest’uomo, chi fosse, che cosa rappresentasse, se fosse veramente un profeta o veramente qualcuno più grande come lasciava intendere attraverso il suo insegnamento e soprattutto attraverso i suoi molti prodigi e in quella notte Gesù parlando a Nicodemo di questa economia di salvezza che Dio ha inaugurato, si presenta come l’Unigenito Figlio di Dio, si presenta cioè come l’unica occasione che l’uomo ha per incontrare Dio realmente ad un tempo e allo stesso tempo in modo molto simile a quello che l’uomo è; come dire parafrasando la Lettera agli Ebrei: “Vedi Nicodemo molte volte ed in molti modi Dio ha parlato proprio ai nostri Padri per mezzo dei profeti, per mezzo della Torah, per mezzo della storia che Israele ha compito, ma in questo ultimo tempo Dio ha parlato a noi per mezzo del suo Figlio, Io sono il suo Figlio ed Io sono per questo l’Unigenito Figlio, non ce n’è uno prima di me non ce ne sarà uno dopo di me, Io sono l’erede, sono colui che rappresenta totalmente il Padre”. Proprio l’ evangelista Giovanni, lo stesso di questo racconto, all’inizio del suo Vangelo aveva concluso in quel bellissimo Prologo, in cui si dice che in principio era il Verbo ed il Verbo era Dio ed il Verbo era presso Dio, alla fine di quel capitolo dice: “Dio nessuno lo ha mai visto noi lo conosciamo a partire dal Figlio Unigenito che è nel seno del Padre” cioè che contiene tutto ciò che è del Padre, “Lui ce lo ha voluto rivelare, Lui ce l’ha voluto manifestare” e la meraviglia è che quando Lui ce l’ha voluto manifestare, ha superato i profeti, ha superato gli scritti sapienziali, ha superato la stessa Torah, bisognava fare un cammino per incontrare Dio ma quando abbiamo visto suo Figlio abbiamo capito che Dio ha fatto un cammino per incontrare noi, bisognava entrare in una contemplazione di Dio, attraverso la parola, attraverso le opere della Torah per andargli incontro, Lui invece ha contemplato la sua presenza in noi, che pure eravamo peccatori e perché l’ha potuta contemplare? Perché in noi risplendeva l’immagine del suo stesso Figlio, allora noi ci siamo compresi dentro una relazione ed impossibilitati a sentirci fuori di questa relazione, una relazione in cui il Padre se ci conosce è perché conosce il Figlio e se ci ama è perché ama il Figlio e noi abbiamo potuto conoscere Lui perché abbiamo visto il Figlio e possiamo amarlo perché sappiamo come lo ama Lui e possediamo il suo amore, cioè possediamo il suo Spirito. Amici io non so se vi rendete conto della meraviglia di questo annuncio, dall’impossibilità di rappresentarci un Dio siamo arrivati addirittura a poterlo praticare dentro i nostri atti umani, dentro le nostre realtà di tutti i giorni, perché vedi se non c’hai riflettuto mentre ne parlavo, la relazione che noi abbiamo detto di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, anche hai tuoi orecchi è comprensibile, pure tu vive in relazione e come la relazione in Dio è segno della perfezione del creato e della sua provvidenza e del suo desiderio di stare sempre con noi così la nostra relazione mostra davanti a Dio e agli uomini il nostro desiderio di sostenerci gli uni gli altri, la nostra capacità di perdonarci perché perdonati, di volerci incontrare perché incontrati da Dio allora ci siamo resi conto della meraviglia che quello che Dio fa eternamente a noi è dato di farlo sempre, quotidianamente, guai a quell’uomo che non volesse riconoscere questa verità, guai a quell’uomo che dicesse: “Eh ma l’agire di Dio è troppo alto e le mie relazioni sono troppo basse”, perché è piaciuto a Dio mostrarsi dentro le relazioni dell’uomo, ricordati uomo che tu sei fatto ad immagine e somiglianza sua e Lui lo sa, tu lo puoi ignorare ma Lui lo sa e vuole specchiarsi dentro questa immagine e somiglianza, allora tu puoi farti capace di questa realtà puoi cominciare a provarci: “E come?” tu mi dirai, “Come posso cominciare a provare ad essere un po’ come il Padre, il Figlio e lo Spirito?” proprio attraverso la guarigione della relazione, ti sei relazionato strappando all’altro qualcosa che serviva a te, ti sei relazionato giudicando l’altro perché non era uguale a te, ti sei relazionato dividendoti dall’altro, perché non sei riuscito a trovarlo, allora riparti da qua, riparti da qua è possibile, ti è possibile, è affidato alla tua capacità, anzi, lo vuoi sapere? Dio desidera mostrarsi in questa tua rinnovata capacità di accogliere l’altro, di perdonarlo, di sentirti perdonato, di entrare in una nuova relazione d’amore e l’uomo che comincia a fare così, comincia a camminare con questo passo si scoprirà sorprendentemente anticipato da Dio, sostenuto da Dio, gli si apriranno delle porte che non avrebbe mai immaginato, occasioni che non avrebbe mai sperato e l’uomo che si mettesse a sperimentare la semplice bellezza di questa meravigliosa Trinità, sarebbe, senza dire neanche dire una parola, un maestro in questa generazione di incapaci nella comunicazione, pensate un po’, è interessante, questa è la generazione della comunicazione per eccellenza eppure la gente non comunica più, non è più neanche un luogo comune, è una realtà che possiamo individuare sempre, allora noi mostreremmo a questo mondo senza fare nessun inserimento altissimo, filosofico sulla Trinità, com’è, come non è, come dice San Tommaso d’Aquino, come dice questo o quell’altro, ma mostreremo la possibilità di questo amore trinitario dentro l’apparente impossibilità della natura umana ed il cristianesimo è questo, sai? Non è una religione di misteri di dogmi, il cristianesimo è la fede nella possibilità, come comincia la nostra epopea cristiana? Con l’Arcangelo Gabriele che dice a Maria: “Nulla è impossibile a Dio” e se questo è l’inizio della nostra fede, per quale motivo complicarla dentro un intrigo di realtà rese difficili dal nostro peccato, dalla nostra incredulità e certe volte, spesso, dalla nostra stoltezza, perché invece non riprenderci questa capacità di essere come Dio come Lui ci chiama ad essere e ricominciare, bando alle gelosie, bando alle invidie, bando alle mormorazioni, bando a tutti quei giudizi pagani e stolti che ci hanno divisi, il mondo spera, attende, che i cristiani si rivelino per quello che sono, non per quello che pensano, allora tutto l’amore trinitario e questa icona meravigliosa dei Tre che non sono diversi ma distinti e nella loro distinzione non sono in opposizione ma si amano e sono un Dio solo, questo apparirebbe chiaro e comprensibile a tutto il genere umano, perfino alla creazione, perfino la natura se ne accorgerebbe: e lo Spirito di Dio che ha la capacità di conoscere le profondità del Padre e manifestarle nell’amore del Figlio raggiunga anche te, guarisca il tuo cuore e ti metta nelle condizioni di sperimentare la bellezza di questo grande mistero.
Sia lodato Gesù Cristo.