Domenica delle palme.

Anno Liturgico B
28 Marzo 2021

La passione del Signore(Messa del mattino e della sera)

 

LETTURE: Vangelo, Prima lettura e Seconda lettura

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 14,1-15,47)

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco
– Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

– Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

– Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

– Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

– Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

– Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

– Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
“Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

– Cominciò a sentire paura e angoscia
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

– Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

– Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.

– Non conosco quest’uomo di cui parlate
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

– Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

– Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

– Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

– Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.

– Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

– Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

– Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.

PRIMA LETTURADal libro del profeta Isaia (Is 50,4-7)

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

Salmo 21.
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato? R..

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!».R.

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.R.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.R.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele.R.

SECONDA LETTURA Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (Fil 2,6-11).

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

LA LETTURA DEI PADRI: per continuare a pregare

“Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele”.
Dai «Discorsi» di sant’Andrea di Creta, vescovo

Venite, e saliamo insieme sul monte degli Ulivi, e andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betània e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. È disceso dal cielo, per farci salire con sé lassù «al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare» (Ef 1, 21). Venne non per conquistare la gloria, non nello sfarzo e nella spettacolarità, «Non contenderà», dice, «né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce» (Mt 12, 19). Sarà mansueto e umile, ed entrerà con un vestito dimesso e in condizione di povertà.
Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti a lui lungo il suo cammino rami d’olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere. Egli, che è la mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio entra nell’ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé.
Egli salì verso oriente sopra i cieli dei cieli (cfr. Sal 67, 34) cioè al culmine della gloria e del suo trionfo divino, come principio e anticipazione della nostra condizione futura. Tuttavia non abbandona il genere umano perché lo ama, perché vuole sublimare con sé la natura umana, innalzandola dalle bassezze della terra verso la gloria. Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di tutto lui stesso poiché quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo (cfr. Gal 3, 27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
Per il peccato eravamo prima rossi come scarlatto, poi in virtù del lavacro battesimale della salvezza, siamo arrivati al candore della lana per poter offrire al vincitore della morte non più semplici rami di palma, ma trofei di vittoria. Agitando i rami spirituali dell’anima, anche noi ogni giorno, assieme ai fanciulli, acclamiamo santamente: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele».

Trascrizione dell’Omelia.

