Presentazione del Signore.

02 Febbraio 2025

I miei occhi hanno visto la tua salvezza.(Messa del Mattino e della Sera)

 

MESSA DEL GIORNO – LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,22-40)

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

PRIMA LETTURADal libro del profeta Malachìa (Ml 3,1-4)

In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i levìti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

Parola di Dio.

Dal Salmo 23 (24) .
Vieni, Signore, nel tuo tempio santo. R..

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. R

Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia. R.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.R.

Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria. R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera agli Ebrei (Eb 2,14-18)

Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e aver sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.

Parola di Dio.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Accogliamo la luce viva ed eterna”.

Dai «Discorsi» di san Sofronio, vescovo

Noi tutti che celebriamo e veneriamo con intima partecipazione il mistero dell’incontro del Signore, corriamo e muoviamoci insieme in fervore di spirito incontro a lui. Nessuno se ne sottragga, nessuno si rifiuti di portare la sua fiaccola. Accresciamo anzi lo splendore dei ceri per significare il divino fulgore di lui che si sta avvicinando e grazie al quale ogni cosa risplende, dopo che l’abbondanza della luce eterna ha dissipato le tenebre della caligine. Ma le nostre lampade esprimano soprattutto la luminosità dell’anima, con la quale dobbiamo andare incontro a Cristo. Come infatti la Madre di Dio e Vergine intatta portò sulle braccia la vera luce e si avvicinò a coloro che giacevano nelle tenebre, così anche noi, illuminati dal suo chiarore e stringendo tra le mani la luce che risplende dinanzi a tutti, dobbiamo affrettarci verso colui che è la vera luce.
La luce venne nel mondo (cfr. Gv 1, 9) e, dissipate le tenebre che lo avvolgevano, lo illuminò. Ci visitò colui che sorge dall’alto (cfr. Lc 1, 78) e rifulse a quanti giacevano nelle tenebre. Per questo anche noi dobbiamo ora camminare stringendo le fiaccole e correre portando le luci. Così indicheremo che a noi rifulse la luce, e rappresenteremo lo splendore divino di cui siamo messaggeri. Per questo corriamo tutti incontro a Dio. Ecco il significato del mistero odierno.
La luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (cfr. Gv 1, 9) è venuta. Tutti dunque, o fratelli, siamone illuminati, tutti brilliamo. Nessuno resti escluso da questo splendore, nessuno si ostini a rimanere immerso nel buio. Ma avanziamo tutti raggianti e illuminati verso di lui. Riceviamo esultanti nell’animo, col vecchio Simeone, la luce sfolgorante ed eterna. Innalziamo canti di ringraziamento al Padre della luce, che mandò la luce vera, e dissipò ogni tenebra, e rese noi tutti luminosi. La salvezza di Dio, infatti, preparata dinanzi a tutti i popoli e manifestata a gloria di noi, nuovo Israele, grazie a lui, la vedemmo anche noi e subito fummo liberati dall’antica e tenebrosa colpa, appunto come Simeone, veduto il Cristo, fu sciolto dai legami della vita presente.
Anche noi, abbracciando con la fede il Cristo che viene da Betlemme, divenimmo da pagani popolo di Dio. Egli, infatti, è la salvezza di Dio Padre. Vedemmo con gli occhi il Dio fatto carne. E proprio per aver visto il Dio presente fra noi ed averlo accolto con le braccia dello spirito, ci chiamiamo nuovo Israele. Noi onoriamo questa presenza nelle celebrazioni anniversarie, né sarà ormai possibile dimenticarcene.

Trascrizione dell’Omelia.

