XIV Domenica T.O.

Anno Liturgico A
05 Luglio 2020

Io sono mite e umile di cuore.(Messa del mattino e della sera)

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-30)

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

PRIMA LETTURA Dal libro del profeta Zaccarìa (Zc 9,9-10)

Così dice il Signore:
«Esulta grandemente, figlia di Sion,
giubila, figlia di Gerusalemme!
Ecco, a te viene il tuo re.
Egli è giusto e vittorioso,
umile, cavalca un asino,
un puledro figlio d’asina.
Farà sparire il carro da guerra da Èfraim
e il cavallo da Gerusalemme,
l’arco di guerra sarà spezzato,
annuncerà la pace alle nazioni,
il suo dominio sarà da mare a mare
e dal Fiume fino ai confini della terra».

Salmo 144.
Benedirò il tuo nome per sempre, Signore. R..

O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre. R.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. R.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. R.

Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto. R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 8,9.11-13).

Fratelli, voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Così dunque, fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Uno spirito contrito è sacrificio a Dio”.
Dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo

Davide ha confessato: «Riconosco la mia colpa» (Sal 50, 5). Se io riconosco, tu dunque perdona. Non presumiamo affatto di essere perfetti e che la nostra vita sia senza peccato. Si adatta alla condotta quella lode che non dimentichi la necessità del perdono. Gli uomini privi di speranza, quanto meno badano ai propri peccati, tanto più si occupano di quelli altrui. Infatti cercano non che cosa correggere, ma che cosa biasimare. E siccome non possono scusare se stessi, sono pronti ad accusare gli altri. Non è questa la maniera di pregare e di implorare perdono da Dio, insegnataci dal salmista, quando ha esclamato: «Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi» (Sal 50, 5). Egli non stava a badare ai peccati altrui. Citava se stesso, non dimostrava tenerezza con se stesso, ma scavava e penetrava sempre più profondamente in se stesso. Non indulgeva verso se stesso, e quindi pregava sì che gli si perdonasse, ma senza presunzione.
Vuoi riconciliarti con Dio? Comprendi ciò che fai con te stesso, perché Dio si riconcili con te. Poni attenzione a quello che si legge nello stesso salmo: «Non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non lì accetti» (Sal 50, 18). Dunque resterai senza sacrificio? Non avrai nulla da offrire? Con nessuna offerta potrai placare Dio? Che cosa hai detto? «Non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti» (Sal 50, 18). Prosegui, ascolta e prega: «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi» (Sal 50, 19). Dopo aver rigettato ciò che offrivi, hai trovato che cosa offrire. Infatti presso gli antichi offrirvi vittime del gregge e venivano denominate sacrifici. «Non gradisci il sacrificio»: non accetti più quei sacrifici passati, però cerchi un sacrificio.
Dice il salmista: «Se offro olocausti, non li accetti». Perciò dal momento che non gradisci gli olocausti, rimarrai senza sacrificio? Non sia mai. «Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi» (Sal 50, 19). Hai la materia per sacrificare. Non andare in cerca del gregge, non preparare imbarcazioni per recarti nelle più lontane regioni da dove portare profumi. Cerca nel tuo cuore ciò che è gradito a Dio. Bisogna spezzare minutamente il cuore. Temi che perisca perché frantumato? Sulla bocca del salmista tu trovi questa espressione: «Crea in me, o Dio, un cuore puro» (Sal 50, 12). Quindi deve essere distrutto il cuore impuro, perché sia creato quello puro.
Quando pecchiamo dobbiamo provare dispiacere di noi stessi, perché i peccati dispiacciono a Dio. E poiché constatiamo che non siamo senza peccato, almeno in questo cerchiamo di essere simili a Dio: nel dispiacerci di ciò che dispiace a Dio. In certo qual modo sei unito alla volontà di Dio, poiché dispiace a te ciò che il tuo Creatore odia.