L’antifona di inizio di questa liturgia, faceva riferimento ad un Salmo, un Salmo che dice, a proposito del Signore che entra nel suo Tempio: “Alzate porte i vostri frontali perché entra il re della gloria” e questo Re della gloria questa volta era entrato mite, seduto su un puledro d’asina, acclamato da uomini che forse non l’avevano neanche conosciuto, che non avevano capito chi fosse, forse uomini che avevano desiderio di sentirsi affrancati dai Romani, forse uomini che avevano desiderio di essere guariti, chissà, molta gente aveva seguito Gesù, nessuno di loro aveva capito che cosa era venuto a fare. Perché dico questo? Perché anche colui che aveva detto: “Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il Santo di Dio”, cioè Pietro quella volta che Gesù gli aveva chiesto vicino al Giordano: “Chi dice la gente chi io sia? Voi chi dite che io sia?”, anche lui abbiamo visto, in questa occasione, l’occasione più importante della vita, della missione del Cristo, ha detto a gente che passava: “Io non conosco quest’uomo”. Allora, quando vedi tutte queste cose insieme, ti rendi conto che tu sei quest’uomo, che tu sei quello che ha visto, ha capito, ha sentito, che ha ascoltato, ha immaginato, probabilmente ha pure pregato, ma nel momento in cui il mistero si apre, pure tu forse dici: “Chissà, Dio mi ascolterà? Avrà pietà di me? Mi verrà in soccorso? Mi sosterrà? Mi salverà?”, ma come? ma non l’avevi seguito lungo tutto il corso dell’anno, il Figlio di Dio che parlava, che guariva, che annunciava il Regno, che ti è venuto incontro, lo Spirito che ha abitato il tuo cuore, che ha animato la tua preghiera? Eppure nel momento critico della tua vita, tu non ce la fai a sostenere le prove che ti vengono incontro. Allora questo smette di essere un racconto di un fatto, quello che abbiamo ascoltato e diventa una liturgia. La liturgia di un Verbo incarnato che viene a prendersi la tua debolezza, la tua fragilità e la consegna all’umanità che non è capace di comprendere, la consegna nelle mani di autorità false, di autorità che non ce la fanno a capire, ma perché lo fa? Per metterla in difficoltà? No, per operare questo passaggio dall’ignoranza alla fede, dalla lontananza all’ingresso nel Regno del Padre, una liturgia che si snoda dentro i fatti che abbiamo raccontato, avete visto? Questa è un’icona dove ci sono molti motivi, magari noi non ce ne rendiamo conto, per esempio quando Gesù sta davanti al Sommo Sacerdote ed il Sacerdote gli chiede chi è veramente, se è il Figlio di Dio e lui dice di si, che fa il Sommo Sacerdote? Si straccia le vesti, a noi non fa molto effetto, ma quel gesto dice che il Sommo Sacerdozio è finito, lo dice il Libro del Levitico, quando il Sommo Sacerdote si straccia le vesti, vuol dire che la sua autorità non c’è più, è terminata. Ormai il culto, quello che avevano creduto fino a quel giorno, non c’è più, ratifica di questa fine del culto è, nel santuario del Tempio, il velo che si squarcia alla morte di Gesù, ormai non è più adeguata quella modalità dell’Alleanza. E queste cose tu dici: “Sono interessanti ma ancora non entrano nella mia vita”, allora andiamo insieme, andiamo insieme fino a quella sera, prima di tutti questi fatti, quando Gesù sa che né Pietro, né gli altri, qualcuno si scandalizza perfino dell’unzione da parte della Maddalena, insomma nessuno ha capito quello che lui è venuto a fare, nessuno! E si sta per compiere questo passaggio da un rito ad un altro rito, da un culto ad un altro culto, da una fede ad un’altra fede, o per dirla come lo dice la Scrittura, da un Patto, da un’Alleanza ad un’altra Alleanza e proprio questi non l’hanno compreso, quelli che avevano in mano la Scrittura, non l’hanno capito, quelli che lo avevano seguito ed hanno visto i miracoli, non l’hanno capito. Che fare con un’umanità così? Dimmelo tu. Che fai tu, quando