Noi l’abbiamo chiamata familiarmente, popolarmente: “la candelora”, perche questa festa, detta in greco dell’Hypapantì, dell’incontro, e’ contrassegnata dall’accensione delle luci, insomma delle candele, che poi sono diventate una specie di amuleto da tenere in casa. Ma qual e’ l’origine di questa celebrazione? Beh, da una parte e’ legata alla Legge di Israele, ad un precetto della Torah già nell’Esodo, quello che dice che i primogeniti in Israele devono essere riscattati, riscattati con una specie di prezzo da offrire al Tempio, in questo caso, per i poveri, due piccioni, due colombe. Questo per ricordarsi che questo popolo era stato risparmiato, quando invece i primogeniti del Faraone e di tutto l’Egitto, erano stati messi a morte quella notte che Israele nella Pasqua stava finalmente conoscendo la propria libertà. Dunque c’e’ già qua un richiamo interessante ad una condizione alla quale tutti noi auspichiamo, la libertà. La libertà di conoscere Dio, la libertà di vivere la nostra vita con consapevolezza ed in pienezza. Poi al tempo di Gesù, quaranta giorni dopo la sua nascita, finalmente Giuseppe e Maria fanno questo rito, lo portano al Tempio perché sia riscattato con questo piccolo prezzo e avete ascoltato che e’ successo. Innanzi tutto oggi noi questo brano lo abbiamo fatto precedere dal profeta Malachia, un profeta che la chiesa usa nella liturgia anche durante l’Avvento, per prepararci a capire chi e’ questo Cristo del Signore, che vuol dire questo Messia, cioè come sarà la risposta di Dio a tutte le attese, a tutti i desideri dell’umanità intera che desidera, vuole capire, che cosa e’ l’esistenza, verso che cosa stiamo andando, perché siamo in questo mondo. E dice Malachia, e’ Dio che parla: “Ecco io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo Tempio il Signore che voi cercate”, dunque il Signore entra ma lo può conoscere colui che lo cerca, per questo il mondo, non educato alle cose di Dio, non conoscendo la sua Legge, non avendo in sé il desiderio di incontrarlo, anche se passa il Signore in mezzo a noi, non lo riconosce. Ma chi invece lo sta cercando lo vedrà entrare nel suo Tempio: “L’angelo dell’alleanza che voi sospirate eccolo venire, dice il Signore degli eserciti”, questa immagine dell’attesa del Signore che entra nel suo Tempio, e’ quella che ha questo vecchio Simeone, avete ascoltato, no? Uno dei due personaggi che stava lì intorno al Tempio. Perché stava lì? Qual era l’oggetto del suo desiderio? E’ un ebreo, e’ uno che va al Tempio a pregare, lo Spirito Santo, dice Luca, gli ha messo nel cuore la possibilità di incontrare la risposta di Dio, cioè di vedere il Messia con i suo occhi prima di morire, era la sua preghiera e Dio lo ascolta e lo esaudisce facendogli incontrare questo Bambino. Ora attenzione, tu anche hai il desiderio di capire che cosa vuole Dio dalla tua esistenza e come porterà a compimento il suo progetto nella tua vita. Se lo vuoi sapere in parole semplici, non sei uno che ha paura della morte tu? Si. Ah, non dire: “Io non ho paura della morte ma della sofferenza”, perché e’ la stessa cosa, hai paura! Molte cose che riguardano la morte regolano la tua vita e ti spingono a non fidarti, ad essere diffidente appunto, ti spingono a fare molte cose, spesso anche a cadere nel peccato. Dunque se tu sei uno che e’ motivato da questa paura, spinto da questa paura, sei uno che sta aspettando. Dunque Dio vorrà rispondere a questa tua esigenza, come risponderà a questa domanda che tu non osi neanche porgli? Mostrandoti la bellezza del suo mistero, della sua volontà, cioè facendoti vedere che nella carne, nella tua carne, nella tua natura, e’ nascosto un dono, un dono di grazia, perché il Figlio suo nella carne nostra e’ venuto. Dunque Simeone conosce la Torah, conosce la Legge, conosce le profezie, si e’ messo là ad aspettare che finalmente questa cosa accada. Simeone, nel racconto di Luca, rappresenta tutto l’ebraismo che e’ presso il Tempio ad attendere il Messia che viene. C’e’ anche un altro personaggio là, Anna, questa donna che guarda caso era stata sposata per sette anni, adesso ne aveva ottantaquattro e da quando era rimasta vedova anche lei si muoveva intorno al Tempio, per dire che anche lei stava aspettando di vedere come Dio avrebbe incontrato il suo popolo. Tutti e due si trovano davanti a questa scena: un padre, una madre e un bambino. Ti ricordi, anche all’Epifania ne abbiamo parlato no? quando i Magi vengono dall’oriente, vengono da lontano per vedere qual’e’ l’obiettivo di questa stella, questa sapienza che li ha portati fin là, troveranno una madre, un padre, un bambino, la formula semplice dell’amore di Dio, la formula semplificata della relazione, tutti noi la conosciamo, se ce l’hai questa relazione ne godi, se non ce l’hai la cerchi e quando la vedi il tuo cuore gioisce. Così come i Magi, anche questi due personaggi, incontrando questa piccola famiglia, si animano di desiderio e si avvicinano. Simeone scioglie così il nodo della sua attesa dicendo queste parole: “Adesso Signore ho visto, tutta la tradizione alla quale appartengo, tutto questo Primo Testamento, questo Patto che tu hai fatto con il mio popolo, finalmente si compie, come