Io sono il pane vivo disceso dal cielo
LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
PRIMA LETTURA – Dal Libro del Deuteronomio (Dt 8,2-3,14b-16a)
Mosè parlò al suo popolo dicendo: Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri.
SECONDA LETTURA – Dalla 1a Lettera ai Corinzi (1Cor 10,16-17)
Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane.
Trascrizione dell’Omelia
Per entrare nel mistero del Corpus Domini e accompagnare l’azione dello Spirito Santo che sempre prende i misteri della fede e li apre davanti ai nostri occhi, affinché possiamo scorgervi la volontà di Dio, il Suo disegno e progetto di salvezza, bisognerebbe che tornassimo a pensare alla nostra origine, a chi siamo, di cosa siamo fatti soprattutto, cose sulle quali, purtroppo, ho constatato in questi anni, siamo tutti un po’ ignoranti, non sappiamo molto e facciamo tanta confusione. Dovremmo dunque ricordarci che siamo fatti di corpo e di spirito e che questi due elementi insieme formano l’anima vivente, quello che siamo, ciò che percepiamo di noi stessi, quello che vediamo negli altri. Un’anima vivente che può comportarsi come si comporta, agire anche con libero arbitrio, perché Dio ha soffiato [1] nella terra inerte, sugli atomi di carbonio che si sono messi insieme per formare proteine, la struttura della realtà vivente, uno Spirito, un soffio di Dio, che desse a questa aggregazione di molecole una realtà “finalizzata”, che si muovesse, capace di usare la libertà che Dio gli avrebbe dato. È vero che pure gli animali hanno un corpo, un alito vivente che li mette in moto, ma questo non è lo Spirito che Dio ha dato agli uomini.
Il Creatore che ha fatto l’uomo di corpo e di anima, di materia inanimata e di spirito vivente ha detto: adesso, voglio guidare questi individui, non voglio lasciarli soli, magari schiacciati dalle scelte sbagliate che una disobbedienza originaria ha causato loro, voglio condurli gradualmente, voglio donar loro pian piano qualcosa di me: il dono della conoscenza, non solo quella del bene e del male, ma di chi li ha fatti. Voglio far comprendere perché li ho creati, per cosa li ho creati e come li ho amati creandoli, voglio spiegare loro tutto il progetto della Salvezza.
E Dio comincia a nutrire questo corpo, a parlargli, connettendosi allo spirito dell’uomo, attraverso la Sua Parola. Si manifesta, si rivela, mette nel cuore dell’uomo il desiderio di Dio e inizia a comunicare. Chiama un popolo, lo accompagna nelle vicissitudini della sua vita, anche in mezzo al peccato che ha commesso, li conduce fino in Egitto, da qui, dove saranno schiavi, li libera e li insedia nella Terra [2], parla ai nostri Padri. Come direbbe la lettera agli Ebrei al capitolo 1 [3], “molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti”.
Figura di questo parlare di Dio è la manna [4] che discende dal cielo, così Dio ha parlato al popolo. Quando si è trovato nel deserto, senza strada, in mezzo agli scorpioni, come dice il capitolo 8 del Deuteronomio [5], nella solitudine, l’Eterno gli ha insegnato, e consegnato, qualcosa di sé, la Sualogica meravigliosa: come relazionarsi con gli altri, come rapportarsi con Lui, cosa ritenere di Dio. Tra tutte le cose che l’Onnipotente ha detto nella Sua Torah, ne ricordiamo una importantissima “non fatevi immagini” [6], non realizzatevi rappresentazioni di Dio, perché l’immagine che fai è inadeguata, voglio manifestarmi, non è ancora il tempo di conoscere tutta la mia realtà. Devi attendere: cammina con me e io camminerò con te [7], così ti manderò, gradualmente, come la pioggia e la neve [8], tutta questa Parola, questa rivelazione di me. Te la consegnerò man mano perché tu la capisca, ti accompagnerò nelle vicende difficili della vita, popolo d’Israele, perché tu sappia di chi sei figlio “Ti conservo ancora pietà, perché ho deciso di attirarti a me”, dice Geremia [9].