tutti quelli che hai intorno negano quello che sei, quello che vuoi, quello che desideri, perfino quello che fai e ti schiacciano? Che fai? Non pensi forse, dentro di te, al grande dolore che provi? E non c’è forse uno spiritello che viene a suggerirti la vendetta, la rivalsa su chi ti sta negando in qualche modo? Sai perché lo fai? Perché non sai chi sei, perché non sai che stai a fare in questo mondo, perché non sai neanche qual è la grandezza della tua vocazione, ma Gesù questo lo sapeva, per questo tace, per questo porta questa sofferenza, non fino alla croce, ma fino al Getsemani. E là, al Getsemani, lasciati questi uomini ignari, inconsapevoli, addormentati persino, appesantiti da quella cena, forse pasquale, che avevano fatto insieme, dopo che lui aveva benedetto uno di quei calici, con l’ultimo calice nel cuore Egli si reca fino a quel luogo, l’ultimo, quel calice che avrebbero dovuto bere, fino alla feccia, tutti gli empi della terra, come dice il Salmo, ma deve berlo lui, deve decidere lui di berlo, perché gli uomini, lo abbiamo detto, non sono pronti, non ce la fanno, manco hanno capito che succede. Con questo calice, Egli, lasciati tutti, se ne va fino davanti al Padre, solo. Il Figlio di Dio, l’Altissimo, il Verbo incarnato, solo se ne va, gridando davanti a Dio: “Padre, questo calice, questo calice dell’ira che scenderà su questa gente e la distruggerà, questo calice del giudizio che tu hai preparato perché alla mia morte finalmente tutti possano essere giudicati secondo la tua Legge, che cosa facciamo di questo calice? Lo può bere questa gente? Lo può bere Pietro? Lo possono bere gli Apostoli? Lo può bere il Sommo Sacerdote e tutti gli altri del popolo eletto che tu hai scelto? No. Allora questo calice, Padre, mettiamolo da parte, fallo passare, io mi offro volentieri, semmai lo bevo io per loro. Bevo l’ignominia, bevo il disprezzo, come aveva detto il profeta Isaia, muto me ne vado davanti ai miei tosatori, come una pecora condotta al macello. Guarda me, non guardare loro, ma questo calice del giudizio aspetta, aspetta ancora, non versarlo adesso, io farò quello che vuoi ma tu abbi pietà di loro” e si mette in mezzo il Figlio di Dio, tra il giudizio di Dio Padre ed il peccato degli uomini. Egli si mette in mezzo per dire: “Per amore io faccio questo, io bevo questo veleno al posto loro, tu accoglilo, Padre accoglilo”. E poi si snoda tutta questa logica fino al momento in cui finalmente Gesù è crocifisso, quando sta per morire dopo avere gridato per tutti gli uomini, il grido che è contenuto nel Salmo che dice: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, un Salmo che non finisce così tuttavia ma che volge verso al benedizione, dopo aver detto queste parole, gli pongono finalmente il vino intossicato, il vino diventato aceto, gli dicono: “Bevi questo calice”, ma Egli muore, veramente Dio lo ha esaudito, lo ha esaudito, ha accettato la sua morte ed ha separato il giudizio. E noi dove stiamo? Ignari? Lontani? Oppressi? In difficoltà? Non abbiamo capito niente neanche noi di questo messaggio? Viviamo tra rancori, gelosie, tra dicerie, tra mormorazioni e chi più ne ha più ne metta, dove siamo noi? Siamo appoggiati su questo cuore di Gesù Cristo, che ha permesso, al giudizio che ci avrebbe distrutti, di attendere ancora. E tra le due sponde del giudizio e della misericordia, noi camminiamo come un popolo che loda il Signore, nell’attesa di essere visitato, amato, redento, liberato dalla stoltezza, dal peccato, dall’ignoranza, dall’ingiustizia. Oggi noi questo celebriamo e facendo questa Eucarestia, celebrando questa Eucarestia, questo calice mettiamo davanti a Dio, stavolta lo beviamo anche noi, nella speranza che il giudizio non ci colga di sorpresa e che possiamo entrare volentieri nella comunione con la Trinità Santissima. Sia lodato Gesù Cristo.