avevi promesso nei profeti, così oggi vedo com’e’ la tua risposta alle nostre attese e sono meravigliato, perché questa risposta mi somiglia, e’ come me, non e’ così distante, non e’ così lontana, come era scritto: “Non dovrai andare al di là del mare per cercarla, non dovrai andare in cielo a trovarla, quella ti verrà incontro”, ecco oggi il mio desiderio e la tua risposta si incontrano”. E allora dice: “Adesso puoi lasciare che il tuo servo vada in pace, ora posso anche morire”, eravamo partiti dalla paura della morte, quest’uomo dice: “Adesso posso morire, non ho più timore”, perché? “Perché ho visto come tu illumini la nostra vita, questa e’ la luce che hai usato per rivelarti alle genti, questa luce e’ frutto di una relazione benedetta, e’ frutto di un’attesa autentica, e’ frutto della benedizione”. E poi, nello stupore di questi due personaggi, Giuseppe e Maria, finalmente anche Anna arriva. Anna, questa profetessa dice Luca, ha invece un’altra caratteristica, si rappresenta il popolo di Israele, ma rappresenta anche un altro aspetto importante. Sette anni era stata sposata, come la creazione per sette giorni si era mantenuta davanti agli occhi dell’Onnipotente, pura, pronta, secondo il racconto del Genesi evidentemente. Pura, pronta a compiere la volontà di chi l’aveva creata, poi il peccato di Adamo ed Eva, secondo sempre questo racconto, sono figure ma ci aiutano a capire, secondo il peccato questa creazione si era adulterata, era entrata appunto in quella paura della morte. Anna, ottantaquattro anni, un multiplo di sette, quasi verso la fine della sua vita, quando questa creazione ormai si e’ deteriorata e non riesce più a sperare, Anna, finalmente anche lei, riconosce in questa relazione tra i tre, riconosce il piano di Dio e anche lei si mette a lordarlo. Adesso veniamo a noi, tu non hai uno spirito forse che ti spinge costantemente a cercare al verità? A chiedere al Signore che si mostri, che diradi queste tenebre nelle quali vivi, per vedere che cosa c’e’ nel suo piano e che cosa e’ possibile per te attendere, visto che tutte le altre aspettative della tua vita non si sono compiute. Beh, tu non sei forse, da una parte del tuo spirito, come Simeone che conoscendo le promesse di Dio desidera vedere se queste veramente possono accadere? Ecco oggi il Signore entra nella tua vita come luce. Perché? Perché ti svela le Scritture, perché accende in te il desiderio e perché ti incontra tra poco nel dono del sacramento dell’Eucarestia, dunque entra e fa luce nel buio della tua esistenza. Se tu sei uno che aspetta, riconoscerai questa luce e comincerai a distinguere il bene dal male, ciò che e’ buono fare e ciò da cui e’ buono astenersi, insomma avrai sapienza, non e’ una magia, non e’ le candele accese, la sapienza viene da questo, dalla possibilità di conoscere la profezia, di aspettarla e di vederla arrivare anche nella semplicità del sacramento. Dalla’altra parte Anna, Anna rappresenta la creazione, dunque rappresenta non solo quello che il tuo spirito attende, ma e’ il tuo corpo, la tua vita, la tua natura umana. Pure la tua natura umana sta attendendo di sapere se sarà riscattata o se finirà così, nella polvere come noi vediamo a volte i nostri cari che sono defunti, sparire dall’esistenza. La creazione che e’ in te anche chiede: “Signore, ma tu che farai di me? Già vedo che il mio corpo, la mia vita invecchia, si deteriora, si ammala, qual e’ la tua risposta a questa istanza profonda che e’ un’istanza di vita, che e’ un desiderio di vita eterna, insomma che cosa hai pensato per me?”, allora anche la tua creazione, la tua dimensione creaturale, il tuo corpo gioisce, perché sa che incontrato dal Sacramento dell’altare, finalmente sarà riscattato dalla morte. Se hai questa speranza, come prima per Simeone, se hai questa speranza, se questa speranza riguarda tutta intera la tua vita, allora, anche in questo caso, il Signore verrà a far luce dove tu hai solo paura, hai solo esperienza di tenebra e di male. Guarda amico che questo ti fa diventare autenticamente cristiano, ti strappa dal paganesimo, ti strappa dalle logiche perverse del mondo e ti inserisce nell’attesa e l’attesa e’ esattamente l’atteggiamento che lo Spirito Santo produce al centro della tua vita. Allora se hai compreso questa icona della presentazione di Gesù al Tempio, disponiti anche tu, disponiti con la contemplazione del cuore, disponiti alla possibilità che Dio ti sorprenda, che Dio ti anticipi, che Dio finalmente si mostri, non come lo pensavi tu, ma come e’ veramente. E lascia che anche le fibre del tuo corpo si lascino incontrare da questa promessa che viene, sai te lo dico perché noi molte volte facciamo ragionamenti un po’ pagani, diciamo che dal punto di vista dell’anima vorremmo ma dal punto di vista del corpo … per dirla in breve diciamo sempre che: “Umanamente, che umanamente”, umanamente sei sempre seduto per terra! No, la tu umanità non e’ destinata a rimanere attaccata alla terra, la tua umanità porta in sé la promessa di vita eterna, dunque e’ destinata a vedere Dio, disponiti, perché Dio si e’ già disposto per incontrarti, benedirti e finalmente strapparti dalla morte. Sia lodato Gesù Cristo