Una promessa aveva fatto a questo popolo: per adesso vi parlo attraversola Legge, imprimo le mie parole su tavole di pietra, perché voi le impariate, le conosciate. La Legge, dirà San Paolo, ci è stata data come un pedagogo [10], una pedagogia, come una maestra elementare che ci ha fatto capire come si fa due più due, ci ha insegnato a leggere e scrivere, ma quando Dio ci ha voluto amare totalmente, ha desiderato donarsi e mostrarsi totalmente a noi, anche se peccatori, ha aperto il cielo, lo ha squarciato, e ha mandato il Suo Figlio. Lo ha mostrato nella carne perché se il nostro spirito, conoscendo le parole di Dio, si era iniziato ad animare, quando lo ha visto anche nella carne, allora, il corpo ha compreso: anche io posso entrare in questa realtà. Non solo lo spirito, pure io, la carne, tutta la mia vita. Quando parliamo di corpo non parliamo della “ciccia”, ma di quello che è la nostra vita, i nostri desideri, i nostri pensieri, i nostri ricordi, le nostre esperienze, persino i nostri dolori, tutto quello che si chiama con il nostro nome, quello è il corpo. Tutto questo ha detto non sono più fuori, anche io posso entrare. Non solo i pensieri, non solo i desideri, non solo il mio spirito, ma tutto quello che sono è coinvolto e preso. Noi siamo un po’ “schizofrenici” spiritualmente e diciamo: il corpo sta giù, lo Spirito sta su; moralmente faremo, ma spiritualmente diremo… Non si dice così, siamo stati acquistati totalmente, tutto si deve salvare, quello che ci ha riguardato in toto, ogni nostro aspetto, è chiamato ad entrare nella vita eterna, non solo lo spiritello, il fantasmino, che pensiamo di tenere stretti finché viviamo, poi scompaiono e addio…
Chi è consapevole di questo cammina con Dio e assiste con stupore ad una realtà in cui le Sue parole, pian piano, come la pioggia e la neve scendono dal cielo [11], ma non vi tornano senza aver compiuto delle cose, senza aver fecondato qualcosa che ci riguarda, tutto quello che siamo: senza averci trasformati, non tornano a Dio. Abbiamo assistito e aderito a questa meraviglia che Dio ha compiuto. Lo abbiamo potuto fare perché la abbiamo vista. Dove? Nel volto meraviglioso del Figlio di Dio che ha dato se stesso per noi. Quando la abbiamo contemplata? A Gerusalemme allorché ha dato la vita per noi e tutte le volte che abbiamo visto la sofferenza, benedetta dalla presenza di Dio. La abbiamo osservata con i nostri occhi tutte le volte che abbiamo sperimentato il perdono, ricevuto o donato, tutte le volte che siamo stati riconciliati, tutte le volte che abbiamo visto agire lo Spirito dentro la nostra povera storia. Dunque, di questo siamo tutti ricolmi, desiderosi e pieni di speranza.
Dio, dice ancora la Lettera agli Ebrei [12], nella pienezza della rivelazione ha mandato il Suo Figlio, lo abbiamo visto nella carne. Quando Gesù ha compiuto il suo atto più grande, totale, la donazione di Sé sulla croce ha detto: la tua carne si è ribellata, non vive più in comunione con lo Spirito, ma in forte difficoltà con esso, è diventata per te motivo di stanchezza di dolore, sofferenza, pena, paura, allora, guarda la mia carne, l’ho riempita totalmente dello Spirito di Dio, poiché io sono Dio, guarda qual è l’esito della mia carne, la porto in croce. Ho il potere di dare la mia vita e di riprendermela [13], questo potere te lo voglio consegnare, voglio che anche tu abbia la facoltà di entrare nella vita eterna.