Messa della sera

 
Trascrizione dell’Omelia.

Tutti gli anni quando ascoltiamo questo brano, ci sembra di scandire i momenti di una cronaca terribile, quella che ha portato nostro Signore Gesù alla morte, ma dentro questo racconto, dentro questa cronaca, c’è la descrizione di una Grande Liturgia. Partiamo dal cuore di questo momento così drammatico, quando Gesù avendo preso i suoi in disparte, prende solo Pietro, Giacomo e Giovanni, si reca nel luogo del giardino del Getsemani e fa questa preghiera dicendo al Padre: “Abba Padre tutto è possibile a te, allontana da me questo calice, però non ciò che voglio io ma ciò che vuoi tu”, dopo aver constatato che i suoi discepoli dormivano, anche a Pietro dice: “Ma Simone che fai dormi? Non avete saputo vegliare neanche un’ora”, dopo un po’ torna e dice: “Adesso dormite pure e riposatevi, basta, è venuta l’ora, ecco il Figlio dell’Uomo viene consegnato”, come se questo fosse e sicuramente lo è, il cuore di tutto quello che sta accadendo, cioè l’affidamento che Gesù fa di sé al Padre, alla sua volontà, quello che, anche nel Vangelo di Giovanni Gesù aveva anticipato dicendo: “Questa è l’ora, io per questo sono venuto, che cosa devo dire? Padre liberami da quest’ora? Per questo sono venuto”, dunque Egli accetta la sua consegna e la sua morte, prima ancora che questa accada. Dunque anche se l’Evangelista ci dice che Gesù prima di questa preghiera ha detto: “L’anima mia è triste fino alla morte”, dobbiamo intendere che Egli non ha paura di questa morte, lo ha annunciato, risorgerà il terzo giorno, sta facendo la volontà del Padre, non ha commesso alcun peccato, la morte non può impadronirsi totalmente di lui. Ma di che cosa allora prova angoscia e paura? Guardando questi che l’avevano seguito, che erano stati con lui, e avevano visto questi grandi prodigi, avevano sentito le sue parole, i suoi insegnamenti e dormivano; guardando tutto il popolo di Israele che aveva preparato, aveva ascoltato le parole dei profeti e si era, come diceva anche Isaia nella Prima Lettura che abbiamo ascoltato, aveva cominciato a capire come sarebbe stato questo Messia, che sarebbe morto, che avrebbe sofferto, eppure davanti a lui non lo riconoscono e che non lo riconoscono è vero perché quando si tratta di condannarlo non dicono secondo la Legge: “Costui ha bestemmiato dunque lapidiamolo”, ma dicono: “Noi non lo conosciamo, prendetelo voi Romani e crocifiggetelo”, come una lancia sembrava quell’espressione che abbiamo ascoltato: “Cosa volete fare?”, “Crocifiggilo”, “Ma veramente?”, “Crocifiggilo!” e là tu vedi il disprezzo di un popolo che veramente non vuole avere niente a che fare con quest’Uomo, se ha compreso sicuramente non ha accettato le parole che ha detto. Ma abbiamo detto, è una Grande Liturgia, questa volta non possiamo impugnare questa parola per andare a cercare moralismi, per dire: “Forse Gesù, ma noi, ma qua, ma là ..”, è una liturgia, una liturgia che comincia in quella sala dove avevano celebrato la Pasqua, quando prima di cominciare il rito degli ebrei, una donna aveva spezzato un vasetto di alabastro ed aveva asperso Gesù con quest’olio profumato di nardo e creando lo stupore di tutti, allora questi tutti sono quelli che di fronte al mistero di Cristo dicono: “Non capiamo la resurrezione, non accettiamo la morte, non accettiamo alcuna umiliazione, né la volontà di Dio, noi cerchiamo solo un linguaggio che sia alla nostra portata, che sia sociale, che sia umanitario, che sia ..”, cose tutte buone, a questi tali Gesù direbbe in questo momento, per richiamarli ad entrare in una liturgia Pasquale, direbbe: “Lasciatela stare, i poveri li avete sempre con voi, non è questo il momento di occuparsi dei poveri, quando me ne sarò andato allora penserete anche a loro”. Adesso entrate con me in quella liturgia Pasquale in cui Gesù, tra i tanti elementi in quella tavola, benedirà una coppa, la coppa che avrebbe segnato l’ingresso nella Terra Promessa e finalmente il vino nuovo, quello che era stato prodotto dalle viti piantate in una terra che dice l’identità di questo popolo. E dopo questa coppa, un’altra ne rimane per la coscienza di questi uomini, una coppa che ancora oggi gli Ebrei lasciano sul tavolo senza berla, la coppa del profeta Elia, quello che venendo direbbe: “Adesso questa coppa si può bere, d’ora in poi possiamo entrare nel Regno di Dio perché il giudizio sta arrivando, tutto è pronto perché il Signore giudichi il suo popolo”. E poi rimane forse un aspetto di questa quarta coppa, che è la parte della feccia che dovranno berne tutti