Trascrizione dell’Omelia.
Si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo gli uomini di quel popolo che aveva ricevuto da Dio le promesse e non solo le promesse, ma aveva ricevuto anche, diciamo così, un codice per raggiungere il frutto di queste promesse, per vivere secondo lo spirito di queste promesse e questo codice è la Legge, la Torah, i Cinque Libri che noi chiamiamo Pentateuco, un modo per conoscere Dio, un modo per onorarlo , mille vie per celebrarlo nella storia in mezzo gli uomini. Ma questo modo di conoscere Dio tiene conto molto spesso del peccato, della durezza del cuore umano, di tante cose, tant’è che noi quando leggiamo questa parte della Scrittura, ci sentiamo un po’ in difficoltà, io da quando sono presbitero sempre sento questo ritornello che l’Antico Testamento è difficile, invece lo leggiamo tutti i giorni, tutte le Domeniche, evidentemente così difficile non è. Dunque Gesù aveva davanti a sé questa gente che veniva da quelle logiche, da quel modo di pensare, ma veniva un tempo veramente controverso, perché? Perché proprio questi che sapevano che c’era un modo per onorare Dio e che era così complesso, dall’altra parte si trovavano davanti ad una situazione umana, politica, religiosa, sociale, veramente disastrosa: c’erano i romani che imponevano le loro tasse, c’erano nella loro religione delle divisione profonde, sadducei legati al Tempio, farisei legati alle sinagoghe, due Sommi Sacerdoti, Erode con i suoi amici .. veramente un periodo di grande calamità, di pericolo per la capacità che avevano di conoscere e praticare le cose di Dio, erano disorientati, come un popolo senza pastore, già Isaia aveva parlato di questi tempi. Ma in questo momento sembra risuonare quella parola che abbiamo ascoltato oggi che la chiesa ha applicato a questa Domenica che è la parola del profeta Zaccaria, l’ultimo dei profeti dell’Antico Testamento che dice a Sion, che dice a Gerusalemme: “Esulta grandemente Gerusalemme, esulta figlia di Sion, perché Dio si sta prendendo cura di voi in un modo speciale, si sta prendendo cura di voi in un modo nuovo addirittura, non vi scandalizzate, non abbiate paura, perché il linguaggio che Dio userà sarà un linguaggio comprensibile, semplice”, Zaccaria fa riferimento ad un uomo che verrà umile, mite, seduto su puledro d’asina, cioè non uno che viene a cavallo per fare la guerra, ma come uno che viene per incontrare gli uomini nell’umiltà, nelle difficoltà in cui gli uomini si trovano. E noi sappiamo che il Vangelo recupererà questa immagine per parlare di Gesù, come costui che viene nel giorno delle Palme entra in Gerusalemme con questo strumento, non con le armi, non con l’odio, non con la rabbia ma entra con la sottomissione a Dio, con la pace nel cuore e con il desiderio di augurare un tempo nuovo. Allora profezia ed evento si incontrano, dove si incontrano? Nella figura del Cristo, nella persona del Cristo. E Cristo, davanti a questi uomini che lo stavano ad ascoltare, a questi uomini oppressi dalle angherie di Roma, oppressi dalla paura di non saper servire le cose del Signore in modo corretto a causa delle grandi divisioni che c’erano allora, forse anche oggi tu le vivi queste divisioni, Gesù davanti a quel popolo alza gli occhi al cielo e dice: “Padre io ti benedico perché tu hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti”, diremo noi che si gloriano di distillare la tua volontà da uno studio freddo ed incapace di misericordia nei confronti degli uomini, fatto da quelli che si gloriano di conoscere tutte le cose importanti, “ma l’hai rivelato ai semplici”, come l’hai rivelato ai semplici? L’ha rivelato ai semplici mostrando davanti agli uomini un uomo come loro, un uomo di carne come loro, come a dire: “Volete conoscere il pensiero di Dio? Volete sapere qual è la sua volontà sulla storia? Volete essere abitati dallo Spirito di Dio? Bene tutto questo vi