E noi lo abbiamo visto, lo abbiamo guardato, mentre faceva prodigi, mentre parlava, fino al giorno in cui ha preso il pane e ha detto “prendete e mangiate perché questo è il mio corpo” [14] e poi il vino e ha detto “prendete e bevete questo è il mio sangue” [15], come pure in questo Vangelo [16], in cui afferma “se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita”, cosa ci ha rivelato? Se non vi convincete che quello che lo Spirito dice riguarda anche la carne, concerne tutto te stesso, non potrete entrare. Come fai a persuadertene? Assumendo la Sua carne, credendo che le sue parole sono vere, che ciò che è detto nella Scrittura si può manifestare. Anche se dici “lo credo”, non è vero, non lo credi, perché hai paura, temi che domani, al lavoro, questa Parola non si compia, che quando sarai a casa, con tua moglie o tuo marito, questa Parola non si avveri, hai paura che Dio ti dica delle cose spirituali, ma manchi, sia assente, nella vita materiale. Questo ti mette in una condizione di svantaggio, di divisione interiore, vorresti credere, ma non ce la fai. Credi con la mente, ma non credi con tutte le membra, non fai azioni degne di Dio, perché hai paura di consegnarti totalmente. Come puoi farlo, dunque? Solo se vedi un altro, Lui, che, consapevole di essere Dio, rinuncia a questa prerogativa e si dona. Se vedi Dio donarsi fino alla morte di croce, allora, affermi: posso farlo anche io! Se Lui lo ha fatto per farmi capire come funziona, anche io assumerò la vita in questo modo, con questa direttiva, la accetterò come una vita possibile, accogliendo il dolore, che è porta della possibilità dell’esperienza di Dio, non più un ostacolo da bypassare, da nascondere, comprenderò la morte non come estro di quello che riguarda la materia, ma come soglia per entrare definitivamente in questa relazione. Non posso farlo se non lo sperimento ora, non posso crederlo se Dio non si mostra, non si manifesta adesso come veritiero, come fedele alle promesse che ha fatto. Aveva scritto una legge sulle tavole di pietra, aveva promesso [17] che la avrebbe scritta sulle tavole del cuore, in Cristo lo ha fatto. Gli uomini che aderiscono a questa parola, la ascoltano, la mettono in pratica, vivono la vita con questi criteri, conoscono il Cristo ed Egli abita in loro. Quelli che dubitano che questo sia possibile, vivono la propria vita nel dolore, nel buio, nell’amarezza e nella solitudine.
Stasera celebriamo proprio questo. Tutte le domeniche, ogni Eucarestia, facciamo memoria di questo dono di Grazia che Dio ci ha fatto, ma nel Corpus Domini solennemente rievochiamo questo desiderio di Dio di rimanere con noi. Simbolicamente, si compie una processione in questo giorno, non per portare Gesù a spasso (nel parco degli Eucalipti), ma per ricordarci (a noi stessi, non a Lui) che non rimane qui, non resta sull’Altare, nel Tabernacolo, quindici minuti nel tuo “cuoricino”, finché sta nel tuo stomaco, ma Dio viene con te, cammina con te, ormai è diventato una grammatica che si può declinare secondo le logiche della storia: entra con te nella vita, esce da questo recinto sacro, perché questo ha voluto fare il Signore, permetterti di uscire dal Tempio con il volto brillante, splendente della Sua Gloria, per mostrare a tutti che la logica di questo mondo è destinata ad essere glorificata, pneumatizzata, ripiena dello Spirito Santo.
Di questo oggi vogliamo ricordarci. Come Dio ci ha fatto entrare in un deserto per dire ai nostri cuori [18] cosa avrebbe fatto, adesso ci chiama, singolarmente e nella Chiesa, a tradurre questa logica di amore. Se vieni qui a vivere un rapporto intimissimo con Dio e non trasmetti fuori tutto quello che ha posto nel tuo cuore, non puoi dirti cristiano, sei un pagano, che vive per sé, per i propri sentimenti profondi. Questa fede ti obbliga ad aprire le porte della tua misericordia, della carità, della relazione, le porte del ricongiungimento e della remissione del peccato, perché si instauri questa legge meravigliosa, affinché, come dice Gesù nel Vangelo di Giovanni [19], “come io e te siamo una cosa sola, anche loro una cosa sola”, e come ripete San Paolo, Dio sia tutto in tutti [20], possiamo tutti essere una realtà unitaria, sacra, benedetta ed eterna per sempre.