Messa della sera

Trascrizione dell’Omelia.

Le candele che portavate accese prima, all’ingresso di questa Eucarestia, dicono il desiderio di vedere, a luce chiara e piena, qual e’ il mistero della vostra vita, qual e’ il progetto di Dio per voi e per quale motivo, in molte occasioni della nostra esistenza, le cose che ci accadono, i fatti della vita, soprattutto quelli un po’ più contraddittori, non ci permettono di vedere lontano e ci lasciano un po’ chini su noi stessi, con le nostre preoccupazioni. Questa luce e’ segno di una luce che si aprirà quando tu finalmente avrai l’occasione, per grazia ma anche in ordine alla tua attesa, di vedere i cieli squarciati e di conoscere il volto del Signore e adorarlo. E così, questa festa della presentazione di Gesù al Tempio, chiamata “Hypapantì”, in greco festa dell’incontro tra questi due personaggi e la famiglia di Nazareth, questa festa ci fa entrare in un aspetto importante del mistero: primo, lo spunto da cui prende origine questa celebrazione, il fatto che la famiglia di Nazareth si sottopone alla Legge di Mose’, cioè alla Torah, dunque devono riscattare questo Figlio quaranta giorni dopo la sua nascita, al Tempio pagando una piccola tassa, due piccioni, due tortore, in memoria di quella notte in cui l’Angelo della morte aveva ucciso i primogeniti degli egiziani e risparmiato invece gli ebrei, dunque la memoria di un atto salvifico. Se la memoria di un atto salvifico e’ alle origini della storia di questa gente, quello che si preparano a celebrare e ci prepariamo anche noi, e’ la memoria di un atto salvifico posto alla fine, al termine, di questo tempo, cioè una cosa che noi sicuramente, io ora la dico ma non penso che voi la riteniate, il ritorno del Figlio di Dio, perché tu il ritorno del Figlio di Dio lo sai che c’e’, lo aspetti? No, non lo aspetti perché ti sei convinto che quando ritornerà creerà tanti di quei problemi, farà tante di quelle cose terribili, che e’ meglio che tarda. E anche se lo diciamo nell’Eucarestia, che viviamo nella beata speranza del ritorno del nostro Signore Gesù Cristo, di fatto nessuno di noi regola la propria vita, i propri appuntamenti, le proprie necessità, sulla possibilità che il Cristo ritorni, quando invece saremmo chiamati tutti a dire a questo mondo come si fa a vedere il Cristo che ritorna, ad indicare a questa generazione dove si può vedere questo inizio, questo principio, del ritorno del Signore. Nel caso invece raccontato dall’evangelista Luca, qua troviamo una realtà che sta aspettando ed e’ simbolicamente espressa con due personaggi, Simeone e Anna. Simeone e’ un pio israelita, sta vicino al Tempio, la sua tradizione cioè la Legge, la fede, la sua appartenenza al popolo di Israele, gli ha messo nel cuore la possibilità di vedere questa realtà finalmente realizzarsi. Tu sai che il popolo di Israele aspetta la venuta del Messia, Simeone e’ uno che con tutto Israele aspetta la venuta del Messia. Solo che qualcosa dentro di lui, Luca dice lo Spirito Santo, gli ha suggerito che questa cosa la vedrà prima che chiuda gli occhi a questa vita, dunque sapendo questo Simeone rimane intorno al Tempio, perché sa che il Messia quando verrà, dal monte degli Ulivi, entrerà nel Tempio dalla parte orientale e finalmente abiterà nel Tempio Santo. Rappresenta allora Simeone l’ebraismo, ma lo rappresenta in un modo strano perché, voi sapete che gli Ebrei sono il popolo eletto non ammettono l’ingresso di altri personaggi fuori della loro tradizione, invece quando quest’uomo, Simeone, vede Gesù in braccio a Maria e se lo prende in braccio lui, dice a Dio: “Adesso mi puoi pure lasciare andare, perché il tuo servo ha visto quello che tu avevi promesso, cioè come tu avresti salvato il nostro popolo, non solo, la tua salvezza preparata da te, davanti a tutti i popoli, diventa luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo Israele”, sai cosa vuol dire? Vuol dire che qua Simeone o Luca attraverso Simeone, sta dicendo che anche le genti entreranno