è promesso e vi viene dato, quando? Ora! Chi ve lo da? Io dandovi me stesso”, un uomo come noi. Tu dirai: “Ma è un Uomo-Dio”, certamente, ma perché quelli non si scandalizzassero di poter essere visitati dall’alto da un Dio che neanche osavano nominare, Dio aveva deciso di parlare loro in una lingua comprensibile, in una grammatica comprensibile, aveva parlato loro con la loro stessa parola, con la loro stessa voce, con i loro stessi termini proprio come farebbe un amico con gli amici. Dunque il senso di questa preghiera è questo: “Io ti benedico perché questi erano dispersi e schiacciati, ma adesso finalmente hai parlato loro”, guardate cosa dice Gesù, dice: “Perché così è piaciuto a te, tutto mi è stato dato dal Padre mio”, come dire: “Io sono tutto quello che il Padre è, tutto quello che Dio è sono io, Gesù, e quando tu mi incontri, chi incontri? Incontri l’amore Trinitario, incontri la sapienza del Padre, incontri la sua volontà e quando mi vedi agire in mezzo agli altri, tu capisci che la sua volontà è praticabile, quando tu mi vedi perdonare, rimettere i peccati, avere misericordia verso gli umili, tu capisci che Dio questo vuole fare, dunque tutto quello che viene dal Padre è stato dato a me, nessuno può entrare al Padre se non per mezzo di me”, cioè nessuno può pensare di tornare alla sapienza di Dio, solo studiando la sapienza di Dio, solo millantando una conoscenza dei segreti nascosti di Dio, senza amare il prossimo. E anche tu che vieni qua ad assumere il corpo di Cristo, ad avere la tua natura trasformata dalla natura divina del Figlio di Dio, anche a te è chiesto di essere come lui e di comportarti come lui. Ma se tu dicessi: “Ma io non posso essere come te perché io sono uomo, perché io sono di carne, perché io sono debole”, non fu forse di carne il Figlio di Dio? Non è stato forse debole il Figlio di Dio nella carne? Non è morto per noi in croce? Non è uscito sangue dal suo corpo? Dunque per quale motivo tu potresti sentirti al di fuori di questa promessa incapace di ottenere la natura divina che invece il Figlio di Dio è venuto a donarti? Allora, dopo aver abbassato gli occhi verso quelli che gli stavano davanti li guada e gli dice .. ma lo dice a voi sapete? Lo dice proprio a voi: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi” affaticati dalle cose che sono accadute, oppressi dalle paure che portate, in difficoltà a causa di questo tempo difficile, ma anche delle vostre relazioni sbagliate, dei dolori che portate nella carne, per tutto quello che vi opprime dice Gesù: “Venite a me perché il mio giogo”, cioè per gli ebrei: “la mia Legge non è come quella così difficile, la mia legge è semplice, la mia legge è dolce, il mio carico è leggero” e non è questo che sperimenti? Tu che ti avvicini qua per assumere il corpo di Cristo, non ti accorgi che questo corpo per te è leggero? Che questo carico per te è dolce? Non sei animato da un sentimento profondo quando ti avvicini a questa grazia che ti viene offerta ogni volta nell’Eucarestia? Dunque di che cosa dovresti avere timore? Dice: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime”, allora questa cosa io oggi ve la consegno come tra poco vi consegno il corpo del Figlio di Dio, se volete essere risollevati, risanati interiormente, siate come Gesù, miti e umili di cuore, non abbiate mai paura di nessuno, nessuno può farci del male, nessuno può veramente metterci in difficoltà, anche se fossimo schiacciati, anche se fossimo perseguitati lo Spirito di Dio non ci lascerebbe mai, c’è una storia di santi, una tradizione di martiri che testimonia che questo è vero, sforzati, studiati di essere mite e umile di cuore e sarai sostenuto nella prova, aiutato nella difficoltà, guarito nella malattia, messo al riparo dalle tentazioni di questo mondo e finalmente inabitato dalla divinità dello Spirito. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