Sia Lodato Gesù Cristo.
[1] Gn 2,7: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente”. ⇑
[2] Tutta la Torah rammenta questo cammino fino alla Terra Promessa: da Abramo fino a Giuseppe (Genesi capp.11-50) Dio sceglie di chiamare un Suo popolo, in Mosé lo tira fuori dall’Egitto (Esodo) e lo conduce ad insediarsi nella Terra Promessa. Levitico, Numeri e Deuteronomio, mostreranno gli aspetti e le peculiarità di questo percorso di salvezza. ⇑
[3] Eb 1,1. ⇑
[4] Esodo, tutto il cap. 16, e al versetto 31: “La casa d’Israele lo chiamò manna. Era simile al seme del coriandolo e bianco; aveva il sapore di una focaccia con miele”. ⇑
[5] Dt 8,2-3 “Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” e 14b-15 “Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile, che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua”. ⇑
[6] Es 20,4: “Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra”; Dt 4,23 “Guardatevi dal dimenticare l’alleanza che il Signore, vostro Dio, ha stabilito con voi e dal farvi alcuna immagine scolpita di qualunque cosa, riguardo alla quale il Signore, tuo Dio, ti ha dato un comando”; Dt 5,8: “Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra né di quanto è nelle acque sotto la terra”,; Dt 27,15: “Maledetto l’uomo che fa un’immagine scolpita o di metallo fuso, abominio per il Signore, lavoro di mano d’artefice, e la pone in luogo occulto!”; Lv 26,1: “Non vi farete idoli, né vi erigerete immagini scolpite o stele, né permetterete che nella vostra terra vi sia pietra ornata di figure, per prostrarvi davanti ad essa; poiché io sono il Signore, vostro Dio”. ⇑
[7] Es 33, 14: “Il mio volto camminerà con voi e ti darò riposo”; Lv 26,12:“Camminerò in mezzo a voi, sarò vostro Dio e voi sarete mio popolo”; Dt 31,6-8 “Siate forti, fatevi animo, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore, tuo Dio, cammina con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà”. Poi Mosè chiamò Giosuè e gli disse alla presenza di tutto Israele: “Sii forte e fatti animo, perché tu condurrai questo popolo nella terra che il Signore giurò ai loro padri di darvi: tu gliene darai il possesso. 8Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti d’animo!”. ⇑
[8] Oltre al riferimento a Is 55,10-11, citato per esteso alla nota 12 sotto, si veda anche Dt 32,2: “Scorra come pioggia la mia dottrina, stilli come rugiada il mio dire;come pioggia leggera sul verde, come scroscio sull’erba”. ⇑
[9] Geremia 31,3 nella versione Cei 2008: “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele”. ⇑
[10] Gal 3,24-25. “Così la Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo”. ⇑
[11] Is 55,10-11: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, 11così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”. ⇑
[12] Eb 1,2: “ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo”. ⇑
[13] Gv 10,17-18: “Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio”. ⇑
[14] Mt 26,26 “Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo”; Anche Lc 22,19; Mc 14,22. ⇑
[15] Mt 26,28 “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati”; Anche Lc 22,20; Mc 14,24. ⇑
[16] Gv 6, 53 A differenza dei sinottici, alla nota precedente, Giovanni colloca l’instaurazione dell’Eucarestia proprio in questo capitolo 6, ai versetti 51-58, non nel corso dell’Ultima Cena. ⇑
[17] Es 24,12. “Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli”; Ez 11,19: “Darò loro un cuore nuovo, uno spirito nuovo metterò dentro di loro. Toglierò dal loro petto il cuore di pietra, darò loro un cuore di carne” e 36,26: “vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”; 2Cor 3,3: “noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani”. ⇑
[18] Dt 8,2 “Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi”. ⇑
[19] Gv 10,30. “Io e il Padre siamo una cosa sola”. ⇑
[20] 1Cor 15, 28 “E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti” , anche in 1 Cor 10,17 Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo; Col 3,11 “Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione oincirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti” e Ef 4,6; “Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti”. ⇑