in questo popolo eletto. Chi sono queste genti? Tutti. E di tutti chi? Noi. Noi che abbiamo ereditato questa appartenenza e che stiamo pure noi aspettando che il Signore ci riconosca e venga veramente ad abitare definitivamente con noi e noi con lui. Poi un altro personaggio appare: Anna. Anna e’ una donna, e’ figlia di Fanuele, dice “una profetessa”, profetessa in senso che guardava la storia e vedeva in trasparenza la volontà di Dio e dunque la indicava anche agli altri forse. Ha una caratteristica questa donna, che e’ vedova, e’ stata sposata sette anni, adesso ne ha ottantaquattro, ottantaquattro e’ multiplo di sette per dire che ha aspettato molti settenari, in Israele e’ importante il settenario. Sette anni era rimasta con suo marito, poi il marito era morto, come la creazione sette giorni era rimasta nell’obbedienza al Dio Creatore, poi con il peccato originale era entrata, diciamo, nella maledizione, dunque nella vedovanza, nell’impossibilita’ di sapersi sposata, conosciuta, sostenuta, dal suo Creatore. Poi erano passati appunto questi settenari, la creazione, dice san Paolo nella Lettera ai Romani: “Pure la creazione sta aspettando la rivelazione dei figli di Dio per entrare anch’essa nella gloria”, sai che vuol dire questo, perché tu non te ne vada a casa digiuno stasera? Vuol dire che se lo spirito tuo, che ha conosciuto la grazia del Battesimo e che ti ha chiamato alla salvezza, ti induce a credere che il Signore vuole incontrarti, ti mette nel cuore lo spirito della ricerca di lui. E tu dirai: “Lo spirito, e io? E la mia carne?”, pure la tua carne! La tua dimensione creaturale, come Anna, sta aspettando di essere sposata di nuovo. La tua carne che invecchia, che si ammala e che muore pure, insomma la tua carne che e’ pesantezza per te e che ti fa quasi quasi disperare, pure la tua creaturalità, la tua natura, sta aspettando una parola dall’alto. Noi non viviamo da qua in su, cioè solo con la mente, solo con gli ideali, la nostra carne chiede di essere sposata definitivamente a Dio, se no la nostra speranza, te lo dico subito, sarebbe vana come quella dei pagani, no? Noi crediamo nella resurrezione della carne, segno che la carne e’ cara a Dio e se e’ cara a Dio non può scandalizzarti più ma può essere per te occasione, dirà un padre della chiesa: “Cardine della salvezza”, la tua carne … pensa un po’. Allora la tradizione, la fede, la presenza dello Spirito, ma la tua stessa natura umana, insieme si ricongiungono alla vista della venuta del Figlio di Dio e lo accolgono. Allora tu dirai: “E io questa cosa quando la sperimento?”, nella ricerca, nell’attesa o speranza, che e’ la stessa cosa. E come la vivi questa speranza? Nella preghiera, che ha la capacità di squarciare i cieli e farti vedere quali sono le grandezze che sei chiamato a desiderare. E poi? E poi la incontri qua, quando ascolti la parola e capisci che c’e’ uno statuto che ti riguarda e c’e’ una promessa che ti e’ stata donata perché tu finalmente la possa ritenere ed entrare a far festa. E poi? E poi qua, quando ti nutrirai della presenza stessa del Figlio di Dio nel suo Sacramento e scoprirai che Egli non se ne va più via dalla tua esistenza, renditi capace di questo dono, sii degno di questa grazia da parte di Dio. E poi ancora? E poi quando uscito da qua, verificherai nella storia, in mezzo alle contraddizioni del mondo, che questa presenza non viene meno, che tu non sei solo, che tu ormai sei finalmente riscattato dal Signore e non hai più paura di niente, manco della morte! Capisci? Neanche della morte. Allora potrai dire con Simeone, come tutte le sere diciamo nella preghiera di “Compieta”: “Ora lascia Signore che io possa entrare in questa pace, perché ho capito, ho visto, si sono squarciati i cieli, ho capito che cosa avresti fatto con me, cosa mi avresti dato nel giorno della salvezza: una luce per tutte le genti e gloria del tuo popolo eletto, Israele”. Sia lodato Gesù Cristo.

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