 

Trascrizione dell’Omelia

Per entrare in questo brano evangelico bisognerà che noi ci mettiamo davanti una scena, un ambito nel quale questa parola è stata proclamata. Il Vangelo di Matteo, lo abbiamo detto tante volte, è rivolto ad una chiesa che viene dall’ebraismo, dunque che ha ancora nelle orecchie e nel cuore la bellezza e la grandezza della tradizione legata alla Legge, etc. . Ma anche questo Vangelo viene proclamato in un momento in cui Gerusalemme è in una grande difficoltà, vediamo insieme quali erano queste coordinate così negative. Beh, ci sono a Gerusalemme tante divisioni, soprattutto c’è Roma, c’è Roma cioè c’è una oppressione oggettiva, diffusa, pesante, una oppressione che ingerisce sulla vita delle persone in tutti i sensi, che mette in difficoltà la pratica della fede, che mette in difficoltà le relazioni, che mette in difficoltà anche le prospettive della vita, perché Roma esige molto denaro da questa città, da questa colonia che è Israele, la Palestina. Ma oltre a questa oppressione oggettiva, ci sono difficoltà anche tra le persone che popolano questa città, al Tempio ci sono due Sommi Sacerdoti, cioè c’è un equilibrio, nell’esercizio del potere, dell’autorità, che è fortemente in difficoltà. Poi ci sono fazioni tra sadducei e farisei per esempio, che hanno una interpretazione diversa del culto, i farisei sono legati alla sinagoga, alla parola di Dio, alla Torah, i sadducei sono al Tempio, legati anche all’economia del Tempio. Poi c’è un gruppo, che sono gli zeloti, che sta lottando contro Roma per riprendersi quello che Roma gli ha tolto e sono dei guerriglieri per lo più. Poi ci sono gli esseni che se ne sono andati, insomma tante categorie che mettono in difficoltà l’equilibrio di questa città così importante. A questa città, che sta in difficoltà, sembra la profezia di Zaccaria che noi abbiamo ascoltato questa sera nella Prima Lettura, sapete Zaccaria è alla fine della profezia, prima dell’avvento del regno di Cristo, dice Zaccaria: “Così dice il Signore: “Esulta grandemente figlia di Sion”, cioè Gerusalemme esulta perché? “Perché viene a te il tuo re” e come viene il tuo re? Sapete in una situazione drammatica, uno che viene a salvare tu ti domandi: “Come farà a salvarci? Lo farà nella pace? Lo farà con la guerra? Come farà? Dice: “Viene il tuo re, è giusto, vittorioso ma è umile, cavalca un puledro d’asina”, non cavalca un cavallo, il cavallo serviva per la guerra, i cavalli erano banditi da Israele, anche Davide non va a cavallo se non per andare in guerra, “Farà sparire i carri da Efraim, i cavalli da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato”, immaginatevi voi una situazione in cui una città è in grande pericolo, ci sono delle forze oggettive molto potenti che vogliono la guerra, carri, cavalli, potenze che si muovono ed una profezia che dice: “Adesso tu invece esci fuori da questa oppressione e spera, cioè aspetta che venga il tuo re, che venga con mitezza, che venga a lenire il tuo cuore, a guarire le tue piaghe, che venga a rialzarti dall’oppressione in cui ti trovi”. Bene, questo è il quadro in cui la chiesa oggi ti fa ascoltare questa parola di Gesù, che dice proprio a quel popolo, proprio in quelle circostanze di grande abiezione, dice loro, prima prega il Padre e dice: “Ti benedico Padre perché questi stavano aspettando una parola da te, stavano aspettando una redenzione e tu hai parlato, come hai parlato loro? Non con violenza, non con l’oppressione, non con la forza, hai parlato attraverso uno mite ed umile di cuore che cavalca un puledro d’asina, come questi si aspettavano, come il profeta li aveva abituati ad aspettare”. Dunque Dio quando ci incontra, ci incontra nella mitezza, io vorrei sapere come ha fatto la chiesa per secoli a raccontare a tutti che il Signore quando sarebbe venuto