gli empi della terra, come dice il Salmo, un vino intossicato, il vino che le nazioni hanno spremuto uccidendo uomini, disprezzando, prevaricando, quel vino intossicato, quello sarebbe stato bevuto per cominciare questo momento del giudizio. Poi finalmente vanno al Getsemani dopo questa prima parte della liturgia, a compiere l’altra, quella della consegna di Sé. Allora Gesù guardando che nessuno ha compreso questo messaggio, sa che l’umanità non è pronta, ha conosciuto che il cuore dell’uomo non può entrare in questa salvezza. Soprattutto Egli sa che il giudizio di Dio, in questo momento, sarebbe distruttivo per tutti; il suo “preferito”, diciamo così, Pietro, quello a cui aveva affidato il potere di aprire e di chiudere, di legare e di sciogliere, il capo degli apostoli, lo aveva rinnegato con una che aveva trovato là fuori. Gli altri erano scappai tutti nel momento in cui è stato crocifisso. Nessuno è disposto ad entrare con lui in questo momento. Anche il Sommo Sacerdote, quello che semmai avrebbe la possibilità di dire: “Si, è così” o “No, non è così”, non risponde, fa un gesto, si straccia le vesti. Leggete il Libro del Levitico, quando si dice che se il Sommo Sacerdote si straccia le vesti, il culto sacerdotale di Israele è terminato. Lo sapeva questo il Sommo Sacerdote? Lo sapevano quelli che guardavano? Tutti sono ignari del progetto che si sta realizzando. Ma veramente quel culto finisce, per questo stiamo dicendo che è una liturgia, un passaggio da un modo di parlare con Dio, ad un altro. Gesù morirà in croce e si squarcerà quella cortina del Tempio che impediva agli uomini di entrare se non a quel Sommo Sacerdote ormai esautorato con le sue stesse mani. E poi finalmente questa preghiera che Gesù fa al Padre: “Padre questo calice, il calice di Elia, quello che prelude al giudizio, allontanalo da me, che io non lo beva ora, sono disposto a berlo, a fare la tua volontà fino in fondo e morirò per questo, ma questo calice separalo dalla mia morte, separa il giudizio dalla mia morte. Io dirò che tutto è compiuto ma Tu, perchè tutto è compiuto, non procedere subito con il giudizio, questi non sono pronti, moriranno tutti”. L’ha ascoltato o no Dio? Certo che lo ha ascoltato. Ma Egli è morto, dunque come lo ha ascoltato? L’ha ascoltato il Padre, perché veramente ha separato il Giudizio Universale da questo momento così tremendo. Ha accettato l’offerta del Figlio, al quale nemmeno il vino drogato con la mirra che gli era stata offerta, sarà un condizione per esimersi da questo sacrificio, ha ascoltato la preghiera di suo Figlio, l’unico che poteva rivolgere al Padre queste parole e fermare il Giudizio Universale. Il Padre lo ascolta, Egli muore per questo, ma la coppa non sarà versata, ancora è nelle mani di Dio ed è tenuta nelle mani di Dio non dall’ira, dalla rabbia di un dio capriccioso, ma è tenuta dall’amore di Cristo che ha scelto per te una via aurea, sulla quale puoi camminare, puoi andare con tranquillità, con serenità, fidandoti delle sue parole, credendo al suo insegnamento e, insieme a tutta la chiesa, approfittare di questa grande dilazione che il Figlio di Dio ti ha ottenuto. Giunto finalmente al momento culminante, quando hanno preferito addirittura a lui Barabba, un assassino e non ti scandalizzare, perché pure tu alla sua parola di salvezza, quante volte preferisci le parole del mondo? Quante volte preferisci i giudizi stolti di questa generazione? Eppure Egli ha una parola autorevole, l’unica che può darti la salvezza, l’unico nome, dice Pietro, nel quale è stabilito che possiamo esser salvati. E poi finalmente la croce e poi finalmente sta per arrivare la morte e là Gesù ancora presta la sua bocca, la sua voce, alla tua preghiera: “Eloì, Eloì, lamà sabactàni”, “Dio mio, Dio mio, perché i hai abbandonato”, loro pensano che stia invocando Elia, come per dire: “Questo è il momento, invoca Elia, adesso sarà la fine”, Egli invece comincia la preghiera di un Salmo, solo il primo versetto, sai perché? Perché il resto del Salmo puoi cercarlo tu e pregarlo tu e con questo Salmo, con il quale Gesù ha consegnato la vita per la nostra salvezza, puoi entrare in questa Grande Settimana, entrare nella passione e nella morte con lui e con lui risorgere vittorioso nel giorno di Pasqua. Questa liturgia non terminò quel giorno, da quel giorno ebbe inizio, da quel giorno questa liturgia è diventata la tua preghiera, la tua speranza e finalmente anche la tua vittoria sul male e sulla morte. Sia lodato Gesù Cristo.

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