avrebbe fatto piazza pulita e non so quale altra calamità, non era questa la profezia, la profezia è che una parola incarnata nella storia ci avrebbe incontrato nella mitezza, nella pace, anche Isaia lo dice che il Messia quando verrà non spezzerà la canna incrinata non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta (Is 42,3) ma ci solleverà, come abbiamo fatto noi a pensare un’apocalisse drammatica. Poi dice Gesù, è ancora davanti a questa gente che ascolta, dice: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio, quindi se volte conoscere il Padre venite da me e saprete chi è il Padre, come faccio io? Perdono, uso misericordia, guarisco, resuscito dalla morte, tolgo l’ansia alle persone, abbraccio chi è nelle difficoltà, non ricuso nessuno, né la peccatrice, l’adultera, né il pubblicano, nessuno, io mi comporto come uno che ama gli uomini, lo diceva il Libro della Sapienza: “Tu Dio nulla detesti di quanto hai creato, se no non l’avresti neanche creato, amante della vita”, ebbene io sono venuto ad inaugurare il tempo in cui questo amore per la vita sarà conosciuto da tutti, sarà retaggio per tutti”. Dice: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo ha voluto rivelare”, questa è una espressione veramente oggetto di contemplazione, perché Gesù dice: “Quello che hai da conoscere dal Padre guardalo in me perché il Padre ha affidato a me la grammatica e l’esegesi della sua essenza, del suo pensiero e della sua volontà, se lui ama, guardalo in me, io amo, se io perdono vuol dire che lui perdona” e diremmo: “Se hai capito questo và e anche tu fa lo stesso”, agisci da uomo divinizzato, agisci da Dio e guarda che un uomo divinizzato non è quello che ci hanno abituato a guardare, questi personaggi ieratici che viaggiano, che si mettono tanti metri di stoffa addosso per far vedere agli altri che sono non so come spirituali, chi agisce in modo divinizzato è l’uomo che agisce come Cristo, cioè che agisce perdonando, rimettendo le colpe, abbracciando quelli che sono nella difficoltà e alzando quelli che sono caduti, questo è il cristianesimo. Allora, avendo detto questo, li guarda in faccia, forse proprio come noi stasera, come potrei guardarvi io e dice loro: “Venite a me, venite a me voi tutti, che siete affaticati dalle cose che hanno abbattuto la vostra esistenza, che siete oppressi dalle ferite che vi hanno inferte, dai giudizi, dalle mormorazioni, dalle solitudini, dagli abbandoni, da tutto ciò che ha calpestato le vostre speranze, venite, avvicinatevi, prendete su di voi il mio giogo, la mia legge, come la Torah era pesante io vi do un giogo, quello dell’amore reciproco, del perdono, prendetelo su di voi e agitelo con questo spirito, fate come me che sono mite e umile di cuore e facendo questo conoscerete l’amore di Dio, vedrete in atto la sua misericordia, sperimenterete nelle relazioni ciò che della vita eterna c’è dato di poter conoscere e celebrare”. Questo, cari fratelli, è l’oggetto della nostra speranza, allora ripartiamo da qua, siamo oppressi da molte cose, siamo in difficoltà per molti motivi, ripartiamo da qua, ma ricostruiamo una chiesa che sia credibile in ordine a questa mitezza e a questo senso della misericordia, nessuno pensi di stare nella chiesa e giudicare gli altri, nessuno pensi di essere migliore degli altri stando nella chiesa, ognuno si studi piuttosto di risollevare quelli che non si sentono ancora pienamente in comunione, perché tutto il mondo sappia che Dio è con noi perché ci amiamo, non perché ci facciamo guerra e ci odiamo e giudichiamo vicendevolmente. Che lo Spirito Santo, che è la relazione tra il Padre ed il Figlio, vi convinca quanto alla bontà di tutto questo e porti a compimento quest’opera che Dio ha iniziato. Sia lodato Gesù Cristo.

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